Premio Racconti per Corti 2010 “Ultimo spettacolo” di Alberto Garavello
Categoria: Premio Racconti per Corti 2010Esterno notte.
Su una berlina lussuosa un signore di mezza età arriva ad un teatro abbandonato. E’ vestito in modo molto elegante, ha l’aria stanca della fine di una intensa giornata di lavoro.
L’autista gli apre lo sportello e lui entra attraverso una porta di servizio. E’ l’unico spettatore in platea. Lo spettacolo inizia. Sul palco due giovani attori, la scena l’interno di una casa arredata in modo dimesso. Lei è una ragazza giovane graziosa, rimprovera a lui di pensare solo ai soldi ed alla carriera, di non volere impegni, di non aver alcuna intenzione di fare una famiglia. Il signore in platea assiste in silenzio alla recita; il giovane attore recita delle scuse e accusa la ragazza di non avere ambizioni, lui non vuole vivere tutta la vita senza essere qualcuno, non è uno che si accontenta.
Nel buio del teatro rischiarato solo dalla luce che illumina i due attori lei prende in silenzio una borsa e si avvia verso la porta disegnata sulla scena, mentre il giovane attore le volta le spalle.
Il signore si alza allora dalla poltrona, la chiama e sale sul palcoscenico; le prende la borsa e la posa per terra, l’abbraccia, la trattiene, la bacia con forza e la prega di non andarsene; ha ragione lei, vivranno la loro vita insieme. Lei ricambia il bacio, la luce si spegne sull’attore giovane, i due si avvicinano al letto e passano la notte insieme nel teatro deserto.
La mattina, mentre il protagonista dorme ancora nel letto allestito sul palcoscenico, i due giovani attori passano dall’autista che li paga per la loro performance; la recita anche questa volta è andata bene, li avvertirà lui quando il commendatore avrà voglia di una altro spettacolo.
..alberto, la verosimiglianza delle cose che racconti a volte fa male. E’ terribile pensare a cosa si debba ricorrere per alzare l’adrenalina …. ma non pensi che queste cose ad una donna non accadrebbero…?.
Alberto, è un racconto forte dove il protagonista accarezzando il confine della solitudine… si provoca delle ferite “incurabili”…quasi x dover pagare un debito con il passato.