Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Risposta a lettera d’amore (anonima)” di Vanda Cutinelli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Caro amante sconosciuto,

oggi ho ricevuto due cose per posta: la prima ahimè “una multa”, la seconda un invito a leggere una lettera scritta per un concorso; una “lettera anonima (d’amore)”, e poiché come tutte le donne sono un’inguaribile romantica l’ho letta con gli occhi e col cuore, calandomi per brevi attimi nei panni della sconosciuta destinataria.

Come per tutte le lettere d’amore di cui sono pieni i libri e infarciti i film, nonché per tutte quelle che emergono postume a cristallizzare i grandi amori fra poeti, letterati o gente famosa, anche questa è scritta da una bellissima penna e piena di tutte le parole, i complimenti e le promesse che ogni donna ha, almeno una volta, desiderato di sentirsi dire.

Rimango come sempre affascinata, dall’intelligenza, dal talento, da quel modo disinvolto di usare le parole in maniera romantica ma non sdolcinata, mi incanta quello che hai scritto, sento che tutto corrisponde a come sono io e a come mi vedi tu con gli occhi dell’amore.

Ecco è qui il punto, gli occhi dell’amore quelli che consentono, per giorni più o meno lunghi e tempi indefiniti, di considerare l’amata un essere perfetto da cui dipende ogni nostra felicità.

E poi il tempo si resetta, torna a scorrere come prima, i minuti sono minuti, le ore sono ore, non si attende più che l’altro ci baci, né ci si aspetta un sorriso o una carezza.

Allora, solo allora, siamo di nuovo due individui che si guardano e non si riconoscono in quelli di prima; tutte le cose un po’ folli che abbiamo detto e fatto sono già parte del passato

Eppure, caro amante sconosciuto, io tutto quello che hai scritto l’ho vissuto e condiviso, la tua lettera non è per me una scoperta come per te.

A me ti sei dato totalmente, nonostante tu abbia sostenuto che nessuno ti ha avuto mai, con me ti sei arreso senza sentirti indifeso, forte come eri del fatto che lo ero anche io.

Eravamo ambedue, profughi da altre vite, finalmente approdati in una terra sconosciuta ai più, dimentichi delle quotidiane apprensioni tesi solo a fare ognuno la felicità dell’altro.

Tutte le frasi sciocche tenere e romantiche di ogni innamorato, sono state le nostre, come nostre sono state le mille promesse che ci siamo fatti.

Abbiamo sognato cose semplici e normali, come lo svegliarsi nello stesso letto, e cose più ardite come viaggi in terre lontane.

Abbiamo goduto di ogni cosa, senza chiederci il perché, abbiamo amato in maniera totale.

E adesso la tua lettera racconta ogni cosa di noi, e in me c’è solo una domanda: quando l’hai scritta prima di amarmi, mentre mi amavi o per ricordare?

In fondo non lo voglio sapere, più che queste parole che pur belle riempiono solo un foglio di carta nei miei ricordi restano i nostri giorni e quello che abbiamo vissuto.

Scrivere in fondo non impegna più di tanto e leggere fa pensare che tutto sia realizzabile.

Far vivere un amore è invece molto di più e anche molto di meno di quello che hai detto, ma richiede un impegno che trasporti i sogni nella vita reale per un tempo più lungo di quello che abbiamo vissuto noi.

Scrivere che ci sarai sempre, amante sconosciuto, è rispondermi al telefono quando sono triste, desiderare di vedermi, sentire la mia mancanza quando non ci sono, sorridere quando cucino una cosa buona per te……nella vita di tutti i giorni.

Se questo non accade hai fatto solo un esercizio di bella scrittura destinato a qualcuno più romantico di me.

Per questo immagino che Michelle Pfeiffer o la Contessa  Olenska de “L’età dell’innocenza” apprezzeranno molto il tuo scritto, che conserveranno, legato con un nastro rosso, sotto il cuscino su cui dormono.

Amori irreali e irraggiungibili non pretenderanno la realizzazione dei sogni.

Io caro amante sconosciuto, mi tengo i ricordi del mio amore che mi mandava i whatsapp scrivendo ogni mattina un buon giorno diverso, copriva centinaia di chilometri solo per vedermi e non si stancava mai di dirmi che mi amava.

All’improvviso mi viene un dubbio chissà a chi hai scritto, sicuramente la lettera non era per me io non assomiglio neanche un po’ a quella donna tanto perfetta da essere facilissima da amare.

Amare me è una sfida, un sacrificio, un’avventura e un impegno; in pratica vivere nella vita reale, essere l’uomo descritto nel libro di D’avenia “Ciò che inferno non è”.

Amare me vuol dire non togliere mai le mani dal mio cuore.

E adesso vado a pagare la multa quella sì che è una cosa reale.

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