Premio Racconti nella Rete 2018 “Vincenza” di Laura Corrado
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018– L’unico cruccio di Cenerentola sono i lavori di casa. Pulisce, lava, stira e poi arriva un bel ragazzo che la salva, pagandole una donna delle pulizie. Sempre donne. Donne da salvare, da corteggiare, da incolpare. Purtroppo ci sono ancora uomini convinti che le donne siano inette e che vadano salvate. In qualsiasi modo, ma salvate. Ci hanno convinto, ci hanno inculcato la secolare idea che a partire da Eva la donna sia l’unica colpevole degli errori umani. Povera Eva che ignara di quello che le sarebbe stato imputato, mangiò la mela sconvolgendo l’innocenza di Adamo. Maledette donne. Povere donne. Maledette idee misogine partorite da uomini che non sanno vivere senza di esse.« Sono solo una costola, tutto sommato». – Pensa il loro bizzarro inconscio.
– Le donne-costole che vengono uccise dai loro fidanzati perché hanno commesso l’errore di fare altre scelte, vengono violentate da sconosciuti perché indossano delle minigonne, vengono estromesse dal lavoro perché aspettano un bambino.
Vincenza guarda il telegiornale e pensa che la donna non riuscirà mai a levarsi di dosso i giudizi e i pregiudizi di una società con una coscienza maschilista.
Vincenza è una giovanissima donna, una ragazza. Capelli lunghi e scuri, sempre un po’ in disordine. Ha gli occhi cerulei. Ha un po’ di pancia. Studia, legge, esce. Ha una vita normale ma si sente sola e così ha scoperto come distrarsi da quel senso di alienazione: guardare la televisione.
– L’ aspetto curioso della mia faccenda è che mentre tutti sono convinti che io sia un soggetto debole, mi sento fortissima. La mia mente è più lucida che mai. Ho una grande energia, riesco a mettere molta concentrazione nello studio. La mia lotta mi ha resa più tenace. La mia lotta contro il cibo. Ci siamo io e lui, io e il cibo.
E’ un rapporto silenzioso, intimistico, potente.
Guarda il telegiornale. C’è una guerra di religione. Donne e bambine violentate e sottomesse. Bambini usati come bombe. Attacchi terroristici. Dittature. Non è il mondo di Cenerentola. Nelle favole gli uomini sono sempre gentili e giusti. Sono le donne che ricoprono i ruoli peggiori. Sono streghe, sono frustrate, assassine o povere sciocchine (le principesse), ma tutte in attesa di un uomo che le salvi. Al massimo viene loro concessa una morte per malattia in tempi più remoti (le madri delle principesse). Ma i veri trionfatori delle favole sono sempre gli uomini.
Uomini cattivi, uomini buoni. C’è ambiguità.
A volte i bambini assumono delle posizioni strane. Si siedono a testa in giù, si mettono sotto il tavolo, si distendono per terra. Per questo ricevono continui rimproveri. Eppure i bambini continuano, per curiosità, per meravigliarsi.
– Se guardo il mondo a testa in giù posso vedere degli angoli sconosciuti della mia camera. Posso assumere un punto di vista differente rispetto a quello cui sono solita adottare. Da oggi in poi voglio mettermi a testa in giù. Voglio essere diversa da tutti gli altri, quelli che mi giudicano, quelli che mi consigliano, quelli che ritengono di essere nel giusto.
La televisione stimola in Vincenza interessanti interrogativi. Ma non hanno particolare importanza queste riflessioni sulla donna o sulla guerra o sugli uomini. Il senso, ora, per lei, dipende da un solo obiettivo. Dimagrire. Dimagrire fino a sparire.
Vincenza vive nella convinzione che sparendo, tutti potrebbero accorgersi della sua assenza.
Non ricorda quando ha inizio la sua storia. Un insuccesso, la consapevolezza che qualcosa non va nel modo giusto, antiche parole che hanno arrecato dolore, un perdono mai concesso. Non capisce cosa la abbia portata a quella scelta, a quella battaglia. Ma tutto la porta a pensare che quella battaglia possa essere la strada giusta. E’ sola con se stessa, è la protagonista assoluta di uno grandioso progetto: dimagrire.
