Premio Racconti nella Rete 2010 “Una chiacchierata con l’amico Socrate” di Calogero Sciarrino
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Una buona occasione nella vita si presenta sempre, il problema è saperla riconoscere e a volte non è facile. E le mie occasioni quali sono state? Ad esempio in amore, quali occasioni mi sono lasciato sfuggire, e se invece di lei avessi scelto l’altra, magari Rosaria, la romana, che a distanza di venticinque anni penso ancora, non tutti i giorni sia chiaro, ma dentro un piccolo neurone fra tanti che abitano nella mia testa c’è lei…ed ogni tanto appare, ormai astratta, consumata, sfigurata, opaca, ma c’è…
Ricordandomi che è stata importante, che ci siamo voluti tanto bene, che per lei ho perso l’appetito, che mi sono trasformato in un perfetto rincoglionito, che se mi avessero detto, ti hanno rubato la macchina!!! Io avrei risposto, e chi se ne frega sono innamorato.
Lei che ha fatto il primo passo avvicinandosi a me con una scusa…hai una sigaretta? Si, certo eccola!
Perché non vieni fuori dalla macchina e parliamo un po’? Lo stesso il giorno dopo, e così i successivi.
Trastevere, Porta Portese, il Pincio, la fontana di Trevi, San Pietro… non ricordo nulla, spariti dalla mia memoria, ci sono stato con lei, insieme a lei abbiamo visitato tutti questi posti, ma ero distratto, vedevo solo il mio grande amore, i suoi occhi verdi, i boccoli biondi che le scendevano fin dietro la schiena, le sue labbra carnose, il suo particolare odore, insomma, la sua straordinaria bellezza.
La guardavano tutti, la desideravano tutti, ed io ne andavo fiero perché non ero geloso, e non lo sono mai stato neanche quando tutti ci provavano con lei, pur sapendo che era la mia donna. Ero solo felice e basta.
Sono passati venticinque anni, che, se visti dalla prospettiva del primo giorno sembrano tanti, ma come tutti gli anni, tranne quelli dell’adolescenza, sono passati velocissimi.
Venticinque anni e Rosaria mi fa ancora compagnia, a volte mi parla, a volte mi ascolta…
Venticinque anni…e prima chi ero? Non prima di conoscere lei, diciamo cinquant’anni prima, dov’ero? Con chi stavo? Che cos’ero?
Secondo lo psichiatra Brian Weiss, non moriamo mai, almeno spiritualmente. La nostra anima continua a vivere…gironzola un po’ qua un po’ la, poi, secondo il grado d’insegnamento che abbiamo avuto nelle vite precedenti e cioè nelle varie reincarnazioni, decidiamo se rimanere anime e svolazzare nel blu dipinto di blu o magari nascere nuovamente all’interno di un altro corpo. Insomma, facciamo esperienza moriamo e ci reincarniamo, facciamo esperienza moriamo e così via, finché non diventiamo perfetti…
Questo è il suo pensiero. “Noi Passiamo attraverso moltissimi stadi mentre siamo qui, Lasciamo il corpo neonato, andiamo in uno bambino, da bambino ad adulto, da adulto a vecchio. Perché non dovremmo fare un passo oltre, spogliarci del corpo adulto ed entrare in una dimensione spirituale? Questo è ciò che facciamo. Non smettiamo proprio di crescere, continuiamo a crescere. Quando arriviamo nella dimensione spirituale, continuiamo a crescere anche lì. Noi passiamo attraverso diversi stadi di sviluppo. Quando arriviamo, siamo consumati dal fuoco. Dobbiamo passare attraverso uno stadio di rinnovamento, uno di apprendimento, uno di decisione. Decidiamo quando vogliamo ritornare, dove, e per quali ragioni. Alcuni scelgono di non tornare, ma di continuare in un altro stadio di sviluppo e restano nella forma spirituale… alcuni per un periodo più lungo di altri prima di ritornare. Tutto è crescita e apprendimento… crescita continua. Il nostro corpo è solo un veicolo per noi mentre siamo qui. Sono la nostra anima e il nostro spirito che durano per sempre.”
