Premio Racconti nella Rete 2019 “Non poterne fare a meno” di Silvia Schiavo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019Le prime volte era appena un ragazzino: i suoi amici non erano tipi da voler sperimentare certe cose, così lo faceva da solo. A casa si chiudeva in camera, a volte si nascondeva giù in cantina, dove nessuno lo avrebbe cercato o disturbato. Suo padre non avrebbe capito, gli avrebbe dato del debole, gli avrebbe detto “Se sei un uomo vieni con me a lavorare e ad affrontare il mondo vero!”.
A quei tempi lo tirava su dopo un brutto voto, o una presa in giro, o gli impediva di sentire le discussioni tra i suoi, che lo stancavano e deludevano talmente tanto.
Abitudine, hobby, vizio…? A lui piaceva considerarla una passione. Si sentiva capace, potente, il re di quel mondo, poteva scegliere come, quando…
Per lungo tempo non conobbe nessuno a cui piacesse lo stesso genere di cose, finché non incontrò Anna: amava ricordarla seduta nel secondo banco, il primo giorno di scuola alle medie, aveva una lunga treccia bionda, lo sguardo angelico, ma l’aria da furbetta. Non ci volle molto per diventare grandi amici, così sentì di poterle confidare il suo segreto, per scoprire che anche lei amava farlo. Alle superiori si fidanzarono, trascorrevano molto tempo insieme, a volte si estraniavano dal gruppo di amici, gli altri scuotevano la testa, ma loro non gli davano importanza, l’essenziale era poter condividere la stessa passione: concedersi mondi alternativi, creare parentesi di tregua dalla vita, immaginare realtà solo a loro conosciute.
Alla sonora età di quarant’anni, sposato, con un lavoro stabile, ne sentiva ancora spesso la necessità: dopo una pessima giornata in ufficio, una rimbrottata da quel cinico del suo capo o i conti che non tornavano.
Anna era diventata sua moglie, ad unirli, in età adulta, oltre all’amore erano i figli e la quotidianità: il lavoro, le faccende, gli impegni dei bambini, la stanchezza. Era diventato molto difficile ritagliarsi degli spazi, figuriamoci poi quel tipo di spazi lì. Eppure quella sera, uscendo dall’ascensore della ditta, a malapena salutò il portiere, concentrato sulla voglia di concedersi quel momento tutto suo. Anna forse lo avrebbe rimproverato, più volte gli aveva detto che anche a lei sarebbe piaciuto, ma non era più il caso. Quando entrò in casa sua moglie stava finendo di preparare la cena, gli dette un bacio sincero (non lo vedeva dalla mattina), ma frettoloso: a breve avrebbe dovuto togliere la pentola dal fuoco, far lavare le mani ai bambini. Questi corsero incontro al padre, uno gli saltò al collo, uno si attaccò ai pantaloni. Li abbracciò con affetto, ma la loro gioia non bastò a rasserenarlo del tutto, così iniziò a percepirlo sempre più come un bisogno irrefrenabile, sapeva che solo quello lo avrebbe aiutato a cancellare la giornata “no”.
“Cinque minuti e la cena è pronta”. Sua moglie aveva riconosciuto quello sguardo, spinse delicatamente i bambini in bagno e gli disse avvicinandosi “Perlomeno aspetta che si siano addormentati dopo cena, così dedichi prima loro del tempo e, se proprio devi, dopo avrai il tuo necessario spazio, senza rischi di inopportune interruzioni”.
Anna era combattuta tra sentimenti contrastanti: a volte sembrava invidiarlo, perché ne trovava modo e tempo, al contrario di lei. In numerose occasioni, però, cercava comunque di supportarlo, perché, del resto, era stata la loro passione, quella che li aveva uniti e fatti crescere insieme, riconosceva inoltre che dopo era più rilassato, sereno, quasi felice.
La cena fu consumata abbastanza rapidamente. Dedicò del tempo ai suoi figli, giocando con loro sul divano, dove in seguito, colti da improvvisa stanchezza, si addormentarono nel giro di pochi minuti. Li prese in braccio uno per volta e li mise nei rispettivi letti.
Passò poi direttamente nel suo studio.
