Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “La leggenda del lago incantato di Vagli Sotto” di Anna Maria Fabrizi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

Questa storia ebbe inizio un giorno

Di un tempo molto lontano………

Un bel giorno di primavera in un paese di montagna di nome Vagli Sotto, piccolo borgo vicino ad un grande lago artificiale.

Il sole cominciava a far sentire il suo tepore e la campagna si risvegliava; nei prati spuntavano i primi crochi, le primule e le candide giunchiglie e l’erba cominciava a germogliare, era stato un inverno molto rigido e la neve era scesa abbondantemente, tanto che gli animali selvatici avevano faticato per trovare qualcosa da mangiare.

Era accaduto che le volpi spesso si erano avvicinate alle case anche di giorno nella speranza di trovare qualcosa tra la spazzatura o erano entrate nei pollai per arraffare qualche pollo, con lo sgomento dei proprietari.

Gli uccellini sopravvissuti si ritenevano fortunati e cinguettavano allegramente.

Anche nel lago costruito dall’uomo per produrre energia elettrica qualcosa era successo, i piccoli ruscelli che lo alimentavano erano sempre più freddi perché scendevano dalle Alpi Apuane proprio sopra al paese il monte Tambura il più alto di tutti era ancora imbiancato di neve.

Quell’inverno si poté vedere sul pelo dell’acqua uno strato di ghiaccio, era la prima volta che ciò accadeva, dovete sapere che siamo in alta montagna e questo non è un lago qualsiasi, ma è il solo ed unico che nasconde sul suo fondo un intero paese, che si chiamava Fabbriche completo di chiesetta e campanile con tanto di campana, gli abitanti del posto dicono che a volte sentono i suoi rintocchi come se richiamasse i fedeli c’è anche il cimitero, le strade e i ponticelli, una volta c’era la vita tutto intorno e gli abitanti per la maggior parte contadini lavoravano tranquillamente il loro pezzo di terra i campi erano tutti arati o seminati e ogni famiglia aveva il suo orticello, c’era anche una piccola fabbrica dove lavoravano il ferro, da questa l’origine del nome del paese “ Fabbriche”.

Accanto al piccolo borgo scorreva tranquillo un piccolo fiumiciattolo il suo nome era Edron, non era che un rio di montagna, ma uno di quelli che avrebbero dato vita al più grande lago artificiale d’Italia.

Negli anni 50 l’Italia stava piano, piano uscendo dalla miseria che crea la guerra, il popolo aveva bisogno di illuminare le case, le industrie erano in espansione perciò c’era bisogno di produrre molta energia elettrica, ma non c’era la possibilità di avere tutta quella di cui la Nazione aveva bisogno, il solo modo per risolvere il problema era costruire laghi artificiali per sfruttare la forza dell’acqua in essi contenuta, con meccanismi complessi quali turbine, centrali ed altro e produrre l’energia elettrica necessaria.

Fu deciso che anche la Garfagnana avrebbe dovuto avere la corrente nelle case, fino ad allora il sistema di illuminazione era con lampade ad olio o altro.

Decisero di costruire il lago artificiale nell’alta Garfagnana, dopo molti studi tra le varie possibilità, fu scelta proprio la valle dove era posto il paese di Fabbriche, per la posizione e le caratteristiche idrogeologiche.

Gli abitanti del piccolo borgo furono trasferiti in un altro paese, chiamatoVagli Sotto, posto sul piccolo colle che formava una specie di penisola appena sopra alla grande gola dove sarebbe nato il grande lago artificiale.

A niente valsero le proteste degli abitanti di Fabbriche con la morte nel cuore dovettero lasciare le loro case con lo strazio di sapere che sarebbero state riempite d’acqua, ma non sapevano che anche il paese era molto attaccato ai suoi abitanti ed avrebbe fatto in modo che le case non si sarebbero distrutte, ma avrebbero continuato a vivere per fare felici gli uomini che le avevano abitate.

Ci vollero alcuni anni per terminare la costruzione della diga e furono molte le persone che si impegnarono per portare a termine l’opera, quando arrivò il giorno che la valle sarebbe stata riempita d’acqua gli abitanti erano tutti lì, avevano lasciato il loro lavoro per dire addio a tutto ciò che gli era stato caro, il loro cuore era pieno di tristezza i loro ricordi venivano ricoperti d’acqua, molti piangevano disperati, l’invaso era molto grande e l’acqua ci mise alcuni giorni per ricoprire tutto allungando le sofferenze dei paesani.

Con il passare del tempo il lago fu popolato di pesci, trote iridee, trote fario, carpe, anguille, tinche e altri tipi di pesci, i quali si ambientarono molto bene moltiplicandosi.

