Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2019 “Lo giuro” di Debora Porfiri

Categoria: Premio Racconti per Corti 2019

Lo giuro, non volevo fare del male a nessuno, volevo solo….

[Goccioline di sudore che surfano sulle tempie]

Il fatto è che mi piacciono i volti delle persone, mi piace appoggiarmici sopra.

[Occhi strabuzzati dall’altra parte]

Nel senso che ho l’abitudine, cioè, avevo l’abitudine, prima di ritrovarmi qui, di adagiare la mia curiosità su quei profili, per placarla. Per trovare finalmente pace, capite?

[Sguardi calcolatamente vacui davanti a lui]

A voi piace leggere?

[Un impercettibile cenno di capo, dal biondino con la mandibola storta]

Io leggo le storie sui volti della gente. Più una faccia è logora, più la storia mi entra sotto la pelle…

[Silenzio studiato a tavolino.

La bocca sul viso dal mento sporgente si socchiude in un leggero stupore]

Può capitare ovunque, ma il posto più propizio è il bus, quello con i posti da quattro, come al bar. Ve li immaginate quattro perfetti sconosciuti costretti a fronteggiarsi fino alla fermata successiva, se non oltre? È un regalo!

[Un sopracciglio troppo depilato si inarca, il destro]

Ok, non proprio un regalo, in fin dei conti è un piacere che costa il prezzo di un biglietto del bus. Ma è comunque a buon mercato se si pensa a quanto costa un’entrata al cinema, per esempio.

[Sorriso abbozzato, non abbastanza per rivelare le fossette in filigrana]

Io sono lì, con di fronte un volto e mi ci appoggio. La prima volta è stato imbarazzante anche per me, non sapevo dove metterli i miei occhi. Inizialmemente li ho lasciati sulla guancia butterata in una vita precedente. In quei crateri ci sguazzavo dentro come in pozzanghere, la stessa gioia!

[Leggero velo di disgusto sul viso sempre messo di tre quarti]

Poi sono risalito lungo i solchi nasolabiali, facili da seguire grazie alle loro radici consolidate, su fino al naso. Un naso accogliente, delimitato da linee soffici, rassicuranti.

[Sbuffetto di narici in sincronia, chi più chi meno]

È importante il naso. Quelli triangolari, voglio dire, quelli troppo geometrici, spigolosi mi urtano. Mi aggrediscono, anche se il resto del viso no – e spesso è così con questi nasi. Ci sono giorni che è meglio evitarli i nasi…

[Risatina interna soffocata male, dalla spilungona color caramello: pelle, capelli, trucco]

E gli occhi….be’, ci ho messo un po’ prima di approdare lì. Bramavo e al tempo stesso temevo l’aggancio, come se il mero contatto bastasse a costituire un crimine.

[Sospiro profondo, forse di rimpianto, forse di nostalgia]

I primi occhi erano leggermente sporgenti, decorati da ciglia bionde e incastonati in un volto che pareva senza confini netti. Che pace! Lo stesso effetto che può farti la foschia, vedete?

[Espressione beata delle rughe sulla sinistra]

Ah per fortuna ci sono i telefonini!

[Svolta repentina di incomprensione su tutti i volti lì davanti]

Tutti con gli occhi riversi sui loro schermi, non capite?

[Anche le loro orecchie urlano NO]

È via libera! È la garanzia che si occuperanno di altro mentre io sto lì, a leggerli. È un’intimità insperata, certo non sempre consenziente, però non volevo fare del male a nessuno, d’altronde che male c’è?

[Due bocche si arriciano ai lati, una carnosa e rosea, l’altra così sottile che prende forma solo nelle smorfie]

Comunque mi ci avvicino sempre con pudore agli occhi, so che potrebbero vedermi. Io ringrazio i cellulari anche per il movimento che conferiscono ai volti. Li fanno danzare al suono delle loro partizioni segrete, di modo che sui volti vengono a formarsi espressioni sempre nuove, cangianti. Camaleonti!

