Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “La libreria del cuore” di Federica Baggio

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

É un caldo pomeriggio d’inizio giugno. Ginevra si catapulta fuori dall’aula della 4^ C, salutando mentalmente il liceo che non rivedrà fino a settembre. Con lo zaino pesante sulle spalle e Claudia, la sua migliore amica, al traino, Ginevra s’immerge nel labirinto di strade bollenti del centro.

“Sinceramente, Gin, non possiamo andarci un altro giorno?” si lamenta Claudia sbuffando. “Abbiamo tempo tutte le vacanze! Domani si va al mare, ti ricordi? Non ho niente da mettermi! Andiamo a comprarci delle canottiere colorate.”

Ginevra scuote la testa. “É la tradizione.”

“Sì, ma c’è un motivo se è una cosa che facevi sempre con tuo nonno…”

Ginevra si ferma, prende l’amica per le spalle e la guarda dritto negli occhi. “Claudia, mio nonno è morto, e tu me l’hai promesso. Devo ricordarti le acrobazie che mi sono dovuta inventare per passarti la soluzione della versione? E del compito di francese. E…”

“Ok, ok,” la interrompe Claudia alzando gli occhi. “Quanto rompi…”

Le amiche imboccano la strettissima Via di Poggio, dove il sole non penetra tra gli alti edifici di mattoni grezzi, dando loro un po’ di tregua. Risalgono la strada fino a… Ginevra sussulta. Le ragazze sono ferme di fronte a un negozio dalla saracinesca abbassata e ricoperta di graffiti. Un cartello mezzo scolorito dice: AFFITTASI.

L’insegna del negozio è ancora appesa sopra lo stipite: La libreria di Milo.

 

“Dai, prendi un po’ di questo.” Claudia cerca d’imboccare una Ginevra in lacrime con del gelato al pistacchio, il suo preferito. Le amiche sono sedute al tavolino di una gelateria a pochi passi dal negozio sbarrato, che Ginevra fissa inconsolabile.

In quella libreria Ginevra ha imparato a leggere, seduta sulle ginocchia di suo nonno. “Ci venivo tutti gli anni con lui il primo giorno delle vacanze,” mormora Ginevra rifiutando il gelato. “Entrambi sceglievamo il libro perfetto per cominciare l’estate. Il signor Milo non è uno di grandi parole, ma capisce perfettamente i gusti della gente. Tu gli mostri il libro che hai scelto e lui ti deve dare l’approvazione. Un grugnito breve significa: ‘No.‘ Un grugnito prolungato invece vuol dire: ‘Ok’. Tutti i miei libri del cuore me li ha venduti lui.”

“Come faceva il grugnito?” la prende in giro Claudia. Vedendo che l’amica non è in vena di battute, Claudia torna seria. “Gin, c’est la vie. Forse non vendeva abbastanza. Se doveva contare su clienti come te, che si facevano vedere una volta l’anno… Capirai!”

Ginevra sospira. C’est la vie?

“Mi sembra che così non l’aiuti però,” interviene la gelataia che è uscita a spazzare tra i tavolini.

“Vabbè non mi sembra una tragedia,” ribatte Claudia. “Non è mica l’unica libreria in città.”

É inutile tentare di persuaderla: Claudia non capirà mai. Quando aveva dieci anni, proprio mentre vagava tra quegli scaffali, Ginevra aveva deciso quale sarebbe stato il suo futuro. Voglio scrivere anch’io il libro del cuore di qualcuno. Mi basterebbe scriverne anche uno soltanto. Il nonno era entusiasta dell’idea e le ripeteva sempre: ‘Ginevra, il mondo cambia costantemente, ma una cosa che non cambierà mai, è il bisogno che le persone hanno di storie.

“É strano, comunque,” commenta la gelataia riportando Ginevra al presente. “A me non sembrava che gli affari andassero male. Anzi, in libreria c’era sempre movimento.”

“Magari il signor Milo è… insomma era anziano… magari è morto?” suggerisce Claudia alzando le spalle.

Ginevra strappa la coppetta di gelato dalle mani dell’amica e l’avvicina alle labbra, buttando giù una sorsata di gelato ormai sciolto.

“Dietro uno degli scaffali avevo pure nascosto una lettera d’amore per Nicola…” mormora Ginevra, lo sguardo perso nella coppetta.

