Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “L’ulivo di Zebedia” di Simona Quilici

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

Un giorno dondolando sopra l’altalena, dove la gamba penzola e il corpo si dimena.

Si andava avanti e indietro a ritmo accelerato, l’occhio vedeva oltre il verde di quel prato.

Sentivo mille domande spuntare vispe in testa, dagli occhi schizzar‘ fuori come colori in festa.

In un silenzio carico di punti fatti a gancio, nel rimandare le gambe avanti in uno slancio.

 

-Mamma… –

 

poi m’ha detto serio e rallentando:

 

-Se vado troppo in alto lassù lassù lontano, farai in tempo te a prendimi per mano? –

 

-Certo che si ! son qui con te sciocchino! –

 

-Nonna dice sempre che sono un angelino, allora io ho paura di poter volar lontano,

non vado troppo in alto se non mi dai la mano –

 

Allungo la mia Mano di là dalle catene, con l’occhio e il cuore gonfio di tutte le tue pene.

 

-Mi prendi i pensieri brutti e li butti via lontano? –

 

-Va bene aspetta un attimo adesso ci fermiamo –

 

Prendo nelle mie mani come si fa per gioco, il ciuffo dei capelli e lo “stintigno” un poco,

facendo una gran palla di tutte le domande.

 

-Ne parleremo mamma quando sarò più grande.-

 

Quella palla invisibile adesso vola lontano, lui s’ allunga ancora e afferra la mia mano.

 

Rispondo:

 

-Certamente son sempre qui per te, tutto quel che vuoi, tu chiedi sempre a me. –

 

-Allora mamma dai raccontami una storia, di quelle che ricordi o inventala a memoria! –

 

-Va bene ora ci penso appena un minutino –

 

Ancora dondoliamo ai bordi del giardino.

 

-Vedi laggiù in fondo, oltre quella pianta, c’è un ulivo cavo, che molti anni vanta

e dentro quel suo tronco perfetto e ben scavato, ci sta un vecchio amico del mio mondo fatato -.

 

-Oh Mamma ma che dici anche se è piccinino nell’albero? come fa, non c’entra mia un’omino! –

 

-E’ alto sì e no un quarto d’una mano, non è lo sai un omino ma è un elfetto strano,

bianco pare neve a punta il suo nasino, vedessi nel suo piccolo è così bellino.

 

-Lavora ad un progetto assai pericoloso! –

 

-Allora me lo dici? Su dai che son curioso! –

 

Sparita la tristezza così dal suo faccino, fa posto all’ allegrezza che ha ogni bambino.

Fermandosi a guardarmi con l’occhio scrutatore, incuriosito ormai, dall’elfo e il suo candore.

 

-C ’ha pile d’alambicchi, di fiale, di sostanze, in quell’albero cavo di settecento stanze-

 

-Mamma l’hai detta davvero proprio grossa … ora voglio vedere su diamoci una mossa! –

 

E tutto emozionato scende dall’altalena, tirando la mia mano, lo freno, non si frena.

E mi trascina via dal quieto dondolare, con una frenesia che non so più fermare.

 

-Mamma su corriamo magari scappa via … –

 

-Sshhh fa piano, piano ti sente Zebedia!

se gioca a rimpiattino nel su’ tronco prezioso, trovarlo sarà un lavoro assai difficoltoso,

tra scale e sgabuzzini di radica olivina. Facciamo piano piano su dammi la manina! –

 

Così per mano andiamo su sopra la collina, verso quell’ ulivo che funge da casina

e mentre camminiamo continuo a raccontare, lui mi guarda serio così senza parlare.

 

-Era un giorno all’alba s’apriva la mattina, in sprazzi di luce tenue e aria assai freschina.

Camminavo in cerca d’una foto da scattare, quando ho scoperto una cosa un po’ strana da spiegare.

Fuori dalla pianta con foglie argento a punta e fiori piccinini, vedo un calabrone carico di cestini

e sulla sella stava fremente un esserino piccolo così, anzi più piccolino.