Mi diverte pensare che se tutto questo fosse vero, anche io sono stato anima, ho volato su nel cielo, ho dormito sopra una nuvola, oppure sono stato in giro per i vari cieli che circondano dall’alto il mondo!!!
Magari ho sorvolato l’Africa che tanto mi piace, il sud-est Asiatico, la Cina, sono passato magicamente attraverso le pareti di mattoni della grande muraglia, come ho visto fare qualche tempo fa in un trucco ad un famoso mago…
Sicuramente sono stato sull’Everest, la montagna che ho sempre amato ed ho visto il mondo terreno da lassù urlando…ei terrestri!!! Non ho bisogno dell’ossigeno come voi!!! Anzi sapete che faccio ora, mi trasferisco in Australia voglio visitare Sidney, scusate ma non ci sono mai stato…vado ciaoooo.
Tutte le esperienze fatte nelle vite precedenti rimangono memorizzate sull’emisfero sinistro di una parte del cervello, in poche parole, da anime ci reincarniamo e ci portiamo dentro anche i ricordi di quello che è stata la nostra vita o vite precedenti, i ricordi di questi fatti non possono venire in memoria normalmente come un normale pensiero, ma solo sotto ipnosi…devono essere stimolati.
Una parte del libro era dedicata appunto all’ipnosi, che si poteva fare anche guardandosi allo specchio o sdraiati su un divano, si trattava di un’ipnosi superficiale ma che poteva rivelarsi molto interessante. Ero molto interessato alla mia vita passata, e così un giorno, registrai la mia voce su un nastro, mi misi le cuffie, mi sdraiai sul divano, abbassai la tapparella, e schiacciai play.
Uno… due… tre… al quattro sarai rilassato, sentirai i muscoli leggeri e morbidi senza tensioni…
Il tuo corpo diventerà sempre più leggero, un cerchio di luce calda ti circonderà dalla testa ai piedi, un senso di pace ti avvolgerà… quattro…cinque…sei…sempre più giù , sempre più… sempre più…
E così un caldo pomeriggio d’estate mi addormentai in un sonno molto profondo.
Questa fu la scena che mi trovai a vivere.
Scendevo gli scalini di una lunga scala bianca che terminava all’interno di un bellissimo prato verde, fiori, panche colorate, alberi di acero palmatum, rose, calle, facevano parte di quella spettacolare scenografia naturale.
Giunto in fondo alle scale mi tolsi le scarpe e iniziai a camminare a piedi nudi sopra il prato osservando a bocca aperta la natura che mi circondava.
Ero avvolto da un senso di pace profonda, quando da lontano vidi un uomo anziano procedere verso di me, aveva i capelli bianchi e lunghi e così anche la barba, era vestito tutto di bianco, camminava a piedi scalzi e zoppicava leggermente dalla gamba sinistra, infatti si aiutava con un bastone di legno, giunto vicino a me esclamò…
-Ciao
-Ciao chi sei? Gli chiesi
-Sono Socrate
-Socrate? Ma…Socrate Socrate?
-No…solo Socrate
-Ma…Socrate il filosofo?
-Si…
-Socrate che è stato condannato a bere la cicuta?
-Si…proprio io!!!
-Quindi non sei morto come si racconta sui libri, hai fatto finta.
-No no, sono morto eccome, ho anche sofferto parecchio, un mal di pancia! devi però sapere che adesso ci troviamo in un’altra dimensione, in un posto particolare
-Che posto e’
-Qui caro amico è come il paradiso, cioè non è il paradiso ma è come se lo fosse
-E che ci facciamo, e soprattutto che ci fai tu qui con me… tu sei Socrate il filosofo greco, io sono Calogero l’operaio siciliano.
-Non hai capito nulla, qui siamo tutti uguali, io sono Socrate e tu sei Calogero basta così.
-Si va bene ma che ci facciamo qui.
-Dovresti saperlo bene, non ti sei appena auto-ipnotizzato?
-A si è vero, quindi mi trovo in quel posto che chiami altra dimensione.
