Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “Vladimir, il diavolo, e la camicia rosa” di Lucia la Macchia

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

Io non so voi
Ma io
Io
L’ho visto.
Il Diavolo intendo.
E di certo non lo dimentico.

La giornata era iniziata come tante altre. Una rottura di coglioni come sempre.
Alle cinque del mattino la pastorino a raccogliere l’immondizia.
Ma non capiscono che alle cinque del mattino la gente dorme? O almeno ci prova.
Io infatti ci stavo provando, compatibilmente con l’odore di marciume che emanava dai miei pensieri.
Rien de fair, ci ho riprovato a ripiombare nell’obblio, ma ormai il danno era fatto.
La barba, no. Chissenefrega della barba.
Ombroso dentro e ispido fuori.
Non lascio spazio alla bellezza, se mai trovasse la strada verso me. E si che una volta ci tenevo ad essere sempre perfetto. Principe di Galles mi chiamavano.
Ero la finezza in persona. Come ho fatto a ridurmi così?

Mi sono infilato la camicia. Quella che mi aveva regalato lei. Ricordo ancora quel giorno come fosse ieri.
Non ho potuto resistere, l’ho vista e ho pensato a te…sta bene con i tuoi occhi,
Mi aveva detto.
Io ero rimasto allibito e non rispondevo. Era rosa, mi aveva regalato una camicia rosa!
Se c’era una cosa che mi caratterizzava, era la mia mascolinitá. Ero il tipico macho, l’uomo, quello che non doveva chiedere, mai! E mai avevo pensato di potermi infilare in una camicia rosa.
Ma lei era così carina, piena di entusiasmo. Allora le ho dato un bacio sulla guancia e ho detto : La metterò grazie.
E invece non l’ho mai messa, almeno finché c’è stata lei. Poi lei é sparita, si é rotta le balle di starmi dietro, io ho cancellato tutto ciò che ero, ed eccomi qua.
Nudo e crudo. Niente ha più importanza. Tanto meno il colore di una camicia.

Ho infilato la camicia rosa e i jeans. Ho preso le sigarette e sono uscito.
Il bar all’angolo era già aperto. Ho ordinato il caffè e ho acceso una sigaretta.
Ero l’unico lá dentro con la camicia rosa. Ovviamente.
E mi é venuto da ridere, se ridere ancora so.

Ecco se non conoscete il Diavolo vi dò un indizio per individuarlo.
Il Diavolo ha l’odore dell’alba in un fetido bar, confusione di tabacco e odore di caffé.

Appena il caffè ha toccato lo stomaco, eccolo, il piragna che me lo mangia, il coccodrillo che con la testa sotto la sabbia rode rode, si, eccola la mia fedele compagna, ve la presento, a voi miss gastrite!
Devo prendermi un pantorc 40. Uno al giorno mi ha detto il medico.
Ma le medicine avvelenano, meglio un pò di alcol.
Ordino un Martini

Ecco se non conoscete il diavolo vi dò un altro indizio
Aggiungete il puzzo del fiato di un bevitore mattutino di Martini a quanto sopra.

Erano circa le sei e già ero in giro.
La camicia rosa cominciava a scurirsi sotto le ascelle.
Si prevedeva nettamente che ci sarebbe stato un caldo porco.

Fuori sul marciapiede c’era la mia vicina. Anche quella mattina era rimasta chiusa fuori. Lei e il suo cane che camminava saltellando sulle punte.
Maledette porte a chiusura a scatto ti si chiudono dietro che é una bellezza.
Sicurezza contro i ladri, diceva l’amministratore
Era in panico totale mentre stava facendo passare tutti i campanelli.
Non le apriva mai nessuno, figuriamoci poi a quell’ora, se la mangiavano tutti di male parole.
Solo io l’adoravo.
Se non fosse stato per lei che mi dava una scossa, non so proprio come sarebbero potute finire certe mattine…
Lei rompendo i coglioni mi ha riportato alla vita.
Il suo : Aiuto sono rimasta chiusa fuori , é stato terapeutico.
Aprirle la porta ha dato un senso al mio risveglio.

Le apro il portone con le mie chiavi
Oh grazie signor Patané, mi ha detto.
Si, io mi chiamo Vincenzo Patanè e questa é la storia mia e di quella terribile mattina
Quando ho incontrato il Diavolo.

Allora ho aperto con le mie chiavi il portone alla tipa col cane.
Lei mi ha sorriso Oh meno male che ho incontrato lei, nessuno che mi apre!
E portarsi dietro le chiavi? Forse sono stato un pò burbero
Ha ragione ma sa, mio marito è morto da poco… Mi apriva sempre lui, la buonanima…ora sono persa senza di lui.
L’ho guardata
Occhietti azzurri come un cielo annebbiato. C’era foschia in quegli occhi.

Mi guardava fisso, e in quel momento è passata una macchina, il riflesso dell’incontro delle lamiere con un raggio di sole l’ha colpita negli occhi
E la sua pupilla …si, l’ho vista com’era in realtà. Era rossa, e si apriva e si restringeva come quella di un gatto.
C’era un contrasto enorme fra quella pupilla e il resto della donna.
Piccola, spalle strette e braccia rinsecchite, la vita era abbastanza modellata per una della sua etá e si andava a piantare fra due fianchi larghi e rotondi che traballavano a destra e a sinistra mentre camminava sulle corte gambette.
Il cane, era un cirneco dell’Etna. Lo conoscevo bene, una razza che mi é sempre piaciuta molto.
Il cane Sembrava guardare altrove, ma non era vero, non perdeva niente di me.
La signora stava immobile fra il portone semiaperto e me.
Mi scrutava. Scrutava la mia barba lunga, i miei capelli spettinati, le rughe che affollavao i miei occhi.
Poi ha cominciato a fissare la mia camicia rosa : Bella camiciola codesta…bel tessuto, bella fattura, dimostra una certa cura che tu non hai Figliolo…o che ti prende?
Aveva cambiato voce, ora, e accento….mentre i suoi occhi venivano attraversati da nuvole, oddio, stava parlando con la voce della suora che mi faceva il catechismo da piccolo, quella toscana, di Prato era.
Mentre parlava toccava il tessuto. Lo accarezzava. Lo valutava. Il cirneco sembrava sorridere, o forse sembrava a me.
Le dita della donna scottavano sotto la leggera stoffa, ed io mi sono ritratto, ero confuso.
Bel colore..Sta bene con i tuoi occhi…stava dicendo ora. E la sua voce era fresca, giovane, era la voce di lei, dell’unica donna che avevo amato e lasciato scappare via.
Vieni Vladimir, entra, il signore è gentile, ci fa entrare.
Il signore è nostro amico, Vladimir, ricordalo. Il signore può chiederci quello che vuole, vero Vladimir?
Gli occhi le lampeggiavano mentre parlava, nere nubi ci si alternavano dentro mentre la pupilla si contraeva, si allargava e si restringeva.
Signori, era spaventosa. Una vecchina davvero mostruosa.
La voce, quella la cambiava continuamente. Ora era roca, da vecchio fumatore incallito, ogni sua parola era accompagnata da un puzzo di tabacco orrendo, lo stesso che esce da una vecchia pipa dimenticata per anni in un cassetto .
La mia camicia rosa era diventata rossa.
Sudavo, gocce sgorgavano dalla fronte e la camicia assorbiva litri del sudore del mio corpo
Io volevo solo uscire da quella caspita di situazione, qualunque cosa fosse. Volevo andare via . Ma non riuscivo a muovermi. Tutto intorno a me, ogni cosa era immobile..
Tutto si era fermato in un alone grigio.
Vladimir si era accucciato al miei piedi ed anche lui emanava calore.
Ero in un inferno e non riuscivo a tornare padrone di me.
La donna ora aveva in mano le mie chiavi.
Le sue dita si muovevano veloci su di esse, e le chiavi perdevano forma e poi si rimodellavano, sembrava stesse giocando col pongo.
Poi finalmente si fermano, e tre piccole chiavi sono ora nelle sue mani :
Queste sono per te.Tre. Lo sai, tre è il numero perfetto. Persino Dio ha deciso tutto in tre. Si, tre chiavi, forgiate col calore dell’inferno.
Ti faranno compagnia

