Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “Schopenhauer e il suo migliore amico” di Gaetano Gaziano

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

“E’ così che vanno le cose ai nostri tempi, mio caro Butz. Prima non mi cercava nessuno. Oggi che sono famoso e che le mie teorie filosofiche sono condivise nelle principali università tedesche, e non solo tedesche, tutti vogliono conoscermi, tutti mi applaudono!”

Schopenhauer discute di filosofia e di questioni esistenziali, durante la sua quotidiana passeggiata nel parco di Francoforte, con il suo caro amico Butz.

Butz è un cane barboncino che l’ascolta attentamente.

A Butz “manca solo la parola”, direbbero oggi le moltitudini di cinofili che portano a spasso i loro “amato Fido” ai giardinetti, armati di guanto e di paletta di plastica.

Ma Butz non ha bisogno della parola, perché il professore parla per sé e per il suo barboncino.

“Tu mi chiederai, com’è possibile tutto questo?”

“Te lo spiego io com’è possibile, mio caro Butz! Perché sono stato un contestatore, un rompiballe come dicevano i miei detrattori!”

“Sai cosa dicevano di me? Tutto e il contrario di tutto. Per esempio, che ero misogino e misantropo. Sciocchezze! Resta un mistero di come si possa essere, nel contempo, misogino e misantropo. Ed è pure ridicolo accusare di misoginia me che ho avuto un sacco di donne!”

“Non mi credi, Butz? Ti elenco solo alcune delle mie relazioni, quelle che ritengo le più significative.”

“Ascoltami bene: ho amato per molti anni la nobildonna veneziana, Teresa Fuga. Una donna bella, raffinata, elegante e, soprattutto, colta. Era un vero piacere conversare con lei: di tutto, anche di filosofia. Poi il rapporto è finito.”

“Perché, mi chiedi?”

“Non so dire! Forse mi sono stancato io, forse si è stancata lei. Fatto sta che il rapporto è finito. Mi sono subito consolato, però, con una corista dell’Opera di Berlino, Caroline Richter, che deliziò a lungo le nostre giornate piovose , cantandomi dolcissimi lieder, mentre l’accompagnavo al pianoforte. Anche quel rapporto finì, perché è destino che i rapporti d’amore, a un certo punto, finiscano.”

“Ma il rapporto che ha segnato di più la mia vita è stato quello con Margaretha!”

“Chi è Margaretha?”

“Margaretha era una contadinotta, che si era trasferita a Dresda, a fare la cameriera. Con lei ho avuto un rapporto di amore intenso e appassionato. E mi ha dato, anche, la gioia più grande della mia vita, mi ha reso padre dell’unico figlio avuto, che chiamai George, in onore di Byron, il poeta inglese che ammiro tanto. Ma è stato anche il mio dolore più grande. Morì di pochi mesi. Da questi episodi, non ci si riprende, mio caro Butz!”

“Grazie per la comprensione, amico mio, che leggo nei tuoi occhi neri, dolci e bellissimi!”

“Capisci, adesso, che la storia della mia misoginia è stata costruita ad arte dai miei nemici. La verità sacrosanta è che non tolleravano il mio atteggiamento antisistema.”

“Ti faccio un esempio, Butz. Chi era, ai miei tempi, il filosofo più osannato del momento?

Ma Hegel, ovviamente! Lui e i suoi seguaci erano una ‘masnada di cialtroni’, ma guai a criticarli.

Apriti cielo: si levavano cori di insulti contro chi avesse osato farlo. Ecco, io ero uno di quelli! Addirittura mi volevano quasi lapidare, quando osai fissare il calendario delle mie lezioni di filosofia all’Università di Berlino in concomitanza con quelle di Hegel. La considerarono una vera provocazione, una lesa maestà hegeliana!”

“Come andò a finire, mio caro amico? Te lo dico subito, i miei studenti, quei pochi che avevo, cominciarono a disertare le lezioni fino a scomparire del tutto. Che vuoi, i baroni hanno sempre comandato e sempre comanderanno nelle Università!”

“Scusami, caro amico, magari ti annoio un po’, con queste mie frequenti lamentazioni, ma se non le confido a te queste cose, a chi le confido?”

Butz, per la verità, un po’ si era scocciato a sentire brontolare sempre il suo vecchio padrone, ma non voleva deluderlo e quindi scodinzolava sempre. Così erano felici entrambi: cane e padrone.

E, poi, erano vicini alla trattoria ‘Italianische Hof’, frequentata da Schopenhauer, per cui il professore affrettò il passo, dato che la fame, dopo la lunga passeggiata nel parco, cominciava a farsi sentire. Butz, che captava nell’aria gli odorini provenienti dalla trattoria prima del suo padrone, aveva già l’acquolina in bocca e sbavava.

“Guten morgen, herr Professor” l’oste napoletano accolse con un largo sorriso il suo abituale cliente.

“Guten morgen, caro Ciro. Oggi ho una fame particolare, la passeggiata è stata più lunga del normale e mi sono attardato in una confidenziale conversazione con questo mio amico.”

“Quale amico, her Professor?”

“Ma Butz, il mio barboncino naturalmente. Il mio migliore amico!”

“Perdonate, dimenticavo! Accomodatevi pure al vostro solito tavolo, accanto al camino. Cosa vi preparo, intanto?”

“Vi sono arrivati i tartufi?”

“Certamente, her Professor!”

“Allora, sapete bene cosa prepararmi!”

“Come dimenticarlo? I ‘maccheroni alla Rossini’, come primo piatto e, come secondo, i “tournedous alla Rossini’.”

“Bravo! Vedo che ricordate perfettamente! Gran genio musicale, quel Rossini, e anche un raffinato cuoco, creatore di alcune ricette originali che, giustamente, portano il suo nome. La sua musica mi diverte, le sue ricette mi mandano in sollucchero!”

“Pensavo che gradiste di più la musica del vostro amico Wagner.”

“E’ vero, Wagner fa parte della mia ristretta cerchia di amici, che io chiamo affettuosamente ‘i miei discepoli’. Ma la sua musica non mi piace. La sua “Tetralogia” è un po’ pallosa. Mi piace di più come autore dei testi poetici delle sue opere.”

“E per il vostro amico, cosa preparo?”

“Per lui ossobuco in umido! Che ne dici, Butz?”

Butz scodinzolò contento. Era il suo cibo preferito.

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2 commenti »

  1. Davvero divertente e irriverente. Mi è piaciuto molto.

  2. Grazie, Monica. Mi diverto a scrivere queste “storie”. E mi fa piacere scoprire che riesco a contagiare il mio divertimento. Ciao

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