Premio Racconti nella Rete 2019 “Anna” di Silvia Bove
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019Sono arrivata in Italia dieci anni fa. Senza un soldo, come dite voi italiani. Senza un soldo. Ora vivo a Roma. Ho pulito i cessi di McDonald per circa sei mesi. Il capo mi diceva sempre che ero una persona “empatica”. Ma empatica che significa, capo? Allora lui mi ha detto che non mi limito a pulire cessi, ma so anche individuare chi è triste e chi è felice quando entrano in bagno, so regalare loro sempre un sorriso. Ecco cosa significa empatica, disse: riconoscere e restituire il bello della persona, non dell’individuo, della persona. Persona. Dice lui: persona. Allora ho cambiato lavoro, cazzo. Se sono veramente così empatica è un dono del cielo!
Ho iniziato con i bambini, ma ne ho trovato solo uno che mi cagava in mano dalla mattina alla sera.
Mi sono detta: meglio gli anziani. Ho affisso i miei contatti su tutte le chiese di Roma, lo giuro.
Mi hanno chiamato per la prima volta. Il Dott. Borghetti, un neurologo, mi ha chiamata d’urgenza.
“Ci serve una persona dolce e tollerante e soprattutto empatica” mi fa al telefono.
Io, sapendo cosa volesse dire empatica, ho risposto: “ Mi hanno detto che lo sono: dolce, tollerante ed empatica”
“ Bene” Fa il dottore raschiandosi la voce: “Perché io e mia sorella abbiamo appena trasferito mia madre a Roma dopo sessantacinque anni che viveva a Fiuggi. E’ autonoma, ha solo bisogno di un sostegno per le medicine e per il bagno. Ah, e per la cucina. Pensa di farcela?”
“ Certo dottore, per così poco!”
“ Così poco non è! Ah, per caso… lei ha mai fatto questo lavoro?”
“ No”
Un silenzio tagliente mi ha tramortita.
“ Bene, vediamoci questo venerdì in via dell’Orsa Polare 3, d’accordo?”
“ D’accordo dottore, grazie!”
“ Grazie a lei, Anna!”
Ho incontrato il dottore in un bar vicino a quella che sarebbe diventata anche la mia casa. Il dottore ha il colore degli occhi come quello della piscina dove va mio figlio in Bulgaria.
Ha un buon profumo, forse un estratto di rose. Forse piacerebbe a me che fossero rose.
Mi ha parlato molto di sua madre: ha bisogno di sentirsi pensata sempre, è molto sola e come tutti gli anziani ha bisogno di affetto.
“ Come i bambini, dottore!”
“ Certo Anna, come i bambini!” dice starnutendo “ Sa fare le iniezioni, Anna?”
“ Si certo dottore!”
“ Dì la verità Anna, altrimenti ti posso inse…”
L’ho interrotto: “No guardi, le facevo sempre a mia suocera in Bulgaria, non si preoccupi”
“Bene, bene” e si gratta ancora la folta barba.
“ Allora domani conoscerai la tua coinquilina!” mi fa accennando un sorriso sornione.
“ Si dottore, verrà anche lei?”
“ Si”
“ D’accordo”
“ Ti piace il cappuccino, Anna?” Mi fa il barista, che io non conosco.
“Gliel’ho detto io il tuo nome, spero di non averti infastidita ” interviene di nuovo il dottore.
“ Certo grazie, qui è tutto molto buono! E poi con questo fresco si sta proprio bene!”
“ Chiedi pure tutto quello che vuoi Anna” fa il dottore “ Un cornetto? Una crostata? Un gelato?”
“ Oh!”
“ Che c’è?”
“ Un gelato! Non ho mai mangiato un gelato a ottobre!”
“ No? Benissimo! Un gelato per Anna, allora! Che gusti?”
Il dottore ha proprio delle belle mani, senza vene. Lisce. Vivaci. Forse suona la chitarra.
“ Cioccolato?”
“ E basta?” Fa il barista
“ Si, cioccolato e basta!”
Ma come sono tutti così gentili in Italia, ho pensato! E che buono questo gelato al cioccolato fondente, come piace a me. E questi pappagalli che cantano per noi, che carini! Non vedo l’ora di conoscere la mia coinquilina e darle una mano. E come sarà? Alta o bassa? Empatica come me?
