Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “Struzzo” di Emanuela Frassinetti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

Sul giornale locale  era apparsa una strana notizia:

Nel pomeriggio uno struzzo scappato da un allevamento limitrofo  al Miramare di Rimini, mettendo in difficoltà tutti, si è introdotto nel grand Hotel. Il pennuto è entrato dalle porte girevoli,quindi ha girovagato per il grande salone e con eleganza e tranquillità è salito sullo scalone centrale usufruendo della passatoia rossa.La sua sveltezza ha messo in difficoltà il personale dell’ albergo che cercava invano  di rincorrerlo lungo i corridoi e di fermarlo. Sono intervenuti un ornitologo e un veterinario e alla fine il bipede è  stato recuperato sano e salvo,un po’ frastornato dall’imprevista esperienza.

 

Ero seduto nella hall dell Gran Hotel Miraramare davanti al grande giardino d’inverno ormai quasi una selva, su di una poltrona spelacchiata e mal sicura,meditavo sul perché mi trovavo lì e sul fatto che non potevo pagarmi un albergo migliore di quel vecchio baraccone decaduto. Non lo avevano ancora chiuso perché per la città era quasi un monumento.

Dovevo presenziare ad un premio letterario e non ero neanche il vincitore.Le mie valigie erano state smarrite poi ritrovate e ne aspettavo la consegna ,quando, dalla porta girevole,  vedo entrare uno struzzo.

Sì proprio uno struzzo con sicurezza ha attraversato l’atrio,guardandosi attorno.Altero le piume gonfie l’andatura oscillante,una zampa dietro l’altra.

Credo di essere stato il primo ad accorgermi di lui perché aspettando le valigie guardavo la porta girevole con impazienza e fantasticando per passare il tempo sulle persone che entravano.Il via vai nella hall era quello del sabato pomeriggio,valigie che escono ed entrano.L’albergo era variamente frequentato:turisti giapponesi e cinesi  composti e silenziosi,gitanti da week end,coppie clandestine e anziani che sembravano abitare lì e far parte dell’ arredamento.Mi colpì una bella signora con un grande cappello che avanzava portandosi dietro un giovane vestito malaccio,con un grosso bracciale a punte dorate stile punk e un collare al quale fortunatamente  non era attaccato nessun guinzaglio. Comunque lui le scondinzolava attorno ripetendo parole gentili che contrastavano con il suo aspetto.Vicino al camino una coppia di turisti inglesi dall’ accento inconfondibile stavano spalmandosi olio solare senza alcun rispetto per le poltrone ormai vecchiotte ma pur sembre di similraso.Tutti sembravano non accorgersi dell’ atmosfera da vecchio Grand Hotel,delle tapezzerie scolorite damascate i lampadari a goccie con lampadine ecologiche, i grandi specchi dorati in bilico sui muri.Erano  principalmente clienti occasionali, attirati  più dai prezzi convenienti di bassa stagione che dall’ aristocratica parvenza  del suo glorioso passato .Non potei fare a meno di notare che attorno ad un tavolino di cristallo,una comitiva di pensionati dall’ accento  settentrionale stava divorando panini imbottiti, posando a terra boracce e lattine di bibite come se fossero stati al parco pubblico.C’era anche una ragazza una ballerina,senza ombra di dubbio che provava incerti saltelli ed evoluzioni appoggiata ai gradini di una scala che portava ai corridoi.Un insolito e disordinato insieme di umanità che stazionava mescolato a bagagli di ogni colore e forma arrivando quasi a confondersi con essi.L’unico che sembrava ostentare un certo distacco da tutti era il portiere che ben protetto da un bancone di legno scuro e vetri colorati consegnava e ritirava chiavi e documenti senza battere ciglio,con consumata professionalità.

La confusione che regnava permise all’ animale di  procedere indisturbato,sino alla sala degli specchi,dove incominciò incuriosito a volteggiare sbattendo le ali.A quel puntosi era creata una situazione imbarazzante:i clienti facevano capanello ridacchiando,gli inservienti i camerieri e il facchino  ottantenne provavano a catturarlo senza successo poichè l’animale dava prova come una grossa gallina di sapersi difendere e soffiava gracidando per tutta la sala.Nel frattempo erano stati avvisati i pompieri,i proprietari del circo e un veterinari che mentre visitava la solita cagnetta  aveva lasciato perdere lo studio e si era precipitato lì per non perdere un occasione che sapeva tanto di avventura.

Lui era  lì ,altero ,imponenente,le piume sollevate e ritte le piccole ali spiegateconle lunghe gambe e artigli possenti,pronti all’attacco.Lo sguardo e i suoi grandi occhi scuri erano determinati e attenti;il suo piumaggio nero e bianco quasi fosse un abito da cerimonia si adattava perfettamente alla sala di stucchi e specchi dorati .Sembrava, quasi,essere nel suo ambiente naturale.

La sua eleganza contrastava quella della marmaglia turistica, che gli si stringeva attorno pur mantenendo per paura, una certa distanza.L’elegante signora ,con giovanotto a seguito ,si fece avanti  e in un impeto di coraggio incomincio ad imitare le mosse del bipede,ondeggiando su  e giù su vertiginosi tacchi a spillo,sucitantando l’ilarità dei presenti e irritando l’animale che con un colpo ben preciso di becco le sfilò il cappello,e se ne impadronì impunemente,facendolo in mille pezzi, ingoiandolo con movimenti ondeggianti del collo,per poi abbandonarlo sul pavimento.

