Premio Racconti nella Rete 2019 “Coriandoli” di Silvia Bove
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019Con oggi sono undici mesi che la sento… Mi chiamo Fantasia, ma tutti mi chiamano Fanta, ho dieci anni e con oggi sono undici mesi che sento una Voce schifosa come il minestrone di mia mamma.
La Voce mi accompagna ovunque e a scuola, in classe, non mi permette di ascoltare la maestra Emilia:
e siediti e alzati e siediti e rialzati e come sarebbe la tua vita senza i tuoi genitori e perché si vede a colori e non in bianco e nero? Alzati e corri via da quest’aula, corri e non ti fermare. Allora io prendo a correre, i bidelli mi corrono dietro anche loro e tutti quanti ci provano a galoppare verso di me, ma io li schivo tutti. Mi pulsano i piedi e le mani. Sono fuoco che vola tra la gente. Sono fuoco e neve allo stesso tempo. Scivolo giù per le strade familiari del mio quartiere. Accarezzo gli alberi e poi gli do un calcio e ancora un altro, come ho fatto l’altro ieri con il mio povero nonno. Gli ho dato un calcio davanti l’ascensore. Coriandoli.
Trasformo tutto in coriandoli e così mi spengo, niente più fuoco, niente più neve.
Il giorno dopo dal preside. Lo vedo ma non riesco a sentire una parola di quello che dice ai miei: è grasso e brutto e ha sempre i baffi da caffè. Anzi no, da cappuccino. Il suo naso precede la sua fisionomia. Ha la lingua verde. Deve aver mangiato una di quelle caramelle che gli offre sempre Aldo il bidello del secondo piano. Vedo i menti dei miei inclinarsi verso il petto e le bocche e gli occhi farsi piccoli piccoli. Mio padre urla qualcosa. Mia madre lo guarda, ma questa volta attraverso gli occhiali. Le scendono lacrime sconosciute. Mia mamma non piange mai. Il palmo della mano di papà sfiora la manica della giacca del preside e questo è tutto. Tutto perché la Voce torna spavalda a urlare nelle mie orecchie, è un omino dalla voce potente che nessuno, nemmeno io, può vedere. Questa volta mi invita a spaccare tutto, buttare dalla finestra il computer, la testa di cavallo in argento, le penne, le gomme da masticare, la pila di fogli… Tutto dalla finestra, compreso il preside. Ma come sollevare il preside?
Riesco solo a gettare all’aria qualche foglio che cade subito a terra. Coriandoli. Ora vi faccio vedere io chi comanda, dice la Voce. Le mani rugose del preside. Gli occhiali di mia madre. Il profilo distorto di mio padre. Ancora coriandoli. Tutto svanisce in un cerchio opaco che m’invita al silenzio. Mi capita spesso di diventare sorda. Non ve lo auguro. Però è divertente: vedi cose che non vedresti altrimenti, dettagli inaspettati. Come la minuscola macchia di sangue sul colletto bianco del preside (ha un graffietto proprio sopra il pomo d’Adamo); il neo sulla folta sopracciglia destra della sua segretaria; le ripiegature degli infissi della finestra.
Tornati a casa, mi metto a suonare il mio flautino di resina e la Voce e sparisce. Ma le voci squillanti dei miei, quelle non se ne vanno: alzano il volume. E che urlassero! Io suono, e suono più forte di loro!
La musica ha il potere di svegliarti dal sonno della Voce, dalla cecità del suo ambiguo timbro vocale.
Di sicuro è stonata, la Voce. Non le piace per niente il mio “ Inno alla gioia”.
D’un tratto sono costretta a fermarmi. Starnutisco e poi dell’acqua salata scivola sulle mie guance.
Piango come mia madre, in silenzio. Ma continuo a suonare la stessa melodia fin quando non diviene perfetta. Come mai, mi domando, apprezziamo la bellezza di una canzone o di una poesia? Che cosa rende bello Chopin? (Mamma me lo fa sempre ascoltare, quando giochiamo a scacchi la sera)
Perché riconosciamo nella bellezza un filo di nostalgia? E perché mia madre si è chiusa a chiave in camera?
Domande incompiute, qui dentro alla mia stanza mi stendo sul pavimento stracolmo di coriandoli.Ed è quasi la pace con la luna piena che mi fissa inerme e piena e disarmata.
Commovente ed estremamente catartico, almeno per me. Bellissimo racconto. Perfetto nel tenere in piedi la suspense ed estremamente figurativo. 10 e lode
Racconto tenero e irruento come questa bambina che cambia da fuoco a neve in un momento. Il ritmo e lo stile seguono perfettamente accelerazioni e soste. Leggerlo è come un viaggio in cui si prendono calci e carezze, e il personaggio rimane attaccato a chi legge come i suoi coriandoli. Molto bello!
Ciao Silvia, ho letto entrambi i tuoi racconti. Belli, molto belli entrambi.Hai una scrittura solida decisa e straordinariamente evocativa. le storie sono originali per il punto di vista intimistico.L’uso dei dialoghi in “Anna ” è molto abile e fluido. “Coriandoli” è fantastico, forte e semplice definito nella parola e nelle immagini con straordinaria maestria.
complimenti sinceri.
Un racconto potente, magistralmente scritto. So che le chiavi di lettura possono essere le più diverse, ma per me ora, quella che più mi preme dentro è che siamo noi, tutti noi, quella bambina. La grandezza di questo racconto consiste (anche) nel riuscire a suscitare in chi legge quel senso di empatia che spesso soffochiamo nei confronti di chi è portatore di problematiche che non riesce a controllare, ma da esse viene condizionato. Quella voce l’abbiamo sentita tutti, non tutti riescono a domarla. Mi fermo, sto diventando troppo prolisso. Bellissima la chiusura con la luna inerme e piena e disarmata. Complimenti, Silvia!
Veramente originale questo racconto scritto , scritto con un efficacissimo ritmo narrativo. Molto brava davvero. Complimenti
Un’emozione incalzante, dai toni leggermente surreali, che un po’ si fa capire un po’ resta misteriosa come chiedendo una seconda lettura. Ma la Fantasia è proprio così! Complimenti, bellissimo racconto!
Potente, scorrevole, evocativo. Faccio mie le parole degli altri. Molto bello.
Bellissimo, mi era sfuggito. Contenta di essere venuta a leggerlo. Complimenti Silvia
Ciao Silvia! Grazie. Ti ho conosciuta oggi e rivedo nel tuo racconto la tua sofferenza e il tuo sorriso. Non sapevamo se eri brava a scrivere…dopo aver letto il tuo racconto io ho scoperto che sei brava…Sei molto brava secondo me, perché riesci a trovare le parole per descrivere le emozioni, perché mi hai trascinato dentro questo racconto e ne sono rimasta affascinata, perché ho riso e mi sono commossa tra una riga e l’altra. Grazie