Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2010 “Le quasi pie donne… crescono…” di Marcello Lazzeri

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010

Quel giorno, verso l’imbrunire, mi trovavo a passeggiare nel centro storico della mia cittadina tutto assorto nei miei mille pensieri. Fatale errore! Ma non vado ad imboccare la piazzetta adiacente ai locali parrocchiali, quelli riservati alle riunioni? Ho rischiato veramente l’incolumità , visto che stavano transitando  le cosiddette   “pie donne”  (diciamo … quasi pie donne , forse rende meglio l’idea …) ;  entravano a getto continuo con un impeto e con una velocità tali che ho dovuto farmi da parte repentinamente per non essere travolto.

Che impeto! Che veemenza! Che “vis compulsiva”!

Se la “santità” fosse direttamente proporzionale a cotale impeto, a cotale veemenza, la nostra cittadina, oltre ad essere “il paese dei balocchi”, sarebbe anche “il paese delle sante”!

Mi sono, quindi, chiesto: – Ma cosa sta succedendo? Forse nei locali parrocchiali c’è in corso l’operazione “Paradiso sicuro”… oppure la gradita presenza di un onorevole, titolare di una qualche presidenza onoraria di una delle numerosissime associazioni che pullulano nel nostro Paese …   onorevole che, magari,  sta portando avanti, con successo, l’ “Operazione Arcobaleno Parte  Seconda”, quella che prevede consistenti aiuti per i tapiri orfani dell’Amazzonia?

Comunque, incuriosito, mi sono mescolato al  movimento tumultuoso e, non notato, sono entrato anch’io nei locali. Uno spettacolo incredibile è parso davanti ai miei occhi … ipermetropi e astigmatici … Nel bel mezzo della sala c’era una signora – onorevole o pia donna capa, fa lo stesso – attorniata da un nugolo di sostenitrici e tutte insieme gridacchiavano, si sbracciavano, qualcuna rideva e piangeva allo stesso tempo, tutte intente com’erano a parlare di solidarietà umana e universale … di amicizia … di amicizia tra i popoli della Terra! E giù dai … chi, senza tenere conto delle leggi vigenti, auspicava  l’ingresso , nel Paese, di almeno un milione di africani …  meglio se neri … chi cinquecento mila asiatici … meglio se gialli, chi duecento mila  zingari,  rom o sinti fa lo stesso… chi …  chi…Quando, però, è sorto il problema di portarsene a casa qualcuno, bè, le cose sono un tantino cambiate … e io, che inopinatamente avevo  “lanciato”  l’idea, per poco non sono stato  “linciato”… (simpatico il “bisticcio” di parole, vero?)

Intanto, io,  rappresentante del “sesso forte”,  avevo osato mescolarmi con il presunto “sesso debole” e per di più  avevo osato prendere  la parola ! “ Alla faccia dell’amicizia … – ho mormorato tra i denti – prima di dimostrarsi amici del Mondo, bisognerebbe dimostrarsi amici dei concittadini, o no?”  Ma non solo, vi è stato un coro unanime di “dagli all’untore”, da fare invidia al Manzoni!

E qui mi ha salvato, oltre al mio naturale “self control”, anche quel pizzico di genialità e di furbizia che ho avuto in dono dal cielo, magari a discapito del fisico …non proprio da Marcantonio.

Ho ripreso timidamente la parola e ho azzardato:-“Veramente, io sarei qui in veste di esperto giuridico per mettervi al corrente dell’esistenza di una legge un po’ strana, diciamo una legge … all’italiana,  per commentarla, sviscerarne i contenuti e addirittura, prendendo spunto da questa, proporne una noi, scusate… voi …molto più completa e universale.  La legge  “de qua”  sarebbe  la 379 del dicembre 2000  recante  “Disposizioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana alle persone nate e già residenti nei territori appartenenti all’impero Austroungarico e ai loro discendenti”. –

Si è levata una sghignazzata generale!  “Meno male – mi sono detto – il clima si è stemperato…”

Ed io, continuando “ Fatemi finire, per favore! Non si tratta di una barzelletta, ma è una legge vera e propria, una legge in senso formale, sostanziale, e aderente ai  dettami della  Costituzione …”