Oh Dio, mentre parla, ora, all’improvviso, quella cosa cambia faccia davanti a me.
E vedo… Vedo un’altro viso, ed è quello di un mio amico.
Eravamo bambini, Filippo era il suo nome, Filippo u picciriddu. Quanto tempo é passato. Una gita al fiume, ricordo come eravamo eccitati. Lui più di tutti e appena arrivati si è tuffato dentro.
Tre cerchi nell’acqua tutto ciò che è rimasto di lui.
E ora è qui, mi parla e mi porge le chiavi e Vladimir si struscia su di lui.
Le prendo allora le chiavi, calde, appena finite di essere forgiate.
Entrano in qualsiasi serratura, mi dice, pensa che figata, puoi aprire tutto ciò che vuoi
e comunque devi sapere che sono vive. Le tre Salamandre, le elementali del fuoco, vi dimorano dentro. In ogni chiave, una salamandra. Sono al tuo servizio, ora, infondono coraggio e spingono all’azione. Ricordatene nel momento opportuno.
Poi la faccia di Filippo u picciriddu mi strizza l’occhio e il suo viso sparisce.
Davanti a me c’é ancora la signora col suo cane, un incubo.
La donna allunga la mano verso la mia camicia. La tocca ancora, sento il calore arrivare sulla mia pelle. Brucia.
Vedo che parla ma non sento ció che dice. Mi sembra di essere in un film muto
Poi piano piano la sua voce arriva :
Giovanotto!! Ma santo cielo, dico io, me la apre o no quella porta?è mezz’ora che sta imbambolato qua in mezzo.
La guardo, sembra tutto normale.
Lei dà una scrollata ai fianchi e comincia a muoversi, mi passa oltre
Poi prima di voltare l’angolo si gira ed il bagliore delle sue pupille mi fa vacillare.
E una voce, forse la Sua vera voce e ha niente di umano, credetemi, é una cosa che mette i brividi e ti fa ballare le viscere, te le scodella come fossero spaghetti al sugo, poi si attorcigliano, dolgono, stimolando una impellente evacuazione….ecco, la voce di colui che tutti temono si rivolge proprio a me:
Signor Vincenzo Patané
la tua camicia rosa.
La voglio.

Poi la vecchia sale su per le scale. Vladimir saltellando sulle punte sale i gradini.
Ed io allora mi rendo conto.
Signori, lei è il diavolo, ed abita al terzo piano.

Quel giorno passa in un attimo.
Non ci crederete, non ricordo davvero quello che ho fatto.
So che la sera ero nel ristorante sotto casa, elegante, la mia camicia rosa perfettamente pulita e stirata, sbarbato e con un nuovo taglio di capelli.
Profumato come un damerino.
Vincenzo, ma che, ti sposi?
Mi prendevano in giro i ragazzi, abituati com’erano a vedermi trascurato nell’aspetto ultimamente.
Mi portano ad un tavolo….Ma chi é quella, Vincé? è mezz’ora che ti aspetta.
Io non lo sapevo, ero nel ristorante, perfettamente ripulito, avevo un aspetto troppo figo, mi ero visto di sfuggita nello specchio all’ingresso.
Ed ero atteso. E da una donna a quel che sembra.
La donna la vedevo di spalle, e le spalle erano davvero interessanti.
La scollatura sopratutto, se dietro la tipa era così scollata, immagino davanti.
Il suo profumo arrivava fino a me, un mix di vaniglia cannella e frutta.
Il davanti era ancora meglio.
Sorbole se era bella.
Ultimamente avevo messo da parte velleitá di conquista, le donne manco le guardavo più.
E loro non guardavano me.
Chiuso argomento.
Ma stasera chiunque sia questa sono disposto a riaprirlo l’argomento, altroché.
Mi ha sorriso.
Siediti, mi ha detto.
Bravo, vedo che hai la camicia rosa, mi piaci.
In effetti é così, dico. Sembra che non riesca più a togliermela questa benedetta camicia.
E non devi, tesoro. Non finché non te lo dirò io.
E chi sei tu, le chiedo.
Non avere fretta, Vincenzo. La fretta non é mai una buona consigliera.
E allora non ho più chiesto niente.
Ho mangiato, a fine cena le ho messo un braccio attorno alle spalle e l’ho condotta fuori.
Sentivo che stavano tornando tutte le mie voglie. E avevo solo voglia di riprendermi la vita.
Il nome almeno puoi dirmelo, le ho chiesto. Eravamo già fuori, vedevo la finestra della mia camera, strano, era illuminata.
Il nome? Io non ho nome ne ho tanti di nomi, e sorrideva con i suoi denti bianchissimi.

Ecco, se non conoscete in diavolo vi dò un indizio per individuarlo
Il diavolo é donna, è bionda, profuma di cannella vaniglia e frutta, porta vestiti scollati, e vi sorride
Il diavolo può essere davvero affascinante.

