Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Notte a Marrakech” di Valeria Vecchiè

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Le pale del ventilatore girano sul soffitto bianco, che da tempo necessita di una mano di vernice. Un’altra giornata di caldo opprimente, in questo ufficio al terzo piano. Dalla scrivania di fronte, dietro le lenti dei suoi occhiali, il capo inganna il tempo guardando all’altezza della mia scollatura e quello sguardo mi genera una lieve vertigine di disgusto. Sfoglio un fascicolo, ma è inutile: sento i suoi occhi addosso, da mezz’ora. Un anno di tirocinio e pochi soldi mensili. Ed un capo che passa il tempo a guardarmi il decolletè, progettando la mia prossima settimana di lavoro. – Monica, allora, accetti l’incarico? Non rispondo. Guardo oltre i vetri il paesaggio torinese offuscato dal caldo.
– Dai, cosa ti costa? Domattina sali su quella nave, lo identifichi e scopri qualcosa di interessante. Per di più vacanza gratis sulla nave da crociera, non sei contenta? Penso che no, non sono contenta di essere scelta per la taglia del mio reggiseno, ma che accetterò, mio malgrado, dovendo pur pagare l’affitto a fine mese. E poi quest’anno voglio permettermi un lusso, il condizionatore per studiare al fresco per gli ultimi esami. Ho un brutto carattere lo so, non mi interessano le vacanze, le navi da crociera, ed ho altri obiettivi, primo fra tutti ricomporre quel tassello, a cui penso da tanto tempo…

Da due giorni sono sulla nave, come da copione. Non ho fatto fatica a identificarlo, il presunto trafficante di preziosi, dagli zigomi marcati e dai capelli castani, come da foto, accompagnato sulla nave da una bionda appariscente, Dora, dirigente di una casa d’aste. Sono in attesa del momento opportuno per farmi avanti, anzi, direi che provvede lui …è solo stasera e mi viene incontro. – Salve, bel tramonto da questa prospettiva eh…che dice?! – Come no!….penso dentro di me, mentre fuori sorrido, e scambio battute di circostanza …bella serata per te forse, io sono qui a lavorare…già….ma a ben pensare anche tu sei qui “in servizio”
Quella stretta di mano decisa. Gli occhi verdi negli occhi verdi. E la sua voce.
– Si, mi chiamo Monica, professoressa di francese
– Ed io commercialista. Marco, piacere!
– Due gran raccontaballe! – penso mentre rido fra me
– Una vacanza meritata, già!
– Ci rivediamo, certamente, a presto!