“Nicola chi?” sbotta Claudia.

“Il nipote di Milo. Avevo dodici anni…”

Claudia scuote la testa, ridendo. “Gin, ti voglio bene, ma non sei normale.”

 

Alcuni giorni più tardi, Ginevra si presenta sotto casa di Claudia con un plico di volantini in mano.

“Cosa sono?” Chiede Claudia sospettosa.

Ginevra sfila un volantino dalla pila e con un pezzo di scotch, lo appiccica al portone del palazzo in cui abita l’amica. Sul foglietto, una fotografia sbiadita mostra una bambina seduta sulle ginocchia di un signore anziano. I due stanno leggendo un libro. Sono Ginevra e suo nonno, nella vecchia libreria.

Sotto la foto, una scritta dice:

            Che fine ha fatto il signor Milo?

‘Il mondo cambia costantemente, ma una cosa che non cambierà mai, è il bisogno che le persone hanno di storie’.

“Per fortuna non ci hai scritto sopra anche il tuo numero di telefono,” commenta Claudia acida.

“Su, chiedi a tua mamma le chiavi della Vespa,” dice Ginevra all’amica.

 

“Ciao bella, come vanno le ricerche?” chiede la gelataia di Via di Poggio. Ginevra l’ha incrociata in bicicletta in Piazza dell’Anfiteatro. La ragazza alza le spalle. Ormai sono passate diverse settimane, ma il signor Milo non si è fatto vivo. La gelataia le sorride amareggiata. “A proposito,” continua con titubanza. “Hanno aperto un nuovo… ehm… locale… al posto della vecchia libreria.”

Ginevra non è ancora pronta per questa notizia. “E cosa ci hanno messo?” Qualunque sia la risposta, sa che non le piacerà.

“La competizione,” risponde la gelataia sospirando.

 

Ginevra deve vedere per credere. Ora è in piedi di fronte alla dura verità. Anzi, alla morbida verità. GELATERIA BIOLOGICA, dice un’insegna verde prato. Un’altra gelateria?!

“Insomma, l’importante è che diventiamo tutti più grassi…” mormora Ginevra tra i denti. Dopo aver mandato giù l’orgoglio insieme a una bella boccata d’aria, Ginevra decide di entrare a dare un’occhiata. Tanto vale andare fino in fondo. Lo spazio è irriconoscibile. Senza scaffali, senza polvere, senza il piccolo scrittoio dietro il quale sedeva sempre il signor Milo e da cui dispensava grugniti. Le pareti sono fresche di pittura e tutto è decorato a motivi verdi e rosa.

“Buongiorno!” la saluta una ragazza allegra da dietro al banco frigorifero, i capelli raccolti sotto una cuffietta candida. “Cosa ti do?”

Dopo aver ordinato una coppetta di gelato al pistacchio, Ginevra si siede a uno dei tavolini dalla tovaglietta a fiori. Assaggia un cucchiaino di gelato.

“Com’è?” le chiede la ragazza da dietro al bancone, sorridendo speranzosa. “Sai, abbiamo appena aperto, per cui ci interessa molto il parere dei clienti.”

“Buono.” Risponde Ginevra asciutta. Il gelato è spettacolare, ma non le darà mai questa soddisfazione.

La porta della gelateria si apre ed entrano due ragazze annunciate dal campanellino sopra lo stipite.

“Buongiorno!” Le saluta la gelataia. “Cosa vi posso servire? Il gusto del giorno è gelato light all’alga spirulina.”

“Veramente siamo qui per chiedere informazioni.” Dice una delle due ragazze. “Sulla libreria…” aggiunge l’altra.

Ginevra tende l’orecchio.

“Libreria?” domanda la gelataia.

“Sì, quella libreria storica che c’era qui fino a qualche mese fa.” Risponde la prima. “Ha chiuso da un giorno con l’altro e ci chiedevamo se sapesse perché? Se magari è stata trasferita?”

“Mi dispiace, non ne so nulla.” Risponde la gelataia alzando le spalle.

Deluse, le ragazze ringraziano ed escono. Ginevra sorride tra sé e sé. Dopo qualche istante, compare sulla porta una coppia di signori anziani.

“Buongiorno,” dice l’uomo rivolgendosi alla gelataia. “Senta, per caso sa che fine ha fatto la libreria che c’era qui fino a qualche tempo fa?”