L’accesso al lago non era molto facile, perciò i pescatori non potevano scendere sulla sua riva per pescare, per questo motivo, molti pesci hanno vissuto e vivono ancora qui tranquillamente..

La vita intorno al lago scorreva tranquilla e le stagioni passavano, gli abitanti del paese erano riusciti ad accettare le nuove abitazioni, molto più comode e calde di quelle che gli erano state tolte.

Anche nella comunità dei pesci del lago se pur tra molti problemi la vita scorreva abbastanza tranquilla.

Fino all’anno che venne il primo bruttissimo inverno, uno tra i più freddi che il pesce più vecchio ricordi.

Gli abitanti del lago erano preoccupati e non sapevano come difendersi dalla morsa del grande gelo, un giorno i pesci più anziani decisero di fare una riunione per trovare una soluzione al problema, scelsero come punto di ritrovo la grande insenatura sotto al paese proprio sotto la chiesetta, dovete sapere che è lì che i piccoli viottoli che portavano al paese s’incrociavano, erano piccoli perché a quel tempo non c’erano le automobili, perciò bastavano questi sentieri per camminare a piedi

anche quel giorno di primavera inoltrata i pesci erano giunti con molto anticipo sul posto prescelto.

Il primo a parlare fu il grande vecchio trota reale, era una tra le prime trote che avevano messo le pinne nello specchio d’acqua diventate ormai bianche per l’età e lo sforzo di nuotare in continuazione, era un pesce intelligentissimo, nessun pescatore lo aveva mai preso all’amo, due volte la settimana faceva lezioni ai più piccoli per insegnargli come sfuggire alle esche che i pescatori erano soliti tirare per pescare, i suoi occhi cominciavano a vedere sempre meno, era stato eletto re del lago per la sua saggezza, la sua dimora era nel punto più impervio ma tranquillo del lago.

Il re iniziò a parlare dicendo “ Amici pesci, l’inverno si fa ogni anno sempre più freddo poi quando arriva la bella stagione non riesce a riscaldare l’acqua perché siamo in alta montagna ed il sole non ha molto calore, perciò il lago anche nel periodo caldo non raggiunge più la temperatura di una volta, dobbiamo trovare una soluzione altrimenti un altro inverno così non lo potremo superare”.

Un vecchio pesce gatto con dei baffoni bianchi disse con una vocina tremante

“ Ha ragione io non ho mai avuto paura dei pescatori, ma del freddo polare come questo si non so

più dove trovare un posto temperato, ho paura che non vivrò molto a lungo se vado avanti così”.

Ci fu un gran vociare e tutti dicevano la sua.

Una vecchia carpa, con la schiena scorticata per l’età e le botte contro le pietre del lago (anche lei come il Re era stata tra i primi pesci che furono portati lì perciò conosceva ogni angolo del lago e tutti i suoi abitanti) in dialetto disse

“ Raga’ se un’ s’ piia’ rimedi’ muriren tutti d’ fredd’”, voleva dire “ Ragazzi, se non si prende rimedio moriremo tutti di freddo”

Dovete sapere che anche i pesci tra di loro parlano il dialetto del posto dove si trovano tranne che se devono parlare con altri pesci più istruiti, allora si sforzano di parlare bene la lingua madre, in questo caso l’Italiano, il vecchio carpa invece non aveva studiato e non voleva saperne di parlare bene, diceva che tanto lo avrebbero capito lo stesso e che lui non si sarebbe mai mosso da lì.

Dal folto gruppo si levò una voce flebile.

Un piccolo pesce tinca disse: “Ho sentito che gli uomini hanno il loro Dio per pregare quando un problema è grosso e non riescono a risolverlo, noi non lo abbiamo il nostro Dio “?

Il vecchio pesce gatto rispose

“ io so che il Dio degli uomini è anche il Dio degli animali, anche se non lo conosciamo perché non lo abbiamo mai cercato potremmo farlo ora, il problema è che non sappiamo come fare per parlarci dovremmo guardare gli uomini per scoprirlo”.

Il piccolo pesce tinca disse

“ se voi mi concedete il vostro permesso io mi potrei documentare”

Il vecchio carpa disse ancora in dialetto

“un sara’ pericolos’ mandà un mastorchi’ d’ tinca a spia’‘i omi ?

Che tradotto vuol dire( non sarà pericoloso, mandare un giovane di tinca, a spiare gli uomini?)