-Si, ci troviamo in un posto particolare caro Calogero, qui tutto è possibile, lo vedi quel pozzo?
-Si, è bellissimo.
-Bene, se ci guardi dentro vedrai quello che desideri
-In che senso
-Ad esempio, vuoi sapere cosa facevano i tuoi genitori qualche tempo prima che tu nascessi? Basta chiederlo, guardare dentro il pozzo, ed una specie di film inizierà a visualizzarsi nell’acqua.
-Mi prendi in giro.
-No, qualsiasi cosa tu desideri apparirà e la vedrai scorrere, perché non provi.
-Sai Socrate, mi piacerebbe veramente vedere i miei genitori qualche ora prima della mia nascita.
-Nessun problema, guarda dentro…
L’acqua iniziò a bollire, cambiò colore diverse volte molto velocemente, prima rosso poi verde, di colpo il bollore si attenuò ed iniziò ad intravedersi una scena antica…
Salvatore!!! Salvatore!!!
-Che c’è è l’una di notte cosa vuoi
-Salvatore le doglie!!!
-E proprio adesso te le dovevi fare venire!
-Salvatore non ho deciso io, sono arrivate da sole…
-E adesso?
-Come e adesso, all’ospedale mi devi portare
-Ma se non abbiamo la macchina come ti porto all’ospedale, non potevi aspettare domani mattina così ci accompagnava tuo fratello Giovanni?
-Salvatore non ho deciso io, te lo ho già detto!!!
-E ora chi chiamiamo, non abbiamo la macchina non abbiamo il telefono.
-Vai sopra dal signor Nino, sveglialo presto.
-Svegliarlo a quest’ora? minchia quello mi manda a cagare
-Salvatore non ce la faccio più corri!!!
Salvatore salì gli scalini quattro alla volta e andò a svegliare il signor Nino, caricata Filippa sulla cinquecento bianca andarono diretti all’ospedale S.Anna di Palermo, era il ventisei giugno del millenovecentosessantasei, alle quattro e mezza del mattino nacque un pargolo, quattro chili e qualche grammo e, per la felicità di Salvatore, con il pisellino.
Papà che nella sua vita non aveva mai pianto, neanche quando le sue cinque dita finirono sotto una pressa, vedendo Calogerino si commosse in un pianto ininterrotto. Perché capì subito che quel bambino gli avrebbe fatto girare le balle per sempre… infatti andò proprio così, papà ebbe una sorta di percezione…
-Posso domandarti una cosa caro Socrate
-Certo, dimmi tutto
-Ti sembra normale chiamare un figlio Calogero con la consapevolezza di un imminente trasferimento al nord d’Italia?
-Non so, perché?
-Perché se decidi di chiamare un bimbo Calogero, hai già commesso un grave errore, se poi successivamente ti trasferisci al nord ne hai commessi due. I miei genitori hanno commesso due errori molto gravi, sicuramente non ci hanno pensato però chi ne ha pagato le conseguenze sono stato io, sulla mia pelle.
-Non capisco cosa ci sia di tanto strano nel tuo nome
-Per forza tu sei Socrate, sei un uomo di grande cultura, tu non giudichi dal nome o dall’aspetto, ma gli altri si, sono stupidi, ripeto i miei genitori hanno commesso due grandi errori, perché se decidi di chiamare un figlio così ed hai progetti di trasferirti al nord, quel benedetto ragazzo non lo devi portare con te. E si… avrebbero dovuto lasciarmi da zia, da nonna, dalle suore orsoline…ma al nord no!!!
E invece lo hanno fatto, hanno avuto questo gran coraggio…e mi hanno rovinato l’esistenza.
-Rovinato l’esistenza? Non credi di esagerare
-Esagerare!!! Mi hanno preso per i fondelli tutta una vita, mi hanno fatto vergognare di portare questo nome, mi hanno plagiato!!!
Questa te la voglio raccontare caro Socrate, avevo circa vent’anni, ed ho conosciuto una ragazza molto carina, anzi era bellissima, mi sono subito innamorato di lei a prima vista. Quando anche lei ha cominciato a filarmi ci siamo presentati, sai come si chiamava? Concetta…
Capisci Socrate si chiamava Concetta
-Cosa c’è di strano nel chiamarsi Concetta?
