Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Il porto profumato” di Barbara Bonet

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

La ragazza è seduta sul ferry da Tsim-Sha-Tsui a Central con il bicchiere rosso scuro del Pacific Coffee in mano ed una sigaretta. L’ha notata perché ha appena fatto il percorso inverso senza scendere e sta attraversando di nuovo la baia con lo sguardo assorto. Il caffè si raffredda e la sigaretta si consuma, ma lei non sembra farci caso, lì seduta a fissare lontano nella penombra.

È vestita da ufficio, jeans attillati e t-shirt nera, sandali, un golfino, sicuramente per quando c’è troppa aria condizionata. Ha circa 30 anni. I capelli sono lisci lunghi e neri come gli occhi, solo una riga nera sulle palpebre e niente trucco, una spruzzata di lentiggini, la pelle dorata, le unghie curate. Può osservarla con calma perché lei sembra non accorgersi di nessuno. Lui non ha molto da fare oggi e si fa con lei il terzo giro. Non riesce ad immaginare da dove venga, Sud America, Europa, Filippine forse, nessun tratto è davvero marcato, solo i colori potrebbero essere un indizio. Poi la sigaretta si consuma del tutto e si spegne, tutta la cenere cade sui pantaloni, lei la spazza via e sembra riscuotersi. Decide di scendere all’Ocean Terminal, butta via il caffè e sparisce tra la folla di Canton Road.

Folla in realtà non ce n’è molta, rispetto al solito. È martedì, il 23 gennaio e dopodomani inizia l’anno del serpente. I locali ed i residenti sono andati in vacanza lì vicino, a massimo 3-4 ore di aereo, gli stranieri sono tornati a casa o hanno posticipato l’arrivo, davvero pochi rimangono in città per il Capodanno. Lui è arrivato qualche giorno prima del concerto che dovrà dirigere al Cultural Center affacciato sul Victoria Harbour. Vuole godersi la città con calma, recuperare il jet lag, passeggiare tra gli odori di De Voeux Road e vedere i fuochi sulla baia. È per questo motivo che ha prenotato la cena al ristorante del Marco Polo a Kowloon. Non è il ristorante migliore della terraferma, ma la vista dal rooftop è impagabile.

Non è la prima volta che viene ad Hong Kong, ma è la prima volta durante il Lunar New Year. Gli piace questa atmosfera surreale, è raro che ci sia così poca gente per strada, quando di solito occorre sgomitare tra la folla ad ogni passo. La città è decorata da tante lanterne rosse e le famiglie rimaste sono impegnate a fare le pulizie della vigilia e preparare i piatti tipici per la cena. Martedì sera va a fare un giro a Lan Kwai Fong, andata e ritorno da Central col ferry sperando di incontrare ancora quegli occhi neri che neppure lo hanno guardato. Cena con un amico, poi chiude la serata con un birra ascoltando un po’ di musica dal vivo e dall’Ocean Terminal torna a piedi in albergo. Indugia sul lungomare semideserto, di giorno pieno di gente frettolosa e di indiani che ti vogliono predire il futuro, telefona a casa in Toscana, parla con la moglie, saluta i bambini e decide di andare a dormire senza riuscire a togliersi dalla testa quegli occhi e quella sigaretta che si spegne lentamente su dei pensieri che non riesce ad immaginare.

Per cena si mette uno smoking. Cenerà da solo ma non è un buon motivo per non curare la forma. C’è più di un tavolo apparecchiato per una persona e mentre si accomoda ed ordina un bicchiere di vino bianco lei entra. La nota subito, di nuovo. Lei lo saluta “hi” sedendosi al tavolo accanto, da sola. Non lo riconosce, ovviamente. Il cameriere le sposta la sedia, lei lo ringrazia e sorride. Sorride spesso, anche se lo sguardo è quello di ieri. Intenso, assorto, sorridono anche gli occhi. Ha un abito nero tre quarti a sottoveste, i sandali rossi e neri e le labbra di un rosso intenso, che la rende molto sensuale. I capelli sono lisci e sciolti fino a metà schiena. Un pacchetto di sigarette sul tavolo. Sembra a suo agio, come se fosse abituata a cenare da sola e fosse per lei una situazione normale. Si guarda attorno osservando gli altri tavoli ed ogni tanto incrocia il suo sguardo.

Non sa perché lo sta facendo, ma chiama il cameriere e gli chiede di invitare la signora a cenare con lui visto che sono entrambi soli. Il cameriere dice che porterà il messaggio e torna dicendo che la signora italiana ha accettato il suo invito ed ora apparecchierà per due. Lui si alza mentre lei gli viene incontro e si presentano “il cameriere mi ha detto che il signore italiano voleva invitarmi al suo tavolo” e da quel momento in poi la serata scorre semplice, come se tutto fosse naturale. Lei vive e lavora lì, ha poco più di trent’anni come supponeva. Pilucca la cena, ma non sembra la solita persona inappetente, sembra piuttosto che non riesca a mandare giù nulla. Sorseggia appena il vino e non tocca le sigarette.

Lui le parla del suo lavoro, sorvola sulla famiglia anche se non lo fa davvero per nasconderla, commentano come sia strano che le strade siano deserte e scherzano sugli indiani che ti vogliono predire il futuro sul lungomare.

È a quel punto che lei gli racconta un aneddoto; durante un volo recente dall’Europa ha letto Un Indovino mi disse ed incuriosita anziché scansare gli indovini una volta atterrata, alla prima occasione, ha accettato di farsi predire il futuro.

