Premio Racconti per Corti 2018 “In Nomine Patris” di Lorenzo Giorlandino
Categoria: Premio Racconti per Corti 2018Durante una comune mattinata estiva, il chierico Don Alonso sta trascorrendo il suo abituale turno di confessioni all’interno della propria parrocchia, quando ad un tratto si presenta al confessionale un giovane uomo. Quest’ultimo è all’incirca sulla
trentina e di bell’aspetto.
Don Alonso non pare inizialmente
riconoscere in lui un volto familiare. Dopo un rapido segno della croce, l’uomo confessa in fretta e furia al sacerdote un peccato tanto terribile quanto scioccante: ha da poco commesso un omicidio.
La vittima è una giovane ragazza nigeriana, una prostituta uccisa con uno sparo in testa. Difatti l’uomo dice al chierico di essere membro di una pericolosa banda di criminali che trae profitti da un elevato numero di attività illecite, tra cui la prostituzione minorile.
La ragazza, che di nome faceva A’isha, stanca dei continui maltrattamenti, sarebbe da lì a poco andata a testimoniare alla polizia le attività clandestine dei propri sfruttatori. Quindi i malavitosi decisero di ucciderla al fine di evitare ripercussioni spiacevoli.
Don Alonso, scioccato nonché disgustato, domanda all’uomo quando sia avvenuto il fatto. Quest’ultimo si limita a rispondere soltanto che il cadavere della ragazza si trova ancora nel portabagagli della propria Audi A3 rossa e che se ne sbarazzerà verso le 2 di quella stessa notte, scaricandolo nel Lago di Bracciano con l’aiuto di un complice.
Dopo aver detto ciò, implora
il padre di redimerlo, ammettendo inoltre di essere sinceramente pentito delle proprie azioni.
Don Alonso confessa l’omicida, imponendogli però una penitenza:
dovrà costituirsi alle autorità nonché dare una degna sepoltura al corpo di A’isha. L’uomo accenna un mezzo sorriso e si rivolge al prete con sarcasmo, dopodiché lascia l’edificio.
A fine giornata, Don Alonso si trova in sagrestia in compagnia del sagrestano Sandro, un uomo anziano, sovrappeso e di bassa statura. Don Alonso decide di raccontare a questo lo spiacevole incontro avvenuto quella mattina, chiedendogli inoltre un consiglio fraterno sul da farsi: difatti, il prete vorrebbe avvertire le forze dell’ordine riguardo l’occultamento di cadavere che avverrà quella notte.
Sandro intima il prete di lasciar perdere e gli rammenta di essere solamente un servo di Dio e non un eroe: se esiste veramente una giustizia divina, l’assassino dovrà farne conto nell’aldilà.
Infine il sagrestano cerca di dissuadere il
sacerdote suggerendogli la grande pericolosità della situazione a cui potrebbe andare incontro.A questo punto, Don Alonso ammette che questa non sia la prima volta in cui si ritrova a fronteggiare un dilemma del genere: infatti, due anni prima, un malavitoso molto credente, di nome Ferrone, aveva confessato al chierico di aver assassinato un magistrato scomodo e che il corpo di quest’ultimo si trovasse sotterrato vicino ad un casale di sua proprietà. Il prete decise di avvertire anonimamente la polizia e, grazie alla sua testimonianza, Ferrone venne arrestato e condannato all’ergastolo.
Ora Don Alonso non sa se sarebbe di nuovo capace di tradire la fiducia di un altro peccatore in nome della lealtà nei confronti dei valori cristiani e della Repubblica. Il dialogo con Sandro si conclude con un nulla di fatto.
Verso le 9 di sera in camera da letto, Don Alonso ha una profonda crisi interiore. Alla fine decide di avvertire le forze
dell’ordine riguardo l’ora ed il luogo dell’occultamento di cadavere.
La mattina seguente, Don Alonso è in chiesa come sempre. Dato l’orario, non è presente ancora nessuno, nemmeno Sandro. Ad un tratto entra dal portone principale l’assassino della mattina
precedente. Don Alonso, non appena intravista quella figura, cerca di fuggire, ma l’uomo gli punta subito addosso una pistola e gli intima di restare immobile. Don Alonso, esterrefatto, domanda come
tutto ciò sia possibile: l’uomo avrebbe dovuto essere stato arrestato già da qualche ora.
Così l’assassino decide di chiarificare il tutto: non sono mai esistiti né alcuna A’isha, né alcun cadavere: quella notte si era recato verso il Lago di Bracciano con il portabagagli dell’Audi vuoto. Il presidio di carabinieri che lo aveva fermato, non avendo riscontrato alcuna anomalia, è stato costretto a lasciarlo andare.
L’assassino svela così la propria identità: il suo nome è Valerio Ferrone, figlio del Ferrone condannato all’ergastolo per colpa della poca fiducia del chierico. La confessione dell’omicidio era una farsa, si trattava esclusivamente di una prova per testare l’effettiva innocenza di Don Alonso. Prova che ha miseramente fallito, infatti il sacerdote poteva essere l’unico ad aver dato quelle informazioni errate alle forze dell’ordine.
A questo punto il sacerdote ha ben chiaro di non avere più speranze. Nel sacro silenzio della chiesa, guarda il proprio carnefice, dopodiché apre le braccia alludendo al crocifisso. Sa di stare per morire per una giusta causa pur avendo fallito. Si sente uno sparo.