-Proprio non capisci?
-No Calogero faccio fatica.
-Lei Concetta ed io Calogero, appena me lo ha detto, non so perché, mi è venuto in mente il giorno del nostro futuro matrimonio, quando il prete avrebbe pronunciato le seguenti parole… Tu Concetta vuoi sposare il qui presente Calogero? Immaginavo la gente alle mie spalle che rideva piegata in due…
Rimasi talmente traumatizzato da quel pensiero che il giorno dopo le telefonai dicendole che non sarei più andato a trovarla, senza mai spiegarle il motivo.
-Allora sei stato un grande stupido, non c’è niente di più sbagliato che farsi influenzare dal giudizio degli altri
-Si lo so, adesso lo capisco, ma allora non era così, ero più vulnerabile. E poi tutti i giorni la stessa storia, a scuola, con gli amici, al circolo, sempre a sfottermi!
Questo nome mi ha talmente ossessionato che qualche tempo fa ho cercato su internet le sue origini. Convinto di trovare scritto cose orrende tipo…Nell’antichità veniva dato il nome Calogero a tutte quelle persone che avevano commesso atti gravissimi, stupri, omicidi, genocidi, rapine…invece di essere messi in galera a marcire, venivano mandati in giro per il mondo, soprattutto nei paesi nordici, perché non esisteva pena peggiore… invece la grande sorpresa è stata scoprire che Calogero deriva dal latino Kalos e cioè bello!!! Capisci il paradosso! Calogero vuol dire persona bella!!! E’ un po’ come dire che la “merda” deriva dal latino “profumo piacevole”.
-Senti un po’ ma oltre a questa Concetta avrai avuto qualche altra ragazza dal nome normale?
-Se devo dirti la verità nella mia vita ho attratto più uomini che donne, se vuoi ti elenco i nomi dei maschi che mi hanno fatto il filo
-No parlami delle tue donne.
-Sai che faccio fatica a ricordarle, posso parlarti di Rosaria
-Rosaria mi sembra un nome strano come Concetta non trovi?
-Socrate!!! Anche tu stai diventando razzista!
-Ma figurati, però mi fa questa impressione.
-In fondo non hai tutti i torti, anche Rosaria aveva origini del sud, il papà era Romano e la mamma Napoletana.
-Raccontami di lei…
Devi sapere caro amico Socrate che in quel periodo facevo il militare, non avevo ancora compiuto diciotto anni, mancava qualche mese. Prima ad Orvieto una bellissima città, poi, dopo un altro mese di addestramento, mi trasferirono a Monte Romano in provincia di Viterbo. È stato li che la conobbi.
Era usanza per noi militari in libera uscita andare a farci un giro nel paesino, una volta arrivati li, si facevano le vasche, come le chiamavano gli abitanti del posto, in poche parole si camminava su e giù per un a strada pedonale. Non mi ero accorto di lei, però se ne accorse il mio amico Mario, Calò guarda quella…
Chi? Quella sulla panchina…
Una statua bionda con gli occhi verdi era seduta insieme ad una amica, la osservai pensando… questa è troppo bella e non mi caga neanche di striscio… infatti non ci feci più caso.
Il mio amico Mario però continuava a guardarla
-Minchia Calò guarda te… te ne sei accorto?
-Perchè mi prendi per il culo Mario.
-Ma sei scemo, osserva.
Mario aveva ragione, Rosaria mi guardava e sorrideva con gli occhi
-E tu cosa facevi, le sorridevi?
-Io? Un perfetto deficiente, appena mi guardava abbassavo lo sguardo perché mi vergognavo. Solo dopo una settimana riuscii a guardarla negli occhi per pochi secondi. Per fortuna capì che ero timido e ci pensò lei.
-In che senso?
-Nel senso che fu lei a fare il primo approccio. Anche perché se fosse dipeso da me sarei ancora li a fare vasche, capisci, purtroppo sono fatto così, non riesco a fare il primo passo.
