Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Aria – Respiro – Luce” di Laura Ghirlandetti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Le pareti dichiaravano freddo, silenzio.
La luce ripeteva solo bianco: il bianco marmoreo lucidato del lavabo dove penzolavano già scalati i capelli scarlatti della ragazza vestita di seta indaco.
Ogni movimento attutito era una movenza felina, un ribadirsi di sinuoso silenzio, morbido, da toccare.
Le forbici soltanto, scandivano un tempo, con il ticchettio del loro balenìo di metallo. E tagliavano; toglievano la possibilità dell’esagerazione, riducevano, inquadravano, disciplinavano e tutto era silenzio, sopra il ritmo.
Bianca luce che rasserenava: precisa, asettica, emanante profumo.
Fuori dalla finestra, un palazzo storto mendicava: sordo, grigio, pesante, tutto indecoroso nell’essere indecentemente avvizzito, sporcato, oltraggiato dall’ incuria, dalla calura, dallo stridore dei tram che frenavano in curva per evitare un’auto in corsa che sgasando coloriva di invidia tutte le sue pareti, sudici muri che erano di scandalo come un contrasto insanabile, a quel dolce rigore di concentrazione che vedeva continuamente di rimpetto a sè.
Insonorizzato, dietro il vetro, il palazzo urlava il suo bisogno di pietà, mentre -dentro- il leggero massaggio sulla cute cerebrale cullava insieme all’ acqua che, addomesticata, ricolava nel lavabo e accompagnava come voce il respiro delle forbici; in questa musica la mente ripeteva a se stessa nel nulla del suo percepirsi: aria- respiro-luce, aria-respiro-luce.
Come una litania.
Intanto l’acqua spruzzata da un nebulizzatore dava vita ad un arbusto, che con forza invincibile sembrava prorompere dal vaso che ancora ne conteneva le radici.
“Il tempo della crescita può essere una serra, come questa, dove sganciati dal mondo si esiste nella virtualità del taglio-colore” un sorriso abbacinante, e Pierre si avvicinò posando il nebulizzatore, e presentandosi alle nuove clienti con il motto personale dell’azienda.
Parole attutite, devote: “come si vuole signora oggi?” “tagliamo un po’?” “la riga sempre di lato?” “di che colore preferisce?”
E poi altre voci, come di un coro di giovani donne mai invecchiate, tocco di mani delicate, che sapevano inaspettatamente ritrovare la franchezza del contatto quando l’approntamento dell’ asciugamano per la prima rabbrividente asciugatura lo avesse richiesto.
Sganciati dal mondo.
Pierre si avvicinò anche a lei, e per prima cosa tirò la tendina grigio metallizzata, il sole era troppo abbagliante e non consentiva alla luce di spandersi omogeneamente, in quel chiaro vagamente opaco che ha la luce nella prima mattina estiva.
La ragazza con un gesto repentino si toccò con la mano i capelli bagnati, quasi come si fosse ricordata di qualcosa, e guardò fuori oltre la tendina oscurante tirata; quello che vide fu silenzio:
davanti al palazzo un giovane quarantenne sovrappeso masticava violentemente le famose macro chips emozionali, tanto ultimamente reclamizzate dai giornali e rotocalchi.
“A zero.” si limitò a dire.
“Ma signora non le sembra un pò troppo, un pò tutto e subito… sarà un drastico cambiamento non crede?”
Pierre aveva un lieve sorriso sornione negli occhi, come incredulo.
“Credo che lo preferirei.”
Ribattè lei fredda, decisa, e senza scrupoli.
Pierre abbassò gli occhi , prese le forbici nella mano destra; lo sforbiciare iniziò leggero e implacabile, le ciocche vermiglie cadevano a terra ovattate come neve.
“Un caschetto preciso. .. alla Jeanne d’Arc. Sicura che così non basta?”
“Sicura.”
Pierre deglutì, si prese tutto il tempo necessario, e con uno sguardo vacuo, lontano, azionò un piccolo rettangolo nero.
Subito un rumore metallico si insinuò nello spazio con la sua voce insistente, non modulata, gelò gli astanti, che assistettero impassibili e disperati alla depilazione del cranio della ragazza.
Nessuna parola, dopo che fu completamente rasata un solo dolce sorriso di lei stranamente arrendevole.
“Perchè mai l’avrà fatto? Tutti questi bellissimi capelli… e il freddo che patirà quella ragazza là fuori. ”
ripeteva Pierre raccogliendo da terra le ciocche rimaste ancora un pò stordito dimenticandosi a causa dell’aria condizionata, perfettamente dosata, di trovarsi a luglio inoltrato.
“Certi comportamenti sono semplicemente ridicoli.”
La voce rauca della distinta signora alla cassa aveva iniziato a parlare, e aveva il suono che le monete attentamente contate del resto facevano graffiando sul marmo grezzo del bancone.
“I vizi umani infiniti, le ambizioni poi… spropositate, e di quelle non ne vogliamo nemmeno sentir parlare.”
Troncando cosi la questione; Pierre con un gesto preciso e contenuto, tolse di mano ad una delle inservienti la ramazza iper-silent e raccolse quei moncherini di seduzione.
La ragazza ancora sulla seconda porta insonorizzata rovistava nella borsetta, ne estrasse infine una
mascherina bianca, la indossò, le copriva metà del viso, ma quando uscì aveva la testa completamente nuda.

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