Perchè lei era il diavolo. Era lei, la mia vicina del terzo piano, quella delle chiavi.
Solo che era diventata figa.
Ed ora era accanto a me, e mi accarezzava.
Veramente accarezzava la mia camicia, sentivo il calore delle sue mani trapassare il tessuto, la mia pelle diventava bollette.
Ora basta, dai…minchia, ero scoraggiato, non c’era interesse per me, solo per quella maledetta camicia.
Senti, facciamola finita, vuoi la mia camicia, giusto? Prenditela!
Avevo appena iniziato a slacciare i bottoni, quando un artiglio mi ha afferrato il polso.
I miei occhi fissavano quella cosa orribile che teneva bloccato il mio polso, una specie di mano nera, al posto delle dita, numerosi artigli.
Un anello con uno smeraldo nell’artiglio centrale.
La mia bella compagna era sparita.
Sono io che conduco i giochi, Vincenzino! Non ti azzardare più.
Non osavo alzare gli occhi, non osavo guardare, non volevo vedere che viso avesse quell’orribile specie di mano che mi teneva stretto, che dico, strettissimo il polso.
Intanto qualcuno si era affacciato alla mia finestra illuminata
Era ancora lei, la vecchietta delle chiavi
Vincenzo, vieni su.
L’artiglio era sparito. La bella donna era scomparsa. Lei, la vecchia era nella mia camera.
Salendo le scale, sentivo Vladimir abbaiare.
E si sentiva una musica, era il suono di un violino.

Se non avete mai visto il Diavolo, vi dò un giusto indizio per individuarlo
Il diavolo é subdolo, è mancino, e suona il violino ( da Lode all’Inviolato. F. Battiato)

Il suono era delizioso, inondava le scale, la porta della mia camera era aperta
Vladimir era sdraiato sull’uscio. L’ho scavalcato e sono entrato.
Dentro non c’era nessuno.
Solo il mio letto perfettamente rifatto, tutto era in perfetto ordine.
Sul comodino, dei biscotti un bicchiere di zibibbo e le tre chiavi.
Ho pucciato i biscotti nello zibibbo
Mi sono sdraiato così com’ero sul letto e mi sono addormentato.

Al mattino, il sole inondava la stanza.
Un profumo di bucato aleggiava nell’aria.
Su un omino appesa la camicia rosa.
Lavata, stirata, nuova, pronta ad essere indossata.

Era tanto che non dormivo così bene, devo ammetterlo.
Niente camion dell’immondizia a rompere. Niente pensieri.
A proposito..dove erano andati i miei pensieri?
Per un attimo ho provato un senso di panico…per quanto mi sforzassi non avevo pensieri.
Detto cosi sembra bello, ma credete a me che l’ho provato, stare senza pensieri é snervante. Ti senti come un bignè senza crema, vuoto asciutto e insipido.
Quindi non pensavo.
Le cose avvenivano cosi, da sole.
E spesso non ricordavo neanche di averle fatte.
La barba per esempio, sono sicuro che non la facevo, però ero sbarbato.
E se non avevo pensieri, come facevo a scrivere i miei articoli?
Giù al giornale ora mi adoravano. I miei articoli arrivavano puntuali e precisi e talvolta quasi in concomitanza con i fatti avvenuti e denunciati.
Io non facevo niente, non pensavo, e tutto succedeva.
Scendendo le scale mi sono inciampato in Vladimir.
Era sdraiato sotto l’ultimo gradino.
Porco cane!!! Mi è proprio uscito spontaneo.
Vladimir senza neanche scomporsi più di tanto mi ha morsicato alla caviglia.
Beh, a qualcosa poteva essere servito l’incontro col diavolo, gente, non sentivo il dolore…Sissignori, quello mi aveva morsicato ed io non ho sentito niente.

Cominciavo a dubitare di essere vivo.
Essere vivo implica una serie di cose, oltre al piacere. Implica provare dolore, piangere, imprecare, avvertire caldo, freddo.
Io non provavo niente di niente.
Indossavo la mia camicia rosa e tutto andava come doveva andare.
Uscivo di casa al mattino lindo e pulito e ci ritornavo la sera.
Nel mezzo non so cosa succedesse..no, non ricordo bene.

Ricordo però un giorno. Avevo messo la camicia rosa e in tasca le tre chiavi.
Non so cosa facessero quelle nelle mie tasche, ma si muovevano .
Io le sentivo.
Non sentivo i miei pensieri ma quelli delle chiavi si.
Si, mi suggerivano cose. Ed io le facevo.
Mi spronavano, mi davano coraggio. Io ubbidivo.
So che avevo sempre le tasche piene di soldi e in banca mi facevano saltare la fila, signore di qua, signore di là.
Prima, a calci in culo mi buttavano fuori.
Ora, miracolosamente era tutto in ordine. E tutto, solo per aver aperto una porta al diavolo!
Se avessi avuto autonomia di pensiero e di decisione questa sarebbe stata una bella vita.
Quel giorno lo ricordo perchè ho donato una delle chiavi.
Mi ero ritrovato al mare, non so neanche io come. Faceva caldo, ma non lo sentivo. Lo vedevo però dalla camicia rosa, era bagnata.
Mi sono tolto le scarpe e mi sono lasciato cadere sulla sabbia.
Il mare, il cielo…tutte cose che anche quando volevo morire mi toccavano il cuore.
Ora…Zero assoluto.
Non so quanto ci sono rimasto…So solo che ad un certo punto un ragazzo con la maglietta rossa con su scritto bagnino é arrivato a dirmi Signore ha bisogno di qualcosa?
Ero rosso come un peperone, e scottavo. Ma non provavo niente.

Mi ha aiutato ad alzarmi . Io sentivo il contatto della sua mano. Una sensazione bellissima.
Mi parlava, ed aveva la voce di mio padre.
Quanto avevo amato quell’uomo. Era succube di mia madre, lei urlava lui ubbidiva.
Ma di nascosto a lei, era un compagno di giochi meraviglioso.
Su bambino mio… Guarda un pò che scottata ti sei preso.
Papà, perché hai la maglietta rossa? Gli chiedevo
Vieni, vieni figlio mio..l’ho seguito fino ad un bar
E ricordo che tanti sono venuti intorno a me. Mi davano acqua e io bevevo.
Mi hanno tolto la camicia e hanno versato acqua sulle mie spalle.
Dicevano che ero ustionato.
Io sorridevo a tutti, ebete, e specialmente al mio papà con la maglietta rossa.
Poi ho sentito abbaiare. Le chiavi nella tasca hanno cominciato ad agitarsi.
Ho messo le mani in tasca e ne ho preso una, quella che faceva più casino di tutte.
E le ho detto e finiscila! Basta! Che cazzo vuoi!?
Lei mi é schizzata via dalle mani come una biscia impazzita, mi ha colpito in fronte poi é caduta.
Ho visto mio padre che si chinava a prenderla, penso che scottasse, perché l’ha lasciata cadere, poi l’ha presa e messa in tasca.
Che buon pro ti faccia, ho pensato.
E quello è stato il primo mio pensiero da giorni e giorni.
Vedi a non pensare?
Quando poi ti succede capisci quanto può essere bello.
Il cane abbaiava sempre più vicino. Io sapevo chi era. Ovvio. Era Vladimir. Con lui, ovvio, c’era il diavolo.
Certo veniva a controllare che non dimenticassi la sua camicia.