Allora, ho buttato là una proposta di cui loro se ne potevano fare  portatrici (sane…si spera…), una proposta in linea con i principi di “crescita” nel loro cammino, diciamo spirituale. E poco importa se la “crescita” sarebbe stata quantitativa, più che qualitativa … Sempre di crescita si sarebbe trattato. L’idea era questa: proporre una legge similare alla 379 sugli Austroungarici, ma molto più  complessa e articolata, molto più  universale … molto più in linea con la solidarietà umana e con l’amicizia tra i popoli. Ed eccone  il contenuto: “Disposizioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana alla persone nate e già residenti nei territori appartenenti all’Impero Romano all’epoca di  Traiano e ai loro discendenti”. Proprio così! Questo è quanto! Questa si che sarebbe il massimo di tutto, dalla solidarietà all’amicizia, dalla civiltà alla globalizzazione alla modernità… alla… alla… e chi più ne ha, più ne metta! Al cospetto, la legge sugli Austroungarici  ne risulterebbe ben poca cosa…estremamente riduttiva…insomma una “giacchettata”!

D’un tratto le risa sono cessate, come per incanto, e qualcuno ha chiesto a me, di colpo divenuto apostolo delle genti , di illustrarne i contenuti, diciamo tecnico – pratici. 

“Che fortuna avere un bravo studioso del diritto in mezzo a noi!” Si è alzata una voce.

Et voilà!!! Eccovi accontentati o, meglio, accontentate.

“Come mai si dovrebbe risalire proprio fino ai tempi dell’Imperatore Traiano? Perché quando si propongono le leggi, bisognerebbe studiarsi bene  le problematiche, proprio come usano fare i nostri

 Politici … giusto? Quindi, è proprio con l’Imperatore  Ulpio Traiano che l’Impero Romano raggiunse la sua massima espansione territoriale. Quindi, una legge più completa di così … in tutti i sensi…”   Vi ho anche aggiunto alcune notizie storiche, tanto per far capire la serietà della proposta. “ In effetti, uno dei periodi migliori della lunga epoca imperiale romana, è quello in cui ha regnato la dinastia cosiddetta degli “Antonini” che va dal 96 al 192 d.C. Si sono susseguiti, nell’ ordine:  Cocceio Nerva – Ulpio Traiano – Adriano – Antonino Pio – Marco Aurelio – Commodo.”

 “ Ci sta   parlando pure del film “ Il Gladiatore..”  – ho udito una voce  compiaciuta dietro di me.

“Ma che personcina colta e intelligente!” – “Ma che bravo!” – hanno sussurrato altre voci …

Già, “ Il Gladiatore”, il film  che ha raccolto molti consensi  di critica e di pubblico appena pochi anni fa, il film  che ha mostrato , tra l’altro,  l’Imperatore Commodo in tutta la sua crudeltà e pazzia, la vera “pecora nera” della dinastia. Già, l’imperatore Commodo che, con tutta la questione, ci incastra … poco o nulla …

Comunque, come si è visto,  sotto l’imperatore Traiano (98 – 117 d.C.)  i confini dell’impero raggiunsero la massima espansione: dal Nord Africa alla Spagna, alla Britannia , all’Europa centro-orientale, sino ben oltre i fiumi Tigri ed Eufrate.  Quindi la novella legge ne risulterebbe  la più estesa  possibile e la più completa. Per rafforzare i concetti, ho provato  a  ricordare a memoria un passo del libro “Storia Romana in versi”  di  Cavaliere, e a decantarlo in mezzo alla curiosità generale:


“Ulpio Traiano iberico

d’origine lo stato

governa dividendone

le cure col Senato.

 

Guerriero formidabile,

sconfisse o tenne a freno

turme d’arditi Barbari

oltre il Danubio e il Reno.

 

Domato il re Decebalo

ed i suoi fieri Daci,

colonizzò quel popolo

di barbari predaci;

 

e, vincitor magnifico

su quel lontano fronte,

gittò sul gran Danubio

un poderoso ponte.

 

Arabia, Armenia, Colchide

in Asia conquistate,

poi le correnti supera

del Tigri e dell’Eufrate.