Si allontana sul ponte a raggiungere Dora e si volta a guardarmi mentre fa un cenno di saluto. Provo un sentore istintivo di corrispondenza, qualcosa che assomiglia a un’ emozione, ma le emozioni non sono nelle mie corde. “La professoressa e il commercialista”, smitizzo, titolo degno di un filmetto.
Nella penombra della mia cabina stanotte, resto seduta di fronte al mare, costellato dalle luci lontane della costa. Che pace! Penso alla mia vita. – Una donna forte lo sono diventata, e ora finirò di studiare e, giuro, rimetterò a posto quel tassello, quella lacuna, poi tutto si aggiusterà. La luna gioca con le onde del mare e la brezza accompagna i miei pensieri: – “La detective e il ladro”. Sta meglio! Sorrido e rivedo gli occhi verdi suoi nei miei, mentre il velo del sonno, delicato, mi sfiora.
Nei giorni a seguire sono decisa a recuperare le prove, possibilmente senza dover sedurre qualcuno. Non è stato difficile per me oggi entrare nella cabina di Dora e sistemare una microspia in direzione della cassetta di sicurezza. Stasera lei è impegnata con lui ad una festa elegante, Total White, nella terrazza della nave. Per loro è l’ultima serata: domattina lei scenderà a Barcellona e non proseguirà il viaggio. Li osservo mentre lui, ad un tratto, si allontana dalla terrazza, mentre lei è trattenuta da un gruppo di amici. Lo seguo ad una certa distanza e mi collego: eccolo, accanto alla cassetta di sicurezza, munito di guanti apre tranquillamente con la chiave, estrae un sacchetto di raso, controlla i gioielli, richiude. Riguardo il video: si vede la foggia dei gioielli ed anche il volto si distingue. Nulla di più facile. Perfetto: il mio lavoro è terminato e senza seduzioni di sorta, ora posso avvisare la direzione centrale, domattina potrò scendere dalla nave e tornare a Torino per via terra, e finalmente andrò a prenotare il condizionatore e comprerò i libri per il prossimo esame ed una buona scorta di gelato all’amarena.…ma…. cosa mi succede? Perché questo sussulto nello stomaco? Perché dei dubbi? L’ho osservato tanto in queste giornate. Rivedo gli atteggiamenti di quell’uomo, la sua esuberanza smentita da un’aria a tratti assorta. Nella mia mente riecheggia la sua voce e non so come, mi pare, un’altra voce sovrapposta, mi dice di aspettare, e di fermarmi, e di lasciare che Torino aspetti, avvolta nella sua austera, accaldata bellezza, tanto il mondo non cambierà certo per un sacchetto di gioielli di valore.
E questo tempo decido di concedermelo, stupita di me stessa. Resto in nave e accetto l’amicizia che Marco M. mi offre nei giorni seguenti, ormai libero da Dora. La nostra frequentazione è piacevolmente strana, fatta di discorsi falsi, nel tentativo di reggere le nostre false identità. Ma scattano le risate e la scoperta di passioni in comune, come i film polizieschi, il cibo cinese e la pallavolo, che entrambi pratichiamo, nel tempo libero, beninteso dalle nostre attività di “professoressa” e di “commercialista”. Qualcosa di forte si fa strada ed il sorriso, lo sguardo di Marco mi giungono sempre più dritti al cuore ed aprono dentro me come una porta, chiusa da tanto tempo, oltre la quale abita un’emozione vaga ed indistinta, un senso di vertigine e di déjà vu. Mi rivolge un invito per questa sera, l’ultima della crociera, prima del rientro: Casablanca, cena a Marrakech e sosta nel deserto. Accetto. Accetto, e non so perché, e non accetto per lavoro. E trasgredisco alle regole della mia professione e del buon senso e della prudenza. Ma accetto, perché sono una donna e quegli occhi, quei gesti, quella voce mi gettano un filo, non so se di salvezza o di dannazione, ma certo un filo a cui voglio aggrapparmi, e non ho piu’ dubbi, ora. E’ già sera. Scendiamo a Casablanca; su un taxi rosso sgangherato partiamo alla volta di Marrakech. Ci addentriamo tra le viuzze illuminate e profumate di spezie della medina. Mi invade il caldo vento di scirocco che solleva i lembi del mio vestito bianco leggero, mentre ci spostiamo, mano nella mano, fra suonatori ed incantatori di serpenti. Non so che cosa possa muovere questa strana storia, ma sento irrompere in me tutta la forza di un’emozione intensa. Entriamo in un locale accogliente, fuori dal tempo, dove conversiamo inebriati dalla luce soffusa della lampada ad olio, e dai profumi della carne speziata. E’ rimasto colpito da me a prima vista, mi dice, la prima sera, sulla nave e prova qualcosa di indefinibile. Accetto l’illusione, non formulo pensieri e mi arrendo a questa strana armonia che si è creata. Dopo cena indugiamo nel deserto, sdraiati sotto il cielo stellato, mentre vediamo fuochi brillare di lontano, intensi come i baci e gli abbracci che stanno esplodendo fra noi.
Ed ecco, succede tutto in un attimo. Dalla sua camicia aperta scende un ciondolo d’oro, lo vedo e d’improvviso capisco e non mi sbaglio, no ne sono certa.. Tanti anni fa…. la dedica, il tassello mancante,….non è possibile. – Fermati.. aspetta…aspetta …chiudi gli occhi – prendo la mia catena da sotto il vestito ed unisco il mio ciondolo ad incastro con il suo. Le due facce del sole si ricompongono e la dedica: a Lorenzo ed Anna perché nulla mai vi separi. Un’intuizione, certo, dei nostri genitori, un anno prima dell’incidente che li ha portati via. – Sei tu, sei tu, ti ho ritrovato Lorenzo!! Ora comprende mentre il suo abbraccio sensuale si scioglie in un abbraccio fraterno. Eccoci, dopo anni di separazione e di sofferenza, sotto le stelle, abbracciati, a ricomporre frammenti di vita. Domani ritorneremo in nave. Il viaggio di ritorno è tutto per noi. Abbiamo molte cose, ancora, da raccontarci ed anche un impegno di poco conto: qualche oggetto prezioso da far pervenire, in maniera del tutto anonima, al Museo Egizio, come se nulla fosse mai accaduto, mentre al capo diremo che questa volta il decolletè non è stato d’effetto.

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