Premio Racconti nella Rete 2010 “Senza sosta” di Antonella Maria Schirru
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Guido oramai da due ore. La strada sterrata che sto percorrendo ha ricoperto il mio corpo di una sottile e fastidiosa polverina. Certo! Quando è arrivato il momento di scegliere la macchina tutti cercavano di indirizzarmi verso una comoda berlina ma io testarda fino in fondo: voglio la jeep, verde e con il telone! Non mi serve il tetto,pensavo, non sarà un po’ di pioggia a fermarmi! La pioggia no, ma la polvere,porca miseria,me la sento anche in mezzo ai denti. Però non sono stanca,anzi,anche se è notte fonda sono piena di energia e spero che nulla interrompa questo mio viaggio. L’ho immaginato tante volte,l’ho preparato con cura,pensando ad ogni dettaglio:cibo in scatola ,acqua,torcia d’emergenza, binocolo,kit per il pronto soccorso e Andrea, il piccolo vecchio cane di stoffa azzurra non può mancare:è il mio portafortuna.
E’ molto buio, le luci dell’auto a malapena rischiarano la carreggiata. Devo procedere lentamente perché non ho una buona visuale: se all’improvviso dovessi trovarmi davanti un animale devo poter frenare senza correre il rischio di finire fuori strada.
Il mio stomaco brontola,ho fame,forse dovrei fermarmi a mangiare qualcosa ma sono troppo impaziente di raggiungere il lago,spingo il piede sul pedale accelerando, voglio raggiungere al più presto la meta. Poco dopo eccomi arrivata. Ancora più bello di come lo ricordavo:c’è la luna piena, l’acqua scura lambisce le mie scarpe,faccio un passo indietro, le tolgo e insieme alle calze le appoggio sulla sabbia abbastanza lontano perché non si bagnino. Poi arrotolo i pantaloni fino alle ginocchia e con passi decisi mi immergo. L’acqua è gelida ,mi fa venire la pelle d’oca. Sbatto i piedi per scaldarmi un po’ ma ottengo l’effetto contrario:ora anche la maglietta è bagnata e schizzata di fango! Decido di mangiare uno dei panini al tonno che ho nello zaino,mi siedo su una piccola roccia e lo addento famelica: splash! Una larga chiazza di maionese si è adagiata sulla mia t-shirt: che peccato ,non posso lasciarla lì: con due dita a spatola la raccolgo e la rimetto nel sandwich. Mastico soddisfatta ,nel silenzio rumoroso di questo luogo sento frinire i grilli e mastico,all’unisono con loro. L’oscurità intorno a me viene rischiarata da piccole lucine intermittenti: con le mani a conchiglia ne catturo un paio, osservo da vicino con attenzione quei piccoli animaletti:è il loro sederino che pulsa e brilla! Mi accorgo che il bagliore tende a diminuire ,le libero. Dovrei andare a dormire ma meglio continuare il giro finchè nessuno mi disturba. Risalgo in auto,serena e appagata.
Una massa informe occupa quasi tutta la strada,due occhi gialli mi fissano,nemmeno il tempo di capire di cosa si tratta ,la bestia invece di scappare mi viene incontro correndo ,cerco di schivarla ma è troppo tardi:un colpo sordo sul fianco sinistro e mi ritrovo con due ruote nel fosso. Scendo a fatica dall’auto,la torcia in mano per rendermi conto del danno e scoprire cosa ho urtato. Il faro anteriore sinistro è andato ,la portiera è visibilmente ammaccata ma tutto sommato è andata bene. Mi volto per indirizzare il fascio di luce altrove alla ricerca di ciò che mi ha colpito. E lo vedo: sul ciglio della strada c’è un enorme felino nero. Mi avvicino,cauta ma curiosa : è ferito ma ancora vivo. Emette uno strano suono gutturale. Allungo una mano per toccarlo:la riposta è una zampata. Ho rimediato un graffio profondo ma non demordo. Voglio curarlo. Torno alla macchina, prendo una coperta e vado dalla belva. Ci guardiamo, mi studia, soffia vigorosamente. Alzo un braccio per catturare il suo sguardo: mossa riuscita! Con l’altra mano gli butto sopra la coperta, inizia un corpo a corpo con un solo vincitore : riesco a bloccargli le zampe e afferrarlo per la collottola, in un attimo è rinchiuso in una grossa cesta . La lotta però ha richiamato curiosi. Dal casolare al di là della radura si sente un vociare concitato. Meglio avvicinarsi e farsi riconoscere prima che qualcuno imbracci un fucile e spari a casaccio nel buio.
” Antonella, Antonella, ANTONELLAAA! Ma dove ti sei cacciata?… Ah! Eccoti! Lo sai che non devi allontanarti dal cortile ! Siamo in campagna, ci sono un sacco di pericoli! Sbrigati, vieni in casa che è tardi, dovresti già essere a letto. Metti a posto la macchinina sotto il portico perché se piove si bagna e si arrugginiscono i pedali. ODDIO ma come ti sei conciata?!? Senza scarpe?.. Sei sporca di fango ,tutta bagnata,quante volte devo dirti di non giocare nella fontana di sera! E il braccio? Cosa ti sei fatta al braccio? Dovrò portarti a fare l’antitetanica! Cos’hai sotto quella coperta lurida? Un gatto? No,che non lo puoi tenere! Ne ho già abbastanza di bestie in casa! Fila immediatamente a lavarti e domani sei tutto il giorno in punizione!”
Entro in casa ammutolita,quasi strisciando contro il muro , gli occhi bassi sul pavimento , cammino sulle punte per non lasciare impronte fangose,i piedi saltano da una piastrella all’altra così non pesto le righe. Mi dirigo in bagno all’istante. Sento discutere i miei genitori in soggiorno. Sto per chiudere la porta ma una grossa scarpa marrone me lo impedisce. Alzo lo sguardo. Il faccione sorridente di zio Bepu fa capolino: ” Tses divertite neh? L’as cumbinala grosa stavolta.-la sua manona mi accarezza la testa mentre comincio a piangere- Preocupte nen ,bela cita, vanta nen piurè per sti afè sì, sun pà custi i sagrin d’la vita…va a dorme, e duman anduma a piè al gelato d’sucher. Buna noigt.”
N.B. traduzione delle frasi in piemontese : Ti sei divertita eh,l’hai combinata grossa stavolta. Non preoccuparti,bella bimba,non bisogna piangere per queste cose,non sono questi i problemi della vita…vai a dormire, e domani andiamo a prendere il gelato di zucchero.
sono sempre più colpito e incuriosito dai tuoi racconti.
ti mando da Elda che come sai nonusa pc il suo commento:
“Molta fantasia e buona esposizione di un ricordo di infanzia trasformato con molto realismo e molta precisione ,senso dell’ironico nella conclusione !
da Franca:
molto ben scritto e divertente il racconto che fino alla fine non si capisce essere il ricordo di bimba brava!!!
stile che come sempre trovo perfetto, non pesante, scorrevole e che tiene sempre in sospeso e viva l’attenzione e che con tenerezza mi ricorda la mia piccolina…