Premio Racconti nella Rete 2019 “Il segreto della felicità” di Claudio Stigliano
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019“Seguitemi, che alla fine vi svelo il segreto della felicità, o forse no, non tengo nulla per me”
Questa frase per me contiene in poche parole il segreto della felicità, è icastica: ogni parola si trova al suo posto e non potrebbe essere altrimenti. Eppure, mi ci vorrà un intero libro per spiegarvela. Ogni parola e ogni virgola sono state messe attentamente per dare un effetto di sorpresa, è scaturita da una mia profonda riflessione sulla felicità che è culminata con questa esclamazione di fatto.
Potremmo dire che essa non è altro che la punta di un iceberg sommerso nell’immensità di un mare di pensieri che ad un tratto della nostra vita ci sembrano così crespi e oscuri che non ci permettono di guardare la vita per quello che è. Ed ad un certo punto però qualcosa accade: l’iceberg va tratto in salvo, per quanto impossibile e disperata possa sembrare questa scena, è da qui che bisogna cominciare.
Pensiamo all’iceberg, in balia delle onde, nell’oscuro della notte: esso non è altro ciò che al passare del
tempo rimane costante, magari viene levigato dai nostri pensieri, assume forme diverse, ma è ciò che alla fine sopravvive agli aspetti tangenti della vita. Non è altro che desiderio puro che portiamo dentro di noi. Una volta che scoviamo la sua punta dobbiamo essere pronti ad immergerci nelle gelide acque dei nostri pensieri per ammirarne tutta la sua bellezza: acqua cristallizzata, in cui ogni sua parte è disegno di uno schema perfetto, ogni molecola segue la sua perfetta geometria, eppure, allo stesso tempo è caos puro perché ogni istante è diverso da quello precedente. La sua superficie è levigata dai nostri pensieri che tentano di consumarla, ma essa sopravvive e dona slancio ai pensieri stessi, in un continuo ricambio di ossigeno.
È la mattina del 19 agosto, nel pomeriggio avrei preso l’aereo per Malta. È la prima volta che viaggio in aereo da solo e sono un po’ preoccupato. Mi sveglio presto ed esco in giardino a fumare una sigaretta. Sono le sette, l’aria è ancora fresca, contemplo lo stesso scenario di ogni mattina, la vallata di una
montagna ricoperta con alberi di olivo fino a che lo sguardo si perde. Mi aspettano due settimane di pura avventura, penso, in uno dei posti più belli e incontaminati del mondo. Quando ad un tratto mi torna alla mente quello che avevo sognato durante la notte: una ragazza bionda che mi sorride e mi mostra una stradina che porta ad una spiaggia con un mare blu turchese. Non era la prima volta che mi tornava alla mente quel sogno. Ogni volta si arricchiva di dettagli diventando sempre più reale. L’elemento più strano era una casina di legno alla fine della stradina: molto accogliente, in cui mi sentivo a mio agio. Sentivo che quel posto mi apparteneva, come un déjà-vu di una vita passata. È solo un sogno, penso, perché gli do così tanta importanza?
