Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “La scuola controcorrente (Distopia Trallallà)” di Elisabetta Innocenti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

3… 2… 1

   Drinn

Jennifer Shnell spense Pippa, la radiosveglia anti-tecnologica, che funzionava un giorno sì e un giorno no, esattamente alle ore 8:00, dopo una notte completamente insonne. Tirò fuori lo specchietto da sotto il materasso ipoallergico ed esaminò la sua faccia.

Oh no! Gli occhi, terribilmente infossati, erano circondati da un profondo alone viola! A niente servì stropicciarli. Sembrava che i due cerchi fossero stati disegnati da Giotto in persona tanto erano perfetti.

Comunque, quel giorno, niente poteva turbare la sua felicità perché – finalmente – si era innamorata!

George era il nuovo compagno di scuola e, al contrario di quello che potremmo immaginare, non era certo un Adone. Anzi!

Piuttosto bruttino, secco e allampanato, aveva il collo rossastro come quello di un tacchino e le gambe magre sembravano appartenere a un airone in attesa di prendere il volo.

D’altro canto, George era l’unico ragazzo che sembrava aver mostrato un certo interesse per Jenny – soprattutto quella sera alla Discoteca degli Opposti, mentre lei e l’amica Dolly – una grassissima, l’altra magrissima – si erano scatenate a suon di Energy Opposite Dance mentre lui circumnavigava la pista da ballo con lo sguardo puntato direttamente… su di lei!

Anche in classe lui la fissava in continuazione con quei suoi occhi da triglia, da dietro gli occhiali spessi come fondi di bottiglia, anche se a volte non sapeva bene se per vero interesse oppure perché il ragazzo non possedeva la vista di un’aquila.

Comunque, seppur sprovvisto di una particolare intelligenza, George aveva un non so che di originale che la affascinava.

Anche perché, si sa… nel Mondo Quasi Perfetto (o Mondo alla Rovescia) tutto doveva essere al contrario dell’usuale o del consueto. Tutto doveva essere, il più possibile, ORIGINALE.

La normalità – se qualcuno è capace di definire tale concetto – non aveva appeal.

A dire il vero, Jennifer credeva che, col passare del tempo, il corpo adolescenziale di George si sarebbe aggraziato, acquisendo un aspetto da uomo. Così almeno sperava.

In fondo, anche lei non aveva forme femminili nella norma; non dico i classici 90/60/90, ma neppure una parvenza di curve che dessero armonia al suo corpo.

Jennifer era tutta d’un pezzo, nel senso che aveva una forma a uovo di Pasqua, posizionato per traverso… in orizzontale.

Era robusta a tal punto che, a scuola, era stata inserita d’ufficio nella Squadra di Lotta di Sumo! Quella maschile. Naturalmente, lei aveva categoricamente rifiutato!

Quella mattina tenne i cattivi pensieri a distanza, fece un profondo respiro e si stiracchiò allegramente prima di atterrare con un tonfo sordo sul morbido tappeto di coniglio d’angora della Mongolia.

Eh sì, non vedeva l’ora di incontrare di nuovo George che, in cuor suo, sperava diventasse il suo primo vero Amore, quello con la A MAIUSCOLA.

Quel giorno, sicuramente, l’avrebbe invitata al Ballo di Inizio Anno a Testa in Giù, una danza a dire il vero molto complicata, ma che dava così tanto lustro alla loro scuola.

Senza perdere tempo, si sciacquò il viso, si spalmò del fard perlato sulle guance paffute e indossò le ballerine nuove di zecca le quali evidenziavano, ancora di più, la sua rotondità.

Intanto un molosso di San Bernardo apparve ai suoi piedi leccando le scarpette rosa confetto e, ogni tanto, abbaiando in segno di saluto ma, appena la padroncina lo guardò in cagnesco, si paralizzò. Poi cominciò a fare le fusa e ad emettere una sorta di miagolio. Così era stato abituato fin da piccolo.