Lo seguo all’obiettivo, lo vedo grande assai e noto i sù capelli ricciuti più che mai,

indossa una tutina del colore del vento, in mano ha una pistola si e no calibro cento,

la tiene bella stretta nella sua manina, infondo c’ha lo stelo d’una margheritina

e pompa da un cestino, spruzzando tutt’intorno un liquido stellato che cambia ogni secondo –

 

-Mamma intanto dimmi che colori ha il vento, e ancora voglio sapere cos’è il calibro cento –

 

sta con le mani ai fianchi, parecchio spazientito, con aria assai sospetta di chi non ha capito:

 

-Il vento ha i colori dei posti dove è stato; dei monti ha le sue foglie, del deserto il salato, di neve e arcobaleni, di pioggia e temporale, i colori del vento son tanti da indossare .. e lui li aveva tutti in poco più di dito, Il calibro lo sai anch’io non ho capito! –

 

ancora più stupito dalla spiegazione:

 

-Mamma di la verità, è tutta un’invenzione-

 

Poi però lasciando la mia mano, corre a quel ’ulivo dal tronco curvo e strano,

mi avvicino anch’io e gli faccio notare il piccolo buchino che dentro fa guardare

e guarda bene bene poi tutto preoccupato:

 

-Mamma ecco è belle e che scappato!

qui dentro, guarda tu, non c’è proprio nessuno è buio buio nemmeno una lucina,

mamma questa non può essere davvero una casina! –

 

-Eppure sono certa s’è pure presentato, ed era proprio qui che salutando è entrato

Mi disse che doveva da preparare un profumo per un fiorino nuovo che ne voleva uno.

Lui devi sapere è l’elfo dell’essenza e il mondo credi a me non può vivere senza.

Che odore avrebbe il prato, ora sa di bagnato, l’albero del tiglio che è bello profumato.

Di tutta la natura fin dove conosciamo, Zebedia regala a ogni pianta il profumo che sentiamo –

 

S’avvicina ancora, sempre curiosando e mentre è lì fissato gli dico:

 

-Sta arrivando! –

 

sentiamo un calabrone

 

-Elia girati presto, guarda là laggiù lontano –

 

indicando un punto, alzo la mia mano:

 

-Hei Zebedia ci vedi siamo qua!! –

 

-Mamma l’hai visto sei sicura, non dirmi una bugia avanti forza giura!  –

 

-Giurare io non posso! Non sono poi sicura, mi pare volasse in alto in sella alla creatura.

Non vede mai nessuno, nessuno mai lo vede si mimetizza sai sull’ape dove siede,

ma se guardi bene bene con un po’ di fantasia lo vedi là lontano spruzzare e volar via –

 

-La fantasia mamma è vera o è inventata? Se non l’ho visto mi manca, mi sa che va comprata! Forse lui mi ha visto e dopo avrà pensato, che ero uno nuovo andavo profumato! –

 

così’ dicendo si annusa tutto in tondo, passando dalla mano al piede in un secondo:

 

Infatti vedrai sarà andato a creare un profumo adatto e poi mi viene a spruzzare!

Senti non so di nulla..

anzi so un po’ di cioccolata, ma quella c’ha già un nome ed è già bella profumata-

 

Sorrido con l’orgoglio che ogni mamma ha, poi gli dico:

 

-Per me tu già profumi sai di felicità! –

 

Lui mi salta al collo con impeto e allegria:

 

-Mamma sono stanco adesso andiamo via –

 

Scendiamo la collina in due e un’ombra sola, si stinge forte a me, la nostra mente vola.

 

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2 commenti »

  1. Ho immaginato il tutto illustrato dal compianto Tony Wolf. Sarebbe adatta per concorrere nello spazio racconti per bambini. Dolcissime le immagini e originale la storia per trama e forma

  2. Bellissima questa filastrocca che ti prende per mano e ti fa andare lontano. Un mondo semplice, un piccolo sogno di cui ognuno di noi sente il bisogno e non importa se grande o piccino la storia parla ad ogni bambino e ricorda all’uomo di ogni età la meraviglia di trovarsi qua. Complimenti!

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