L’areo sarebbe partito alle sei e trenta del pomeriggio. Arrivo all’aeroporto alle quattro. Faccio il check-in e mi dirigo verso il gate del mio volo. Mi siedo, quando all’improvviso sento delle timide note di un piano. Una ragazza stava suonando il piano dell’aeroporto. Aspetto che finisca e provo a suonarlo
anche io, penso, così comincio a girare tra i negozi all’interno dell’aeroporto. Controllo il gate del mio volo su uno dei display: è cambiato … forse è meglio chiedere per sicurezza …
In tasca ho 250 euro, altri 800 sulla mia carta di credito. È la prima cosa che penso quando passo davanti ad un bar che vende una famosa marca di bollicine: perché no? Il mio viaggio è già cominciato e voglio divertirmi. Mi siedo al bancone e ordino un bicchiere. Sono le cinque, penso, ho ancora molto tempo da perdere … sorseggio il bicchiere lentamente e mi perdo a guardare in giro tutte quelle che persone che andavano avanti e indietro , tra i negozi, da un gate all’altro … quante persone di nazionalità diverse che si incontrano in un posto solo, eppure non sarei in grado di riconoscere le loro nazionalità, potrebbero essere italiani e potrei tranquillamente scambiarli per inglesi, francesi o tedeschi … d’un tratto la musica finisce e decido di andare a sedermi al piano. Comincio a premere qualche tasto, piano piano una melodia prende forma, seguo quella melodia come faccio sempre quando suono, la lascio libera di evolversi, lascio alle dita la scelta delle note successive. Alzo lo sguardo
verso il mio pubblico che in quel momento mi circondava seduto. La mia musica piace, è quasi ipnotica, penso. Un senso di euforia mi percorre il corpo quando decido che forse è il momento di lasciare il mio pubblico per andare a chiedere notizie sul gate.
Vado a sedermi in uno dei posti vicino al mio gate. Noto una ragazza molto carina in lontananza, in quel momento non sapevo che poi l’avrei rivista nella scuola EF … bionda, occhi azzurri, con un sorriso molto gentile … la ragazza del mio sogno, penso, sono sulla strada giusta, forse questo non sarà un viaggio come gli altri, sento che sarà speciale …
Arriva la chiamata del mio volo, mi dirigo verso la fila per l’imbarco. Perdo di vista la ragazza bionda, a quanto pare non è sul mio stesso volo. Arriva il mio turno mostro il biglietto e la carta d’identità. Salgo sull’aereo. Vengo accolto dal personale di bordo, mi
siedo al mio posto assegnato, 21A, vicino al finestrino. Il viaggio non dura molto, il tempo di decollare e servire da bere e qualche snack ai passeggeri che è già ora di atterrare. Il primo impatto con l’isola è stupendo, si sente tutta l’effervescenza del luogo, il caldo ma soprattutto l’aria estiva che permea ogni punto in cui lo sguardo si perde. Sono esattamente al posto giusto al momento giusto, penso. Non posso che essere felice e sono solo all’inizio della mia avventura. Ben presto avrei capito che quello che provavo non era altro che euforia per un qualcosa di nuovo. Come quella che si prova quando si suona davanti ad un pubblico estasiato. La vera felicità mi stava aspettando, era dietro l’angolo, dovevo solo raggiungerla …
Una delle prime lezioni, forse la più interessante dell’intero corso, riguardava un seminario sul successo. In poche parole, un’avvocatessa con tre figli suggerisce di pensare al presente e di godersi ogni istante come unico in quanto il passato e il futuro convivono nel presente. Solo accettando questa
condizione si può raggiungere il successo. Come il passato influenza il futuro, allo stesso modo il futuro influenza il passato. Non è una considerazione meccanicistica del destino e dell’Universo, in cui, data una spinta iniziale, tutte gli accadimenti avvengono di conseguenza come se fossero già scritti e in attesa di essere svolti. Ma è molto di più: il futuro influenza il passato e si trova in equilibrio con esso solo nel presente. Ogni passo che facciamo sbilancia questo equilibrio e rende l’influenza del futuro più forte. Ciò che rende interessante questo ragionamento è il fatto che siamo noi a decidere quale passo fare. Restando in equilibrio tra passato e futuro, possiamo vivere il presente e pensare cosa fare per raggiungere i nostri obiettivi.
La nostra storia non segue semplicemente una linea retta orientata verso il futuro: a volte si creano dei collegamenti tra passato e futuro, Einstein li chiamava wormhole, noi possiamo definirli come punti di equilibrio in cui la linea si flette su sé stessa. È proprio in questi punti che ha sede il nostro pensiero capace di imporsi sulla natura.
