Premio Racconti nella Rete 2019 “Amore a due o più gusti” di Vincenzo Spinelli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019La mia vita non era poi così male.
Un impiego stabile presso il comune, una casa accogliente e colma di tutto quello che può servire a una famiglia, una moglie devota e spensierata, e un figlio di quattordici anni irascibile, scontroso e ossessionato dal sesso.
Non sentivo nemmeno il peso della monotonia della routine. Alzarsi alle sette, andare a lavorare, tornare a casa, cenare con qualcosa preparato da tua moglie, il figlio rinchiuso in camera a masturbarsi, e poi il divano, la tv, se capitava un po’ di sesso e verso le undici, a dormire.
Andava tutto normale ma un giorno, sbocciato come un ranuncolo in primavera, ho iniziato ad avvertire un presentimento. Presentimento che è poi sfociato in preoccupazione.
Io cercavo di non pensarci e di proseguire con la mia vita, ma un tranquillo sabato primaverile sono andato ad aprire la porta dopo aver sentito il citofono e, in quell’istante, guardandola lì, in piedi, tutta sorridente e profumata, mi sono accorto di amare Franca, l’amica d’infanzia di mia moglie.
Non sarebbe stato un problema se lei, Franca, non avesse ricambiato il sentimento. Ma certe cose ci vuol poco a capirle. Basta uno sguardo, il modo di fare gentile e premuroso, i sorrisi a battute che non fanno ridere e così, con quel suo modo da cerbiatta di guardarmi, ho intuito che anche lei provava qualcosa per me. O così credevo ma da quel giorno, qualcosa si è spezzato.
Non riuscivo più a prendere sonno, facevo tardi al lavoro e una volta seduto alla mia scrivania non riuscivo a concentrarmi e, cosa peggiore di tutte, non riuscivo più a guardare in faccia mia moglie. Mi sentivo consumare dal rimorso e come se non bastasse mio figlio metteva il dito nella piaga.
“Hai visto che tette l’amica di mamma? Sembrano due palloni aerostatici.”
E tutto sommato mi faceva piacere che il mio ragazzo, nonostante la sua perversione e la quasi certezza che si masturbasse pensandola, imparasse anche cose utili a scuola. Ma la situazione stava cominciando a diventare insostenibile.
Ci davamo appuntamento con pochi e segreti sms, chiedevo al capo il permesso per problemi familiari mentre mia moglie era al lavoro e mio figlio a scuola, Franca si faceva trovare già lì seduta in macchina e, una volta arrivato, correvamo in casa mia a divorare il nostro amore.
All’inizio era davvero imbarazzante che Franca venisse a cena su invito di mia moglie proprio dopo aver passato il pomeriggio a farci l’amore.
Ma una sera, mentre ridevano per qualche loro sciocchezza da donne, Franca ha poggiato la sua mano su quella di mia moglie e, osservandole, mi sono accorto che l’amore per mia moglie non era per niente svanito, ma che allo stesso tempo amavo anche la sua amica. Non mi era mai successo. Un conto è il desiderare di andare a letto con l’amica di tua moglie o eventualmente andarci così, senza troppe pretese, è una cosa del tutto normale; ma un altro conto è amarla amando anche tua moglie.
Ma sentivo di rispettare e onorare la mia signora, come da contratto, sentendomi anche fedele perché in fondo non mi ero innamorato di un’estranea qualsiasi, ma della sua inseparabile amica, e nonostante fosse una bella sensazione da provare quella di amare due donne contemporaneamente, mi sentivo confuso come un cubo di Rubik appena scartato. Ero talmente confuso che quando facevo l’amore con mia moglie pensavo a Franca e quando lo facevo con Franca pensavo a mia moglie. Però le amavo e naturalmente non l’ho detto a nessuna delle due, avevo troppa paura di rompere i gusci.
Fatto sta che dopo due settimane per me stava diventando sempre più normale amare quelle due donne. Mi stavo abituando a quel nuovo tipo di routine, fino a quando tutto è cambiato.
