Premio Racconti nella Rete 2010 “L’uomo delle Maschere” di Mario Greco
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010“Paradossalmente l’uomo non è chi è ma chi tenta di essere cioè chi finge di essere: il suo atteggiamento conta più della sua natura.” Oscar Wilde
In ogni momento l’uomo delle maschere cambiava sempre la maschera secondo la persona con cui doveva relazionare. Le maschere erano quasi identiche se non fosse stato per quei piccoli dettagli che ogni volta cambiava. Ogni maschera era dedicata ad ogni persona, solo nel caso in cui relazionava con più persone indossava una maschera con quei piccoli dettagli in comune a tutti e nessuno poteva obiettare. Nessuno osava mai immaginare che quella maschera, in comune a tutti, risultasse diversa con ognuno di loro singolarmente. Quando l’uomo delle maschere desiderava essere triste disegnava una lacrima, un sorriso per essere felice.
Ogni volta che si recava a casa pensava sempre se l’uso delle maschere fosse stato corretto, senza nessun errore. Una volta a casa, protetto dal mondo, si liberava di tutte le maschere e quanto sudore ogni volta doveva asciugare dal suo viso! Libero dall’obbligo delle maschere, la giornata era molto abitudinaria poiché l’uomo so levava dedicarsi nel curare, modificare o creare le maschere soltanto alla luce del sole e, quando quest’ultimo lasciava il suo posto, nella grande volta celeste, alla luna, l’uomo non riusciva a trovare nessun impegno ed il sonno tardava ad annunciarsi allorché il Non-Io, l’unico a essere sempre in solitudine e l’unico a rispecchiare la sua personalità, prendeva il sopravvento. Si creava un quadretto triste poiché la sofferenza e le lacrime erano frutto del suo viso, non delle maschere. L’unico pensiero, nella totale solitudine, che balenava nella sua mente era il contatto e il conforto di una persona, ma tale pensiero nasceva dall’esigenza del Non-Io e trovava la sua morte nella rigida regola delle maschere. Nessuna persona poteva avvicinarsi all’uomo senza l’uso delle maschere, poiché il Non-Io poteva essere rivelato ed esso non possedeva nessun arma in sua difesa. In questo conflitto senza fine, il dolore aumentava vertiginosamente e il corpo faticava sempre di più a contenere tutta quella sofferenza e tutti i sentimenti che sempre di più cercavano spazio. Per opprimere la sofferenza decise di inibire i suoi sensi nell’eccesso di alcol, ma i risultati furono scadenti e il corpo era stravolto e stremato. In tutta questa situazione i sentimenti non si placarono per nulla, anzi furono accentuati. Il tormento, avuto origine dal circolo vizioso dei sentimenti, non lasciava posto alla quiete. << Perché ogni notte devo subire questo tormento? >> gridò l’uomo in piene lacrime e non potendo più richiamare il pensiero, morto a causa della ferrea regola, decise di andare a letto.
La mattina si svegliò triste e l’uomo doveva ancora smaltire il dolore fisico della notte. Di giorno, come d’abitudine, lavorò alle maschere e in tardo pomeriggio decise di recarsi al bar. Prima di uscire indossò la maschera, controllando con cura che la scelta fosse corretta, e si premurò di portare le restanti maschere con sé.
Seduto nel tavolino esterno del bar so levava bere con molta calma il suo bicchiere d’assenzio, quando non beveva si dilettava nell’osservare il mondo.
<< Ciao >> fu questa la parola pronunciata da una sua amica che spezzò l’osservazione dell’uomo nel curare i dolci movimenti delle foglie.
<< Ciao >> ricambiò l’uomo e continuando disse << scusami se non ti ho riconosciuta, ero in sovrappensiero >>
<< Ho notato >> disse l’amica accennando un sorriso e proseguì << aspetta qui, entro a ordinare e ritorno>>
<< Va bene >> rispose l’uomo e nel frattempo approfittò dell’assenza dell’amica per cambiare maschera. L’amica si sedette insieme all’uomo delle maschere.
<< Posso offrirti una sigaretta? >> domandò l’amica
<< Si, grazie. Accetto volentieri >> rispose l’uomo
<< Ieri sera ho letto i tuoi aforismi >>
<< Bene, mi fa piacere che mi hai dedicato un po’ di tempo >>
<< Ho letto volentieri >>
<< Cosa ne pensi? >>
<< Sono belli ma riguardo alcuni penso che siano incompleti >>
<< Incompleti? Un esempio? >>
<< Il mio stato d’animo ogni mattina è come la rugiada. La frase è veramente carina, però sembra incompleta >> disse l’amica
<< Pensi veramente che una frase del genere sia incompleta? >>
<< Si. Dovresti aggiungere una seconda frase o porre un finale direttamente alla frase >>
<< Ti posso assicurare che la frase è completa >>
<< Forse sono io che non ho capito il senso della frase >>
<< Penso che non hai compreso a pieno il senso della frase. Ecco spiegato il motivo per cui ti sembra incompleta >>
<< Sarà. Se non erro non sono l’unica a trovarla incompleta >>
<< Non sei l’unica >>
<< Dovresti modificarla >>
<< Non c’è ne bisogno. La frase è completa più di quanto sembra. Alcune volte bisogna leggere muniti di sentimenti e non di razionalità. Quando riuscirai a capire che è completa non la spiegherai usando la logica, ma la vivrai attraverso i sentimenti >>
L’uomo delle maschere salutò l’amica e lasciò il bar.
Si recava a casa pensando sempre se l’uso delle maschere fosse stato corretto.
Si recava a casa pensando sempre se in qualche frase pronunciata si capiva l’uso delle maschere.
Bello. Volevo scrivere qualcosa ma non so bene cosa. Meglio così, vorrebbe dire che quello che è arrivato è arrivato al cuore e non alla testa. 🙂