“Sa, noi abbiamo dieci nipoti,” aggiunge la moglie. “Venivamo sempre qui per i regali. Ormai il signor Milo conosce i loro gusti, ci azzecca sempre!”

E così via. Uno dopo l’altro, giovani e vecchi, i clienti della libreria entrano a domandare che cosa ne sia stato, facendo tintinnare senza sosta il campanello sopra la porta.

“E ora chi mi aiuta con il regalo d’anniversario per mia moglie?” domanda un signore. “Proprio dietro a quello scaffale ho dato il mio primo bacio,” dice una ragazza con aria sognante, indicando uno scaffale che non esiste più.

A un certo punto, la gelataia esasperata tira fuori da un cassetto un grosso pennarello e un foglio su cui scrive a caratteri enormi: QUI ABBIAMO IL MIGLIORE GELATO BIOLOGICO DELLA CITTÀ, MA NON SAPPIAMO NIENTE DELLA VECCHIA LIBRERIA. Appende il cartello sulla porta, che poi richiude con decisione dietro di sé. “Ecco!”

 

É il primo di settembre. Ginevra sta per cominciare l’ultimo anno di liceo. Sua madre le ha dato dei soldi per andarsi a comprare un nuovo paio di scarpe. “Mi raccomando, Ginevra, scarpe decenti! Per la scuola!” le ha urlato dalla finestra prima che sfrecciasse via con la bici.

Ginevra attraversa pedalando Piazza dell’Anfiteatro. Scorge un piccolo gruppo di persone radunate di fronte a una vetrina. L’insegna dice: ‘Il salotto di Milo’. Ginevra inchioda.

Facendosi largo tra i curiosi, raggiunge il negozio. Spinge la porta con mano tremante ed entra. Il locale è spazioso e accogliente. Ci sono divanetti di pelle e poltroncine sistemati negli angoli, attorno a bassi tavolini di metallo decorati con vasi di fiori freschi. Su un grande tavolo di legno sono appoggiati una macchinetta del caffè e un piccolo frigorifero, in cui si scorgono diversi tipi di torta. Gli scaffali di legno, quelli che Ginevra conosce bene, sono appoggiati alle pareti, stracolmi di libri, come sempre, solo più numerosi e meno polverosi di una volta.

E poi eccolo, dietro al suo vecchio scrittoio: il signor Milo, intento a leggere qualche scartoffia, sul viso il solito broncio fuorviante.

“Signor Milo!” esclama Ginevra.

L’anziano libraio alza gli occhi. Le fa un cenno con la testa.

Ginevra non si aspettava un saluto più caloroso. Il signor Milo fa così con tutti, anche con chi conosce da una vita.

“Signor Milo, ma dov’è stato? L’ho cercata dappertutto!”

Gli occhi di Milo si fanno due fessure, che spariscono sotto le folte sopracciglia canute. Il vecchio apre un cassetto dello scrittoio e ne estrae uno dei volantini di Ginevra.

“Sei stata tu?” chiede indicandolo.

Ginevra annuisce. Milo scoppia in una risata un po’ rauca, forse la prima che Ginevra gli abbia mai visto.

“Che buffa idea,” borbotta il vecchio.

“Ha chiuso la libreria ed è sparito senza dire niente! Non sa quanta gente ha chiesto di lei!” ribatte Ginevra, stizzita dalla sua nonchalance.

“Sono andato in vacanza!” risponde Milo incrociando le braccia sul petto. In quel momento Ginevra si accorge che il vecchio, in effetti, ha un aspetto più abbronzato del solito. “Da anni, ormai, pensavo di affittare un locale più grande per la mia libreria. Prima avevo solo due seggiole. Ma alla gente piaceva venire là, sfogliare i libri. Venivano e si sedevano per terra. Non riuscivo più neanche a passare per sistemare i libri sugli scaffali. Così ho deciso di spostarmi,” dice Milo indicando il locale. “Ma prima mi sono preso una bella vacanza!” Milo ritorna con lo sguardo sulle sue scartoffie.

Ginevra si guarda intorno. I tavolini sono tutti pieni. La gente legge, sorseggiando caffè. Non è il posto in cui è cresciuta, ma deve ammettere che non le dispiace. Da una porta in fondo alla stanza emerge un ragazzo alto e ricciuto.