Era un triste giorno di pioggia incessante. Ci eravamo dati appuntamento. Firmo, consegno il permesso per uscire dal lavoro e mi avvio verso casa. Vedendola, Franca mi era sembrata un po’ strana, ma con la pioggia e il vento non ci avevo fatto caso. Così saliamo le scale, arriviamo davanti alla porta della camera da letto, lei entra per prima e io la seguo. In quel frangente lei era stata silenziosa e aveva lo sguardo rivolto a terra, mentre di solito iniziavamo a spogliarci appena varcata la soglia di casa. Pensavo semplicemente che fosse infreddolita. Comunque, chiudo la porta, mi volto e vedo Franca seduta sul letto, con di fianco mia moglie. Per me era una situazione del tutto fuori dal comune resa ancora più strana dall’espressione di mia moglie. Non c’erano tracce di odio o di rancore. Era tranquilla, e questo mi aveva catapultato con la mente a volare nel mio grande sogno: io, sdraiato, supino, con mia moglie seduta col suo ben di Dio sulla mia faccia e Franca, un po’ più giù, che mi cavalca, mentre loro due si baciano. O al limite il contrario, dipende, anche se quella di mia moglie è più saporita; ed ero lì a fantasticare, quando proprio mia moglie mi dice:
“Sapevo tutto.”
E io balbetto un “Tutto?”
E lei “Dal principio.”
Guardo Franca, che distoglie lo sguardo guardando altrove.
Poi mia moglie allunga una mano prendendo quella di Franca e guardandomi dice freddamente:
“Volevo farmi tradire per chiedere il divorzio, ma pensavo che se non fossi caduto in trappola non ti avrei lasciato e avrei continuato a fingere di amarti per il bene di nostro figlio. Ma ci sei cascato, come un pollo ma sentendoti gallo. Il problema è che ora Franca non vuole più fare parte di questo piano, le darebbe fastidio che si sappia in giro che è stata lei la causa del nostro divorzio. Io la capisco, così abbiamo deciso un’altra cosa.”
Mi rivolgo a Franca “È uno scherzo?” e lei, dopo aver scambiato uno sguardo d’intesa con mia moglie mi guarda e mi dice “Vogliamo sposarci, ci amiamo.”, poi si guardano di nuovo, si sorridono e si baciano.
Poi mia moglie “Sì, dalle elementari. Non te l’ho mai detto perché ci tenevo ad apparire normale davanti ai miei e alla società, ma ora non mi importa più nulla, e più passa il tempo e più mi rendo conto che mi piacciono sempre meno gli uomini, mi sento sempre più… più… come dire…”
E Franca “Lesbica?”
In quel momento mia moglie mette un braccio attorno il collo di Franca e scoppiano a ridere come due scolarette di quarant’anni.
Poi mia moglie si fa seria e riprende il discorso “La situazione è questa. Io e Franca vogliamo andarcene, ci porteremo anche mio figlio. Tu devi soltanto versarmi sul mio conto l’ottanta per cento di quello che hai e continuare a versarmi ottocento euro tutti i mesi, sempre che tu non voglia far sapere a tutti che mi picchiavi un giorno sì e uno no da dieci anni.”
Confuso come uno nel deserto che non beve da tre giorni, le dico “Ma sei impazzita?!”
“Accetti o no l’accordo?”
“Ma no, scusa. Non esiste, tutto questo non può essere vero.”
Al che mia moglie si alza in piedi, afferra dal comodino la lampada strappando il cavo dal muro e la passa a Franca, che prendendola si alza in piedi.
“Sei sicuro?”
“Io vi amo ma non potete chiedermi una cosa del genere.” e mia moglie “Sicuro?” e io “Ma siete impazzite, mai accetterò! E cosa volete fare con quella lampada?”, e mia moglie si volta verso Franca e le chiede “Pronta?”.
Franca annuisce stringendo il gambo della lampada, la solleva in aria, conta fino a tre e a tre e, chiudendo gli occhi, gliela frantuma in testa.