Per chi non conosce il diavolo, vi dò un indizio. É sempre preceduto dall’abbaiare di un cane. Poi, lui, il diavolo si avvicina e senti che tutto diventa elettrico, i peli ti si rizzano addosso, il cervello si confonde, e al novanta per cento l’emozione ti strizza le viscere costringendoti a defecare.

Mi sono risvegliato a casa, pulito, nessuna scottatura sulla pelle.
Ho avuto solo per un attimo un ricordo, la mano di mio padre che mi aiutava a tirarmi su.
E credo di aver perso due lacrime.
Che sensazione meravigliosa.

Mi rimanevano due chiavi.
Erano sul comodino, e la mia camicia rosa era sull’omino, pulita e profumata.
In un barlume di coscienza mi è esploso un pensiero:
Il diavolo…Era la mia camicia che voleva.
Ma perchè non se la prendeva punto e basta? L’ho capito dopo, perché.
Il diavolo, lui, comunque è un gran signore, avrà pure dei modi diciamo discutibili di porsi, ma un signore rimane.
Adesso, uno solo perchè è il diavolo mica si mette a fare le pentole e pure i coperchi.
Ha un’etica da rispettare, Do ut Des, io do affinchè tu dia.
Vuole prima darmi una sicurezza, danaro e quant’altro e poi, come compenso, prenderà la mia camicia.
Bene.
Che si compia il tutto, che si prenda la camicia e mi lasci nella mia vita di merda.

Avevo appena osato pensare tutto ciò che si è aperta la porta. Vladimir. lo odiavo,
Anche se amavo i cirnechi, Vladimir era antipatico davvero. Cane borioso, se la tirava così tanto solo perchè era il cane del diavolo.
E Vladimir, eccolo là
Un attimo dopo è entrata lei, la vicina del terzo piano, alias il diavolo.
Pensi troppo ragazzo, mi dice subito.
Però hai pensato giusto. Sarò bellissimo con la tua camicia rosa…
E dicendo questo ecco che cambia sembianze.
Signori miei, di bei ragazzi ne ho visti tanti, ma quello che è apparso al posto della vicina era un figo pazzesco, il più bel moraccione mai visto.
le sopracciglia ad ali di gabbiano incorniciavano due occhi neri e brillanti.
Mi fissavano.
Due tizzoni che dire ardenti é dire poco.

Se per caso non conoscete il diavolo, vi dò un indizio importante per capire che l’avete trovato…guardatelo negli occhi. Se rimarrete intontiti ed avvertirete un irresistibile impulso a voler obbedire facendovi comandare, siete arrivati a lui.
È maestro nell’arte del sottomettere.

Cosa ne dici? La camicia si intonerà con i miei occhi?
Sorrideva il diavolo mentre mi parlava.

Se per caso incontrerete mai il diavolo, ricordate
È tremendamente vanitoso.

Io ero completamente preso da lui, giuro che mi sono sempre piaciute le donne
Ma avrei potuto innamorarmi di uno così.
Per fortuna mentre ero lì imbambolato a guardarlo ha iniziato una nuova trasformazione.
La pelle si è ricoperta di squame, e a vista d’occhio si formavano, come crateri di un vulcano, dei bubboni purulenti
Ad uno ad uno esplodevano sul viso che era ora di un colore verde marcio.
E puzzava. Dio che odore.
Ma quando finirà questa penitenza.
Una risata grassa e sibillina ha invaso la stanza, e mentre rideva schizzi di catarro color limone acerbo uscivano dalla sua bocca e dal suo naso.

Se non conoscete il diavolo, vi do un indizio
È verde marcio e soffre di bronchite catarrale.

Dovevo rimanere presente a me stesso il più possibile, dovevo tirarmi fuori da questa situazione.
I miei pensieri andavano e venivano.
Si susseguivano periodi di buio assoluto a periodi nei quali qualcosa riuscivo a pensare.
Dovevo sfruttare questi rari momenti
Ma perchè non si prendeva ciò che voleva? Voleva la camicia? Eccola!
No, me la lavava, stirava e voleva che la indossassi, ogni giorno.
Perché? Si divertiva a vedermi in suo potere. E beveva la mia anima…Lui ogni due per due mi portava via l’anima.
E questo non mi piaceva.
Mi dava fastidio, mi faceva sentire meno di un oggetto.
E pure Vladimir in quel frangente mi pisciava sui piedi.
Non lo sopportavo Vladimir.

Se non conoscete il diavolo, vi dò un indizio.
Può essere uomo, donna, vecchio, può essere qualunque persona
Ma lo riconoscete dal suo cane.
Si chiama Vladimir, ed é un fottuto cirneco dell’Etna.

Mi faceva bene rimanere concentrato. Era uno sforzo enorme, che mi lasciava esausto.
Nella giornata avevo sempre momenti in cui qualche pensiero mi attraversava la mente, e stavo imparando a concentrarli i miei pensieri e a farli fruttare.
Dovevo liberarmi del diavolo.
Diciamo che mi aveva agevolato, almeno dal punto di vista materiale. Io poi ero fortunato.
Avevo la camicia rosa. E lui si era innamorato di lei a prima vista. E lei era il mio passaporto per la libertá.
Per cui, per la sua politica del do ut des, una volta avuta la camicia avrebbe dovuto lasciarmi libero.
Pensavo, e le chiavi ribollivano nelle mie tasche.
Per fortuna che i miei pensieri duravano poco.

Ero tranquillo sul mio divano.
La testa era vuota. Ma il mio cuore pesava.
Mi sentivo perso senza la compagnia dei miei pensieri. Ero un uomo che aveva sempre pensato tanto. Pensare era per me un modo di andarmene.
Era la via dei sogni.

Ed ecco che la porta si spalanca.
Un alito di vento caldo come l’inferno entra nella stanza.
Tutti i fogli sulla mia scrivania si sollevano aspirati dal vento bollente e cominciano a volteggiare.
Alcuni prendono fuoco mentre sono ancora in aria ed io, come un ebete, perchè ebete sono così senza i miei pensieri, fisso i pezzetti di carta incenerita che cadono sul pavimento.
Si apre la finestra, le sedie cominciano a tremare e dagli scaffali cascano libri e oggetti.
Sono impotente davanti a tutto ciò.