Ecco, questi e altri pensieri affollavano la mia mente rarefatta dal troppo amore che stavo ricevendo dalla vita.
E’ bello conoscere i romani. Davvero. Molto bello. Più ne conosco e più mi diverto. Mi fa impazzire il loro accento; alcuni non finiscono le parole: dormì, mangià, lavorà… Non sono molto simpatici?
Ho incontrato la signora Maria il diciotto ottobre 2010. Sono salita per le scale, gli ascensori mi terrorizzano. Ma dovrò vincere questa paura perché la signora Maria non può fare le scale e quindi dovremo prenderlo. Siamo al secondo piano in un bellissimo appartamento con il parquet. Io adoro il parquet. Mi ricorda casa di mia sorella in Bulgaria.
“Mamma siamo arrivati!” grida il dottore all’anziana signora Maria. “ E c’è anche Anna!”
Trovo la signora Maria seduta, anzi no, sdraiata davanti al televisore.
“ OOOOOOH RAFFE’!” fa lei: “ Meno male che sei qui, mi fa male la spalla. E poi non ci vedo più, niente, andata sono, andata!”
“ Mamma lei è Anna!”
“ OOOOH ANNA PIACERE! PIACERE! ACCOMODATI PREGO! RAFFE’ LA SPALLA!”
“ Molto piacere anche per me” faccio io.
“ Allora Anna questo è il tuo bagno e quello accanto alla camera è di mamma, va bene?”
“ Benissimo!”
“ Poi qui c’è la cucina… il gas, ecco qua, a volte non parte”
“ Non si preoccupi. So farlo partire”
“ Bene. Mi fido” fa lui sorridente. “Devo scappare mamma, ho due visite da fare. Ciao Anna! Ah, per la spesa ci penso io ok?”
“ Oh no dottor Borghetti, ci posso andare io”
“ D’accordo, ma le casse d’acqua le portiamo io e mia sorella, dottoressa anche lei”
“ RAFFE’!”
“ Mamma veloce, dimmi!”
“ Le gocce per gli occhi”
“ Hai ragione, dai apri bene che te le metto!”
E così mi ritrovo sola con la signora Maria a guardare la televisione. Una telenovela che a lei piace tanto.
Pulisco ovunque, perfino le suole delle sue scarpette rosse. Quando viene la dottoressa Borghetti, vado a fare la spesa a piedi. Ah, libertà, risuona l’eco della mia mente: libertà.
La signora Maria è sempre molto gentile, ma oggi mi ha detto che sono distratta e questo non mi è piaciuto molto: non è vero che sono distratta.
Nel supermercato ritrovo me stessa, tra le carote e le mele e l’insalata e la mozzarella di bufala.
Ah, che buona la mozzarella di bufala che c’è in Italia! Da noi in Bulgaria fa proprio schifo!
La luce elettrica del negozio mi incenerisce gli occhi, ma resisto. Il pescivendolo mi riconosce ormai da due settimane:
“Ciao Anna! La solita?”
Ed io annuisco, si, la solita sogliola per la signora Maria. Mi ricorda mio nipote. Ma lui non mangia pesce, solo carne.
Vanno tutti così veloci al supermercato, mi stupisco che non vadano a sbattere l’un con l’altro.
Tutti richiedono la pizza bianca che scrocchia.
Tutti vanno di fretta, ma questo l’ho già detto.
Pago e me ne vado. Attraverso sempre sulle strisce e sempre tutti si fermano. Mi manca la bicicletta. In Bulgaria andavo sempre in bicicletta, ma nessuno si fermava, ho rischiato più volte la vita.
Torno a casa e la dottoressa Borghetti mi aiuta a sistemare la spesa.
“ Sei già tornata!” Mi fa sgranando gli occhi: “ Grazie davvero Anna!”
Gli italiani dicono spesso: grazie davvero o grazie mille?
“Oh Santo Cielo!” Fa la signora Maria “Non trovo più le collane che ho portato da Fiuggi! E ora come faccio senza le mie collane, Anna? Come faccio? Come faccio?”
Allora io ribatto: “Signora Maria vogliamo fare due passi nel cortile del condominio? C’è un bel sole e gli uccellini volano alti e a lei piace quando gli uccellini volano alti… come si chiamano…rondini, giusto?”