“Abbiamo fatto un bel lavoro eh?” dice rivolgendosi a Ginevra.

“Smettila di vantarti tu, e finisci di svuotare gli scatoloni,” lo riprende subito Milo agitando una mano a mezz’aria. “Questo è mio nipote, Nicola. Studia a Milano. Mi dà una mano ora che è in pausa dalle lezioni,” aggiunge il libraio prima di tornare a posare lo sguardo sullo scrittoio. Ginevra lo sa bene. Lei e Nicola andavano nella stessa scuola. Lui era due anni avanti a lei. E lei… Ginevra si concentra al massimo per non arrossire. Per fortuna lui non sembra averla riconosciuta.

“Tuo nipote è anche quello ti ha anche suggerito questo nuovo business model per la tua libreria,” esclama Nicola stringendo le spalle del nonno. “Libri e caffè. Abbiamo pure una sezione e-book,” esclama Nicola puntando verso un angolo del locale. “A Milano va tantissimo!”

“Sì, sì, va bene. Vai ora,” lo spinge via Milo. “Ma lo senti come parla? Business model. Bah.” Nicola ridacchia mentre sparisce sul retro del negozio.

Ginevra saluta, dicendo che tornerà presto e fa per uscire. Ma quando è sulla porta, Milo la richiama con uno dei suoi grugniti. Ginevra si volta.

“Cosa ci devo fare con questa?” domanda sollevando dallo scrittoio una lettera ingiallita e dalla calligrafia disordinata, che Ginevra riconosce subito. “L’abbiamo trovata sotto uno scaffale mentre liberavamo il vecchio locale.”

Ginevra arrossisce. “Ehm, la può buttare…” dice con la poca voce che riesce a raccogliere. Poi il vecchio solleva un altro foglio stampato al computer: “E con la risposta, cosa ci devo fare?”

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9 commenti »

  1. Mi è piaciuto molto. È scritto bene e si fa leggere che è un piacere, inoltre mi trovo in perfetto accordo con te: non si può fare a meno di storie. Magari le librerie cambieranno ancora, forse un giorno non esisteranno più nemmeno libri e scaffali, ma la letteratura sopravviverà, la letteratura fa parte della nostra essenza, sopravvivera’ così come è già accaduto: dall’oralita’ epica di Omero, alla prima scrittura letteraria con l’alfabeto greco, fino alla scrittura elettronica , virtuale di questa grande, immensa biblioteca in continuazione che è internet. Brava!

  2. Brava Federica, che ci regali questo racconto al foto finish :). Deliziosa storia scritta bene: noi amanti della lettura (e personalmente anche del gelato al pistacchio) empatizziamo con la protagonista e ci rattristiamo per i tempi duri delle molte piccole attività che scompaiono, per poi sorridere del finale positivo! Ha ritrovato il suo libraio scorbutico e forse la fine è l’inizio di una nuova storia! Complimenti!

  3. Bel racconto Federica. Complimenti e ovviamente continua a scrivere…attendiamo altre storie.

  4. delizioso questo racconto! mi sono divertita e stasera proverò a raccontarlo ai miei ragazzi!

  5. Mi hai deliziato. Più che brava!

  6. Questo racconto scorre proprio bene fra l’impazienza acerba e la maturità burbera dei protagonisti. Ma sotto lo stile fresco il tema e’ sostanzioso: le storie come nutrienti della testa e del cuore, un filo che sembra fragile ma non si perde attraverso generazioni e cambiamenti. Brava Federica, si rimane con un sorriso.

  7. Grazie a tutti per i vostri commenti, e soprattutto per aver letto il mio racconto! @Maria Scoglio, mi ha fatto tantissimo piacere il tuo commento. Che onore! Spero sia piaciuto anche ai tuoi ragazzi. Grazie.

  8. Carino! Un racconto delizioso! E che finale! Complimenti! Tra l’altro mentre leggevo, immaginavo il finale tragico – ovviamente mi sono commossa pensando al nonno con la nipote in libreria – e invece, almeno nella finzione, ci hai fatto gioire. Brava. In bocca al lupo!

  9. Che tenero questo racconto, in bilico tra il dolce e l’amaro e che ci regala un sorriso finale! Brava, giovane e già saggia.

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