Unendo questi punti nello spazio con una curva otteniamo il successo: non importa da dove parti, chi
sei, dove sei nato; ciò che conta è divenire coscienti di sé stessi ad ogni passo che facciamo.
Il pomeriggio stesso dopo questa lezione sono andato al beach club. Ispirato da quelle parole, ho cominciato a pensare alla mia vita in modo diverso. Quante volte ho continuato a vivere nel passato perdendomi il presente? E ancora quante volte non sono riuscito a godermi dei momenti importanti della mia vita perché proiettato verso il futuro? Ora mi trovo qui, in un beach club di Malta, cosa mi manca per essere felice? Ho la possibilità di cominciare a pensare alla mia vita in modo diverso, partendo da un passo alla volta, e questo primo passo mi vede su un lettino al sole con una redbull in mano. Certo sono solo, circondato da tante persone, forse il karma vorrebbe che io provassi a parlare con una delle persone lì presenti, ma per il momento mi accontento della mia redbull e di fare un tuffo nell’acqua alta … sono solo i primi giorni, avrò modo di fare amicizia … assolto nei miei pensieri, appare lei, la ragazza bionda cha avevo visto all’aeroporto, la
ragazza del mio sogno … anche lei sembra da sola, in fondo sono i primi giorni anche per lei … che cosa fare? Il presente e il futuro, con il passato, in equilibrio e rimango sempre lo stesso … non è ancora cambiato niente … un sogno non può influenzarmi a tal punto di chiedermi di parlare con una sconosciuta e un discorso sul successo non ti rende una persona di successo … non mi resta che arrendermi e tornare al mio appartamento …
I giorni successivi volano veloci tra una lezione e l’altra e qualche tuffo al beach club, finché non arriva venerdì: il giorno della gita in barca nel mare di Sliema.
Il punto di incontro è fuori alla scuola per le sei del pomeriggio. Un pullman ci aspetta lì e ci porta a Sliema. Da qui saliamo sulla barca. È la prima volta che salgo su un catamarano. Mi siedo sul tetto dell’imbarcazione insieme a miei nuovi amici. La serata vola tra musica, sigarette e bicchieri di birra, finché non cala il sole e si fa notte. Il catamarano si ormeggia vicino ad una scalinata che porta ad un
tempio. È arrivato il momento del tuffo in mare sotto la luna piena. Ricorderò per sempre quella sensazione di rilassatezza e di euforia che ho provato a nuotare di notte. Sono di fronte ad un altro evento che mi porterò nel cuore, penso. Cosa mi manca? Niente … sono a Malta e sto nuotando sotto la luna piena. Un membro dello staff di bordo ci fa segno con una luce di risalire a bordo, è arrivato il momento di tornare a casa.
Durante il viaggio di ritorno mi soffermo ad ammirare il cielo stellato. Un bicchiere di birra in mano, e una sigaretta nell’altra. Un viaggio non è mai solo un viaggio, penso. Per qualsiasi motivo tu decida di partire, ti ritrovi sempre ad un punto in cui sei da solo con i tuoi pensieri, lontano migliaia di kilometri da casa. Questo cambia necessariamente il tuo punto di vista sulla tua vita. Ti metti in discussione e capisci che forse le cose non devono andare per forza come sempre sono andate. Ci si può fermare un attimo, ragionare e cambiarle. O almeno è una speranza a cui ti aggrappi mentre sei in vacanza. Ci penserò una volta tornato a casa, promesso … ci sono tante cose che vorrei cambiare ma per ora sto bene così. È troppo tardi per pensare a cosa è andato storto fin
ora ed è troppo presto per pensare a cosa cominciare a fare da domani … resto qui sospeso su una barca, forse in equilibrio tra passato e futuro, forse in bilico su una fune. Prendo un tiro dalla sigaretta. Inspiro. Espiro. Chiudendo gli occhi. Per un attimo sento tutta la pesantezza della vita scivolarmi da dosso. Sono davvero in vacanza, non è un sogno, sono a migliaia di chilometri da casa. Ancora una volta mentre sono preso dai miei pensieri appare lei: “sorry, do you have a cigarette for me?” La ragazza del sogno, come avevo fatto a non vederla fin ora? “yes, here you are” rispondo con un sorriso. Si siede accanto a me, le accendo la sigaretta e cominciamo a parlare. Non ricordo di cosa parlammo, ma mi è rimasto il ricordo delle parole che venivano fuori con naturalezza, nonostante parlassimo entrambi in inglese, ci capivamo al volo, come se ci conoscessimo da una vita.