Mia moglie inizialmente traballa, ma rimane in piedi con il sangue che le cola sul viso e che le sgocciola dal mento, e con un ghigno malefico mi dice “Hai visto cosa mi hai fatto?” e Franca “Ohh, io sì!”
A quel punto mi tremano le gambe e non so veramente cosa dire. Mia moglie va in fondo alla stanza a prendere il suo trolley, prende per mano Franca, si ferma a guardami e mi dice “Quando lo facevo con te pensavo a Franca” e Franca, infierendo “Anch’io pensavo a lei.” e, lasciandomi lì in stato di shock, se ne vanno.
Ora che sono in prigione posso dirlo. Se avessi saputo che sarebbe finita così, l’avrei accettato sì, l’accordo. Ma mi sto abituando anche a questa routine, anche se mio figlio, il solito pervertito, ce l’ha con me per qualcosa che non ho fatto. Così scatta delle foto al seno di Franca, le stampa, ci scrive dietro frasi da stadio tipo “Peggio di te nemmeno gli sbirri che hanno ammazzato di botte Cucchi”, le infila in una busta e me le spedisce.
E non posso farci niente, nonostante sia orgoglioso che il mio frutto sia uno che si interessa alle cose che succedono nel mondo e che sia un bravo fotografo, le sue lettere un po’ mi feriscono ma, e non mi vergogno a dirlo, mi masturbo guardando le foto del seno di Franca pensando alla mia ex moglie. In fondo e direi anche inspiegabilmente, le amo ancora, e a quanto pare anche il mio vicino di cella, Alì, nutre forti sentimenti per mia moglie, perché ogni tre per due mi sequestra le sue foto, e una volta mi ha detto che mia moglie è bellissima e che le sue tette sembrano due palloni di quelli grandi che volano nel cielo. Al che gli avevo chiesto “Ma quali, quelli aerostatici?” e lui, con gli occhi a cuoricino, aveva detto di sì.
Trovo sia ironico che Alì guardi quelle foto credendo di vedere mia moglie senza nemmeno immaginare che invece quella è Franca. Se mi ridarà qualche foto magari glielo dirò. Sperando sempre che non me le riconsegni troppo macchiate e appiccicaticce.
Decisamente una storia coraggiosa in questo contesto. Non capisco bene quale tipo di sentimento vuoi suscitare nel lettore. Il contenuto è plausibile (almeno fino a quando parli del carcere) la scrittura è fluida, ma qual è il messaggio?
Non so se può dire, ma lo dico lo stesso… CHE BOMBA DI RACCONTO!
La narrazione fila liscia come l’olio, cosa molto apprezzabile.
Francamente non mi ha colpito tanto il colpo di scena delle due donne che si rivelano lesbiche, ma di più il fluido legamento fra un pensiero e l’altro del frastornato protagonista, che sbatte in faccia i fatti per come sono senza troppi giri di parole.
Complimenti per l’idea!
Wow! Che colpì di scena!
Complimenti! Mi è piaciuto moltissimo!
Ho scoperto lo stile originale e provocatorio di Vincenzo Spinelli con i racconti dell’anno scorso, e anche quest’anno mi sono molto divertita di fronte a questo “Disperato erotico stomp” dei nostri tempi. Ricordate la canzone di Dalla?
Condivido il commento di Francesca Manno, la narrazione fila liscia come l’olio, e in più ci regala improvvisi lampi di genio (“confuso come un cubo di rubik appena scartato”, per esempio).
Sotto il paradosso e l’esagerazione questo protagonista fa molto tenerezza, candido e buono fino in fondo, con gli ormoni in tempesta peggio del figlio quattordicenne,
Il messaggio? Forse riflettere sui danni prodotti dal politicamente corretto, rovina del mondo moderno, per colpa del quale siamo ormai nella “notte in cui tutte le vacche sono nere” di hegeliana memoria, in cui tutto si confonde, il grave e il veniale, lo stupro di gruppo e il complimento pesante, e le donne sono sempre vittime a prescindere.