Se voi non avete mai visto il diavolo, vi dò un indizio.
È leggero come il vento, bollente come il fuoco dell’Etna e ballerino come il terremoto.

Il mattino dopo ho indossato la camicia rosa
Ed essendo in uno stato meno confusionale del solito ho deciso di andare da un prete. Da uno che può conoscere la materia meglio di me.
Il prete mi ha ricevuto con un certo sospetto, non la finiva più di guardare Ia mia camicia.
Tranquillo padre, anche se la mia camicia appare un po’ equivoca, no no, sono a posto da quel lato.
É il diavolo che mi da noia, mi ossessiona, vuole gestire la mia vita, nel bene e nel male. Vorrei provare ancora la libertà dell’anima e del corpo.
E se devo ammazzarmi o continuare a vivere, lo vorrei decidere da solo.
Il prete mi ha guardato strano.

Il diavolo dici figliolo?
Gli occhi del prete si sono illuminati.
Vorrei innanzi tutto ricordarti figliolo, siediti là però, ecco, bravo.
Allora, ci tengo a farti presente una cosa fondamentale : la parola Diavolo e la parola Divino provengono entrambe dalla stessa radice, Dev. Questo, nell’antica lingua Sanscrita. Si, hanno entrambe lo stesso significato.
Epperò, ecco che tutti ce l’hanno con il diavolo!!!!
Il Diavolo, caro mio, ci hai mai pensato? é stato il primo grande rivoluzionario. Si certo, come no?
E il suo crimine? quello di ribellarsi a Dio!
Era un angelo, questo lo sai, vero? Ma era più intelligente degli altri angeli assoggettati, aveva una mente rivoluzionaria, lui. Era uno che andava oltre, e non ammetteva di avere padroni.
Allora è stato cacciato e tacciato come malvagio.
E questo, Cristo Santo, solo perché era un tipo che aveva delle idee!!!
Quindi quando pensiamo al diavolo a chi dobbiamo pensare se non a un tipo intraprendente, intelligente, che non ha bisogno di qualcuno che decida per lui.
Io personalmente lo ritengo un portento, uno sicuramente degno della mia più grande ammirazione, se non altro per il modo come ha convinto Eva!
E siccome se c’è un Diavolo si presuppone che ci sia un Dio, parliamo quindi di Dio.
Ecco. Per quel che mi riguarda, Dio non esiste.
Dio non é una persona, é una qualità. Un Dio lassu nell’alto dei cieli? No, caro.
É un Dio fasullo.
Dio è il Divino, come il diavolo é il Divino. Dio lo incontri dentro di te, é qualcosa di personale.
Anche il Diavolo lo incontri dentro di te, é qualcosa di personale
Quando raggiungi il punto estremo dell’esistenza, cosa ti credi?
Non ci sarà un Dio ad accoglierti e a darti il benvenuto, e non ci sarà il diavolo a spingerti nelle fiamme
Ci sarai solo tu nella tua essenza divina.

Ero ancora più confuso e glielo ho detto.
Ah ah ah ! Sghignazzava ora il padre.
Figliolo, la confusione é una grande opportunità.
Le persone che non sono confuse hanno un serio problema: pensano di sapere e non sanno.
Gli idioti invece sono molto chiari, nel senso che non hanno l’intelligenza per percepire la confusione.
Sentire la confusione richiede una grande intelligenza, solo le persone intelligenti si sentono confuse.
I mediocri, quelli continuano a muoversi nella vita, a sorridere, accumulare denaro, potere e fama…Benedetta sia la tua confusione, quindi.
Padre, ma tutto ciò che mi ha detto, cosa vuole dire? Che sono io che mi sono immaginato il diavolo?
Diciamo che ti stai illuminando.
L’illuminazione é solo per coloro che sono coraggiosi, estremamente coraggiosi.
E richiede innocenza.
L’illuminato ritorna bambino, ritorna a fare collezione di sassi, di pietruzza, di conchiglie sulla spiaggia…Illuminarsi é tutto un processo di perdita e quando non c’e più nulla da perdere, ecco il Nirvana!
C’è chi si illumina andando verso l’idea di Dio, chi andando verso l’idea del Diavolo!

Gli occhi del prete erano diventati più grandi ora, le sopracciglia si erano arcuate,
Mio Dio, eccolo, ci risiamo, pure lui, cazzo, stava diventando il diavolo.
Mancava solo Vladimir.

Ora mi guardava, sardonico :
Tesorino sei tu stesso il diavolo, non ti accorgi? Sei pieno della sua essenza, il tuo cuore é il Diavolo, il tuo cervello é il diavolo, e vedi diavoli ovunque.
Anche me, guardami, non mi stai vedendo Diavolo?
Se vuoi trovare Dio, non é dentro di te che lo troverai. L’hai mandato in vacanza da un pezzo.
Non hai scampo, tu mi darai la tua bellissima camicia, poi, ti lascerò
Lampi uscivano dai suoi occhi
Io, seguendo antichi retaggi, ho preso una manciata di acquasanta e gliela ho tirata addosso.
Friggeva la pelle del prete, ma lui rideva, rideva.

Se non avete mai visto il diavolo, bene, aspettatevi di trovarlo ovunque, anche nel vostro prete.
Ma sopratutto in voi stessi.

L’idea che mi stavo illuminando nel nome di Satana per raggiungere il Nirvana, non so se mi piacesse o no.
Ma tant’è, c’ero dentro ormai.
L’illuminazione in cambio della mia camicia rosa.
Diavolo vanitoso.
Le Salamandre nelle mie tasche si agitavano e chiacchieravano.

Vladimir abbaiava come un pazzo, lassù al terzo piano.
Dopo un’ora ero davvero snervato, disturbava i miei tentativi di mettere insieme pensieri.
Allora ho deciso di andare a vedere. Era ormai quasi rauco, ma per me quello poteva anche strozzarcisi con la sua stessa saliva.
Ho fatto di malavoglia le scale, cazzo che rottura di palle.
La porta era socchiusa e Vladimir era sull’uscio che ululava disperatamente.
Spostati deficente, gli ho urlato.
Mi ha morsicato, ovviamente. Le salamandre hanno vociferato…no vincenzo, più tatto perdinci!
Mi ha morsicato ancora, Tanto non sento male, cretino.
La vecchia era per terra.
Blu.
Si era tutta blu.
E morta.
Cazzo, è morta.
Vladimir era ora vicino a me, guaiva, e mi leccava con la sua lingua umida e ruvida lá, dove prima mi aveva morsicato.
Sei solo un paraculo, gli ho detto di cuore. E lui, niente, continuava a leccarmi.
Ho chiuso le palpebre alla tipa, non volevo più vedere quegli occhi. Erano spalancati nel vuoto, ma non avevano più l’iride rossa.
Ora era solo una povera vecchia blu, e grazie a qualche colpo apoplettico o giù di li.
Poi ho pensato
E adesso?
Ero contento di aver risolto i miei problemi, il diavolo era morto stecchito ed io ero libero.
Le due salamandre si contorcevano nelle mie tasche e lanciavano dei fastidiosi striduli lamenti
Cosa succede piccoline? É morto papà? Ridevo, mi sentivo finalmente libero.

