Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Un Cuore Identitario” di Annunziata Torella

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Caro Enrico,

ti ho visto nel filmato girato per l’inaugurazione della nuova sede del partito con la giovane donna che ti accompagnava e con cui, mi dicono, convivi da qualche tempo. Ti confesso che sono molto preoccupata per te. In nome del nostro passato, e qui non parlo della nostra storia personale, bada bene, ma delle tante battaglie che ci hanno unito e del quotidiano impegno speso fianco a fianco per il radicamento sul territorio delle nostre idee, nella costruzione di un partito interprete e promotore di democrazia, giustizia sociale e solidarietà, ecco, in nome di tutto ciò ti dico: Compagno, stai sbagliando! Lei non fa per te Enrico, non sembra, proprio, una dei nostri. Quel maglione da chalet, quell’abito firmatissimo indossato con l’indifferenza di uno straccetto qualsiasi. Tutto con tacco dodici. L’avresti etichettata come una “leccatissima borghesuccia”, in altri tempi. Per non parlare dei capelli così curati e setosi e le unghie laccate, color prugna, (nel filmato si vedevano bene), frutto di ore e ore di parrucchiere. Mi ricordo che dicevi di preferire le donne “da pagliaio”, così le chiamavi. Lei sembra più da beauty farm, altro che! Come apre la bocca, poi, ripete a pappagallo le frasi del segretario che deve frequentare molto, visto quante ne conosce! Caro Enrico, è solo l’amica fidata che corre in tuo aiuto, preoccupata che tu possa essere vittima di una svista politica e culturale.

Ti abbraccio con affetto. Beatrice

 

Cara Beatrice,

la tua e-mail mi ha sorpreso. Ti ringrazio per il tuo interessamento. Voglio rassicurarti, anche se mi sembrerebbe non necessario. Alessandra è una donna matura e di grande tradizione democratica. Fin da bambina e cresciuta nei valori della cultura solidale e egualitaria, che è perfettamente in grado di rappresentare oggi. Come lei dice spesso, “concretizzare la speranza”, oppure “uniti per unire” o, ancora, “ispirati dalla curiosità e non dalla nostalgia” e senti anche questa, “ proposte non pregiudizi”. Questa è Alessandra, cara Beatrice. Le tue preoccupazioni sono del tutto infondate: sotto tanta avvenenza batte un cuore profondamente identitario, ispirato ai valori della storia del partito. Non penserai che possa essere l’abito che, pure, la fascia così bene o il tacco che la obbliga a quell’andatura così provocante, né le sue mani dalle unghie perfette, ad avermi conquistato. Sono perfettamente in grado di riconoscere chi tradisce le idee della base o il progetto comune oggi come ai nostri tempi, fedele al solco della tradizione. Lei è bella, giovane e democratica. Poi, cara Beatrice, la borghesia oggi non è più il nemico, ma il nostro presente e futuro, se abbiamo una vocazione maggioritaria. Sappi che potrei solo aggiungere che accanto a lei ho ritrovato l’ardore della gioventù. Anche quello degli ideali. Sono contento che abbia accettato di essere la mia compagna.

Ti abbraccio anch’io, naturalmente.

 

Enrico,                                                                                                                            possibile che non ti accorga del tranello in cui sei caduto? E’ solo una che mette la polvere sotto il tappeto. Quale polvere? Quella che ricopre una vita fatta di bell’aspetto, di slogan, di finta competenza. E’ che voi maschi siete tutti uguali. Non c’è molta differenza nei vari partiti. E non mi dare della qualunquista! Stagiste, sgallettate panterine, semplici simpatizzanti. Basta siano giovani per morirci dietro. Non importa più né l’ideale, né l’ideologia, né la lotta popolare. Non te lo volevo dire: ti sei reso ridicolo. Tutti ridono di te, perché quando non le sarai più utile nella scalata alla segreteria, ti asfalterà e, poi, ti rottamerà. Poi, scusa: la chiami la tua compagna. Ma “Compagna” non voleva dire altro per noi? Non faceva rima con lotta, popolo, salario, ecc. O sbaglio? Ciao.

 

Beatrice,                                                                                                                            vedo che, come sempre, è del tutto inutile tentare una dialettica con te. Come in passato, è ammesso solo il pensiero unico. Sei fuori dalla realtà. Oggi tutto si è fatto più liquido e il metodo stalinista è estinto. Devi deciderti ad una evoluzione liberalista e pragmatica e affrancarti da schematismi marxisti. Parli di popolo tu che ben sai come, per gli intellettuali di sinistra, la massa vada bene a patto che sia a sufficiente distanza. Da non sentirne, comunque, l’olezzo, il frastuono e la prepotenza. Insomma purché sia pura astrazione e non persone concrete. Quanto agli altri: davvero pensi che mi trovino ridicolo? Può essere. Però quello che, invece, è sicuro è che mi invidiano. E molto. Per quanto riguarda poi la parola compagna, ti informo che pur non rinnegando il passato, oggi il termine ha per me il volto di Alessandra proteso nel futuro. Ti saluto.

 

Sei un povero stupido illuso, Enrico.                                                                          Sei la polpetta che la “leggiadra” gira e rigira nel palmo delle sue mani per darle la forma che vuole. Come tutti i maschi, alla fine dei giochi, in nome di una migliore circolazione sanguigna inguinale, non esiti a far andare in ipossia i pochi neuroni che hai. Non hai scrupolo di essere passato senza battere ciglio alla difesa delle lobbies e delle caste. Traditore! Bene. Peggio per te. Sappi però, che quando Miss Manicure ti accompagnerà fuori del suo campo di manovra con un niente affatto leggiadro calcio nel sedere, non troverai qui alcuna spalla amica. La porta è sprangata.

 

Beatrice, da donna a donna, apri bene le orecchie.                                                    Sì, sono io: Alessandra. Ho qualche suggerimento da darti, anche se dubito di riuscire a farti aprire gli occhi da sempre abituati a vedere le cose attraverso distorti schematismi. Le donne DEVONO piacere. Piacere non è il cedimento borghese, come credi tu, ma ( ti do una notizia!) il metodo per raggiungere lo scopo. Quello che voi avete fallito. La mortificazione della femminilità e della bellezza è una prassi da racchie e non vi ha portato lontano. Mia cara sfigata femminista gufa, radersi le ascelle, depilarsi, profumarsi di costose essenze e esaltare il sex-appeal, ecco i nostri strumenti di conquista del potere. Questo è il sol dell’avvenire. Perché noi vinceremo, dove voi avete perso. Di questo, PUOI STARE SERENA!

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