Premio Racconti nella Rete 2010 “Insignificante” di Mario Liuzzi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010La stanza di Matteo era rettangolare, ma di quel rettangolare fasullo, di quelli che così, ad occhio nudo, non noteresti la differenza con una stanza quadrata.
Quindi la sua era una stanza quadrata, di quelle che, ad un ragazzo di diciassette anni, sembrano più che altro una prigione, di quelle che soffocano qualsiasi pensiero e qualsiasi azione…tutto.
Era stata arredata da sua madre: colori pastello si intersecavano con il legno leggero e chiaro del faggio, e persino le lenzuola del letto ne riprendevano le tonalità.
Sopra di esso, quasi fosse una reliquia, una lunghissima sciarpa dell’Inter faceva bella mostra di se.
In ogni caso a Matteo, quello stile, non piaceva; gli sembrava appartenesse al Matteo di tre-quattro anni prima, al ragazzino educato e diligente che era stato quando frequentava le scuole medie.
Ora si sentiva diverso, estraneo, ribelle, incompreso…uomo.
Ad attenuare le sue pene, sulla scrivania pastello e faggio, il suo amato computer, l’unico contatto con il suo mondo, i suoi ritmi e i suoi modi.
Vicino al computer vi erano riviste di musica con strani tipi tatuati e pieni di piercing in copertina, un pacchetto vuoto di Marlboro rosse che un tempo ne aveva contenute dieci, un accendino con il simbolo di un gruppo punk e due paia di occhiali da sole non griffati, acquistati da chissà quale bancarella. Alcuni biglietti del metrò, su cui vi erano stati scritti alcuni appunti, facevano capolino sotto una sveglia che da troppo tempo era stata disattivata.
Anche Matteo aveva creato il suo account su You Tube, e come molti altri suoi coetanei aveva immesso in rete un buon numero di video. Quello che gli faceva rabbia era vedere che il tanto odiato Luca, capoclasse, capo d’istituto, capo di tutto, con i suoi video caricati in rete deteneva anche il record di visualizzazioni dell’istituto: seimilacinquecentosettantatre. Un numero enorme. Matteo, invece, era convinto di avere più talento di Luca, ma con i suoi video, cover delle band più popolari, non sfiorava nemmeno le mille visualizzazioni: un numero insignificante.
Così era considerato a scuola e, gli pareva, anche a casa. Tanto che aveva cominciato a credere di essere davvero insignificante.
Al mattino di una splendida giornata di aprile, di quelle che viene voglia di sorridere al volo imprevedibile delle rondini, accese il computer che subito gli notificò il primo commento al suo nuovissimo video, quello che lui considerava il suo capolavoro. Quando poi vide che era stato scritto da Chiara sobbalzò sulla sedia. Così si era degnata di guardare un suo video? La tanto snob
Chiara, colei che era nei cuori dei due terzi dei ragazzi dell’istituto, lo aveva addirittura commentato? Pieno di emozione lesse il commento, sospirò, prese la lunghissima sciarpa dell’Inter sopra il suo letto, salì sulla sedia e verificò la resistenza dei fili elettrici che sostenevano il lampadario. Vi annodò un capo della sciarpa mentre l’altro se lo annodò attorno al collo.
Scalciò la sedia. In un attimo si rese conto della stupidaggine che aveva fatto; alcune lacrime gli
rigarono il viso quando tentò,invano,di liberarsi dalla stretta della sciarpa.
Matteo non voleva morire. Aveva solo diciassette anni.
Non lasciò nessun biglietto ma,quando trovarono il suo corpo, sul computer acceso si poteva ancora leggere il commento che Chiara aveva scritto sul suo video, di una sola parola: insignificante.