-Si chiama timidezza non sei mica il primo a soffrirne, ma dimmi un po’ come è andata poi.
-Come è andata… pensavo di essere l’uomo più felice del mondo, non poteva esserci altra persona più felice di me, perché più di quello non si poteva, era disumano. Non mangiai per almeno una settimana perché lo stomaco si chiuse totalmente, non chiedeva nulla, ne cibo ne acqua, viveva d’amore anche lui. I miei amici mi parlavano ed io mi limitavo a dire si o no con la testa, non parlavo neanche più, ero diventato distratto.
Strappai il calendario dove erano segnati i giorni che mi mancavano al congedo, e mi buttai anima e cuore in questa splendida relazione che durò circa sei mesi.
-E poi?
– Poi lei rientrò a casa, viveva a Roma. Qualche tempo dopo mi congedai, tornai a casa e pian piano tutto rientrò nella normalità, finché non ci sentimmo più.
Sai a cosa pensavo Socrate, secondo me le case farmaceutiche dovrebbero inventare un farmaco che ti da le stesse sensazioni dell’innamoramento, se per caso uno nella vita è sfigato e non si innamora naturalmente, butta giù una pillola e… si parte!!!
– E come lo chiameresti questo farmaco Calogero
– Non saprei, forse lo chiamerei Amoregermina, oppure Rincoglioniment, non è male che ne pensi
– Si direi Rincoglioniment da proprio il senso della potenza del farmaco.
– Sai che ridere, uno va dal dottore e si fa scrivere la ricetta…ci sarebbe sicuramente meno gente che si mette in mutua. Tutti innamorati!!!
-Bisogna però fare molta attenzione a ingoiare la pillola.
-E perché?
-Perché se per caso la butti giù per innamorarti di una donna, e l’amore non è corrisposto rischi di passare da uno stato di piacere ad uno stato di sofferenza!
– E’ vero non ci avevo pensato, sei il solito saggio…
-A questo punto bisognerebbe scrivere sulle controindicazioni della scatola, ATTENZIONE si consiglia l’assunzione del farmaco solo se si ha la certezza che la persona oggetto dell’innamoramento abbia nei vostri confronti un certo interessamento, almeno un pochino.
-Ed io aggiungerei caro Socrate… Altrimenti son cazzi!!! Anche perché le pene d’amore sono dure da digerire, hihihihi…
-E tu Socrate sei mai stato innamorato?
-Certo, anche io ho avuto i miei periodi felici, specialmente con i miei giovani allievi
-Quindi non facevi distinzione di sesso.
-Era normale avere rapporti misti, ti piaceva una donna? Bene… ti piaceva un uomo? Stessa cosa. A proposito di rapporti con uomini, prima mi accennavi di personaggi di sesso maschile che ti hanno fatto la corte, sono stati tanti?
-Abbastanza, durante la naia mentre ero con Rosaria, due, ma il primo in assoluto mi ha corteggiato al club della mia città, avevo circa quindici anni, lui era un uomo di circa cinquanta anni, ossigenato e con l’orecchino, ricordo un aspetto orrendo, si chiamava Danilo e lavorava nell’impresa che tutti gli anni veniva a rifare i campi da tennis. Io come al solito non capivo le sue intenzioni, lui mi sorrideva, mi accarezzava mentre mi passava vicino, poi un giorno mi chiese di andarlo a trovare a casa, mi avrebbe anche pagato il taxi. Dentro di me pensai, ma perché questo vuole che vada a casa sua? Mi vuole forse fare ascoltare qualche disco? Ero proprio ingenuo… Per fortuna il titolare dell’impresa un pomeriggio mi chiamò in disparte e, in dialetto Piemontese mi disse… ei Cit fa atensiun che cul lì a le cupiu. “ ei piccolo fai attenzione che quello li è cupio”
La seconda esperienza mi capitò qualche anno dopo, mi trovavo alle giostre, una nuova attrazione era circondata da tantissime persone incuriosite, si trattava della macchina gru, quella che comandi con due pulsanti e cerchi di indirizzarla verso l’oggetto desiderato. Stavo curiosando cercando di capire come funzionava, in pratica mi trovavo dietro ad altre persone, ad un certo punto senza volerlo iniziai a muovermi avanti e indietro spinto da una persona dietro di me, era un signore sui cinquanta con un impermeabile grigio e un cappello in testa, portava anche un paio di occhiali rotondi. Il mio primo pensiero fu, questo spinge perché vuole vedere meglio.