[Due occhi che brillano dicendo quest’ultima parola]

Ad un certo punto la posta in gioco non mi bastava più.

[Deglutizioni simultanee, quasi imbarazzanti]

Già avevo notato una leggera emozione passeggiando davanti a bar e ristoranti di sera, quando le luci interne spengono il buio là fuori. Tutti quei volti ammassati attorno a tavoli e bicchieri, ammutoliti dalla finestra tra noi.

[La testa ovale senza zigomi si inclina di 20° gradi sulla destra]

Diverse volte il mio passo si era fatto più lento, per cogliere qualche storia, qua e là. Ma era tutto troppo fugace, non riuscivo ad appoggiarmi, a sostare su quei volti in movimento, così rapidi nelle loro interazioni e mutazioni. Era un ritmo a me ignoto, talmente diverso dalle facce da bus.

[Pausa e risistematina agli occhiali su naso troppo stretto per una montatura così imponente]

Ora capite perché ho dovuto farlo? Non si dice forse che l’occasione fa l’uomo ladro?

[I busti si inclinano impercettibilmente in avanti]

Be’, quella sera c’era una sedia per strada. Mica una sedia da buttar via, mezza smangiucchiata! No,  una sedia di legno imbottita, di quelle che ti invitano a favorire le chiappe.

[Espirazione nasale improvvisa in segno di divertimento, proprio lì davanti]

Allora l’ho presa a braccetto e l’ho portata fino a quel famoso ristorante, quello dell’altra sera.

[La testa a lampadina annuisce]

La grande finestra incorniciava alla perfezione la scena all’interno del bistrot, mentre l’equilibro tra le luci esterne e interne offriva uno spettacolo di volti gargantuesco. Ho piazzato lì la sedia e ho preso posto.

[Sbattimento veloce di alcune paia di palpebre]

Ve lo giuro, non volevo fare del male a nessuno. Volevo solo dissetare la mia curiosità, vagare da un volto all’altro come fanno le api sui fiori, che male c’è?

[Serratura che scatta]

 

 

 

 

 

Loading

7 commenti »

  1. Davvero originale, mi ? molto piaciuta questa storia che troverei molto adatta ad una rappresentazione teatrale più che cinematografica.

  2. Grazie! In effetti il palco teatrale si presterebbe bene: chissà!

  3. Bello, originale, suggestivo, ma a mio avviso manca l’ambientazione

  4. Grazie per il commento. Ne terrò conto per la prossima volta. L’idea era appunto di restare sull’evocativo anche per l’ambientazione (dove potrebbe essere uno che osserva la gente???) ma evidentemente manca qualcosa… Grazie di nuovo!

  5. wow! dopo aver letto Mary Christmas ( a proposito, anche il titolo è una bella idea!) mi sono ritrovato di nuovo pigiato fra la gente, magari osservato da questo strano peoplewatcher che non ha fatto niente di male. Però siamo sicuri che non abbia fatto niente di male? Forse ha varcato quei confini invisibili che ci fanno sentire minacciati anche solo da uno sguardo. Lei scrive molto bene, per quel che vale la mia opinione 🙂

  6. Grazie mille Sig. Ugo, la sua opinione è preziosa!

  7. Racconto interessante. Scritto molto bene, dall’inizio alla fine. Quanto mai necessaria la seconda lettura (in genere la faccio sempre). Sarò catastrofica, ma io credo che il tuo curioso protagonista faccia una brutta fine, oppure è qualcun altro che fa una brutta fine per mano di lui … è la serratura che scatta a lasciarmi perplessa, ed anche lo stesso giuramento: non volevo fare male a nessuno … mi piacerebbe saperne di più. Quando la curiosità diventa morbosa può essere pericolosa. I romani per esempio non sopportano chi glie fa le lastre in autobus o in metro. Scherzi a parte, mi è piaciuto il tuo racconto. Brava. E in bocca al lupo!

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.