Si sedette alla scrivania, mise per un lungo minuto la testa tra le mani: non si ricordava nemmeno quando era stata l’ultima volta, quasi fremeva. Aprì il cassetto, indugiò con le mani sul contenuto, sorridendo, poi lo estrasse e lo posò sulla scrivania. Dovette concentrarsi per sapere da che parte iniziare, decise quindi di ripensare alla giornata, a come si era sentito in ufficio, a quanto si meritava invece di stare bene, a quanto si era sentito bene le prime volte, da giovane, così trovò il coraggio e l’ispirazione. Tolse il cappuccio dalla stilografica, aprì il suo vecchio quaderno a una pagina nuova e cominciò, finalmente, a scrivere:
“Le prime volte era appena un ragazzino: i suoi amici non erano tipi da voler sperimentare certe cose, così lo faceva da solo…”.
Non sapeva che Anna lo stava osservando dalla porta, pensando che, sì, avrebbe ritrovato del tempo pure lei, prima o poi! Magari quando i bambini sarebbero stati più autonomi. Lo lasciò continuare senza disturbarlo, immaginandolo piacevolmente immerso in una storia, in un racconto, come quelli che scrivevano anni addietro a quattro mani.
Lo capiva bene, sapeva che per chi ha la scrittura nel cuore, non è facile poterne fare a meno.
Una bella dedica a tutti coloro che,come noi, “non possono farne a meno”. Bel ritmo, suspence e messaggio. E’ sempre bello leggere le tue storie.
Grazie mille Monica! In effetti mentre scrivevo l’ho concepito anche come un omaggio a tutti noi 😉
Finalmente il tuo racconto!
Lo aspettavo da tanti giorni e come sempre non deludi. Hai la capacità di trasmettere sensazioni e portarci dentro la tua narrazione mai banale o a sterile effetto.Scrivi davvero bene riuscendo a toccare le corde più intime del lettore. Complimenti Silvia
Bentornata Silvia! Anche quest’anno la tua scrittura non delude, anzi. Mi è piaciuto molto il tuo racconto, semplice ed essenziale, sospeso tra il desiderio e il sogno e la realtà quotidiana. Chiunque scriva ritagliandosi piccoli frammenti di tempo nelle proprie giornate, spesso dribblando lavoro e famiglia, non può che riconoscersi nel tuo personaggio. Mi è piaciuta la ripresa dell’incipit nel quaderno del protagonista, crea una sorta di corto circuito metaletterario che impreziosisce il testo.
Ciao Silvia, bravissima come sempre hai pennellato i tratti di molti di noi, probabilmente tutti! Come non riconoscersi in quell’ansia di salvare una frase, quella frase che ti è venuta in mente durante una riunione di lavoro e che l’intervento di un collega o di un amico, il tram in ritardo, la cena già pronta ha bruciato per sempre? Bravissima, complimenti!
Aspettavo anch’io e mi associo ai complimenti: bentornata in questa comunità che come i tuoi personaggi… ha problemi di dipendenza! : )
Ciao Ivana, ti ringrazio per aver letto e per aver colto alcuni aspetti a cui tenevo! Bello ritrovarsi di anno in anno 🙂
Grazie Anna Rosa per essere venuta a trovarmi e leggermi :). Sono contenta ti sia piaciuto
Ebbene sì, Oscar, ho molto empatizzato con i protagonisti, sarà che ultimamente ho molta difficoltà a trovare tempo e concentrazione :(. Ma quando li trovo, colgo la palla al balzo!
Grazie Marco, ci vedo tutti seduti al tavolino di un bar, come vecchi amici! Bella immagine no? Mi è piaciuto giocare sulla dipendenza, lasciando immaginare il possibile “vizio”.
Bello, ben scritto e sino all’ultimo lascia intatta la curiosità di scoprire quale sia la sua passione segreta.
Ti ringrazio Fausto per avermi letto e mi fa piacere tu abbia apprezzato!
Bel racconto che unisce la quotidianità a ciò che più ci appassiona mai perdere di vista i sogni
Grazie Emanuela, è vero: mai perderli di vista!
Molto originale sincero e pieno di poesia …. La scrittura come cura in un mondo di farmaci antistress.
Mi pare un ottima soluzione .
Il protagonista è Un uomo fortunato e sa di esserlo !
La scrittura è terapeutica, per chi legge, ma molto per chi scrive. In questo credo molto. Grazie Simona e di nuovo complimenti per il tuo racconto che mi ha cullato!