Ho fatto in discesa i gradini che portavano al mio appartamento e Vladimir è sceso con me.
Era giù di tono, si vedeva. Mi stava appiccicato come un francobollo.
Ho chiuso la porta e l’ho lasciato fuori. Mi sono sdraiato sul letto, mi sentivo esausto
E ora? Mi chiedevo
Ho sentito un qualcosa di viscido, caldo e ruvido sulla mia mano.
Vladimir.
Era lui che mi leccava…come diavolo aveva fatto ad entrare? E perché mi stava così appiccicato?
Vladimir ed il diavolo erano una cosa sola, era cosa consolidata questa.
Cosa ci azzecca con me?

Le piccole salamandre danzano nelle mie tasche
Eccolo eccolo oh ecco che arriva, dicono tutte eccitate.
Pettegole.
Ma veggenti.

Il mio letto vibra, il pavimento trema.
Un terremoto in piena regola, sembra di essere a San Francisco.
E appare Lui.
Regale nella sua forma originaria. Magnifico, avvolto nello splendore mesmerico dei suoi occhi.
Eccolo qua, è arrivato. Signori, sua maestá il Diavolo.

Se dovessi mai rinascere è come lui che vorrei essere.
Figo così.

E lui invece voleva essere me.
Ma è proprio vero che a questo mondo non si è mai contenti!
Proprio così.
Vincenzo, mi ha detto,
Ora basta giochini, veniamo al dunque. Tu lo hai già capito, di me si dicono peste e corna.
L’unico che ha avuto un po’ di misericordia é stato il tuo amico prete. E Dante Alighieri
Lui si che ha capito tutto di me, e mi ha dato soddisfazione.
Lui pone la terra al centro dell’universo, l’inferno al centro della terra, e me al centro dell’inferno.
Insomma, mi ha messo al centro di tutto.
E poi, Emil Cioran, anche lui ha apprezzato il lavoro di Dante su di me:
” L’Inferno, esatto quanto un verbale.
Il Paradiso, sfoggio di invenzioni e di insulsaggini.
La trilogia di Dante é la maggiore riabilitazione del diavolo che un cristiano abbia intrapreso “.
Cito questo perché sono stufo di sentire una sola campana, quella dei cattolici più ottusi.
Lui l’ha capito.
Io sono nella mente degli uomini, radicato, mi ci hanno ficcato dentro, per far apparire bello e buono quell’altro là…guarda, mi fa male anche solo nominarlo. Si, parlo del tuo Dio….Una vecchia tecnica di voi umani, usata per dominare le masse, storia antica.
La gente può essere ridotta in schiavitù e controllata dal potere ecclesiastico solo se Dio rappresenta il potere Supremo.
Dio deve essere onnipotente, nessuno può essere più potente di Dio.
Lui è puro potere
E questa è la strategia del prete per schiavizzare la gente: se Dio é potere, puro potere, tutto ciò che ti rimane è essere suo schiavo.
Cercare di scappare é inutile, essere indipendente è impossibile.
È meglio servirlo, Non essere altro che un servo.
La storia del cristianesimo è uno dei più grandi esempi di come il credere di essere gli unici possessori della verità, di essere nel giusto, possa distorcere il comportamento umano e le azioni fino alla follia.
Per secoli torturare o bruciare viva la gente, quando la sua opinione divergeva dalla dottrina della Chiesa o da una interpretazione limitata dalle Scritture ( la Verità per la Chiesa ) fu ritenuto giusto in quanto le vittime ” avevano torto ”
Si, erano così in torto che bisognava ucciderle.
Si, storie vecchie
Io ora, sto molto terra terra, e ti dico,
Non mi frega niente di dimostrarti chissà che
Io sono qua io sono la…
Io sono, punto.
E soprattutto, sono testardo e mi sono invaghito della tua camicia, tutto qua.
Tu ora mi vedi…questo sono io, questa é ora la mia immagine… Ma io sono fatto di spirito, di pura energia, e per frequentare il tuo mondo ho bisogno di un corpo.
Altrimenti come potrei mai in queste condizioni indossarla, quella camicia così sexy…
Ma tu puoi. Tu hai un corpo
D’ora in poi sarai tu il mio involucro, il mio contenitore e mi porterai in giro con la camicia ogni volta che vorrò.
E tu ascolta, Vladimir, questo da adesso in poi, sarà il tuo uomo.

Se non conoscete il diavolo, non allarmatevi… Da un momento all’altro potreste trovarvi nei suoi panni!!!!

Essere il diavolo non è roba di tutti i giorni. E non è semplicissimo esserlo su questa terra.
Faceva presto lui, sua signoria. Certo, quando lo decideva, arrivava dalle sue fantastiche dimensioni, dove un corpo non serve
Sempre senza preavvisi e quando meno me l’aspettavo. E senza tanti preamboli, mi piombava dentro.
Ogni volta era uno shock…provate voi ad essere li belli tranquilli senza un se e senza un ma, e sentirvi invadere da un fuoco che sembra corrodere le carni…
Quando mi svegliava cosi mi imbestialivo, ma senza darlo a vedere, sia mai.
Allora indossavo la mia camicia rosa e andavamo in giro.
Lui era eccitato come un bambino, mi faceva fare cose assurde.
Le donne poi mi cadevano ai piedi. Ma era lui che le incantava, le fagocitava e poi le possedeva totalmente.
Riusciva a penetrare nelle loro menti, diventandone padrone.
Collezionava le menti delle sue donne, il mio signore.
La mente, era la loro mente che voleva. Non certo il cuore.
La mente è piena di demoni, è il regno di tutte le esperienze acquisite, è farcita di tutto ciò che é passato, di tutto ciò che é già morto, condizionata dal passato, dalla maniera in cui siamo stati educati, dalla cultura, dalle situazioni.
La mente, ci obbliga a pensieri ripetitivi, ed a emozioni già vissute.
E tutti noi, poveri imbecilli, si, certo, crediamo di essere noi a pensare, ma va là!!!
Se vogliamo continuare ad illuderci va bene, ma la verità è che seguiamo solo uno schema mentale condizionato.
E continuiamo a portarcelo dietro, sempre, e non ci permette di essere presenti, di essere intelligenti.
É una nuvola che ci circonda: non puoi vedere attraverso, tutto quanto appare distorto
La mente è viziata. La mente può fare di un uomo un genio o un pirla. É attraverso la mente che ti riveli al mondo.
Ma ció che realmente siamo é talmente più nascosto, più segreto, più intimo, il vero é difficile da raggiungere.
La mente é come un occhiale sporco, annebbia la nostra essenza, e permette di vedere solo cio che vuole,
mai cio che é.
La mente, è questa la dimora che preferisce
E il cibo di cui si nutre il mio signore.

