Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Bernardo e il bambino del faro” di Rita Poggioli (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Tra le acque limpide e azzurre del mar Tirreno, era adagiata una piccola isola, la più piccola che potete immaginare. Era figlia di un grande arcipelago, che aveva sparso le sue figlie di roccia, una lontana dall’altra, per molte miglia. Il suo contorno sembrava la sagoma di una balena con uno sfiatatoio sul dorso, che era in realtà il bellissimo faro di quella piccola terra.
Qualcuno la chiamava semplicemente “l’isola del faro”, ma col tempo era diventata per tutti “l’isola di Bernardo”, il suo unico abitante. Bernardo era il guardiano. Prima di arrivare lì, aveva trascorso molti anni a navigare e col tempo aveva capito però che il mare sapeva essere tranquillo e generoso, ma a volte anche impetuoso e crudele. Da quando era farista su quell’isoletta solitaria, il mare gli dava il buongiorno all’alba e la buonanotte dopo il tramonto. In quel preciso momento Bernardo prendeva la sua lanterna e cominciava a contare uno ad uno, sottovoce, i gradini, mentre saliva la scala a chiocciola del suo faro. Era un rito che ripeteva sempre uguale.
– … centoventuno… centoventidue … centoventitre…
Quando arrivava in cima, si riposava un po’ e si passava il fazzoletto sulla fronte sudaticcia, poi accendeva la luce che, durante la notte, illuminava le acque alle barche e indicava la rotta ai naviganti.
In quell’isola era solo.Ma lui non si annoiava mai perché era sempre indaffarato a pulire, lucidare, aggiustare… Intanto il tempo passava anche se Bernardo sembrava non accorgersene!
Ogni mese Arturo e Amedeo gli portavano le provviste dalla terraferma e dopo aver scambiato quattro chiacchiere, mentre bevevano un buon bicchiere di vino, lo salutavano e ripartivano. Ogni volta, mentre si allontanavano con la loro imbarcazione fino a scomparire all’orizzonte,
Ogni mattina l’uomo saliva la lunga scala a chiocciola che portava alla stanza della lanterna e dopo averla pulita, ammirava incantato dall’alto la distesa del mare, le rocce e la natura. Quando era lassù gli sembrava di sfiorare il cielo, di esplorare la parte più alta del mondo.
Una mattina accadde una cosa misteriosa: mentre Bernardo stava salendo verso la lanterna, inaspettatamente fece un incontro che lo lasciò senza parole.
-… cinquantanove… sessanta… sessantu…
Seduto al sessantunesimo scalino della torre c’era un bambino. Aveva i gomiti sui ginocchi e le mani chiuse a pugno sotto il mento di un viso sbarazzino.
– Ciao Bernardo – disse una strana vocina
-Ma… ma tu chi sei? Come sei arrivato qui? – rispose Bernardo strusciandosi vigorosamente gli occhi con le dita.
-Sono Martino ed abito qui da prima che tu arrivassi. – esclamò alzandosi
-Non è possibile, io non ti ho mai visto!
Poi pensò che forse la sera precedente non aveva digerito il cavolo stufato o che aveva bevuto troppo ed aveva le traveggole o che la sua testa non era più quella di una volta. Richiuse gli occhi e quando li riaprì fu felice di non vedere più nessuno di fronte a sé, quindi continuò a salire i gradini, ciondolando il capo qua e là e pensando:
– Caro Bernardo, non sei più lo stesso! Ora ti immagini anche le voci e come se non bastasse c’hai pure le visioni!
– Io sono il bambino del faro – disse il bambino che adesso stava al suo fianco.
Bernardo decise di far finta di niente, era convinto di aver solo immaginato quella presenza e presto tutto sarebbe ritornato alla normalità. Però, ripensandoci bene, aveva sentito dire che nei fari, come nei vecchi castelli, spesso c’erano esseri misteriosi, rumori sinistri, ma lui non ci credeva.
-Tutte fandonie! Sono i riflessi di luce a creare delle ombre e le voci non sono altro che i sibili del vento – si diceva
Quando arrivò in cima alla stanza però, per sicurezza chiuse a chiave la porta e si mise a fare le solite cose, ma dopo pochi attimi vide il bambino poco distante che guardava fuori attraverso il vetro e sentì che esclamava:
