Premio Racconti nella Rete 2019 “Calma apparente” di Monica Menzogni
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019Sentii bussare timidamente alla porta, o forse stavo solo sognando. Avevo nella testa un ronzio d’api, la bocca impastata di una notte di whisky e sigari e l’aria era pesante e spessa come la cortina di fumo che aleggiava sopra la mia scrivania sulla quale campeggiava un posacenere ricolmo e un bicchiere inesorabilmente vuoto.
Mi resi conto che doveva essere giorno da qualche ora vedendo la luce che proveniva di taglio, insolente, dagli scuri socchiusi della finestra. Dalla porta a vetri smerigliati del mio ufficio, si intravedeva l’ombra di una donna. Una figuretta esile, delicata come il suo lieve bussare. Avrei giurato che indossasse guanti in pelle orlati di pelliccia e un cappellino in feltro all’ultima moda. “Ma che diavolo ci fa una così da queste parti?”. Poi la mia curiosità ebbe la meglio. Sollevai il capo dalla scrivania e mi resi conto di avere ancora il cappello in testa. “Jack, dai rispondi .. non vuoi proprio vedere il bel visino d’angelo che sta bussando alla tua porta? Forse sei in paradiso e non te ne sei accorto” Così, cercai di tirare fuori la miglior voce che potessi, facendo, nel contempo, letteralmente volare il cappello dritto dritto sull’attaccapanni che si trovava in fondo alla stanza.. “centro!” Se avessi dato retta a mio padre forse sarei stato una star del baseball e non un detective squattrinato di periferia. “Avanti, entri e’ aperto”.
Viso d’angelo entro’ e i miei sensi sopiti furono investiti da un’ondata di profumo intenso e fiorito che mescolato all’aria viziata della mia stanza costituiva una miscela nauseabonda. Forse dovevo vomitare. Ma la visione era così delicata nell’insieme che mi parve di avere davanti un angelo caduto a terra pronto a salvarmi.
“Buongiorno, e’ lei il detective Jack Fontaine?”
L’angelo era anche migliore di come lo avessi immaginato, e davvero indossava guanti in pelle bordati di visone e un delizioso cappellino dal quale spuntavano riccioli color cioccolata.
“Sono io, signorina?…”
“Jennifer, Jennifer Windfield, e ho urgente bisogno del suo aiuto”.
“Signorina, perdoni il mio ardire, ma cosa ci fa una come lei nei bassifondi di New York? E come posso esserle d’aiuto?” Jennifer, o Jenny visto che nei miei pensieri appannati avevo già fatto dei progressi con quella dolcissima bambola, non si scompose neppure un istante e rispose lapidaria: “Ho appena uccciso mio marito e sono certa che lei può togliermi dai guai”.
Deglutii, e ostentando la stessa freddezza, le dissi: “Non vedo come potrei, io li cerco gli assassini, non lavoro a giochi già conclusi…” e le strizzai l’occhio in modo confidenziale. A quel punto la signorina Windfield, estrasse dalla borsetta di pitone che pendeva elegantemente dal suo esile polso, l’argomento migliore che potessi conoscere: una sostanziosa, profumata e frusciante mazzetta di verdoni. “Questi per le prime spese ..”
“Sarà un’indagine piuttosto costosa, rincarai, e lei mi dovrà dire tutto, tutto. E’ disposta a farlo? Guardi, che non deve tralasciare alcun dettaglio se vuole che riusciamo a insinuare un ragionevole dubbio in qualsiasi giuria”. Jenny mi guardò con occhi supplicanti ed io, duro dal cuore tenero, mi sciolsi come neve al sole.
“E sia! – non dobbiamo perdere tempo. Si sieda e mi racconti tutto, poi stabiliremo il da farsi”.
La voce usciva tremula da quelle labbra di pesca e gli occhi da cerbiatta parevano verdi laghi di montagna, umidi e languidi quel tanto da farmi innamorare all’istante. “Quel debosciato di mio marito ha avuto quel che si meritava, non sono pentita di quello che ho fatto, se e’ questo che voleva chiedermi”.
“Dove si trova… mmh ..insomma il corpo, mi ha capito…” – chiesi cercando di essere il più delicato possibile temendo che da un minuto all’altro la mia piccola Jenny fosse preda di un attacco isterico. Tutta quella calma apparente mi metteva ansia.