“ Giusto!”
“ Allora le va?”
“ Ma si, andiamo a vedere gli stormi!”
“ Stormi, che significa stormi?”
“ Sono le rondini, quando volano tutte insieme!”
“ Ah ma che bello! Allora devo proprio vedere questi storNi!”
“ No! Con la M non con la N! STORMI!”
“ Aaaaah, storMi!”
“ Esatto, brava Anna!”
La dottoressa Borghetti intanto parla e strilla al telefono parole come “ Caldaia…Acqua…Calda….Fredda…”
E allora intuisco: sono due settimane che la signora Maria si lava con l’acqua che le riscaldo in una grande pentola. E NON E’ GIUSTO. Merita l’acqua calda, e che diamine!
“ Guarda gli stormi, signora Maria!”
“ E l’acqua calda, quando arriva ANNA?”
“ Non lo so signora, la dottoressa e il dottore stanno facendo tutto il possibile…”
“ NO!” Mi interrompe lei” NO! IO HO QUASI NOVANT’ANNI E NON MI MERITO QUESTO TRATTAMENTO. MI LAVO COME LE BESTIE! E poi tu, Anna, sei distratta: a volte l’acqua è tiepida e non calda come vorrei!”
“ Mi scusi signora Maria” le dico ,anche se avrei voluto darle uno schiaffo e ancora un altro.
Mi spezzo la schiena per lei ogni giorno. E lei che fa? Nemmeno un grazie! Anche io non mi merito un simile trattamento! E metti le gocce e prendi le pasticche e lava qua e pulisci là.
Mi pulsano le dita, mi scoppieranno e finiranno sul muro insanguinato. Anche io mi lavo con l’acqua tiepida. Non funziona la caldaia, Dio ha voluto così per queste prime due settimane, che cosa possiamo farci? Ma io confido in Dio che verranno presto ad aiutarci e che la signora Maria smetterà di lamentarsi altrimenti gli stormi glieli faccio vedere io da vicino!
Mentre la lavo e strofino la spugna sulla sua schiena raggrinzita penso al bambino che mi infastidiva con le sue urla.
I bambini non sono sempre buoni. Ma i vecchi, poverini, loro sì che rompono le palle per davvero. Per davvero, si dice così? Ora sarebbe il momento adatto per strozzarla da dietro, penso e inorridisco al solo pensiero. Davvero io, Anna Kovino, sarei capace di uccidere una vecchia? No, Anna tu non sei un’assassina, sei solo stanca. E anche tu in questa casa sei molto sola. Non ti spaventare, tu non sei i tuoi pensieri.
Prega Dio che ti dia la forza di tollerare le frustrazioni e di andare avanti con questa vecchietta.
Questo è l’eco della mia coscienza.
“Anna, perché non rispondi, ti sto chiamando, vuoi smetterla di essere così distratta?”
Sangue, ora prendo un coltello e via, le taglio la gola.
No, Anna non ascoltare questi brutti pensieri. Hai solo dormito poco questa notte: la vecchia ti ha svegliata cento volte. E’ normale che sei arrabbiata.
Sto impazzendo, forse? Sto perdendo la lucidità mentale, forse?
Non avrei mai dovuto accettare questo lavoro. Dio, perché mi hai fatto questo? Perché mi hai abbandonata?
“ AAAAAAAAAAAAAAAAAH!”
E’ un suo urlo: l’acqua è diventata improvvisamente gelata. Allora sono pronta ad alzarla dalla sediolina ergonomica dove cauta si era stesa con le gambe all’aria. La trascino fuori dalla doccia, mentre lei continua a urlare.
“ LO VEDI, ANNA? CALDA, FREDDA, CALDA, FREDDA, CALDA…”
La copro con un asciugamano. Nemmeno un grazie.
“ CALDA , FREDDA, CALDA, GELATA …”
“ SMETTILA DI URLARE BRUTTA STREGA!!! E CHE CAVOLO!!! ORA TI LASCIO QUI A MORIRE DI FREDDO!”
Questo avrei voluto dirle, ma mi sono limitata ad invocare gli angeli di non perdere la testa a causa sua.
“ Non si preoccupi signora Maria, ci penso io a lei!”
“ CALDA FREDDA CALDA FREDDA E POI GELATA!”