Sono le quattro del mattino, ancora non riesco a prendere sonno. L’incontro con Nina, la ragazza bionda, mi ha messo in agitazione e allo stesso tempo
è riuscito a calmarmi. Non so come spiegarlo, ma sono sicuro che mi capirete: da un lato penso a tutto quello che ci siamo detti, a come dovrei comportarmi, che cosa fare, al tempo che manca prima di lasciare Malta. Dall’altro sono contento perché parte del sogno si è avverata, ho incontrato una ragazza e mi sono sentito come di fronte ad un sintagma fondamentale della mia vita. Avevo appena affrontato un punto di equilibrio tra passato e futuro, in cui mi sentivo cosciente di me stesso. Io lo definirei un salto, jump … quante volte di fronte ad avvenimenti importanti della nostra vita siamo assenti, semplicemente li saltiamo: opportunità che ci si presentano di fronte per cambiare la nostra vita o magari darle un senso più profondo. Questa volta, di fronte ad un salto, non mi sono tirato indietro, ma lo ho affrontato e ne sono uscito cambiato. Mi sentivo diverso, come se la persona che era partita il 19 agosto fosse uno sconosciuto, o meglio ancora se ne era andata senza lasciare traccia …
Mi sveglio frastornato, sento ancora il mio corpo dondolato dalle onde del mare. Ho appuntamento con i miei amici per andare a Gozo e Blue Lagoon. Mi sarebbe piaciuto invitare Nina a fare colazione insieme, ma non c’era tempo. Mi dirigo verso la fermata dell’autobus dove ci sarebbero stati i miei amici ad aspettarmi.
Giunti a destinazione prendiamo un traghetto che ci avrebbe portato a Blue Lagoon. Il posto è uno dei più selvaggi che abbia mai visto. Una montagna di roccia da scalare per raggiungere la spiaggia fatta anch’essa di rocce. Mi tuffo, l’acqua è turchese, si può guardare il fondo per quanto è trasparente, non troppo perché l’altezza dell’acqua fa venire le vertigini. Un altro pezzo del mio sogno si era realizzato: una stradina di montagna che percorrendola porta ad un mare blu turchese … sono di fronte ancora una volta ad un sintagma di vita. Mi sento chiamare … tre dei miei amici si stavano dirigendo verso una grotta percorsa dal mare che taglia una montagna da parte a parte. L’idea non mi accarezza neanche per un attimo. Ma poi penso: in fondo sono qui, la grotta non è profonda, si vede la fine, posso farcela …
Prima di potermi rendere conto del pericolo che stavo correndo mi trovo nel mezzo della grotta. L’acqua da piatta è diventata mossa. Le onde sono troppo alte per me e la corrente è troppo forte. Continuo a nuotare senza alcun risultato. Rimango fermo al centro sballottato dalle onde. Coraggio, penso, devo decidere: tornare indietro o andare avanti? A questa mia indecisione sarà il mare a rispondere … una scossa elettrica mi percorre la gamba destra seguita da un senso di calore che diventa sempre più forte fino a ustionarmi. Una medusa si era appena avvinghiata alla mia gamba … tento di tirarla via con una mano cercando di rimanere calmo … ma avevo già bevuto dell’acqua … niente da fare ogni respiro era un sorso d’acqua … non riuscivo più a controllarmi … perdo i sensi …
Mi risveglio su una spiaggia sabbiosa, trascinato da chissà quale mano divina, tossisco, al posto della medusa una bruciatura enorme, ma non mi impressiona: sono vivo. Dove mi trovo? Sono senza cellulare, nessuno dei miei amici ha potuto vedermi …
chissà se mi stanno cercando … quanto sono stato incosciente?