Quasi in fondo ho intuito quale poteva essere quella passione che è descritta così bene. Solo chi la sente profondamente può parlarne così. Veramente un bel racconto. Brava, Silvia!
Grazie Danilo per essere venuto a leggere il mio nuovo racconto!
Grazie Silvia del commento lasciato sul mio racconto. Ho poco da commentare se non il fatto che la tua passione nello scrivere la trasmetti interamente alla tua storia. Ora anch’io ho voglia di scrivere una nuova storia. Grazie
Grazie a te Marco di avermi letto. La speranza è di riuscire sempre a ritagliarsi questi preziosi momenti, nonostante i ritmi della quotidianità.
Proprio vero! Malizioso e rinfrescante! Un dessert direi.
Brava Silvia, mi è piaciuto molto!
Grazie Manuel, mi fa piacere ti sia piaciuto!
Ciao Silvia, per farti capire quanto mi sia piaciuto il tuo racconto e quanto mi ci sia immedesimato lo commento con una poesia scritta tanto tempo fa.Un abbraccio e complimenti!
è un classico, finisce la giornata
inizia la poesia – non c’è verso
di smettere questo vizio perverso
Grazie mille Ugo per il tuo poetico commento : mi conferma che siamo afflitti in tanti da questa impellente necessità!
Silvia che dire? Omaggio dovuto. Certo come aspirante umorista il risultato del mio commento è stato veramente scarsissimo! Spero non ci sia nessuno di Buduar in giro!
: )
È che la citazione ha scatenato in me una tempesta di emozioni (da leggere però tipo “ecceziunale veramente” ;))
Ammetto che leggendo l’incipit ho immaginato ben altri vizi… prendere cantonate è un effetto noto del vizio trattato. Che apre però infiniti orizzonti e la capacità di coltivare e diffondere sentimenti, tema affrontato in modo chiaro e con grande umanità nel racconto. E proprio questi, i sogni, le passioni. arricchiscono la vita.
Grazie Andrea di aver letto il mio racconto. Ho tentato volutamente di ingannarvi 😉
Mi è piaciuto molto…bel ritmo, effetto sorpresa, godibile la lettura. Sorprendente. Brava!
Grazie mille Linda!
Molto affascinante. Complimenti!
Grazie molto per aver letto e commentato Patrizia!
Molto bello e coinvolgente, visto l’argomento trattato. Poetico il desiderio di ritagliarsi uno spazio del genere per annullare una giornata negativa. Realistico il fatto che, quello stesso spazio, per il momento, non se lo può ritagliare anche la moglie. Complimenti davvero.
Ciao Pasqualina, ti ringrazio e spero presto di leggere un tuo nuovo racconto! Con i ritmi di oggi credo sia difficile per tutti ritagliarsi dei momenti per le proprie passioni. Certamente a noi donne, sempre più necessariamente multitasking, capita spesso di dover rimandare.
Bel racconto, sono rimasto incollato alla lettura per capire quale fosse il segreto.
Bravissima!
Grazie mille Cristiano!
Silvia! Mi sono lanciata in voli pindarici iniziali, scatenando la fantasia, alla ricerca di quel vizio nascosto. Ma poi, la comprensione è venuta da sé. Sui banchi di scuola, a farli innamorare, potevano esserci solo poche vere passioni… e la scrittura mi ha detto “eccomi, stai cercando me!”. Un vizio pericoloso. Una fame da saziare. Un’impellenza da soddisfare. Un aereo privato per andare e poi tornare. Brava, brava!
Grazie mille Ester, un commento bello come un racconto! Un abbraccio grande e… Ci vediamo 😉
E brava Silvia, condivido i commenti di chi mi ha preceduto e aggiungo la mia personale esperienza di considerare il tempo dedicato alla scrittura come qualcosa che mi devo sempre guadagnare e meritare. In questa maniera ogni parola scritta risulta preziosa e unica, da custodire come un piccolo tesoro che poi spero sempre di riuscire a condividere con gli altri.
(e grazie ancora per il tuo bel commento al mio racconto)
Grazie a te Paolo, per essere venuto a leggermi e per gli apprezzamenti fatti 🙂
Sicché… te sei proprio brava, oh Silvietta cara!