Quindi infastidito mi spostai e andai dalla parte opposta, dopo qualche minuto ricominciai nuovamente a muovermi avanti e indietro, spinto da chi? l’uomo grigio… si era spostato anche lui attaccandosi nuovamente al mio posteriore!!! Aveva deciso di accoppiarsi con me…
La terza esperienza amico Socrate la ebbi come ti accennavo prima, al militare, devi sapere che durante la libera uscita e prima di conoscere Rosaria, mi recavo spesso con i miei amici in discoteca, precisamente a Tarquinia lido, un posto incantevole, pieno di turisti.
All’interno della discoteca lavorava come guardarobiere un tizio sui quaranta, gay conclamato dal suo modo di vestire di muoversi e di parlare.
A differenza dei miei amici mi trattava diversamente, ad esempio, non mi faceva mai pagare la quota del guardaroba quando andavo via, e questo mi insospettì parecchio. Poi una sera ebbi la certezza che gli piacevo, perché mi chiamò in disparte e mi disse… “sei proprio carino sai”!!!
In quel periodo non avevo ancora conosciuto Rosaria, però uscivo con una ragazza del posto di cui non ricordo più il nome, eravamo solo amici, si passeggiava insieme e si chiacchierava parecchio, una sera senza rendermene conto feci tardi, avevo appuntamento con i miei amici nella piazza di Tarquinia alle venti, ma, distratto dai discorsi si fecero le venti e trenta, corsi subito verso la piazza, ma dei ragazzi neanche l’ombra, erano andati via.
Da Tarquinia a Monte Romano c’erano circa quindici chilometri quindi decisi di fare l’autostop, fermo al bordo della strada con il dito pollice che guardava verso l’alto, aspettai qualche santo che mi desse un passaggio, dopo qualche minuto una mini rossa si fermò, sai chi era?
-Il tuo amico guardarobiere della discoteca
-Bravo proprio lui, mi venne subito il panico.
-Cerchi un passaggio?
-mm mmm mmmm si
-Sali dai che ti porto.
-E così entrai in macchina con la consapevolezza che avrei perso la verginità.
– E la hai persa?
-Socrate ma che domande!!! No che non la persi, anche perché se ci avesse provato lo avrei sicuramente picchiato, sarebbe stato facile perché era proprio una signorina… invece è stato gentilissimo, nel tragitto mi raccontò un po’ della sua vita, mi chiese della mia, e arrivammo davanti alla caserma, lui felice di avermi accompagnato, io di essere rimasto integro!!!
-Ti sto annoiando?
-Ma scherzi, mi sto veramente divertendo.
-Allora continuo.
La quarta esperienza la ebbi sempre al militare, in quel periodo uscivo con Rosaria, stavamo insieme fino alle ventuno e trenta, poi mi affrettavo a tornare in caserma per le ventidue ora del contrappello, da Monte Romano alla mia caserma bisognava fare un tragitto di circa due chilometri a piedi percorrendo una strada di campagna, questa strada era priva di luci, molte volte camminando al buio ho rischiato di finire dentro al fosso che costeggiava il percorso. Quella sera avevo già percorso circa metà del tragitto quando sentii arrivare una macchina, sarà un mio amico pensai, anche perché da quel sentiero si andava solo in caserma, così la fermai. Con stupore mi accorsi che la persona all’interno dell’abitacolo era uno sconosciuto.
-Vai in caserma? Mi domandò
-Si
-Sali che ti porto, sto andando anche io li
-A quel punto pensai che fosse un ufficiale che doveva fare qualche ispezione.
-Salito in macchina inizio a farmi discorsi strani.
