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24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2010 “Donna Burqa” di Marco Marini

Categoria: Premio Racconti per Corti 2010

È una calda giornata di tarda primavera. Una donna musulmana sulla quarantina, robusta, lavora alla mensa di una privata università fuori centro città. Indossa un velo scuro che scende fino alla vita, copre il capo e lascia scoperti gli occhi. Si trova nell’area di somministrazione dei primi piatti. È il primo giorno di lavoro. Mancano pochi minuti all’ora di pranzo; il responsabile del servizio di ristorazione le raccomanda di servire veloce e gentile. La mensa si riempie. La donna serve i ragazzi. La fila si fa lunga. È l’ora di punta. Un gruppetto di tipe e tipi perde la pazienza e provoca la donna con falsi complimenti; poi se ne vanno in direzione dell’area “carne alla griglia” e si prendono un hamburger. La donna continua nel suo lavoro facendo finta di niente. Si fa un gran mormorio tra la maggior parte dei ragazzi seduti tra i tavoli a proposito della poca porzione servita nel piatto e della scarsa igiene delle mani della donna. Il responsabile alla cassa percepisce il brusio insistente, si dirige verso la donna e le comunica di ritirare il carrello pieno di vassoi e continuare il suo lavoro in cucina. Al posto della donna robusta subentra un’altra operatrice. Molti dei vassoi caricati sul carrello sono pieni di avanzi. La mensa è vuota, la donna ha finito il suo turno. Il responsabile la informa che è stata spostata in cucina con mansione di aiuto preparazione pasti e riordino della sala.

La donna percorre un lineare tratto di strada; sotto un ponte nota una manica di maglietta da calcio uscire da un bidone circolare. La prende con sé e la mette in un sacchetto bianco da spesa. È dell’Inter, è molto rovinata. Perde l’autobus da poco partito. Prima di prendere la metropolitana, vicino alla fermata dell’autobus, entra in una cabina telefonica. Chiama suo figlio di 8 anni: “Tra poco tempo sono a casa, ho un regalo!” fa la donna; poi chiude la comunicazione e si dirige nel tunnel del metrò. Prende il biglietto, lo inserisce nel tornello e s’incammina verso il metrò scendendo una lunga scalinata divisa in tre spazi. Il grande orologio circolare appeso alla parete, all’inizio della scalinata, segna le 14 e 55 minuti. Il tempo di attesa del mezzo di trasporto è 3 minuti e mezzo. La donna inserisce qualche centesimo all’interno di un distributore di merendine e bevande. Una donna con il pancione sulla trentina con la pelle dorata si trova all’inizio della scalinata. Tra le mani tiene una carrozzina. All’interno non si intravede il bambino/a coperto/a da un velo scuro. Porta anche un borsone pesante. La donna musulmana beve un sorso di acqua presa dalla macchinetta. Una madre e un bambino vagabondi la osservano. La donna se ne accorge. Stringe nella mano il resto uscito dalla macchinetta. Si avvicina al piccolo e gli dona i pochi cent di resto. “Grazie e buona fortuna” gli fa la madre del piccolo. Il metrò arriva presso la fermata. Manca un minuto e mezzo alle 15. La donna si avvicina alla linea gialla. Non si accorge del sacchetto bianco che ha dimenticato vicino al distributore. Un tipo e tipa con skateboard tra le mani escono dal piccolo bar-tavola calda della stazione. Da un vecchio jukebox, che si trova nel piccolo locale, proviene musica orecchiabile. Il tipo e la tipa indossano una canotta di basket NBA e portano sul capo grosse cuffie collegate a un iPod. Si dirigono verso il metrò. La donna con il pancione si trova a metà scalinata. Il volo improvviso di un piccione sfiora il capo della donna che inciampa in un gradino, perde l’equilibrio e cade all’indietro. Le sfugge anche la carrozzina che precipita a velocità sostenuta in direzione del sacchetto bianco. I due giovani con le grosse cuffie si accorgono dell’accaduto. Si trovano poco dietro la donna distesa sui gradini. Entrambi con rapidità montano lo skateboard e scendono la lunga scalinata ai lati. La donna musulmana entra all’interno del mezzo di trasporto. È affollato, i finestrini sono aperti. La donna si trova vicino alle porte del metrò. La carrozzina ha terminato la scalinata e si sta dirigendo contro il sacchetto e il distributore. La velocità è molto elevata. Un grande silenzio circonda il piano sotterraneo. Quando manca meno di un metro all’impatto gli skate dei due ragazzi bloccano le ruote della carrozzina. Le porte del metrò si chiudono. La donna quarantenne si accorge del sacchetto bianco. Batte un pugno contro il vetro della porta. I tanti occhi delle persone che affollano il mezzo sono immobili a fissare la carrozzina ferma e il sacchetto bianco. Poi li voltano in direzione della donna col burqa. Il metrò riparte. Intanto la donna col pancione si trova a breve distanza dall’uscita della stazione; si sfila un cuscino bianco dalla maglietta, lo getta all’interno di un bidone e con passo veloce si dirige verso l’uscita portando con sé il pesante borsone. Mancano dieci secondi alle 15. I due tipi con lo skateboard osservano l’interno della carrozzina. Scoccano le tre del pomeriggio. Le campane di una piccola chiesetta, poco distante dalla stazione, suonano. Il cielo è coperto. Un fortissimo botto proveniente dalla stazione del metrò copre il suono delle grosse campane.

Un camioncino color grigio della polizia parte da una stretta strada di periferia. All’interno si trova la donna musulmana col burqa. Il suo volto è appoggiato alle sbarre dello sportello posteriore. Con gli occhi rossi osserva un bambino che si trova seduto dietro un piccolo balcone a ringhiera di un alto palazzo. Il piccolo tra le mani stringe un pallone neroazzurro. Numerose persone lanciano sassi e urla contro la donna. Un lenzuolo si alza sopra le mani degli individui; è impressa una scritta: “VOGLIAMO LA SUA TESTA SENZA IL VELO NERO”. La vettura si allontana. Un foglio di giornale si trova ai bordi di un sottile marciapiede. In primo piano è stampato un titolo dai caratteri grandi: “DONNA BURQA FA STRAGE NEL METRO’: DECINE DI MORTI”.

FINE

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