“E che vizio c’ha, questo?” Mi sono chiesta preoccupata fino alla fine…
Il vizio – o la schiavitù – di tutti noi: una schiera di incalliti condannati alla “penna eterna”.
Ottimo racconto, Silvia!
Mi piace che il protagonista sia un uomo, ma Anna – è più forte di me – ha tutta la mia solidarietà.
E ora non posso fare a meno di mandarti un saluto viziosetto – però frutto di consapevole scelta – e un abbraccio forte!
Il “vizio” di scrivere spesso è uno specchio che riflette il nostro vizio di vivere, la necessità di costruirci quel mondo che ci possa somigliare per sentircelo più vicino, più accettabile… e non necessariamente se le cose non vanno bene. C’è una moglie affettuosa e complice, una casa che ci accoglie, dei figli con cui giocare, fino allo sfinimento, sul divano… e poi restiamo comunque noi, col nostro bisogno di ritagliarci un pezzetto di eternità che sia solo nostra. E allora è vero che non possiamo farne a meno… come di racconti come questo. Complimenti davvero, Silvia.
Grazie mille cara Marcella per esserti affacciata in piazza ed avermi lasciato questo bel commento, con tanto di consapevole citazione 😉 , per la quale mi sento onorata.
Grazie di cuore Girolamo! Scripta manent, il nostro pezzetto di eternità, la passione e il bisogno legati alla scrittura, che ci rendono “noi”. Non può che essere così…
Aspettiamo che si siano addormentati, così dedichiamo loro il tempo dovuto. Poi sì, dobbiamo proprio. Brava.
Grazie Luca per esserti affacciato sul mio racconto, frutto di un prezioso momento ritagliato tra le mille cose del quotidiano.
Si hai ragione: è vitale ritagliarsi del tempo per una passione forte come la scrittura. Complimenti.
Grazie mille Valeria!
Ciao Silvia, sono venuto a curiosare il tuo racconto… è proprio una dedica ai partecipanti al concorso! Brava!
Grazie Giovanni!
Ma che meraviglia! Un inno al potere terapeutico della scrittura…
Bello e significativo . La condivisione della passione vera, che ci accompagna fin dall’infanzia, come uno dei modi per costruire anche molto di più .
Grazie Elisa, colgo l’occasione per rinnovare i miei complimenti per i tuoi racconti!
Grazie Silvia! Una terapia a cui tutti noi ci sottoponiamo volentieri 😉
Bello, è proprio così che ci si sente!
Il tuo incipit mi ha subito attratto, ho proseguito la lettura avvinto dallo stile chiaro e suggestivo, sono poi rimasto sempre più incatenato al testo man mano che il “vizio” si svelava.
Una stimolante biografia della categoria la tua, con gli autori bisognosi di una “dose” d’inchiostro o di creatività.
Complimenti.
P.S.: perdona la mia curiosità: scrivere al maschile è stato un espediente per sviare dal sospetto di testo autobiografico?
Grazie Vincenzo e grazie Roberto! Per rispondere alla domanda di Roberto: onestamente sei tu che mi fai riflettere maggiormente sulla scelta fatta, direi che non c’è una volontà di sviare da me (con i miei racconti sono rea confessa del vizio ormai da tre edizioni), ma il testo non è nemmeno nato come autobiografico. Probabilmente è stato concepito in una fase in cui i miei impegni di donna-moglie-mamma mi hanno portato ad essere più Anna, che il marito. Tutt’oggi ho in cantiere un paio di idee che non riesco a far decollare per mancanza di tempo e ne soffro. Può essere che, a livello inconscio, ritengo più facile per un uomo trovare comunque il tempo, nonostante il lavoro e la famiglia..? Me lo chiedo insieme a te :). Sicuramente ho voluto accomunare a marito e moglie la passione, perché indipendentemente dal tempo che si riesce a dedicarvi, quando si ama scrivere, che si sia uomo o donna, è difficile poterne fare a meno!
Ciao Silvia! Che finale a sorpresa. Uno si immagina chissà che, un qualcosa di sicuramente pruriginoso, proibito o, chessò, tutt’al più demenziale, tipo uno di quei giochi alla guerra che vanno tanto di moda ora, e tu, invece, ci delizi con questa conclusione inaspettata. Un racconto tenero e umoristico nello stesso tempo. Complimenti! ????
Grazie mille Antonella!
