Premio Racconti nella Rete 2018 “L’uomo dal nome noioso” di Allyson Obber
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Un’anticipazione
Il protagonista muore alla fine.
Un uomo dal nome noioso stava guardando il cielo di una giornata piuttosto grigia. Era seduto in veranda e sembrava abbastanza vivo da non sembrare morto. Una volta aveva un nome, ma me lo sono dimenticato. Aveva anche una vita, ma se l’era dimenticato.
Salutava ogni persona che passava davanti a casa sua, scambiando frasi cortesi, meccanicamente.
Affascinante esempio di dialogo
“Buon pomeriggio, Miss Peterson” disse a una vecchia signora, seminascosta sotto un ombrello blu e con un piccolo pacchetto in mano.
“Davvero un buon pomeriggio. E che bel tempo!” rispose quella, sorridendo.
“Vero. Peccato che piova.”
“Parole sante!”
“Ho visto che avete delle peonie stupende nel vostro giardino. Come siete riuscita a crescerle così bene?”
“A volte le annaffio.”
“Le annaffiate?”
“Sì, proprio così” dichiarò orgogliosa.
“Però! Non me lo sarei mai aspettato. Idea inusuale, ma forse dovrei provarlo anch’io coi miei fiori.”
“Oh, deve proprio farlo. Forse però dovrebbe prima comprarne alcuni. Sarebbe terribile se provasse ad annaffiare dei fiori senza averne. Non ne trarrebbero alcun beneficio.”
“Vero, vero, mia cara amica. Che consiglio prezioso! Cosa farei senza di lei?”
“Può sempre contare su di me” disse ed esitò un secondo, l’espressione gioiosa che vacillava. Non si ricordava affatto il nome dell’uomo. Scrollò le spalle, allargando il sorriso – che a quel punto sembrava quasi lupesco.
Si salutarono, e l’uomo riprese a guardare il cielo. Dopo un po’ – chissà quanto, forse un secondo, un minuto, una vita – rientrò in casa.
Una triste storia
Dopo essere passata davanti alla casa dell’uomo dal nome noioso, Miss Peterson andò nell’ufficio postale del paese e inviò il pacchetto, come ogni giorno allo stesso indirizzo. Poi tornò a casa, si preparò una minestra e prima di andare a dormire preparò un altro pacchetto, vuoto come solito: tanto per avere qualcosa da fare l’indomani, dopo aver sistemato la casa. Tanto per avere una scusa, una ragione per uscire. Si addormentò.
Era sera, e l’uomo dal nome noioso decise di andare nel bar del paesino. Non era proprio una decisione, visto che non sapeva bene nemmeno lui perché ci andasse. Sapeva solo che l’aveva sempre fatto e di sicuro all’inizio ci doveva essere stato un valido motivo. No?
Entrò e vide Mr Winnow seduto al bancone, l’espressione arrabbiata e oltraggiata di ogni volta che leggeva il giornale. Era una cosa curiosa, un incontro fra i due. Uno avrebbe potuto avere un infarto e morire e non sarebbe importato a nessuno e nessuno se lo sarebbe ricordato; al contempo, però, sembrava in pace con se stesso. Al contrario l’altro sembrava stesse vivendo troppo, e ne pareva quasi consumato; era ansioso e preoccupato, e guardava il giornale aggrottando le sopracciglia.
“Buongiorno Mr Winnow.”
Mr Winnow (o un’altra triste storia)
Mr Winnow da giovane era rimasto affascinato dal mondo. Guardava una mela e non la vedeva e basta, ne sentiva l’odore, la consistenza. Si meravigliava di come fosse nata, di quale eccezionale catena di eventi e combinazioni fosse stata necessaria perché giungesse fino a lui. Mentre scriveva c’era il rumore della matita sul foglio, e la matita! Che straordinaria invenzione! Amava conosere, leggeva libri e giornali, e ogni volta si commuoveva, si indignava, si rallegrava. Man mano che gli anni passavano, però, non si riusciva a sopportare l’idea di non essere in grado di poter cogliere tutto. Il pensiero di non esserci era angosciante e lo tormentava. Quanti anni prima di lui e dopo di lui. Il mondo conosceva Mr Winnow da poco; Mr Winnow lo conosceva da una vita. Aveva il terrore di perdersi qualcosa, voleva conoscere, vedere, sentire di più. E non serve che vi dica di più su che vita infelice abbia avuto; se avete capito l’andazzo di questo racconto, lo avrete già immaginato.
“Salve.”
“Bel tempo, no?”
Mr Winnow alzò lo sguardo dal giornale e lo fissò dritto negli occhi, dicendo: “Sta piovendo da stamattina. È un tempo orribile.”
L’uomo dal nome noioso sospirò. Era esasperante parlare con Mr Winnow. Non si adattava mai alle norme di base di una conversazione, dicendo sempre qualcosa di del tutto inappropriato. Non faceva altro che esprimere la propria opinione e pretendeva lo stesso dagli altri. Nessuna gli aveva insegnato, evidentemente, come un dialogo debba essere piacevole e facilmente scordabile, non certo impegnativo. Per fortuna c’erano sempre meno persone di quel tipo in giro.