“Si trova ancora in casa. E’ steso sul letto, pare che dorma come un bambino”.
“Come e’ avvenuto il fatto? E’ sicura che sia morto?” – la incalzai.
“Sicurissima non tema. Ho addizionato il suo wishy con una robusta dose di digitale, mia suocera ne faceva uso ed e’ morta qualche mese fa . Ne ho conservato un po’ di nascosto. Sapevo che era un farmaco potente e che prima o poi mi sarebbe tornato utile”.
Quella gattina aveva le unghie affilate… chi l’avrebbe detto. Assorbii il colpo, e proseguii con le domande. “Avete del personale di servizio?”
“Naturalmente: la signora Halley e’ la nostra governante, poi c’è Fred, il giardiniere e infine Fernand, un cuoco che facciamo venire saltuariamente quando invitiamo a cena i nostri amici”.
“Quindi sarà la signora Halley a scoprire il cadavere..”- riflettei al alta voce.
“No, oggi la signora Halley si trova da sua nipote che ha appena avuto un bambino. Abbiamo dovuto concederle un paio di giorni di ferie”
“E lei? Ha figli?”
“No, mio marito – cioè il mio defunto marito, non ne voleva sentir neppure parlare. Almeno così credevo. Quel bastardo non ne voleva da me.. ma l’ho capito solo qualche mese fa”.
“Cosa intende dire?”
“Un giorno sono rientrata prima dal parrucchiere e ho visto l’auto di Carl, mio marito, fuori nel vialetto. Doveva essere arrivato da poco, il motore era ancora caldo. Quando sono entrata ho sentito che era nel suo studio che stava parlando al telefono, era molto agitato”. Mi sono avvicinata alla porta che era chiusa e ho origliato.. Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Carl stava parlando con una certa Emily e la pregava di non abortire!!” I verdi laghi di montagna si riempirono di lacrime.. e io non potetti resistere dal cercare le sue mani. I guanti celavano dita affusolate e una perfetta manicure. Poi, singhiozzando – riprese: “Oh Jack, se sapesse quante volte lo avevo supplicato di darmi un figlio! Ma lui no! avrebbe preferito divorziare! E ora era lì, a supplicare che quella maledetta non abortisse il suo bastardo!”
“Capisco.. “ – dissi laconicamente. “E così ha deciso di fargliela pagare”
“Già , lei non avrebbe fatto lo stesso al mio posto? “
“Non parliamo di me. Ora dobbiamo rimanere lucidi e stabilire il da farsi. Prima di tutto dobbiamo fare sparire il corpo. Mi ha detto che la signora Halley tornerà domani vero?”
“Si, domani sera. Carl avrebbe dovuto andare a prenderla alla stazione alle 20,00”
“E, il giardiniere? “
“Fred? Lui viene il giovedì e il sabato pomeriggio”
“Ottimo, abbiamo tutto il tempo di far sparire il corpo. Lei preparerà una valigia con tutte le sue cose. Mi raccomando non dimentichi il necessaire con pennello e lamette. Deve dire che Carl e’ partito improvvisamente per un viaggio di lavoro. O almeno così le ha fatto credere. D’accordo?”
“Io penserò al cadavere. Avete una serra in giardino? “
“Si, naturalmente, per proteggere le piante in inverno”
“Eccellente! Lo avvolgeremo in un sacco e lo seppelliremo li, sotto i vasi . Nessuno se ne accorgerà. Neppure il vecchio Fred”.
E così, nel giro di un’ora mi ritrovai ad essere complice di un’omicidio e scoprire che oltre ad un talento sportivo, avevo un talento criminale. Compiere tutte quelle operazioni non fu semplice. La villetta era proprio come me l’ero immaginata. Un ambiente elegante e pulito, arredi in legno di squisita fattura. Lampade in stile liberty una opulenza di facciata, ma un dettaglio mi colpì. Nella concitazione del momento, non realizzai subito. Mi sarei reso conto più tardi di quanto fosse fondamentale quel dettaglio. In quella casa non c’erano fotografie, ne’ ritratti. Solo dipinti, discutibili croste a mio gusto.