Eh sì, Mozart era diventato un miciocane, Per questo la famiglia Shnell aveva ricevuto il premio per l’animale più originale di tutto l’Emme Qu Pi! Una scultura d’avanguardia di un osso gigante era stata esposta nel bel mezzo del loro giardino insieme a Biancaneve e ai Sei Nani – perché Pisolo era stato posizionato nella camera degli ospiti – e alla fedele riproduzione della katana di Kill Bill 2, con tanto di lama in acciaio e incisioni dorate e una dedica originale di Tarantino in lingua swahili.

Eh sì, una vera accozzaglia. Volutamente bizzarra.

“Bau… ehm… Miao!”

“Ok! Bravo Mozart… Anzi… Bravissimo!” bisbigliò Jennifer accarezzandogli il pelo ispido al contrario prima di fiondarsi in cucina.

Nonostante la sua impazienza, appena vide la tavola imbandita a festa – era o non era il suo non compleanno? – non poté rinunciare alla colazione.

Ingoiò le tenere brioches al pistacchio, divorò le stuzzicanti tartine allo zenzero e, infine, trangugiò i friabili cornetti al salame di Manduria che … mmh… con quella spruzzatina di curcuma, dicevano mangiami mangiami! In fondo, lei non fece altro che accontentarli.

Jennifer Shnell aveva una particolarità che, nel Mondo Quasi alla Rovescia, era molto apprezzata. Era pigra, ma così pigra che, ogni mattina, faticava persino a percorrere i 50 passi che la separavano dalla scuola.

Facendosi coraggio, indossò il primo vestito che le capitò, appeso all’ingiù nell’armadio, schiacciato come un salame ungherese fra una miriade di abiti variopinti. Quello verde ramarro con le strisce gialle faceva al caso suo. Stonava con le scarpette al punto giusto!

Quasi perfetto!… Smack… Così George mi noterà!

Quindi, come ogni giorno, si mise i libri e una baguette sotto il braccio. Questa volta era ripiena di una sola salsiccia e uova di struzzo in camicia, il cui profumo irresistibile si confuse all’istante con la fragranza al lampone del deodorante appena spruzzato.

Perciò, si avviò in direzione della scuola, per la prima volta a gran velocità, lungo la strada dei Platani Azzurri.

   I genitori se la dormivano ancora alla grande. Buon per loro!

… 50-49-48 …

   Uff

   Il sole di giugno, dall’alto, cominciava già a cuocere la terra battuta, e gocce di sudore iniziavano a imperlarle la fronte. Per fortuna ogni strada del suo paese, non per niente chiamato Quasituttoverde, era ornata di alberi di varie specie. C’erano: la strada dei Pini Adiposi, la Via delle Querce Nane, il Viale dei Salici Allegri, tanto per menzionare le più rinomate. Le uniche vie senza alberi erano quelle della Pantegana Storta e delle Cinque Sfumature di Grigio. Erano senza uscita, completamente asfaltate e riservate allo shopping di tendenza: cibo incoerente stile carne Vega, abiti esclusivamente policromi, – la tinta unita era stata bandita già da un anno- e gadgets scarsamente tecnologici. La natura, oltre alla nanotecnologia Giga limitata , doveva essere parte integrante della loro vita.

… 3-2-1

Oh, ecco George, finalmente! Là, proprio sotto l’ultimo platano della fila, il quale, con la sua chioma blu pavone, ombreggiava appena la scritta dipinta di rosso fuoco sulla facciata dell’edificio scolastico:

Istituto Statale Alejandro ControCorrente, il più famoso venditore ambulante di prodotti alimentari del paese, di origine spagnola, il primo che era riuscito a lanciare le bottiglie di latte non solo al contrario, ma pure al rallentatore, sfidando le leggi della gravità.

Intanto, George, vestito elegantemente, attendeva il suono della campanella, svettando fra i suoi compagni come una giraffa in divisa.

Sicuramente la stava aspettando.

“Ciao Jenny! Stamani Dolly non c’è?” le strillò con una voce a metà fra bambino e uomo che sembrava provenire da due diversi programmi radio.

La ragazza si sentì imporporare il viso ma chiese con falsa indifferenza:

“Oh, salve!. No, è a letto col morbillo, buon per lei! Ehm… e… a te come va? E’ andata bene poi la partita di Basket dei Gamberi Rossi, sai … quella all’indietro?”