A quel punto il capo comitiva,ineggiando al suo passato di allevatore ,si fece consegnare il cordone intrecciato delle tende e armeggiando una sorta di nodo scorsoio provò a prendere il collo dell’uccello,lanciandolo a mo’di lazos.Ma anche questo tentativo andò a vuoto,soprattutto per la velocità dell’ animale che contrastava con la dubbia agilità del povero panzone.Si fece avanti il turista inglese che con flemmatica e circospetta,andatura cercò di sorprenderlo dal dietro,ottenendone solo un ulteriore allontanamento .

Nel frattempo infatti lo struzzo si era accovacciato prima della porta finestra che dava sul giardino ,tra le tende di simil damasco e come un attore consumato rivolgeva alla sua platea uno sguardo di sfida inequivocabile: di lì non si sarebbe mosso.

Il veterinario finalmente potè far valere la sua contrastata da tutti opinione:non si trattava di uno struzzo,ma di una femmina di struzzo,che doveva partorire il suo prezioso fardello,sempre più difficile e pericolosa  da avvicinare.L’animale era probabilmente fuggito dal circo nella piazza di fronte.Interpellato i propretari del circo confermarono e a quel punto si decise che l’animale avrebbe avuto diritto di stare in pace fino al lieto evento,tenuto sotto controllo dal vecchio facchino.Passarono,due ore e mezza,mentre l’albergo si riempiva di turisti e curiosi,fotografi e persino tv locali, che sempre a caccia di notizie a avevano già mente titoli come:“Lo struzzo aristocratico,gran hotel uovo di struzzo,baby struzzo sta per nascere”.

Finchè la povera bestia,riusci con l’aiuto del veterinario e il capo dei pompieri a far venire al mondo un perfetto uovo bianco e luccicante,che protteggeva accovvacciata .

Da lì a poco sarebbe finito tutto,stavano portando la gabbia per riporre l’animale e il camioncino del circo era già di fronte all’entrata.

La situazione era ormai sotto controllo,la gente era tornata a farsi i fatti propri e i giornalisti correvano alle sedi per accaparrarsi l’esclusiva.

La sera al Grand Hotel, qualcuno aveva spento le luci delle lampadine ecologiche,  nel salone degli specchi e spazzato via le ultime piume di struzzo rimaste, riponendole come a testimonianza  nei vasi di fiori finti vicino al camino.

Il giorno dopo lasciai l’ albergo di primo mattino,il portiere agitato ebbe il  tempo di confidarmi che avevanoa già avuto molte prenotazioni per il fine settimana: tutti volevano scendere al ”Grand hotel dello struzzo” si prevedevano affari d’oro e che doveva occuparsi di trovarne un finto da esibire nel salone principale. Mi disse anche che un associazione animalista aveva addottato l’’animale per farlo vivere nella loro oasi.E per fortuna di sicuro  non lo avrebbero piu licenziato perché ora c’era bisogno di personale.Pagai e uscii dalla porta girevole sollevato speranzoso,quel bipede con la sua ribellione aveva aggiustato molte cos.

Tornai a casa sorridendo mi misi alla scrivania e incominciai a scrivere, questa volta con convinzione.Dalla finestra notai dei gatti randagi  che si rincorrevano per strada e salivano sugli alberi  difendendo la loro libertà. Sembravano felici e indifferenti al traffico o al mucchio di rifiuti degli umani accatastati vicino ai cassonetti . Era cominciata la stagione degli amori  e la primavera.Forse c’era ancora speranza ,bastava resistere.

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8 commenti »

  1. Graziosa idea per un racconto divertente. Mi sono piaciute tantissimo le descrizioni dell’hotel. Mi pareva di esserci, hai reso molto bene quell’atmosfera decadente e impolverata.

  2. Grazie il racconto è immaginativo . Ho cercato di individuare una situazione grottesca che comunque potesse avvenire e ribaltare la situazione.

  3. Grazie

  4. Mi è piaciuto il tuo racconto e l’idea dello struzzo che arriva in una situazione statica e la ribalta. Se riuscita a rendere molto bene l’atmosfera di “vecchiume” e staticità che è nell’ambiente e nelle persone. Complimenti

  5. Grazie

  6. Mi è piaciuto molto, mi unisco al coro di complimenti! Talmente surreale da poter pensare ad una situazione realmente accaduta. MI è piaciuto molto quando hai scritto “un insolito e disordinato insieme di umanità”, che aderisce perfettamente all’insieme di persone descritte, ma che, al giorno d’oggi, potrebbe riferirsi a molte situazioni collettive riguardanti la nostra società 😉

  7. Grazie,a volte la realtà supera la fantasia

  8. A dir la verità, se un fatto del genere accadesse non mi meraviglierebbe affatto. Bisogna mantenere salda la fiducia nel fato perché anche un fatto simpatico come quello narrato in questo grazioso racconto, nasconde una lezione che non può essere ignorata: l’essere umano è seduto nelle sue poche e misere certezze, abbacchiato dalla ripetuta gestualità di riti che ormai hanno perso ogni senso. Questo non è vivere ed è l’imprevedibile a ricordarlo con la figura di un animale, ovvero la libertà è ossigeno, l’inaspettato è vita.
    Non tutto ciò che non è programmato è portatore di disagio quindi lasciarsi andare all’occorrenza può regalare emozioni e punti di vista mai ponderati prima.
    Complimenti all’autrice.

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