E in tutto questo, il suo fedele compagno è un televisore. Conduce la sua esistenza accompagnata dai fatti di cronaca che rappresentano per lei un’enorme distrazione e rafforzano la sua convinzione che il mondo sia orribile. Si sente un’esperta.
Inizialmente non comprendeva per quale ragione le emittenti televisive trasmettessero immagini cruenti come cadaveri di uomini o donne uccise, pozze di sangue. Erano immagini inaccettabili ai suoi occhi. La scandalizzava la mancanza di censura di visioni tanto violente. Scandalo da lei provato e rafforzato dal fatto che tali immagini venissero trasmesse dai telegiornali a qualsiasi ora del giorno. E i telegiornali più importanti e dettagliati vengono trasmessi all’ora di cena o all’ora di pranzo. Mentre si consuma un piatto di pasta al sugo si guarda con sfacciata disinvoltura un cadavere steso a terra.
– Non capisco. Ma allora si può guardare qualsiasi cosa senza esserne coinvolti? Probabilmente l’informazione ha più forza se è anche guardata.
Udito e vista.
Poi ha capito una cosa. Ha capito leggendo il libro di una filosofa[1]. Occorrono quattro settimane per abituarsi al dolore degli altri e non esserne più coinvolti emotivamente. Quattro settimane per non percepire più lo squallore, l’oscenità di certe immagini e sentirle normali. Così, guardando i cadaveri in televisione anche lei all’inizio li trovava disgustosi e spostava lo sguardo sul portafrutta ma poi pian piano ha cominciato a guardare; e ora guardare una pubblicità di detersivi o un uomo morto per strada e il lenzuolo insanguinato non la raccapriccia più.
La morte è diventata banalità.
La televisione dice che si possono guardare queste scene.
– Che strano che poi ci siano uomini che perdono il senno se per strada vedono una donna in minigonna e la violentano lasciandola con noncuranza in una pozza di sangue e poi vanno a bere il caffè -. Pensa sarcasticamente Vincenza.
Semplicemente, abitudine alla violenza.
Ma, Vincenza, non guarda soltanto il telegiornale. Si allieta anche con i reality show, i talent show, i talk show. Interessanti.
Ecco, le sue giornate trascorse a guardare la televisione.
« Cosa è diventata? E’ una fissata?» . Mormoravano tutti. « Vincenza, però, sei troppo magra. Mangia un po’ di più.»
Vincenza è già particolarmente irritabile, e i loro commenti lacrimevoli la irritano ancora di più. La irrita lo sguardo di commiserazione che le regalano continuamente o quello disgustato che cercano di celare. La irrita la loro presunzione di sapere cosa custodisca nella mente.
Ha fatto tante diete, ma mai con tanto trasporto e tanta convinzione . Non ricorda quando ha cominciato la sua battaglia. Ricorda tuttavia l’eccitazione iniziale. Aveva una fortissima determinazione. Per certi versi fu quasi divertente.
Calcola continuamente le calorie che fa entrare nel suo corpo. 1800 sono le calorie consigliate per una giovane donna. Le ha ridotte a 1000 secondo i suoi piani, ma per non sbagliare arrotonda sempre per eccesso. Così, forse, le calorie che prende potrebbero essere 500 o 600.
Sul retro di ogni alimento viene riportato un piccolo grafico con le indicazioni delle calorie per pezzo o per 100 g. Vincenza ha tirato fuori dalla sua memoria scolastica le favolose proporzioni. Moltiplica, dividi e poi somma tutte le calorie ingurgitate. Per gli alimenti di cui non sa l’apporto calorico aumenta presumibilmente.
Un automa. Forza e debolezza, rabbia e soddisfazione si mischiano impedendole di capire cosa effettivamente prova. E’ concentrata ma stanca, irritata ma allo stesso tempo contenta quando capisce che finalmente gli altri vedono i suoi sforzi. La gente la vede magra ma non è mai sufficiente. Non è mai abbastanza magra.