Come capisco i protagonisti!! Mi piace come hai reso bene l’impulso a scrivere, a voler creare, e come questo sia un modo per raddrizzare giornate no, creare mondi e, a volte, anche solo filtrare la realtà con le lenti della soggettività e fantasia.
Grazie Elisabetta per aver empatizzato con i miei protagonisti!
Impossibile non immedesimarsi nel protagonista di questa storia: il suo “vizio” affligge anche me! Tu ne hai parlato in modo molto originale, catturando il lettore con un espediente che lo fa sorridere malizioso. Ci trascini fino alla fine della narrazione spinti dalla curiosità morbosa di sapere, di sbirciare attraverso uno spioncino e scoprire di che cosa si tratti. E alla fine, sorpresa! Non è altro che il bisogno di raccontarsi una storia, afferrare la penna e dedicarsi ad una passione che vuole tempo e spazio. E chi di noi non è colpevole, afferri per primo la biro! Bello, Silvia, complimenti!
Ti ringrazio Carola!
Non male l’idea di far scoprire tutto alla fine! Quasi un giallo. E poi: ricominciare dall’incipit come un rondò. Alla fine vuoi arrivare fino alla fine… ma che faceva questo per rilassarsi? 🙂
Grazie anche a te Stefano ed in bocca al lupo a tutti!
È proprio così, brava. E allora….buona scrittura a tutti !
Grazie Elena 🙂
Bello, bellissimo Silvia. Mi hai tenuta incollata fino alla fine, ma anche addossata ad ognuna delle tue parole, nell’impossibilità di perdere un indizio… un quasi giallo, appunto! Grazie
Mi colpisci al cuore! Anch’io ho riniziato a scrivere quando i miei figli sono diventati autonomi! Si può fare, si deve fare! Hai saputo raccontare quel fuoco lì che noi conosciamo così bene. Complimenti!
Grazie di cuore Simona e Debora!
Silvia, ne è valsa la pena: il ritaglio di tempo ha dato i suoi frutti. Ci si vede a Lucca.
Tantissimi complimenti, Silvia! Sono davvero contento che tu abbia vinto. Magari ci incontreremo. 🙂
“per chi ha la scrittura nel cuore, non è facile poterne fare a meno”, è proprio vero Silvia, grazie per avermelo ricordato e grazie per il bel commento che hai lasciato al mio racconto!
E complimenti anche a te per la vittoria!!!
“Dove sono gli occhiali?
Ho guardato da per tutto, in ogni stanza, dentro i cassetti …
Che sbadato!
Li ho addosso!
Ovvio, senza non vedo niente!”
Ecco, scrivere è anche questo, vedere il mondo intorno a noi con gli occhiali dell’inventiva e chi ci riesce, è abituato a tal punto che si dimentica di averli.
Complimenti per il tuo racconto, il finale rivela ciò che era possibile scoprire fin dall’inizio, sarebbe stato sufficiente però inforcare gli occhiali.
Il tuo racconto è un invito a scrivere.
Grazie Nicola! Rispondo mentre leggo l’articolo che ti riguarda 🙂
Sono magari fuori tempo massimo… ma volevo unirmi a tutti gli altri e complimentarmi per il tuo racconto, giustamente premiato.
Bello tutto! L’incipit, l’attesa di scoprire il vizietto, il finale a sorpresa. Conditi con un sapiente mix di malizia, curiosità ed imprevedibilità che coinvolgono il lettore sin dalle prime righe. Bravissima Silvia!
Ciao Gianpaolo, non si è mai in ritardo per i complimenti :)… Sono sempre graditi! Aldilà della vittoria sono stata contenta fin da subito degli apprezzamenti ricevuti, probabilmente perché ho descritto un’impazienza comune a tutti noi che amiamo scrivere. Un saluto.
Al di là!!! Per l’aldilà c’è tempo ancora (spero)
Racconto bello e ben congegnato. Suspence con sorpresa finale. Un messaggio bellissimo per tutti gli scrittori e anche per chi lo fa per diletto.
Complimenti davvero!
Delizioso, un racconto che si trasforma in un loop infinito e che noi “scrittori”, con o senza le virgolette, sperimentiamo così spesso, intrecciando la vita reale a quella pensata, immaginata, sognata. Brava! Ci si vede il 18 a Lucca!