Solo se riesci ad andare oltre la mente
Solo se riesci ad alleggerire il tuo bagaglio,
Si solo così puoi andare verso l’alto.

Me lo sussurravano spesso le mie piccole salamandre, mi incitavano a farlo:
Vincé…dai dai che puoi farcela
Si si si
In pianura, oh si,
In pianura si si, puoi portare con te molte valigie
Ma se vai verso le alture, andrai, ahi ahi ahi ciò che non é necessario
Si si, Lo lascerai.
Così é così sarà
Et voila, padrone per te mai più ci sarà

Now,
la mia vita in apparenza era una meraviglia.
Ero figo, ricco e carismatico.
Tutti mi invidiavano.
Ma tutto ciò che facevo, per me non aveva sapore.
Ogni cosa era a beneficio del mio padrone.
Se scopavo una donna, era il mio corpo quello che compiva l’atto, ma il piacere, l’estasi che ne derivava, quella, non era per me.
Alla lunga era davvero frustrante, credetemi.
Ma niente potevo fare
E sopratutto, mio malgrado, dovevo pure farmi andare bene Vladimir.
Quel cane era di un’invadenza cosmica.
Quando non c’era il suo padrone mi scrutava con quegli occhi bui…Mi invadeva l’anima, mi incasinava la mente, mi procurava eclissi improvvise.
Non mi permetteva di potermi allontanare da lei, Io questo avevo capito:
Lasciare la mente
Quella era la via per resettare tutti i programmi che mi erano stati inculcati e che avevano dato vita e forma ai miei incubi.

È la non conoscenza che porta verso la liberazione
Bisogna abbandonare ogni sapere, tutte le teorie e dottrine
La mente, quella, via, via, metterla da parte,
Il tempo, non esiste, non è più importante,
Solo il presente, questo che conta.

Questo lo avevo capito, ma come fare?

Le mie giornate passavano, e viste dal di fuori anche molto bene.
Cazzo, hai visto Vincenzo?
Che, avrà vinto il superenalotto?
Sempre tutto tirato, macchine, belle donne…
Manculicani che culo stu figghiu ‘ntrocchia.
Io ero triste invece.
Perché non ero io che avevo costruito tutto. Io ero vuoto. Solo un sacco che serviva da contenitore, dal quale entrava ed usciva a suo piacimento sua maestà il demonio.
Quando c’era lui dentro di me, si capiva al volo
Indossavo la stramaledetta camicia rosa.

Se non avete mai visto il diavolo, seguite questo indizio per individuarlo
Il Diavolo indossa sempre una camicia rosa.

Un giorno, oh lo ricordo bene quel giorno.
L’ho incontrata. Non era una donna, era la donna. L’anima del mondo, la guaritrice di tutti i mali.
Perché il femminile, quando é così puro, può salvare il mondo.
Lei, la Dea.
D come Donna
D come Dea
Questo dualismo scorreva in lei come un fiume sotterraneo
Scorreva sotto la crosta delle convenzioni, delle dimenticanze volute.
Scorreva, nonostante tutto quello che nel corso dei secoli è stato fatto per cancellarne la realtá.
La sua forza era reale, autentica, indissolubile.
Lei, il femminismo sacro.
Lei, la Donna, l’altra metà del cielo
Lei, figlia della Ishtar babilonese, colei che cammina sul mare, la Regina del cielo
Dea da secoli, quando come Dea suprema aveva la stessa dignita e lo stesso potere di Dio.

A prima vista non avevo recepito tutto ciò.
Avevo peró recepito la sua forza femminile
nei suoi occhi luminosi la certezza di aver ritrovato qualcosa di caro.
Non so perché, ma era come se l’avessi già conosciuta. In un’altra vita forse?
Ci siamo fissati, ed una forza magnetica ci attirava l’uno verso l’altro.
In un primo momento ho avvertito come uno sbandamento, temevo di crollare per terra.
Poi, mi si sono drizzati i peli delle braccia, mentre non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi.
E quel giorno non avevo la camicia rosa.
Quel giorno ero io.
E lei è di me che si é innamorata.

Non so se i suoi genitori l’avevano chiamata così perché sapevano, oppure è stato solo frutto di un caso, un’ inspirazione in una notte di luna.
Selene si chiamava.
E come la luna aveva un carattere duplice, era dispensatrice di luce e di buio.
Poteva darmi la vita o sospendermela, e questo solo con un sorriso o con un broncio.
Ero totalmente preso da lei. E con lei ho ricominciato a vivere.
Ho riscoperto l’attesa, l’ansia, la gioia, ed anche il sorriso ed il pianto.
Tutte cose aliene ormai per me, povero guscio vuoto. Lei mi aveva ridato sangue ossigeno e respiro, e sono tornato ad essere una persona.
La sua energia sembrava neutralizzare in parte il potere che il diavolo aveva su di me.

Già, il diavolo
Preso come ero da lei quasi lo stavo dimenticando.
Era un po’ che non veniva ad indossare la camicia rosa.
Stavo pensando questo quando le salamandre cominciarono a mugolare
Si si
Si si si colpa di chi, colpa di chi?
Di lei di lei, colpa di lei oh si
Selene ene a con la sua energia forza ti da
Si si si Il tuo corpo più vibrante é
Ohi ohi ohi
Lui lui…Fa fatica ad entrare in te
Ahi ahi ahi arrabbiato é

Caspita
Certo.
Quando ero ridotto peggio di un colabrodo, lui non ha fatto nessuna fatica a prendersi me
Ora io ho lei e lei mi ama. Lei Possiede la forza e l’energia, ha viaggiato, esplorato la sua oscurità e ora è qui, a celebrare la sua luce
Conosce la magia, i luoghi misteriosi, i luoghi sacri e li custodisce dentro di sé.
Quando cammina in qualsiasi luogo uomini e donne avvertono la sua presenza.
Lei ha il potere e l’arrendevolezza, ed ha un corpo che ama, e questo é comprensibile dal modo in cui si muove e in cui lo vive
Il suo corpo
Lei desidera la bellezza, la luce, l’amore e fluisce con grazia nella vita.
Ha una ferocia sensuale ed erotica che mostra senza paura, e il sesso è il modo con cui condivide, con chi ama, il tocco del Divino.
Conosce la fragilità e sa riconoscerla in me.
Conosce il potere curativo dell’amore e sa che, insieme, si possono curare tutte le ferite,
E sa che io sono smarrito
E spaventato
È qui per sanare le mie cicatrici poiché lei cambia tutto ciò che tocca
Non è più mente, solo Cuore.
É una Dea.