 

E vinti i Parti indomiti

dopo vicende varie,

guarda dal Golfo Persico

all’Indie Leggendarie.

 

Ma i vinti si sollevano

mentr’egli è in via per Roma:

Traiano come un fulmine,

torna e i ribelli doma.

 

Già sull’Eufrate l’aquile

eran di nuovo giunte,

quando egli muore, vittima

d’un morbo a Selinunte.”


 

Vedete come la proposta della novella legge non sarebbe campata in aria, ma veramente affonderebbe  le radici  su fatti storici reali, sacrosanti, epici??? Altro che l’imperetto Austroungarico!

E già mi pregustavo le scene: una conversazione tra italiane e “oriunde” al mercato del pesce in Livorno: “Io sono una cittadina italiana “iure sanguinis” e vengo dalla Caldea, ex provincia Romana dell’Asia, e tu? “ L’altra di rimando: “Io, invece, sono cittadina italiana per nascita e vengo da…Caldana, presso Venturina, provincia …di Livorno. Sai, ci sono le terme…” E, continuando con altre comari: “Io sono una femmina dei Parti, popolo fiero abitante nel territorio tra il Tigri e l’Eufrate, e tu?”. –  “Io, invece, di … parti …  ne  ho avuti quattro,  tre femmine e un maschio ma  qui vicino,  all’Ospedale Fatebenefratelli… molto poco fiero, in verità.“  E via dicendo.

Oddio, anche questa proposta di legge avrebbe importanti nodi da sciogliere.

Il primo di natura giuridica.  Si tratterebbe di scegliere fra il considerare il territorio dell’ex Impero Romano alla medesima stregua o fare delle differenziazioni tra gli appartenenti a Roma o alle “province senatorie” o alle “province senatorie divenute imperiali” o alle “province senatorie divenute autonome sotto regime imperiale” o alle “province imperiali”.. .Che guazzabuglio di province! Che rompicapo! Ma,  come in ogni idea  pur grandiosa, vi è  sempre qualche  problemetto da superare …

L’altro nodo, di natura pratica,  riguarderebbe soprattutto la”fascicolazione” dei documenti. Si sa che in Italia la Burocrazia è pignola e la fa da padrona! Ma tant’è …

Infatti se un “presunto cittadino” Assiro o Armeno, per comprovare la cittadinanza del suo bis-bis-bis-tri-tris-quadris (si potrebbe continuare  per diecine di pagine…) avolo, esibisse una scritta scolpita su un blocco di granito, già ornamento della sepoltura dell’avo medesimo, del peso di almeno 10 tonnellate???? Come si potrebbe “archiviare” il tutto? E se  il burocrate incallito pretendesse magari anche solamente una “copia autentica”? D’altra parte, che volete che vi dica, queste sono quisquiglie di fronte all’impatto sociale di una cotale legge …

E non mi si venga a dire neppure che questa  novella legge sarebbe una burla!  Perché … quella  già in vigore e che riguarda gli Austroungarici, come la definireste?

Comunque … incredibile ma vero! Le  (quasi) pie donne cittadine hanno approvato e applaudito …

Dunque … fate vobis! Ai posteri l’ardua sentenza !

Allora il sottoscritto, temendo ripensamenti e rappresaglie, se l’è svignata alla chetichella, lasciandole tutte intente nelle loro discussioni, nei loro sbracciamenti , nella loro… aria di santità, rafforzata dall’idea geniale di proporre una legge siffatta …. un vero turbine di solidarietà e di amicizia tra i popoli e pure di accoglienza …

E mentre mi allontanavo in tutta fretta, mi sono venute in mente le parole  del Sacrestano   nell’opera lirica “Tosca” di Giacomo Puccini, atto I°. Dunque, mentre  in una Chiesa della Roma del 1800,  il pittore rivoluzionario Mario Cavarodossi – tenore – canta l’aria eccelsa “Recondita Armonia/di bellezze diverse”, il sacrista – baritono – da persona semplice e superstiziosa, controcanta nel sottofondo: “Queste diverse gonne/ che fanno concorrenza alle Madonne/ mandan tanfo d’inferno…”

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