La camera si trovava al piano superiore, con la porta vicina alle scale. L’uomo in effetti pareva addormentato. Solo un rivolo di bava che fuorusciva dalla bocca in maniera sinistra, faceva temere il peggio. La morte era sopraggiunta da un paio d’ore e sapevo che presto il rigor mortis avrebbe reso la mia impresa irrealizzabile. Predisposi un grande lenzuolo al lato del letto e ci feci rotolare il corpo, quindi lo avvolsi strettamente e lo feci scivolare a terra. Poi lo feci letteralmente rotolare giù dalle scale. Jennifer intanto, fredda come una lama, preparava la valigia per quel viaggio senza ritorno.
Il giardino era ampio e all’interno c’era un vialetto in pietra . Utilizzai la carriola del giardiniere per caricare il cadavere e trasportarlo nella serra. La mia forza fisica fu determinante per scavare una profonda buca dove deporre quei resti. Infine ricoprii tutto di terra e rimisi al loro posto i grandi vasi che avevo spostato.
Quando rientrai in casa trovai Jenny viso d’angelo ad aspettarmi. Ma non era sola.. Un uomo elegantemente vestito, era al suo fianco e mi guardava con aria di scherno. “Carl, ti presento Jack. Senza di lui non avremmo mai potuto sperare di incassare la tua polizza sulla vita” .
Fu un attimo. Un lampo mi attraverso’ il cervello, una stilettata dritta al mio orgoglio. Cazzo! Mi aveva fregato la troietta. Carl era vivo ed io ero nei guai… Non c’erano foto in quella casa e io non potevo certo immaginare che il defunto che avevo appena seppellito non era il padrone di casa, ma il suo socio in affari.
La luce abbandonò i miei occhi e con un balzo saltai addosso a quella femmina. Le mie mani strinsero il suo esile collo di giraffa, forte sempre più forte fino a quando il suo sguardo di cerbiatta rimase fisso in un eterno sguardo vuoto… Carl aveva osservato in silenzio la scena e il suo trionfo. In un sol colpo si era liberato di una moglie avida e di un socio scomodo.
Con calma, prese la valigia che Jenny aveva preparato per il suo lungo viaggio senza ritorno. Apri’ la porta e lentamente si avviò all’uscita mentre, in lontananza, sentivo urlare le sirene della polizia.
Ritmo incalzante e freddo come deve essere un “noir, finale a sorpresa, anche questo essenziale in questo genere. Veramente straordinarie, però, quelle pennellate di poesia che, come carezze, catturano il lettore e rendono il racconto particolarmente godibile. Complimenti, Monica!
Molto carino e ben scritto. Un giallo alla Hitchcock in forma di racconto breve. Non è facile sintetizzare un thriller in poche righe. Complimenti.
Splendido giallo in miniatura! Complimenti anche per l’ambientazione!
Ringrazio tantissimo Danilo, Antonio Falco e Antonio Barone per aver letto , apprezzato e commentato
Informazioni ben dosate e calate all’interno di una narrazione dal ritmo preciso e scandito. La lettura è piacevolissima.
Grazie Alessandro, lieta di non averti annoiato!
Ho apprezzato questo piccolo thriller, essenziale, ben organizzato e piacevole da leggere con finale dalla doppia sorpresa. Brava Monica.
Grazie Pasqualina del tuo gentile commento
Ho letto il racconto tutto d’un fiato, curiosa di conoscere l’epilogo. Ebbene, mi ha sorpreso addirittura con un doppio colpo di scena. Brava Monica.
Una storia molto coinvolgente e ben scritta con finale a sorpresa. Brava!
Grazie di cuore Luisa Rosa e Claudia per le vostre belle parole di apprezzamento
Sfortunata femme fatale la sua Jennifer mentre Fontaine per me ha le sembianze di un giovane Sinatra o ancora meglio di un Mitchum ( sono riferimenti un po’ datati, ma l’anagrafe ha il suo peso!). All’inizio la storia ricalca così fedelmente gli stereotipi del genere da far pensare a una parodia – nel senso buono – poi però questa mini black comedy dispiega tutto il suo fascino perverso, lo stesso che a volte sa avere l’intelligenza quando è piegata al male… et voilà la conclusione arriva ironica e amara. Si, ce la vedo proprio la smorfia della bocca di Robert Mitchum. Complimenti!
Atmosfera da giallo classico e precisa presentazione dei personaggi che si avvale di una scrittura fluida e sofisticata. Ho immaginato una ambientazione a meta’ 900.
Godibile sorprendente, brava!
Racconto avvincente. Ottima la capacità di sistetizzare una trama da romanzo giallo in poche righe. Complimenti.