Non sono uno che si sofferma molto sul passato, ero vivo, il resto non contava più … devo pensare a cosa fare adesso …
Davanti a me solo mare fino a dove si perde la vista. Dietro di me una montagna troppo alta e ripida per essere scalata. Dove mi aveva trascinato la corrente? Dovrei tuffarmi e farmi una idea del luogo in cui mi trovavo, in fondo non potevo essere troppo lontano dalla grotta. Ma il mare per me ormai era off limits. Mi siedo sulla riva. Che ore sono? Che cambia, qualsiasi ora sia io sono qui da solo immerso nel nulla. Da dove mi trovo il sole non si vede. Sembra che il tempo si sia fermato. Nessuna barca all’orizzonte. Nessun aereo in volo. Da quanto tempo sono qui?
Nessuna domanda aveva importanza … ero disperso chissà dove senza nessuna possibilità di tornare a casa. Era questa la felicità che mi stava aspettando?
Mi sdraio a guardare il cielo … qualcuno verrà a cercarmi, devo solo aspettare …
Le ore passano, ne sento il peso, ma non una nuvola fa capolino sull’orizzonte, né il sole accenna a tramontare, dove mi trovo? Questo posto è magico e allo stesso tempo così misterioso.
Mi alzo di scatto, in lontananza vedo una persona, corro verso di lei, ma niente è sparita. Mi ritrovo davanti ad una casa di legno. Non c’è nessuno nei paraggi, non riesco a capire dove sia sparita quella persona … decido di entrare … non so chi possa abitare in una casa del genere, ma è l’ultimo contatto con la civiltà che mi resta … questa casa mi è familiare, penso … mi siedo su una poltrona, sulla parete di fronte a me, una libreria, ripiena di libri impolverati … mi attira un libro bianco poggiato sopra gli altri con la scritta del titolo in oro … “Il segreto della Felicità” … lo apro e comincio a leggere le prime righe su cui cade la mia vista … “la natura delle cose che ci circondano è allo stesso tempo divina e materiale: divina perché realizza la funzione per cui è stata creata dal Demiurgo, materiale perché dall’idea è passata al mondo del tangibile. Esse non possono essere che felici perché raccolgono in loro stesse il disegno divino e lo realizzano ogni giorno in quanto cose. Lo stesso vale per le piante e gli animali. Ma
l’uomo no … esso ha rinunciato a seguire il disegno divino per crearsi il proprio destino e allo stesso modo ha rinunciato alla sua condizione materiale sfuggendo alle leggi della natura […] L’uomo è l’unico animale dotato di ragione, è costretto a riflettere su sé stesso, non può più agire seguendo l’istinto perché porterebbe alla sua rovina sociale […] Prendiamo in analisi la figura di Giulio Cesare che ha portato al suo massimo splendore l’Impero romano e la sua più emblematica rappresentazione scultorea che lo ritrae con un braccio sollevato con la mano che punta verso il cielo … come a dire << La grandezza di Roma è il frutto di un disegno umano che ha saputo imporsi sulla natura e sui popoli che hanno provato a scontrarsi contro di essa >> […] La società odierna poggia le basi sulla civiltà romana, non c’è strada che non fosse stata già progettata ai tempi dei romani , non c’è città che non si sia dovuta confrontare con l’ingegno romano … è incredibile pensare come una società come quella romana sia stata in grado di gettare le basi per le società che si sarebbero costituite centinaia o migliaia di anni dopo … ma allora le nostre vite sono il frutto di un disegno precostituito duemila anni fa e lo sviluppo di fatto è
