Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “La visita” di Gigliola Ferrari

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

Il palazzo si staglia prepotente ai miei occhi, lo guardo, riesco appena a coglierne la maestosità, è  indifferente, rinchiuso nel silenzio dei ricordi di tutte gli antenati che hanno abitato in quella casa e di chi ora dimora nelle stesse stanze, adibito aimè a laboratorio oculistico.
Io sono in attesa della mia visita oculistica ,sola, stavo aspettando l’arrivo del mio accompagnatore sono passate ormai due ore.
Lo avevo aspettato a casa, ma era arrivata una telefonata che un impegno l’avrebbe fatto ritardare, mi avrebbe telefonato per sapere dove mi sarei trovata, avevo una giornata piena di appuntamenti medici.
Sono stanca sempre imprevisti, il lavoro, i colleghi con mille problemi ed io sempre all’ ultimo posto.
Mi sento lasciata al mio destino come una piccola boa nel mare della solitudine.
Aspetto e controllo dalla finestra.
E’ sera ormai.
Piove!
Le macchine che passano lasciano dietro di sé una piccola scia di mota che con il bagliore dei fari diventa un lungo binario di luce argentina che cambia diventando un lucido e serpentino cappotto di pelle di coccodrillo.
Mi giro, sono nuovamente nella sala d’aspetto insieme ad altre persone che come me aspettano il proprio turno ma sono sola insieme ai miei pensieri.
Alzo gli occhi, quadri alle pareti, papere con gli occhiali, occhi che corrono lungo sentieri colorati di righe, in alto girasoli in una luminosa giornata di sole.
Un ondata di luce mi rincorre.
Un ricordo!
E’ un tacchino, mi corre dietro, sono piccola corro impaurita, lontana da quel grosso pennuto.
Sono salva, un’apertura nella rete mi divide da lui.
Lo guardo, mi regala una danza accompagnata da un forte gloglottio disperato che mi lascia impaurita.
Lo ricordo ancora.
La stanza dove vado a fare gli esami viene messa in penombra, i quadri alle pareti diventano spauracchi senza anima.
Sono sola.
Il dottore uscendo ha lasciato la porta aperta , nessuna persona che vedo fuori è una faccia conosciuta.
Il cellulare nella borsa non ha nessuna vita, mi evita ed io non riesco nemmeno a guardarlo.
Silenzio.
Solo un imbarazzante vuoto dentro di me.
Mi sento isolata e infelice.
Sono fuori , nella strada.
Il tragitto fino all’ospedale è breve.
Nuova sala d’attesa, questa volta incolore, nessun quadro alle pareti, solo squallide bacheche con indicazioni, ordini impartiti per migliorare la fruizione dei degenti o diciamo i malcapitati bisognosi di cure.
Questo appuntamento l’avevo prenotato tanto tempo prima, non lo ricordavo più, forse in quel periodo ero stata preda dalla frenesia di controllo, anche su me stessa.
La giornata che volge al termine mi sembra una corsa ad ostacoli e il traguardo mi sembra ancora irraggiungibile.
All’accettazione mi hanno dato un numero, devo solo aspettare.
Pensare e aspettare!
Mi guardo intorno, vedo tante facce preoccupate, alcune mi guardano straniti .
L’altoparlante chiama il mio numero ed io vado verso lo studio medico indicato.
Un viso sconosciuto mi aspetta, la visita è finita.
Finalmente verso casa.
Ti vedo, davanti al cancello, il tuo viso non promette niente di buono.
Perché ?
Dovrei essere io arrabbiata, ignorata tutto il giorno, per lui non conto niente, ero triste.
Mi avvicino, mi abbraccia e mi chiede come mai gli avevo chiuso la comunicazione e non gli era stato più possibile parlarmi, non lo dovevo fare più , escluderlo dalla mia vita, era stato male aveva girovagato per tutto il giorno, non riuscendo a trovarmi .
Guardo nella borsa, il cellulare indica SIM non riconosciuta, solo telefonate di emergenza.
Mi viene da ridere.
Beata tecnologia.

Loading

1 commento »

  1. Un flusso di coscienza nel quale ci si può riconoscere. Ansia, insicurezza, insofferenza, tristezza, solitudine e infine l’atteso sollievo. Tutte emozioni ben rappresentate. Complimenti!

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.