“ Stia calma, ora l’asciugo e andrà meglio!”
Le sue rughe mi infastidiscono quanto le sue vene varicose. D’un tratto tutto il suo essere mi sembra cenere e sangue. Mentre barcolliamo verso la poltrona in soggiorno, come un’onda verso i suoi scogli, mi bacia allungandosi sulle punte dei piedi e, tremando, mi dice: “Grazie Anna”. Poi mi sussurra:
“ Grazie per esserci”. Allora le stringo la mano e le dico di sdraiarsi davanti al televisore e di stare calma.
Io mi siederò dietro di lei, la custodirò come il migliore degli angeli custodi e niente sangue. Niente sangue, Anna, mi ripeto. Solo pace e telenovela e strudel alle mele appena sfornato. Ho cucinato lo strudel alle mele con l’uvetta come piace a lei. Senza veleno. Niente sangue. Sto impazzendo. Ho bisogno della mia casa, di mia figlia, del mio silenzio. Questo televisore è sempre acceso, ventiquattro ore su ventiquattro!
La vecchia non ci vede bene. E allora perché si ostina a guardare i suoi programmi preferiti? Forse sentire la voce della conduttrice e degli ospiti la fa sentire meno sola? Si, dev’essere così. La voce della solitudine fa paura, meglio il televisore. Uno spiraglio di luce opaca la bagna delicatamente. Ora sembra di cera. Non si muove. L’orologio elettrico mi informa che sono le sette di sera. Resterò qui seduta a guardarla mangiare due porzioni di strudel e poi la solleverò dalla poltrona e la porterò a letto e le farò prendere le sue medicine.
Commovente, due donne sole ai confini della solitudine e della tragedia, una parola può salvare da una fine scontata, come nella vita..
Complimenti
Basterà l empatia a penetrare nel mondo inconsapevole della anziana donna? Nel gioco delle parti forse riusciranno a rendere vero il loro incontro interessante e inquietante
È un racconto intenso! Bellissimo l’incontro tra due donne, l’una specchio dell’altra e il bacio che scioglie le fatiche e apre alla gratitudine. La solitudine sembra diventare uno spazio condiviso. Complimenti all’autrice!!!
Mi ha colpito la narrazione decisa, il ritmo di questo racconto. Ti trascina vorticosamente fino alla fine e ti coinvolge. Bello!
Il tema e’ di grande attualita’.La solitudine,tema ricorrente delle nostre vite,riguarda anche persone come le badanti che sono spesso lontane dalla propria terra e dal loro paese.Quindi due solitudini che si intrecciano e si parlano .Ognuno di noi e’Anna come ognuno di noi e’ l’anziana destinata alle sue cure.
Mi associo agli altri commenti, Silvia, molto bello!Pensieri crudi perché fin troppo veritieri, e l’empatia… Un’arma a doppio taglio.
Due solitudini che si sfiorano, si scontrano, si incontrano. Un flusso di coscienza che trasporta il lettore come un vortice fino all’epilogo, confortante nella sua semplicità. Molto bello!
Mi sento in dovere di ringraziarti per questo racconto. Tanta solitudine che impregna le nostre vite, di giovani e di anziani. Solitudini diverse ma dolorose che a volte e per fortuna incontrano angeli custodi empatici e compassionevoli e a volte si stordiscono con il volume della tv. Una badante elettronica per vecchi e bambini. Ho rivissuto attimi della mia vita che erano rinchiusi in fondo al cuore. Ancora grazie e bravissima
“I bambini non sono sempre buoni. Ma i vecchi, poverini, loro sì che rompono le palle per davvero” E’ dura e faticosa la vita delle badanti, soprattutto di quelle si curano delle persone anziane 24 ore su 24. Riesci nel racconto a descrivere con precisione i meccanismi di frustrazione e poi depressione di queste lavoratrici e la loro forza nonostante la condizione di vita, a stretto contatto con la demenza. Complimenti
wow! che ansia, per un bel pezzo si pensa che tutto finisca in un lago di sangue ma alla fine l’umanità prevale e queste due solitudini stipulano una sorta di tregua. Bella storia, Anna è un personaggio a tutto tondo e l’artificio di usare le maiuscole per dare il senso del gridare è molto efficace.