I vecchi del lago affermarono che era una cosa che andava fatta per il bene di tutti gli abitanti del lago, perciò incaricarono la piccola tinca di spiare gli uomini naturalmente prestando attenzione a dove metteva le sue pinne.

concordarono il nuovo appuntamento tra un mese allo stesso posto.

Intanto la primavera passava tranquilla, il sole caldo si specchiava nel grande lago ed i pesci continuavano a crescere e a moltiplicarsi, dai vari torrentelli scendevano a valle altri pesci in cerca di un po di caldo ed anche loro si lamentavano che non c’era più il tempo di una volta quando in primavera il sole riusciva a stemperare l’aria, quando in estate il sole era veramente caldo e riusciva a scaldare l’acqua del lago, tutti erano concordi nel dire

“ Erano bei tempi quelli ”

Finalmente dopo un mese venne il giorno tanto atteso, i pesci si ritrovarono tutti alla grande insenatura tra loro anche il piccolo tinca che ora tanto piccolo non era più, in un mese era cresciuto ed aveva messo su famiglia.

La curiosità di sapere le cose era tanta e appena il Re trota arrivò la comunità dei pesci si fermò, tutti si zittirono per ascoltare cosa avrebbe detto il vecchio Re, il quale avvicinandosi al giovane tinca gli diede come fanno i pesci, un colpo di coda per salutarsi poi parlò chiedendogli cosa aveva imparato dagli uomini.

Il giovane tinca ora che aveva una bella voce da pesce adulto, rispose al vecchio Re dicendo

“dovete sapere che gli uomini hanno proprio qui sul poggio sopra di noi una piccola casa che loro chiamano chiesa dove si radunano ogni tanto, più che altro la domenica per pregare il loro Dio, a volte fanno una festa e portano fuori dalla chiesa una croce quello dovrebbe essere il loro Dio mi ha detto un passerotto che spesso li sente cantare in quella chiesa chiedendo aiuto al Signore, così lo chiamano, la sua casa è il cielo dicono nelle loro canzoni”.

Il vecchio pesce gatto scuotendo i lunghi baffi bianchi prese la parola dicendo,

“ se il loro è anche il nostro Dio allora possiamo pregarlo anche noi, non possiamo cantare ma se è così buono accetterà la nostra preghiera nel silenzio, speriamo che possa vederci lassù dov’è visto che il cielo è molto, molto lontano da noi”

Un’anguilla lunga nera e molto colta che aveva studiato su nel fosso in cima al poggio, distesa sulla rena disse

“ gli uomini portano in processione la croce, noi come facciamo non ne abbiamo!”

Il vecchio pesce gatto dall’alto guardò la moltitudine di pesci che si era radunata sul crocicchio e come folgorato esclamò “ noi abbiamo la possibilità di fare una croce naturale con i nostri corpi semplicemente seguendo le strade che formano questo incrocio, possiamo provare”

Il pesce gatto disse “ poi come faremo a sapere che lui ha esaudito la nostra richiesta?”

“Come faremo a ringraziarlo se mai lo farà?”

Il vecchio Re disse “ lui in qualche modo ci farà sapere che ha esaudire la nostra richiesta”.

“Noi lo ringrazieremo così, per tre giorni formeremo la croce ed ogni anno torneremo qui e lo rifaremo”

I pesci si misero in movimento seguendo le indicazioni che i vecchi davano loro “ un po’ più a sinistra, no, a destra grazie….”

Poi finalmente il vecchio trota disse “ stoooop !”

La croce era stata formata, tutti pensavano in silenzio,

“speriamo che il nostro Dio sia bravo e ci voglia aiutare”

il vecchio Re disse

” ora dovremmo pensare tutti che abbiamo bisogno di aiuto, che chiediamo un inverno meno rigido ed un’estate calda, tutti i pesci pensarono a ciò che aveva detto il vecchio Re.

Intanto in paradiso Dio che è attento a tutti e tutto vede di certo non gli mancò di vedere ciò che stava accadendo nel lago.

Quando i pesci furono tutti in posizione e la croce fu fatta, per fargli capire che li aveva sentiti ed avrebbe esaudito i loro desideri, inviò loro un raggio di luce così forte che suscitò lo stupore dei pesci, che si videro illuminare di una luce intensa e calda, anche alcuni uomini fuori dal lago avevano potuto vedere benissimo la croce fatta di luce e si stupirono.

Questa posizione fu mantenuta dai pesci per alcuni minuti poi si cominciarono a muovere e la croce si sciolse.