E non avendo mente, lui nulla può contro di lei

Io la guardavo e mi nutrivo di lei.
E prendevo forza, crescevo in consapevolezza.
Avevo capito che vivere non era nutrirsi del passato e neanche aspettare il futuro
Vivere era ogni giorno Vivere il giorno
E accorgersi di come ogni cosa era incredibile, era incredibile aprire e chiudere gli occhi
Muovere le dita
Riuscire a sentire che i fiori hanno un profumo
Lei mi faceva accorgere di cose che io ritenevo scontate da sempre.
E ora capivo che invece erano doni.

Per chi non ha mai visto il diavolo
Non lo vedrà se la sua mente libererà

La camicia rosa era appesa sul suo omino.
Vladimir era accucciato accanto. Mi guardava torvo, e mi ringhiava.
Le salamandre squittivano spettegolando fra loro, e cantavano le stupidine
Selene ene a
Come era bello quando non eri qua
Selene ene a
Vai vai
Vai via di qua…
Erano innocue. Solo un pò deluse, non riuscivano più a sentirsi utili da quando era arrivata la mia Dea.
Tanto era cambiato, ero più forte, più consapevole.
Non ero più preda dei miei incubi
E nei miei incubi c’era lui, il Diavolo.

Ma ero ancora fragile, specie se lei non era con me.
Era dovuta partire, un problema con i suoi, che so!
Fatto sta che era andata, nel tripudio generale delle salamandre e di Vladimir.

É andata via é andata via
Ehi ehi hai capito? É andata via
Selene ene a
Di sicuro non é qua…

Pettegole…
Anche Vladimir era più a suo agio, i suoi occhi neri lampeggiavano di gioia.
Ero triste.
Mille pensieri hanno cominciato ad affollare la mia mente. Paranoie su paranoie hanno cominciato a sporcarla
E la mente ingorda se ne è nutrita, nutrita. Lei è cresciuta, diventata appetibile,
E lui se n’è accorto, ha sentito il suo invitante profumo
Ed eccolo. È arrivato sorridendo, e mi si è ficcato dentro con una sonora risata.
Ho sentito male.
La testa mi scoppiava. Urlavo per i dolori lancinanti.
Poi, improvvisamente il silenzio ha accompagnato le sue parole
Vincenzino caro
Mio povero ridicolo Vincenzino
Ma tu davvero credevi di poterti liberare di me…
Illuso
Mi è bastato far prendere un colpo al suo vecchio, e la tua bella non ci ha pensato un attimo a mollarti
Dai, mettiti sta camicia che sono in astinenza.

Quella notte
Governato dal diavolo, non mi sono fatto mancare niente.
Alcol, donne,
Donne…parola grossa…fantasmi, sacchi vuoti rispetto alla mia Selene.
Ma me ne sono fatte almeno cinque, e loro impazzivano di piacere con me e il diavolo dentro
Devo essermene portate a casa almeno due di loro
ALmeno questo ho sentito che diceva secca la Selene, guardandomi severa.
Una era buttata sul divano, nuda, una nel letto con me…questo ha visto Selene al suo rientro.
Perchè lei era tornata, e per me.
Io la guardavo, vedevo le sue labbra. Da come si muovevano credo che urlasse.
Io ero intontito. Ero sempre così quando lui mi lasciava, come sotto l’effetto di una droga.
E lei era li davanti a me, gesticolava, gli occhi lanciavano strali.
Non aveva niente della mia Dea in quel momento. Mi disturbava.
E cosi le ho messo una mano sulla bocca. Si divincolava.
E basta, voglio dormire, pensavo.
Allora ho stretto il suo collo
Zitta sta zitta
Lei mi guardava e i suoi occhi erano diventati enormi
Pieni com’erano di un’insolita meraviglia, quella meraviglia che si prova entrando nella dimensione successiva alla vita.

Penso di averla uccisa.
Credo di si
Non si muove più, ha la bocca spalancata e gli occhi sbarrati.
Io sono stanco. Vorrei solo dormire. Ma quelle due, le salamandre, dico, stanno urlando.
Dio come stridono. Le afferro mentre si muovono sul comodino. Alla fine sono solo due fottute chiavi, le butto fuori dalla finestra.
Vladimir mi guarda
Guaisce. Non mi fa paura. Gli do un calcio
Scappa con la coda in mezzo alle gambe. In fondo è solo uno stupido cane.
Fantasie tutte fantasie. Lui il diavolo, lei, la mia dea.
Però lei ora é li per terra
Le aggiusto il vestito, così, si ora va bene.
Bella, composta e serena
Dormi, dormi, guarda, mi sdraio qui, accanto a te.
Oh che bel fresco, ti piace? Dormo con te, tesoro.
Aspetta, una cosa ancora. Spoglio la camicia rosa. Che bel colore, sta bene con i miei occhi. Ma non mi serve più ora.
Cerco l’accendino. Cazzo dov’é? Quando cerchi una cosa non la trovi mai…eccolo.
Dò fuoco alla camicia e la butto sul divano.
Dalla finestra entra una folata di vento. Il fuoco si arrampica anche sulle tende, lingue immense di fuoco sulle pareti, verso il soffitto.
Scenografico.
Oh, ecco l’inferno, penso.
E mi sdraio vicino a lei.
Le prendo la mano e chiudo gli occhi.
Sono così stanco….

Se non avete mai incontrato il diavolo, non perdete le speranze.

 

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8 commenti »

  1. Complimenti lucia! Il tuo racconto è veramente originale e accattivante.. amo il modo asciutto e tagliente con cui usi le parole e la tua capacità evocativa! Finalmente storie nuove, idee nuove ed un nuovo modo di scrivere..

  2. Grazie Michelalvc.. ????????

  3. Grazie Michelalvc.. ????????

  4. Grazie michelalvc….????????

  5. Un flusso di coscienza originale. Una diversa punteggiatura forse avrebbe reso più lieve e agile la lettura considerata anche la lunghezza del testo. Comunque complimenti

  6. Grazie Monica ????grazie infinite per il consiglio

  7. Grazie Monica. E grazie infinite per il consiglio

  8. Complimenti lucia, il racconto è divertente e si legge tutto d’un fiato,c’è suspence e voglia di arrivare alla fine della storia. La scrittura è asciutta e scorrevole , il tuo stile è subito riconoscibile. Aspetto altre storie !

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