– Il mare può essere generoso, ma sa prendere senza pietà, come il più terribile dei nemici, vero Bernardo?
Il guardiano fece un balzo dallo spavento, poi si diresse alla porta e provò ad aprirla, ma era ancora chiusa a chiave e capì che Martino aveva strani poteri. Guardò i suoi piedi e vide che erano saldi in terra; pensò di avvicinarsi per toccare il bambino e il piccolo non si ritrasse, ma quando l’uomo cercò di scompigliargli i capelli, la sua mano si mosse nell’aria senza incontrare ostacoli e senza fermarsi sulla sua testa. Tutto questo era molto strano, così gli chiese:
– Ma tu sei un…
– Un fantasma.
-Un fantasmaaaa? Non ti sei mai fatto vedere prima.
– Io ho provato a farti capire che non eri solo, però non sapevo come avresti reagito. Avevo paura che te ne saresti andato via e non avresti imparato ad amare questo faro, che è la mia casa. Ora invece ne sono certo e possiamo essere amici.
Bernardo si rammentò che i primi tempi che era arrivato sull’isola spesso aveva sospettato che ci fosse qualcuno, perché c’erano stati strani segnali: finestre che si spalancavano quando non c’era un alito di vento, sassolini lanciati ai vetri, porte che sbattevano con forza, rumori di chiavi per le scale. Non aveva mai avuto paura però e col tempo questi strani fenomeni erano stati sempre più rari, fino quasi a scomparire del tutto.
– Amici? Ma si può diventare amici di un fantasma?
– Certo che si può!
– Ma tu come sei arrivato qui?
– Io ci sono nato. Prima stavo qui con i miei genitori. Mio padre è stato guardiano prima di te.
Bernardo si ricordò di aver già sentito la storia di un bambino, che era scomparso dall’isola. Pensò che avrebbe chiesto ad Amedeo e Arturo di raccontargli quella vicenda, che sicuramente conoscevano.
Quando indirizzò di nuovo lo sguardo dove prima c’era il bambino non lo vide più e si tranquillizzò.
Nei giorni successivi si dimenticò di lui e col tempo nella sua mente il ricordo di quel viso e di quella voce si offuscarono fino a svanire nel nulla.
Il mese successivo Bernardo chiese ad Arturo ed Amedeo la storia del bambino sparito dall’isola del faro e Arturo cominciò a raccontare:
-Il guardiano che abitava qui prima di te arrivò su quest’ isola quando era molto giovane. Si era appena sposato ed aveva portato qui anche la sua bella moglie. Vivevano felici e lo furono ancora di più quando nacque loro un bel bambino. Un giorno, quando il bambino aveva circa dieci anni, sparì. Non fu più trovato e nessuno seppe mai il motivo della sua scomparsa. I suoi genitori lo cercarono invano e dopo qualche tempo, per non impazzire, lasciarono questo posto, pieno di ricordi.
Quando i due amici ripartirono, Bernardo pensò che Martino era proprio il fantasma del bambino scomparso e decise che se si fosse rifatto vivo, gli avrebbe chiesto di raccontargli la sua storia per filo e per segno.
Dopo qualche tempo, in una notte di luna piena, il fantasma apparve all’improvviso, dicendo a Bernardo:
-Ciao amico, è un po’ che non ci incontriamo, vero?
-Come mai non ti sei fatto più vedere?
-Perché quando sono triste voglio stare da solo.
-E tu eri triste?
-Sì perché ho sentito i tuoi amici parlare dei miei genitori.
-Martino mi racconti che cosa ti è successo?
-Sì, ma non oggi, ho ancora bisogno di tempo.
Dalla mattina seguente Bernardo prese l’abitudine, mentre faceva i suoi soliti lavoretti, di parlare con lui, anche se non era lì.
All’ora di pranzo e di cena cominciò a mettere a tavola un posto in più e ad aggiungere un piatto. Mentre mangiava, raccontava mille avventure vissute sul mare, insegnandogli tutto ciò che sapeva. Parlava lentamente, alternando le parole a lunghi silenzi perchè in un faro si vive un po’ a rallentatore e si dimentica la fretta.
Ogni sera saliva lentamente i gradini per aprire quell’occhio sul mondo, giorno dopo giorno, nell’attesa che lui ritornasse.