un velo di Maya che non ci permette di guardare alla realtà dei fatti … se ogni uomo agisce condizionato da ciò che ha intorno e si comporta di conseguenza, dov’è la vera libertà? Può l’uomo essere felice se ha dimenticato cos’è la libertà? …
Di fatto l’uomo per essere felice deve trovare un equilibrio tra disegno divino e disegno umano, tra passato e futuro … già la libertà … dove sta la libertà se tutto quello che ci accade è frutto di un qualcosa messo in moto milioni se non miliardi di anni fa? Ad ogni azione corrisponde una reazione, ad ogni causa corrisponde una conseguenza … ma è troppo semplice pensarla in questo modo … se il futuro influenza il passato possiamo dire che la reazione attira a sè l’azione, che la conseguenza a sua volta cerca la sua causa per esprimersi … e in balia di questo moto c’è l’uomo che cerca la sua libertà … più ci penso e più le cose diventano confuse …
Mi sveglio in ospedale, qualcuno deve avermi trovato … nella stanza non c’è nessuno … qualcosa non va … mi porto la mano all’occhio e sento le bende , metà volto è fasciato così come parte delle gambe e parte delle braccia … sono attaccato ad una flebo, non posso alzarmi … passano pochi secondi che sembrano durare una vita in cui mi rendo conto di quello che mi è successo … è stato tutto un sogno e questi segni mi dicono che nella caverna non me la sono passata bene, devo essere stato trascinato dalla corrente contro le pareti della grotta … entra un’infermiera, che mi guarda sorridente, mi fa segno di aspettare … arriva il dottore “Hello Claudio, how are you?”. Mi spiega tutto quello che è successo, compreso il trasporto in elicottero, mi dice che sono stato fortunato, poteva andarmi mille volte peggio … ho dormito per due giorni e devo restare sotto osservazione per altri tre …
È giovedì mattina quando torno al mio appartamento. Il volo di ritorno ci sarebbe stato sabato. Mi rimane poco più di un giorno, penso … per
fare cosa? Voglio rivedere un’ultima volta Nina prima di ritornare a casa. Le mando un messaggio. Mi risponde subito. Le chiedo di vederci per bere qualcosa prima di cena.
“Hi Nina, how are you?” In tutto il suo splendore mi risponde con un sorriso. Mi chiede che fine avessi fatto, cerco di sviare l’argomento facendole altre domande. Non volevo pensare a quella brutta situazione in cui mi ero ritrovato. La serata va piuttosto bene, rimaniamo a mangiare insieme e decidiamo di concludere in bellezza andando a ballare. La accompagno a casa, entrambi ubriachi, le chiedo di fumare un’ultima sigaretta insieme. Rimango a guardarla un attimo, sorrido, penso in fondo quanto la vita sia semplice e le cose più importanti sono gratis. La lascio con un bacio. “See you tomorrow!”
Il mattino successivo le scrivo appena mi sveglio: “Breakfast?”. Così ci vediamo per la colazione. Le chiedo cosa fosse per lei la felicità e mi risponde così: “Se Amore e Felicità sono due parole diverse e distinte ci sarà un motivo, in fondo il linguaggio con cui esprimiamo un concetto è il concetto stesso. La Felicità è un qualcosa che puoi trovare solo dentro te stesso. L’Amore è voler condividere questa felicità con una persona. E questo può solo accrescere la tua felicità e l’amore che prova quella persona per te. In un circolo senza fine. Da qui la difficoltà di non saper concepire diversi e distinti questi due moti dell’animo umano.”
Provo a raccontarle del mio sogno e con mia grande sorpresa lei mi racconta il suo: una valle di olivi, un ragazzo moro, una casa di campagna in cui si sentiva a suo agio. Che coincidenza, penso.