“Ah, ma certo! Tutto bene! … Finalmente abbiamo perso! Sai, non ne potevamo più di vincere!” dichiarò allargando gli occhi da calamaro.

“Eh sì” pensai “E’ proprio il ragazzo che fa per me!… Sfigato al punto giusto!”

“E a te? Com’è andata la Sfilata delle Taglie Forti?”

“Bene! Mi hanno scartata perché… sai… “ gongolò “… la mia non è più solo una Taglia Forte ma… Fortissima!” dichiarò mostrando il fisico robusto avvolto nel vestito giallo-verde con vero orgoglio.

Proprio mentre la loro conversazione sembrava prendere la piega desiderata, la campanella iniziò a squillare con un suono assordante a intermittenza.

   Drinn Drinn Drinn…

Tutti gli studenti, fino allora disseminati nel cortile in piccoli gruppi rumorosi, si disposero in fila indiana a una velocità impressionante e si introdussero all’interno del portone senza fiatare, come una parata di soldati, ubbidendo a tre delle regole irrinunciabili nei luoghi pubblici dell’Emme Qu Pi: Ordine, Silenzio e Puntualità, in evidente contraddizione con la tendenza all’Originalità. Quasi un paradosso.

Jennifer stava per seguirli a ruota quando George le fece cenno di aspettarlo, solo per un attimo.

Il giovanotto si avvicinò curvandosi per guardarla ben bene negli occhi, tanto che lei li chiuse aspettando il primo bacio, con il cuore che le batteva all’impazzata.

Invece, lui semplicemente sussurrò con un filo di voce e un alito di lillà:

“Cara Jenny… ascolta …volevo dirti…”

“Sì, dimmi…” farfugliò lei in trepida attesa, anche perché Zeus, il guardiano della scuola, stava per compiere il solito giro di perlustrazione munito di una scopa alla Harry Potter, e non voleva certo essere incriminata per Forca di Coppia. Esistevano infatti: Forche Singole, di Coppia e di Gruppo, ciascuna perseguita con diverse sanzioni: dal pizzicotto sulle guance stile: “Ma come sei cresciutooo!!, per passare a tre interminabili minuti in ginocchio sui chicchi di grano duro, fino alla peggiore di tutte: l’insopportabile solletico sotto i piedi della durata di una buona mezz’ora!

“Insomma… dimmi! Sono tutta orecchi!” ribadì lei, iniziando a perdere la pazienza.

“Complimenti per la montatura dei tuoi occhiali! Io adooro il viola! E’ il colore della mia squadra del cuore! Certo però… non sapevo che tu fossi miope!”

“Ma… veramente….” tentò di replicare la ragazza.

“Poi mi dirai dove li hai scovati! OK?”

“Ascolta…” enunciò lei, esitante.

“Devo assolutamente trovare un paio più originale di questi!” proseguiva lui sempre più convinto, indicando i suoi fondi di bottiglia. “… Sai, ho bisogno di qualcosa di originale e poi… sono proprio sfigati al punto giusto!” strizzò un occhio in segno di intesa “Sennò come faccio a invitare la tua amica Dolly al ballo di fine anno!” dichiarò, strizzando l’altro mentre si agitava verso l’entrata come una canna al vento.

Doollyy? si chiese Jennifer Shnell a bocca aperta per la sorpresa.

“Sì, sai, quello a Testa in GIU’.. GIù… Giù!” risuonava l’eco all’interno del portone dove lo spasimante sparì insieme alla speranza del suo primo vero Amore.

   E va beh! Da domani mi metto a dieta! rifletté dopo un attimo di perplessità, tenendo ben stretti i libri – e la baguette ripiena – sotto il braccio.

Così, arrancò pure lei verso l’entrata della scuola optando per dei saltelli in diagonale, passi davvero originali a cui sicuramente nessuno aveva ancora pensato, mentre la seconda campanella le rintronava i timpani ricordandole che le lezioni stavano per iniziare.

