Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “La camicetta bianca” di Nicola Patrizia

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

La domenica avevano pranzato al ristorante, evento raro, invitati al festeggiamento di una Comunione. Anna aveva indossato la gonna nuova. Le arrivava appena sopra il ginocchio, era ampia, in una fantasia geometrica blu nera e rossa che attirava per l’effetto optical. Sulla camicetta bianca portava l’unica cravatta rosso fiamma del papà. Si era mossa leggiadra, felice di indossare un capo dell’amato genitore e di sentirsi a suo agio. Grazie all’ondeggiare dei capelli color miele lunghi fino alla vita aveva ricevuto molti complimenti, a cui aveva prestato scarsa attenzione. Era intenta ad avvertirsi nuova ed esploratrice all’interno di una bolla trasparente e protettiva visibile a lei sola. La cravatta, di moda anche per le donne, era un’eccentricità per una dodicenne abituata allo scamiciato blu, per regolamento a metà polpaccio, della divisa che portava ogni giorno. In verità da un mese le arrivava a metà ginocchio , ma la madre tardava a sistemare l’orlo. Aveva già ricevuto vari rimbrotti e da ultimo una minaccia di sospensione come se fosse lei a volere la gonna corta. Frequentava come esterna un collegio religioso.

Era mercoledì, l’unico giorno in cui tornava a casa dopo il pranzo, invece che nel tardo pomeriggio. Aveva fatto i compiti e poi si era vestita come la domenica. Così, per gioco. Il campanello suonò. La madre premette automaticamente il pulsante di apertura senza chiedere chi fosse in arrivo. Come d’abitudine la inviò ad accogliere il visitatore sul pianerottolo. Anna detestava farlo, ma se si rifiutava la madre la esortava ad alta voce “su, sii gentile, saluta chi arriva e fallo salire” , ad un volume che si sentiva nelle scale. Era abile ad obbligare i familiari a fare ciò che voleva. Tutti ne erano risentiti, ma era difficile sottrarsi alle sue manovre. Anna vide il conoscente di famiglia alto quasi due metri , possente, con il naso arcuato, prominente e mani enormi e si rattrappì. La inquietava, specie perché se passava da solo la madre continuava a versargli bicchieri di vino rosso che lui fingeva di disdegnare, ma che beveva tutti con evidente piacere. Più di una volta si era chiesta come potesse poi tornare guidando nel paese vicino. Anche la madre se lo chiedeva, ma senza soffermarvici. Ora si muoveva in continuazione iniziando lavori casalinghi che non avrebbe intrapreso altrimenti e richiamava Anna in cucina, spronandola a partecipare alla conversazione o meglio ad assentire a tutto ciò che lei diceva. Le volte in cui tentava di parlare liberamente veniva subito zittita. Sapeva condurre una conversazione sciolta e sensata, prestando attenzione a chi le stava davanti e questo irritava la madre.

La visita era finita. L’uomo gigantesco vestito da cameriere o da pinguino, pantaloni neri e camicia candida ormai spiegazzata, si accomiatò. Con voce squillante la madre annunciò che Anna lo avrebbe accompagnato fino alla fine delle scale, per aprirgli il portoncino. Sorridendo ripeté la frase diverse volte, a sottolineare una personale cortesia, pur se espletata da altri. Anna contrariata scese in fretta le scale. L’uomo si fermò nel pianerottolo, il respiro ansimante, lo sguardo ebete striato di rosso. Anna non desiderava ricevere i due baci sulle guance di prammatica. Lui la sorprese. Allungò le mani enormi sui suoi seni bofonchiando un “ti sono cresciute le tettine, eh, le tettine.” Anna indietreggiò, volò sulle scale, entrò in bagno arrossata , preda di una rabbia sconosciuta. Si sfilò la camicetta bianca e la gettò per terra, si buttò sul viso acqua fresca, ma il tremore che avvertiva in tutto il corpo non si chetò. Si precipitò in cucina. Raccontò i fatti balbettando, come non le era mai successo. La madre l’ascoltò distrattamente e sentenziò: “ma no, ma no, è un brav’uomo, voleva essere gentile, farti un complimento”. E sparì.

Anna avvertì conati di vomito. Nel migliore dei casi era una donna sciocca. Nel peggiore approvava quanto era successo. La odiò.

Mai più avrebbe accompagnato un uomo per le scale. Mai più.

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