Una confessione e un pensiero
Mr Winnow provava sempre delle emozioni così forti, aveva una tale passione. Doveva essere senza dubbio una persona molto felice.
La comparazione va evitata a ogni costo.
Non poteva sapere che Mr Winnow trovava allo stesso modo snervante parlare con lui. Non diceva altro che frasi insulse, pretendendo delle risposte altrettanto assurde. Ma la cosa che più infastidiva Mr Winnow era l’assoluta apatia con cui faceva ogni cosa. Sembrava non gli importasse affatto di fare qualcosa di importante, o di seguire una passione, ma che semplicemente stesse andando con la corrente. Inspira, espira, inspira, espira.
Un pensiero e una confessione
A volte si chiedeva se pensasse.
Odiava la sua perenne serenità, come se nulla lo potesse toccare. A volte lo invidiava.
Mr Winnow guardò corrucciato l’uomo dal nome noioso, che nel frattempo aveva ordinato dei salatini e qualcos’altro che non aveva sentito. Pensava a che vita infelice dovesse avere, senza nemmeno esserne consapevole.
L’altro mangiava.
Dopo un po’ Mr Winnow si alzò, pagò il conto e uscì. Pioveva ancora e non aveva un ombrello né un cappotto, ma lui amava sentire la pioggia su di lui, lo faceva sentire vivo! Un acquazzone gli si stava rovesciando addosso, facendolo rabbrividire, ma la sensazione ne valeva la pena.
Un’altra anticipazione
La sensazione gli costerà una settimana di febbre altissima, che passerà a valutare pro (sentirsi vivo!) e contro (malattia e perdita di energie) di non aver portato ombrello e cappotto. Ma non avrebbe dovuto forse essere in grado di godere appieno anche della malattia? Non giungerà a una conclusione.
Dopo aver chiacchierato con altri clienti del bar, l’uomo dal nome noioso decise di tornare a casa.
Un ultimo pensiero
Non gli era successo niente.
Arrivato a casa si coricò, cullato dal suono della pioggia. Morì addormentato.
Due domande
Morì felice?
Chi siete voi?
In questo racconto, apparentemente privo di “senso” c’è invece tutto il senso di un inizio e di una fine e di una vita nella quale come spesso accade i giorni passano arrivando alla fine senza che davvero nulla accada…
Due risposte: – Probabilmente e noiosamente sì. – Lettori, scrittori, curiosi, menti che riflettono su ciò che ci hai proposto. Complimenti per l’originalità con cui ci proponi questo intreccio, ci vuole una grande capacità! Mi è piaciuto molto, pur sapendo il finale :). La sorpresa rimane: quale sarà mai questo nome noioso? Per un nanosecondo ho battezzato il protagonista Mario Rossi, ma ho subito deciso che non andava bene… Noioso sì, ma banale no, dai!
Guarda un po’… Mi riconosco in uno dei due. Quale sarà? A parte questo dettaglio, (ma la vita è fatta di dettagli) cara Allyson (sarà il tuo vero nome?) questo racconto mi è piaciuto molto. Per l’impostazione inusuale, per il modo di osservare le relazioni che ci circondano e che narri in modo giustamente esasperato. Brava.
Un’ultima cosa: secondo me morì felice.
Molto interessante e originale. Lo trovo molto veritiero, rappresenta il senso della vita. Le persone mediocri che vivono nell’assenza di curiosità, sono più felici di coloro che cercano continuamente risposte e non sono mai soddisfatte delle loro conoscenze. Beata ignoranza!!! Complimenti.
Straordinario racconto Allyson! Geniale la suddivisione in blocchi, i pensieri, le anticipazioni, tutto costruito con uno scopo preciso.
Un labirinto ricco di indizi, non facili, frasi da leggere allo specchio. Ardua prova per il lettore arrivare al secondo livello.
Ultimo pensiero:
La chiave è nascosta, la comparazione va evitata ad ogni costo.
Una domanda:
Come sta Mr. Winnow?
Ecco, me l’ero perso. O forse avevo fatto finta di niente. E invece merita eccome! Perché sembra un innocuo raccontino da antologia della letteratura inglese ma spalanca dei baratri di introspezione da non dormirci la notte. La bomba a orologeria nascosta dietro questa bella e un po’ ipnotica scrittura è che non possiamo rispondere alle domande senza tracciare il nostro bilancio, specchiarci e svelarci. Quindi attenti! La comparazione va evitata ad ogni costo!
Rischio e rispondo: 1) forse: la felicità è cosa assai diversa da persona a persona. 2) Io sono senz’altro Miss Peterson con i suoi pacchettini inutili ma necessari.
Complimentissimi e congratulazioni Allyson!
Che dire? E’ un racconto stupendo, geniale direi! Bella la struttura, intensi i personaggi, un teatrino dell’assurdo in cui Passione e Apatia si guardano senza capirsi. O forse sì? Cosa è giusto e cosa no? I grandi dilemmi esistenziali espressi da un racconto delicatissimo scritto meravigliosamente. Bravissima!