Prima di entrare in classe, riuscì pure a sbirciare le materie previste per quel giorno, in bella mostra nell’albo appeso di sbieco nell’androne interno, tassativamente in carattere Avenir Black Oblique:

 

Quinta Ora – DISEGNO: Lezione d’Arte Rinascimentale senza prospettiva;

Quarta Ora – SCIENZE: La riproduzione dei Mammiferi Ovipari in alto mare;

Terza ora – MATEMATICA: Numeri dispari contro Numeri pari (a cura dei responsabili del Gratta e Vinci nazionale e dell’ Estrazione del Lotto);

Seconda Ora – LINGUA STRANIERA: L’Erre Moscia nel fRancese, nell’aRabo e nell’olandese a confRonto;

RICREAZIONE: Digiuno completo come breve ma profonda condivisione del Rama-Addan (Jenny annusò uova e salsiccia con un certo sconforto);

Prima Ora – EDUCAZIONE FISICA: Lezione di Mosca Cieca con cane (sotto la zelante supervisione dei cinEfili … OPS… cinOfili … locali);

Ora Zero – GIOCHI SOCIALI: “Uno due tre… Stella!” sotto lo sguardo attento del GRANDE FRATELLO (direttamente dal poster del romanzo inglese “1984” oppure dall’ormai più famoso reality show internazionale, a scelta dello studente).

 

Finalmente, Jenny s’intrufolò a fatica fra i banchi chiedendo scusa al Sig. Rigoni, il distratto Prof. di Disegno che, per fortuna, essendo nel giorno SI’, non si alterò affatto per il suo ritardo.

“Certo, Sig.na Shnell… Polly…. ehm…. Dolly… si accomodi!“

“Dolly è assente professore!” gli ricordò Serena Depp, la secchiona della classe, sollevando i grandi occhi gialli verso il soffitto – tali a quali a quelli del gatto dello zio Tom – la quale si vantava sempre per la lontana parentela col più famoso Johnny.

“Ma certo, Jenny….uff… dicevo… si accomodi!”

Così, si sedette in prima fila, con le spalle rivolte verso George e, notando la sedia vuota accanto alla sua, pensò, pure lei con gli occhi all’insù:

“Beata te! Anch’io vorrei essere a casa col morbillo!”

Dopo appena pochi minuti, mentre il prof lunatico divagava sull’“arte liberale” del Brunelleschi, Jennifer cominciò ad avvertire un leggero prurito sulla pancia che, piano piano, si diffuse in tutto il corpo, dalle doppie punte dei capelli turchesi – tinti appena il giorno prima al nuovo salone Da Simone in via dei Baobab, n. 1– fino all’ estremità dell’alluce .

Si guardò speranzosa gli avambracci.

Bene! Erano disseminati di puntini color ciliegia.

Eh sì, come per miracolo, il suo desiderio di starsene a casa per un po’si era avverato!

Già immaginava scene altamente rilassanti: lei, nel suo morbido letto ad ascoltare Indi Rock alternativo a basso volume nelle cuffie scarsamente cibernetiche e… sempre lei, senza fretta, seduta al tavolo della cucina gustandosi una meritata colazione.

Il menu? … Pancetta affumicata in quattro rolli, tre uova di gallina strapazzata prima dalla covata e, infine, un pezzetto di canna… da zucchero, a dadini!

In fondo, la sua dieta avrebbe potuto aspettare.

   Mmh

“Questa… come vedete ragazzi…. EHI! Volete stare attenti o NO?” si sgolava Rigoni “… Dunque… cosa stavo dicendo?” continuò grattandosi la nuca per raccogliere le idee “Ah sì… questa è una lezione da non perdere…. E’… è… una lezione… CAPOVOLTA!”

Appena pronunciata questa parola, come per incanto, le espressioni distratte degli allievi acquistarono un’attenzione mai vista, tranne quella di William – biondo, occhi azzurri, muscoloso (un Leonardo di Caprio un po’ più alto e palestrato) il quale sorrideva a Jennifer, coi denti troppo bianchi e splendenti per essere veri, credendo che la ragazza stesse ammiccando nella sua direzione.

Lei ricambiò il suo sorriso con un ghigno pensando che… lui… no… proprio lui non poteva entrare nelle sue grazie! Infatti, nel Mondo alla Rovescia, un tipo così era… per dirla tutta … esageratamente ordinario!