Mi hai stimolato con l’incipit, accolto nella tua prosa scorrevole, avvinto con una trama ben congegnata, doppiamente sorpreso nel finale.
Bravissima.
Complimenti! Il finale mi è piaciuto molto. Mi aspettavo che lei mentisse, ma non avrei mai immaginato la vittoria finale del “defunto” marito. Davvero brava.
Quando hai finito tutti i bei gialli che hai a casa cosa fai? Te ne scrivi uno! Sembra facile! Il tono brillante del narratore mi ha fatto pensare ad Archie Goodwin, l’aiutante di Nero Wolf
Mi hai ricordato le storie di Jack Ritchie. Brava.
Un ringraziamento collettivo a Ugo, Andrea, Linda, Piermario, Roberto, Valeria, Magda e Luca. Veramente grazie di cuore a ciascuno di voi per aver dedicato tempo alla lettura e per le vostre belle parole di commento. E’ davvero bello condividere con tutti voi la passione per la scrittura.
Brava Monica! Hai creato suspance dall’inizio alla fine! Mi è piaciuto tantissimo, a quando il libro?? Pensaci..;)
In risposta a Valentina Maurizi
Grazie Valentina! Addirittura il libro… troppa grazia.
Bel giallo che incuriosisce il lettore. Non so perché, ma scena nell’ufficio del detective mi ha ricordato un pezzo di “Chi ha incastrato Roger Rabbit”. Mi è piaciuta molto la narrazione e la storia.
In risposta a Elisabetta Grignani
Grazie di aver letto e commentato. In effetti hai colto proprio la mia intenzione che era quella di scrivere una sorta di “caricatura” del noir vecchio stile. Una sorta di fumettone un po’ vintage.
Molti auguri, Monica! Sono davvero felice che tu abbia vinto. Magari ci si vede a Lucca!
Arrivo in ritardo per farti i miei più vivi complimenti. Atmosfera noir retro’ perfetta e capovolgimenti di fronte in due parole. Carinissimo.
Ah, sei tu l’Aura bi?..pensavo fossi Gloria Swanson nel Viale del tramonto, non so mi è sembrato intravedere William Hokden annegato in piscina: sono frastornata e mi sento in bianco e nero , ah, sto’ Jack, che gonzo ! Ben gli sta.
Monica,
intanto ti devo delle scuse per due motivi:
1) a causa del tuo “nome d’arte”, mica mi ero accorto di averti tra i contatti Facebook :-);
2) arrivo terribilmente in ritardo a fare i complimenti ad una mia concittadina per la vittoria di Racconti nella Rete!
E vittoria meritatissima, mi permetto di aggiungere.
Come avrai capito, i miei gusti letterari tendono vistosamente verso il noir ed il tuo tra i noir è un piccolo capolavoro.
Tutti gli elementi sono equilibrati, connessi, dipendenti, astutamente miscelati per offrire una tensione narrativa tagliente come un rasoio, particolare che in questo genere di racconti finisce sempre per fare la differenza e per distinguere un’opera riuscita da una passabile.
Oltre alla prosa sciolta e adattissima al contesto, alla trama ed alla tua grande capacità di svelare gli indizi cautamente, via via che la storia si srotola, ho apprezzato tantissimo i personaggi, su tutti il detective: caustico, essenziale, dannato quel tanto che serve, dalla psicologia complessa; perfetta, poi, la sua tana di ufficio, descritta con termini taglienti che conferiscono al lavoro un’atmosfera scura, vivida e fortemente evocativa.
Mi hai ricordato “Miami Blues” di Charles Willeford.
Davvero, ma davvero bravissima. Sono un tuo fan!
Grazie Laura! Mi spiace non averti incontrata a Firenze. Eppure avevi detto che saresti venuta… Vabbè avremo senz’altro altre occasioni, ne sono certa.
Rispondo a Lorenzo Garzarelli.
Caro concittadino e amico di “penna”. Ti ringrazio infinitamente delle tue splendide parole di apprezzámento che vanno ben oltre i miei meriti. Un abbraccio (sempre rispettando la giusta distanza… sigh!)
Che meraviglia…le tue descrizioni sono fotografie!!!!…ho vissuto il racconto, le atmosfere!!!! Bravissima!!!!
Grazie di cuore per il passaggio e l’apprezzamento,