– Ancora di più.
Lo specchio le fa vedere immagini diverse. Solo la bilancia le annuncia quotidianamente i suoi successi. E il tatto. Toccare le ossa che spuntano dal suo corpo smagrito la rendono soddisfatta. Gli occhi, invece, la ingannano.
Tatto e vista.
Il cibo è il suo unico pensiero. Del resto bisogna mangiare da quando ci si sveglia a quando si va a dormire. Colazione, merenda, pranzo, merenda, cena. E così non fa altro che pensare al cibo, al cibo che non mangia.
Vincenza si è abituata a non mangiare ma a volte la fame vince. Soprattutto di notte. Profumi deliziosi, sapori dolci, salati.
Olfatto e gusto.
– Per punizione non mangerò nulla domani.
– Mi chiamo Vincenza. Che nome banale e paradossale indosso. Io che sono nata perdente. Ma la partita che ho scelto di giocare mi vedrà finalmente vittoriosa.
Questo è quello che pensa di se stessa. E’ l’immagine fisica che cerca ma forse è anche un’altra immagine di se stessa che le sfugge.
E’ diventata antipatica. Cela strani sentimenti di odio verso tutti. Vincenza è diventata il suo corpo.
Legge con morboso interesse le riviste di diete. Ne esistono tantissime, ma la sua preferita è la dieta della luna: per 24 ore quando la luna cambia la sua fase, bisogna bere soltanto liquidi. E poi ci sono gli integratori dietetici, ben nascosti nell’armadio. Ne prende due al giorno. Straordinariamente efficaci, anche se costosi. Fa attività fisica nella sua cameretta. Sale e scende le scale continuamente. E fa tutto questo masticando chewing gum perché ha letto, da qualche parte, che abbinato con attività fisica stimoli il metabolismo.
Un’altra chicca è la tuta. Ne ha trovato una nera e l’ha pagato pochissimo. Ne è felice. Se la infila e ci sta dentro il più possibile. Suda tanto ma in realtà la tuta la diverte poco. Eh si, perché questa sorta di crociata Vincenza la vive anche con spirito quasi avventuroso. Vuole sentirsi sempre attiva. Quella cosa indosso le da fastidio e la fa sudare troppo.
I vestiti ormai sono tutti larghi. Ne occorrono di nuovi.
Vincenza è infastidita quando le commesse la guardano con commiserazione dicendole che forse sarebbe meglio prendere una 38 anziché una 42.
– Il ventre è piatto, il seno è piatto, le gambe sono magre. Finalmente posso indossare quello che voglio.
Vincenza si guarda allo specchio ma guarda solo il suo corpo. Non si guarda mai il viso.
Sta bene nel suo nuovo guscio.
Vincenza non vuole diventare Cenerentola. Se ne infischia delle convenzioni costruite dagli uomini e dalle donne che assecondano gli uomini. Vuole essere libera. Ha solo bisogno di dimagrire per dimostrare la sua esistenza.
In un anno Vincenza ha raggiunto un peso per lei più o meno accettabile. Ha 21 anni e pesa 39 kg. Tuttavia, dopo un anno, le sue emozioni non sono cambiate. Imperdonabile. Si sente imperdonabile.
Tirannia, metamorfosi, soggezione. Vincenza si chiede se sia vittima dei suoi stessi pensieri o di qualcos’altro.
Questa domanda finalmente le risveglia la coscienza. Per il corpo ci vuole più tempo. Ma va bene. Questa esperienza forse sta per finire.
[1] La filosofa è Laura Boella e il libro di riferimento è Il coraggio dell’etica. Per una nuova immaginazione morale.
Un bellissimo tema e altresì difficilissimo. Mi piace che lo tratti per accumulo, quasi facendo delle liste di pensieri, scale da scendere come si scende di peso. Un bel modo di raccontare il mondo delle donne. Brava
Concordo con Germana, bellissimo racconto. Forse avrei chiarito meglio il finale, ma son contenta di averti letto, il tuo racconto mi era sfuggito, come altri ancora, ne sono arrivati così tanti tutti insieme 🙂