Il vecchio Re disse rivolto agli altri pesci “ ora abbiamo visto che il Dio degli uomini può aiutare anche noi perciò come ho già detto prima per ringraziarlo ci ritroveremo qui per tre giorni e ogni anno lo ripeteremo

Intanto l’estate passò ed arrivò l’autunno con le sue giornate piovose per i pesci del lago era il momento migliore, le piene dei torrenti portavano a valle molto cibo che a volte mancava poi muovendo in continuazione l’acqua del lago poteva ossigenarla.

Come si sa anche l’autunno finisce ed arriva il tanto temuto inverno, tutti i pesci lo aspettavano con ansia per vedere fino a che punto le loro preghiere erano state esaudite.

Quell’anno la neve era scesa in quantità normale il gelo era tornato, ma non era arrivato a gelare le acque del lago i pesci erano molto felici ed erano riconoscenti al loro Dio, non passava giorno che non lo ringraziavano nei loro discorsi.

La primavera successiva il sole aveva ripreso il tepore di una volta e l’acqua del lago non era più fredda, la Tambura non era interamente ricoperta di neve, ma solo in alcune zone d’ombra si potevano vedere delle macchie bianche.

Anche nel lago, la comunità dei pesci era moralmente molto più forte dell’inverno precedente.

Quando finalmente arrivò il giorno del ringraziamento i pesci erano tutti intorno al loro Re trota il quale fece un gran bel discorso che ogni pesce del lago non dimenticherà mai, disse

“ Amici pesci del lago e dei torrenti vicini, come avete visto l’inverno non è stato rigido come l’anno scorso, il nostro Dio ci ha concesso la sua misericordia, dobbiamo però ringraziare il giovane tinca e gli uomini se siamo venuti a conoscenza della sua esistenza, ora sappiamo che c’è e non mancheremo di pregarlo affinché continui a darci il suo aiuto e la sua benedizione, ora muoviamoci e cominciamo il nostro ringraziamento”.

Detto ciò il vecchio Re si diresse verso il piccolo crocicchio seguito da tutta la comunità dei pesci si disposero come avevano fatto la primavera scorsa, formando una croce molto più grande per l’aumento della popolazione del lago.

Come l’anno precedente il loro Dio accettò il ringraziamento dei pesci inviando loro un fascio di luce che rendeva visibile la croce anche da fuori del lago.

Intanto su nel paese di Vagli di Sotto gli uomini intenti nelle loro faccende, guardando verso il lago si accorsero della croce di luce e meravigliati non riuscivano a capire la causa di questo fenomeno.

Tutti furono allarmati e vennero vicino alla piccola chiesetta per vedere meglio dentro al lago.

Il giorno dopo la cosa si ripeté e di nuovo gli uomini vennero sul sagrato della piccola chiesetta, fecero questo per tutti e tre i giorni .

ognuno diceva cosa pensava, chi diceva che era un’illusione ottica, chi invece che dentro al lago potevano esserci gli alieni, chi parlava di una benedizione, ma la verità non la poteva sapere nessuno.

Anche i giornali, erano stati messi al corrente della cosa, credendo che il fenomeno si sarebbe ripetuto il quarto giorno non c’erano solo i paesani ad aspettare sul sacrato, ma un sacco di gente dei paesetti vicini,naturalmente non videro niente, perciò pensarono che erano stati i paesani a vedere ciò che non c’era, oppure si erano inventati tutto.

Intanto il tempo passava e nel lago come fuori nel mondo, la vita aveva ripreso il suo ritmo, gli anni si susseguivano ed ogni anno, accadeva sempre che i pesci tornassero al piccolo crocicchio per

Il ringraziamento ed il loro Dio lo accettava e rispondeva loro, inviando un bel fascio di luce ,

Tutto ciò accadeva una volta ed accade ancora.

 

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5 commenti »

  1. Che bella storia, complimenti!

  2. Ti ringrazio per i complimenti, il mio racconto è una piccola cosa in confronto al tuo libro che sto leggendo, molto avvincente …complimenti veramente…

  3. Il suo racconto, gentile Anna Maria, mi ha ricordato, non so perché, Buzzati. O forse lo so il perché: deve essere per via dell’elemento irreale e fiabesco che facilitato dalla misteriosità della natura entra nel reale e lo cambia.Sì, forse è così. Grazie per questa storia ai limiti della leggenda ma bella proprio per questo!

  4. Non so come ma me la ero persa! Deliziosa davvero questa fiaba. Grazie a Ugo che, commentandola, me l’ha fatta scoprire. Complimenti, ottima prova

  5. Gentile signor Mauthe, le sue parole mi hanno commossa, io amo gli animali, tutti, ed è con loro che la mia fantasia galoppa…..La ringrazio infinitamente per il suo commento

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