Sigh!

Avesse avuto almeno qualche imperfezione… che so…un neo peloso, un brufolo asimmetrico, o lentiggini color albicocca sulla faccia. Allora, sì, che avrebbe potuto farci un pensierino!

 

Le lezioni di scienze e matematica passarono con una lentezza inaudita fino ad arrivare alla ricreazione, la quale fu anche peggio, perché Jenny dovette rispettare il digiuno completo senza poter addentare la sua adorata baguette.

Perciò, si mise in un angolo del corridoio per poter osservare meglio il suo adorato George, il quale bighellonava con i compagni senza degnarla nemmeno di uno sguardo! In compenso, Willy continuava a sorriderle da lontano, tanto che Jenny pensò che gli fosse venuta un’improvvisa paralisi alla mascella.

Finalmente, suonò la campanella. Era cominciata la “prima ora” in cui tutta la classe si riversava nel cortile per la Lezione di Mosca Cieca.

Era una sorta di orienteering ad occhi chiusi per scongiurare problemi di disorientamento durante la crescita. Chi era fortunato aveva a disposizione l’assistenza di un cane da slitta, mentre altri, a causa dei tagli alla Sanità, rimasero senza: Jenny fu una di quelli.

Ognuno doveva mettere una maschera nera stile Zorro, ma senza i fori per gli occhi, e cominciare a zigzagare fra gli alberi, evitando di scontrarsi con i compagni; tutto questo per una buona mezz’ora, prima dello stretching finale.

Come al solito Jennifer cominciò ad avere le vertigini, ma la sig.ra Flex , la nuova prof. di ginnastica, una donna ceca – di nazionalità – era talmente severa da non ammettere i giramenti di testa, per cui la povera ragazza dovette continuare l’attività prevista nel POFFETE – Piano di Orientamento di doppia Formazione Esemplare di Tendenza Educativa – finché, in un momento di eccessivo sbandamento, colpì la testa direttamente sul solido tronco di un giovane e robusto platano.

Jenny stramazzò a terra con un colpo assordante.

“Aargh!”

Si tolse la maschera e si guardò intorno sperando che nessuno l’avesse vista.

Chiuse gli occhi in un momento di raccoglimento e, appena li riaprì, William era lì, al suo capezzale.

“Come stai, piccola? Hai bisogno di aiuto?” le chiese con la sua solita gentilezza.

Jennifer lo guardò dal basso in alto senza proferire parola.

Osservò i suoi denti bianchi.

   Però! Non sono niente male!

Fissò i suoi occhi azzurri.

   Certo…. sembrano del colore del mare!

Le sue braccia muscolose, poi, avevano un non so che di vigoroso che la fecero quasi svenire.

Riconsiderò l’aspetto dell’amato George: rivide il suo collo di tacchino e l’andatura lenta che lo caratterizzava.

Non sapeva più cosa pensare.

Rimirò di nuovo l’amico William – il suo sguardo sereno e intelligente, i muscoli prorompenti – e, d’istinto, balzò in piedi schioccandogli un bel bacio sulla bocca.

E’ vero, nel Mondo alla Rovescia quelli erano tratti troppo convenzionali ed esageratamente ordinari! Ma… disse fra sé e sé la ragazza: “Nessuno è perfetto!”

Mentre la Sig.ra Flex richiamava tutti all’ordine col suo fischietto a intermittenza, Willy la fissava con uno sguardo inebetito e trasognato.

Purtroppo, non c’era più tempo per le smancerie.

Fra poco sarebbe iniziata l’Ora Zero: GIOCHI SOCIALI fra gli studenti, naturalmente sotto lo sguardo sempre attento del GRANDE FRATELLO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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3 commenti »

  1. Molto carina questa distopia che in realtà non è molto diversa dal nostro presente, dove tutti vogliono essere a originali a tutti i costi.

  2. Brava Elisabetta! Normalità e originalità, realtà e distopia… conflitti continui. Però, in fondo, gli accadimenti della vita ricalcano gli stessi schemi, no?

  3. Un bel racconto, ironico e divertente. Brava Elisabetta.

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