Premio Racconti nella Rete 2010 “Il duello” di Federico Toniolo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Chissà perché il gracchiare del corvo è considerato un cattivo presagio.
Sono così maestosi nel loro volo,più possenti di tutti gli altri volatili comuni.
Più che sfortuna a me danno l’idea di forza:la loro livrea nera a me non ricorda quella dei beccamorti che eseguono le sepolture ma piuttosto quella di destrieri che portano chi li cavalca ad una vittoria assicurata,ad un trionfo che appare così inevitabile che un campo di battaglia può sembrare una semplice fiera paesana.
Poi il loro verso…Sembrano ridere di noi fragili uomini,noi che per loro,visti dall’alto,vaghiamo senza alcun senso logico coperti di stracci fra quattro mura.
Noi che ci uccidiamo l’un l’altro non per fame ma per fama,non per bisogno ma solamente per leggi che né la natura né Dio ci hanno mai imposto.
E fanno bene a ridere anche di me,che sto aspettando i sei rintocchi della campana per scendere in strada,a giocarmi la vita per una donna che mi è stata imposta appunto da leggi che solo noi umani abbiamo coraggio a seguire.
Leggi di famiglie,leggi di affari,leggi di nobili ed aristocrazia.
Oh quanto avrei voluto nascere umile,farmi spazio nei bassifondi,ubriacarmi ed urlare senza vergogna alcuna,soddisfare i miei istinti pagando chi volevo e non come ora rischiando di pagare per chi non ho mai voluto.
Quanto vorrei potermi tramutare in un corvo per volare sulla casa di chi mi sta aspettando alla sesta ora e ridere di lui,delle sue illusioni d’onore e della sua pistola;sono sicuro che la sta lucidando in questo istante convinto com’è di vincere per il nome di suo padre e del padre di suo padre.
Il sole sorge,manca poco.
Detesto ciò che sto per fare. Forse detesto tutto ciò che ho fatto finora ma ho troppa paura di ammettere a me stesso di aver sprecato la vita che a questo punto cerco di farmene una ragione.
Certo,sposandola avrei diritto alle sue fertili terre,avrei accesso ad ogni sua dimora,potrei scegliere tra ogni cavallo delle sue scuderie e,non ultimo,per la mia famiglia con un titolo ma ormai senza beni sarebbe una vitale resurrezione nell’ambiente nobiliare e ridarei lustro a quello stemma ormai cadente che capeggia sulla nostra casa natia.
Devo darmene un senso nonostante non mi sia mai piaciuto sparare e,com’è noto ai miei compagni durante le battute di caccia al cervo,non abbia mai avuto una buona mira.
Proprio per questo prima che alla pistola ed al vestito ho pensato solo a mettermi al collo un crocefisso,per poterlo stringere forte fra le tremanti mani una volta che sentirò la mia carne squarciarsi e sgorgare lo stesso sangue che ora scorre a fatica in queste vene ingrossate dall’ansia.
Pregherò affinché la mia anima trovi il suo posto nel cielo; infatti sono sicuro che domattina in questo stesso cielo riderò sulla testa di chi ora si appresta a uccidermi e di chi lo sposerà.
Riderò di tutti voi mentre volerò sulle vostre misere figure spiegando al vento le mie grandi ali nere.