-Sei militare? Quanti anni hai? Sei fidanzato? Da che città arrivi?
-Il mio primo pensiero fu… Ci risiamo!!!
-Vorrei raccontarti una cosa posso?
-Mi dica, risposi
-Conosco una coppia di amici, e lei vuole fare l’amore con me… solo che ho un piccolo problema, sono ricchione.
-Iniziai a sentire caldo, anche se era inverno pieno. Possibile!!! Pensai, sto vivendo un incubo, qualcuno mi svegli per favore. Invece era tutto vero, l’uomo, la macchina, io, il caldo, la caserma che ad un certo punto, anche se mancavano pochi metri all’arrivo, mi sembrò lontanissima.
-Senta Signore, per favore mi lasci stare, io sono fidanzato, ho una mamma che mi aspetta a casa, mi piacciono le donne, ma tanto tanto, guardi, ne vado pazzo, le amo tutte anche se sono brutte…sono la persona sbagliata per fare questi discorsi ok?
-Tranquillo, non devi preoccuparti ti lascio in pace.
-E così mi accompagnò davanti la caserma e se ne andò.
Tirai un sospiro di sollievo chiedendomi… Mi andrà bene anche la prossima volta?
-E la prossima volta ci fu?
-Eccome se ci fu.. ci fu, ci fu!!!
-Mi trovavo al lavoro, ero appena stato assunto, nelle settimane seguenti un uomo si avvicinò a me e con fare molto cordiale si presentò, successivamente mi venne a trovare diverse volte, ed ogni volta mi invitava alla macchinetta del caffè per offrirmene uno, non voleva mai che pagassi io, doveva sempre pagare lui, e così nei giorni passati, sempre pronto ad offrirmi il solito caffè. Non avevo sospetti strani, anche perché tutto avrei pensato di quell’uomo, meno che fosse gay. Era talmente peloso che se mi avesse prestato metà della sua pelliccia, avrei sicuramente fatto concorrenza a Lucio Dalla. I peli gli uscivano persino dalle orecchie, era veramente disgustoso!!!
Quando un giorno, un signore Siciliano mi mise in guardia. E in dialetto mi sussurrò le seguenti parole “ veni ccà ta diri na cosa, talia ca chiddu e fimminuzza ca scusa ro cafè poi t’assicuta”
“Vieni qua ti devo dire una cosa, guarda che quello è femminuccia, con la scusa del caffè poi ti rincorre”.
-Capisci…me ne succedeva una dietro l’altra, non facevo in tempo a riprendermi dallo spavento di un’ipotetica violenza carnale che subito dopo mi ritrovavo nella stessa imbarazzante situazione.
Perseguitato dagli uomini.
Mi sono spesso domandato perché li attraevo così tanto e così tanti, qualche risposta me la sono data, ma in fondo non lo ho mai capito.
-Di sicuro piacevi, non vedo altro motivo caro Calogero
-Si ho capito, ma vivevo in un gruppo, avevo tanti amici, mica erano tutti brutti, eppure ero solo io al centro dell’attrazione, l’unico perseguitato. Come quell’altra volta…
Mi trovavo a Palermo in vacanza, era il mese di agosto e come tutti gli anni si andava a trovare i nonni.
Quella mattina mamma mi disse, Erino fammi un favore, vai in piazza Lolli porta chicca a fare la pipì. Piazza Lolli era famosa anche per un cinema che proiettava film porno tutti i giorni.
Era un caldissimo pomeriggio estivo, la mia cagnolina passava da un albero di palma all’altro cercando quello più consono per il bisogno, quando ad un certo punto la vidi puntare qualcuno da lontano, aveva preso le sembianze di un cane da caccia, sguardo fisso verso l’orizzonte, orecchie tese verso l’alto, zampina destra leggermente piegata verso il proprio petto… poi come una scheggia partì, sembrava che un bisonte la stesse rincorrendo talmente filava, invano furono i miei tentativi di fermarla con richiami vocali, chicca!!! Chicca chicca!!! Fermati!!! Vieni subito qua!!! Non ci fu verso, chicca attraversò tutta la piazza, e anche il corso di strada che costeggiava appunto la piazza rischiando di finire sotto una macchina, a quel punto andò vicino a una donna che aveva sicuramente scambiato per mia madre, anche perché le assomigliava molto, quando però si accorse che non era lei, si fermò li e non si mosse più.