Martino era contento di vedere le premure del suo amico e dopo molto tempo decise che ora era pronto a raccontare a Bernardo la sua storia.
Così tornò da lui e cominciò il suo racconto:
“La mia vita qui era felice. Conoscevo ogni parte dell’isola e sapevo tutto di questo faro. Ma verso i dieci anni questo piccolo pezzo di mondo non mi bastava più e volevo sapere che cosa c’era al di là del mare. Così cominciai ad andare sulla spiaggia e sulla riva, raccoglievo piccoli tesori diversi: avevo trovato un riccio-cuore col guscio pieno di aculei, dei ciottoli levigati dalle onde e vetrini di mare dai colori bellissimi. Una mattina trovai una bottiglia con dentro un messaggio, che avrebbe cambiato il mio destino per sempre. Scoprii che il foglio di carta ruvido era una mappa. Sembrava quella di un tesoro! Il percorso usciva dai confini dell’isola e proseguiva in mare, piuttosto lontano dalla riva. Quella mappa per me diventò un’idea fissa. Chino sul foglio la studiavo, in gran segreto, nei minimi dettagli. Poi ripassai con una matita verde la strada che avevo imparato a memoria, sicuro che mi avrebbe portato al tesoro. Così un giorno trovai il coraggio di tuffarmi in mare, ma mi resi subito conto che le distanze tracciate sul foglio erano ben diverse in acqua. Nuotai fino allo stremo, ma mi persi tra le onde e non riuscii a tornare più a riva. Ormai non avevo più forze, quindi mi arresi e rimasi prigioniero nei profondi fondali. Per giorni e giorni piansi disperato, pensando alla mia famiglia, quando ad un tratto sentii una voce che mi diceva:
– Non posso ridarti la vita di prima, ma se vuoi ti trasformerò in un piccolo fantasma, così potrai tornare nel tuo faro, continuerai a vedere i tuoi genitori, ma non potrai parlare con loro, né farti vedere. Naturalmente io dissi di sì. Aggiunse che col tempo avrei potuto scegliere uno sconosciuto per manifestarmi e che solo lui avrebbe potuto vedermi. Prima di raccontargli la mia storia però dovevo essere sicuro che fosse una persona speciale, perché così sarei stato premiato. Dopo averti conosciuto ho pensato che tu fossi la persona speciale che cercavo per la tenacia e la generosità con la quale sai amare perfino un fantasma come me. “
Dopo quelle parole svanì come una bolla di sapone. Bernardo si commosse e pensò che sarebbe stato bello condividere la vita nel faro con un bambino.
Martino era l’unica persona che non gli faceva rimpiangere la sua solitudine e che era riuscito a fargli provare ancora sentimenti buoni come la tenerezza, l’affetto, l’amore.
Mentre pensava, come al solito, lucidava i vetri della stanza del faro. Subito dopo averlo acceso, sentì la voce di Martino che lo chiamava:
– Bernardoooo… Bernardoooo
Scese in fretta i gradini, vide il bambino che gli andò incontro e lo abbracciò. L’uomo, stringendolo a sé, si meravigliò di avere tra le sue braccia un bambino in carne ed ossa, ma capì che questo era il premio che Martino aveva ricevuto.
Quella notte si dormentarono abbracciati, mentre il faro stendeva sul mare un lungo corridoio di luce che arrivava ad illuminare le stelle.

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6 commenti »

  1. Una fiaba piena di poesia, un pinocchio rivisitato che Sto arrivando! Ancora parlare al cuore degli adulti e incantare i più piccoli. Bravissima

  2. Scusa il T9.. volevo dire un PInocchio rivisitato che sa ancora parlare al cuore degli adulti e incantare i più piccoli. Ancora bravissima

  3. Una storia molto dolce e che sicuramente col suo velo di mistero saprebbe affascinare i bambini. Complimenti

  4. Grazie Laura e Silvia!

  5. Se qualcuno leggerà questa storia al proprio bambino, può farmi sapere se gli è piaciuta? Se poi vorreste esprimervi, dando voce al bambino che ogni adulto ha dentro di sé, ne sarei onorata e apprezzerei molto anche qualche critica. Grazie in anticipo.

  6. Fiaba molto dolce e carina. Piena di fantasia.

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