Il procedimento è standard e codificato, l’indovino ha una lista plastificata di desideri, sembra il menu di una pizzeria, tu puoi scegliere il tuo desiderio e lui per dimostrarti che si avvererà ti fa un piccolo giochino per convincerti che riesce a leggerti nel pensiero.

Lei ha una mente logica, gli racconta, anche troppo, tende a spaccare il capello in quattro ed a voler trovare sempre una spiegazione a tutto. E quindi quando l’indovino le porge la lista dei desideri plastificati lei li scorre e cerca un desiderio che sia verificabile, se poi si avvera. L’indovino le spiega che i più gettonati sono love, happiness, anche money, ma lei sa che quelle sono tutte cose transitorie, che a volte magari le hai davvero ma non te ne rendi conto, oppure le hai e poi ti manca qualcos’altro. Finché lo sguardo le cade su “figli”. Non sa nemmeno lei perché; ha una storia in quel periodo ma non funziona molto, hanno aspettative diverse, lui è italiano e per quel Chinese New Year è tornato a casa. A lei non dispiace esser lì da sola, ama muoversi solitaria per la città, pranzare con un ramen ed un libro dove capita, salire in autobus a mangiare fish and chips a Stanley Market, che in certi giorni sembra quasi Ocean Drive a Miami.

Lui la ascolta senza interrompere. Si rende conto che non sta raccontando un episodio come un altro e che in quel racconto ci sarà il filo che lo condurrà a quei tre giri sullo star ferry del giorno prima.

Ha scelto “kids” nel menu plastificato anche se in realtà fino a quel momento non si è mai posta il problema se vuole dei figli oppure no. L’indovino dice “good choice lady” e le chiede di pensare un colore e lei subito pensa il rosso, poi le dice di pensare un numero e lei subito pensa al 4, il giorno del suo compleanno, il giorno del suo onomastico, ma in pochi secondi si dice che è banale (come se l’indovino potesse saperlo!) e decide di pensare il 3. Ho fatto, dice all’indovino e lui le dà un foglietto giallo con scritto un 4 barrato sostituito da un 3 e la scritta RED. Ed un sassolino, le dice di conservarli che proteggeranno il suo desiderio e lei sarà ligia ed anche negli anni a venire si accerterà di avere sempre con sé quel foglietto stinto e quel sassolino, amuleti che devono appunto proteggere il suo desiderio. L’indovino aggiunge che lei non lo sa, ma il suo desiderio si avvererà molto prima di quanto lei creda e lei già inizia a dubitare. Sicuramente il giochino del 3 e del 4 barrato è basato sul calcolo delle probabilità, anzi ora che ci ripensa il 4 in Cina porta sfortuna, lo tolgono anche dai piani degli ascensori e dalle file negli aerei. Ed il rosso è un colore prevedibile.

Nel frattempo la cena è quasi finita ed è ora di spostarsi in terrazza per i fuochi. L’aria è fresca e mentre restano in silenzio davanti a quello spettacolo incredibile lui le passa un braccio sulle spalle e la stringe. Lei lo lascia fare e lui pensa che infondo ogni tanto una piccola evasione ci sta. Lei è bella, ha quel modo di guardarti a cui non si può resistere ed un fisico niente male. Lui tra qualche giorno tornerà a casa e chissà tra quanto tempo tornerà ancora a dirigere ad Hong Kong. Sa di essere un bell’uomo e pensa che per una sera si può anche non pensare a domani.

La bacia e lei lo bacia. Si stringono con le luci dei fuochi sullo sfondo ed in quel bacio c’è dentro un po’ di tutto, come se anche lei non volesse pensare ad altro.

Poi lei si stacca da lui, lo guarda. I fuochi sono finiti, molti stanno rientrando, c’è il resto della serata che aspetta in sala. Tu mi piaci tanto, gli dice. Ma non posso. Non posso andare oltre.

Rientrano, lui pensa che forse quell’uomo con cui le cose non vanno tanto bene alla fine le importa più di quanto lei creda. Gli dispiace, è ovvio, ma non era nei programmi e non sarà certo quella retromarcia a rovinargli la serata. Lei non si comporta come qualcuno che si è tirato indietro.

Ha lo sguardo limpido e sereno, lo stesso sguardo assorto e determinato che aveva ieri seduta sul ferry mentre la sigaretta si consumava.

Lascia il dolce sul piatto e gli spiega che alcuni giorni dopo il 4 barrato ed il sassolino in un volo di ritorno dalla Corea si è sentita male. Pensava ad uno dei suoi soliti cali di pressione, ha rassicurato la hostess, ma poi arrivata ad Hong Kong quel malessere non è passato.

L’indovino aveva ragione, il desiderio si era già avverato mentre lei senza saperlo pensava al numero ed al colore. Il padre è confuso su cosa vuole, ma lei sa che la confusione, lei non se la può permettere. La traversata sulla baia dallo star ferry è stata il momento in cui ha deciso cosa fare. Sa che dovrà dire addio a quel lavoro che le piace tanto, se non vuole che suo figlio cresca con una filippina e non con una madre.

Ha deciso di tornare in Italia, sperando che sia un posto migliore in cui crescere un figlio da sola. E davvero per molti anni, quel foglietto e quel sassolino saranno il ricordo di quei giorni di paura ed incertezza, che si saranno dissipati quando mesi dopo, in inverno e con la neve suo figlio sarà venuto al mondo.

Ma quella notte di un nuovo anno, l’anno del serpente, quel bacio è già pieno del rimpianto per quello che non sarà più. Lui lo capisce e quando l’accompagna, le dà un bacio lieve sulle labbra senza che si scambino né un recapito né un indizio per ritrovarsi.

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