Io ero molto lontano, e cominciai a correre per andare a recuperarla quando, vidi un ragazzo altissimo e grasso prenderla in braccio, attraversare il corso, e dirigersi verso di me.
-Grazie sei stato veramente gentile a momenti finisce sotto una macchina
-Prego prego, che bella cagnetta, che razza è
-E’ un pincer!
-Ecco perché è così piccola, ma senti un po’, non ti ho mai visto da questa parti insieme al tuo cane sei nuovo della zona?
-Si, sono ospite di mia nonna, non abito qua abito a Torino
-Ho capito, posso dirti una cosa…
-Dimmi pure
-Lo sai che sei proprio un bel ragazzo!!!
Devi sapere caro Socrate che quel pomeriggio faceva già un caldo infernale e sudavo di mio…
Sudavo dalla schiena, dalla fronte, dalle ascelle, dal petto, mi accorsi però, dopo le parole pronunciate dal tizio, che iniziai a sudare anche dai talloni dei piedi…
Ebbi un attimo di speranza illudendomi di aver interpretato male le sue parole, infatti gli dissi
-Hai detto che il cane è di una bella razza?
-No, ho detto che tu sei un bel ragazzo…
Iniziarono a sudarmi anche le unghie dei piedi, quindi presi in braccio chicca gli risposi grazie e mi allontanai.
Dopo qualche metro però mi accorsi che mi stava seguendo, quindi allungai il passo, e così fece anche lui, decisi allora di correre a gambe levate pensando che si sarebbe arreso, invece no!!! Era pure veloce nonostante la sua enorme stazza, riusciva a starmi dietro… raggiunsi il portone di mia zia, per fortuna era aperto, mi infilai dentro e nel momento in cui iniziai a salire le tre rampe di scale, apparse lui… ormai stanco, pallido, sudato, e con un filo di voce mi disse… “se vieni al cinema lolli ti faccio un bel pompino”
Però, non fece in tempo a pronunciare la parola pompino, mancava ancora la “o” quindi pronunciò pompin, che già avevo bruciato circa trenta gradini di marmo, con chicca in braccio che continuava a guardarmi incuriosita. Sono certo che si sarà chiesta anche lei…bau babau bau babau bau bau“???
“ma che cazzo sta succedendo oggi???”.
-Che ne dici Socrate, ho battuto tutti i record?
-Direi di si. Ti faccio i miei più sinceri complimenti.
Adesso però devo andare, è giunta l’ora, spero di vederti presto e di ascoltare qualche altro tuo racconto, ci conto!
Socrate mi abbraccio stringendomi con forza al suo corpo, e…mentre le sue mani scivolavano sulle mie natiche, pensai…
O no ci risiamo!!!
Sudato marcio mi svegliai dal sonno, fortunatamente ero tornato sulla terra…
L’auto-ipnosi aveva funzionato perfettamente…
Trovo il racconto molto scorrevole e piacevole alla lettura. Riflessivo, divertente e ironico allo stesso tempo, mi è piaciuto molto. Volevo farti i miei complimenti, spero di poter leggere altri tuoi racconti!
Antonella
Bravo Sciarro!!! (notare come in questa sede non ti chiamo col solito appellativo “nonno”…ops!)
..ora xo vogliamo gli altri racconti..dai dai daiiiiiiiiii 🙂
ps. un piccolo grazie qui in “mondo visione”, x avermi tenuto compagnia via mail col tuo racconto..quella sera di febbre altissima (sarà mica il motivo x il quale non solo non è passata,ma anzi peggiorata????) e x avermi fatto sentire un pò importante rendendomi partecipe, fra le prime, del tuo scritto..
ps2. non potevi diventare mio nonno già hai tempi dei temi al liceo..?!?!? pfffffffffffffffff..