Premio Racconti nella Rete 2018 “Odalisca” di Roberta Silvagni
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Io sono una meridionale indolente, appena appena un po’ grassa.
Mi piace trascorrere tutto il mio tempo libero in casa, avvolta nelle mie vestaglie, sdraiata sui cuscini smangiucchiando cioccolatini, preparandomi all’amore.
Mi piacciono i vestiti di seta frusciante, mi piace truccarmi gli occhi di nero e le labbra di rosso. E mi piacciono i gioielli vistosi, le lunghe collane di perle, gli orecchini pendenti, grandi come lampadari, quelli che in molti trovano pacchiani. La mia amica Lucy, per esempio, che mi dice sempre: “Vestiti come ti pare, ma secondo me esageri un po’…”
Ma io tutta la giornata mi mortifico dentro jeans e maglietta, i lunghi capelli raccolti in una coda, alle orecchie soltanto due brillantini discreti. E non vedo l’ora, per tutto il giorno, che finisca il turno di lavoro da McDonald per vivere finalmente la mia vita vera, avvolta nella magia dei miei abiti e dei miei monili.
E poi so bene che la mia femminilità è questa, talmente assoluta da sembrare un po’ volgare. O forse soltanto un po’ antica. Vive in me una donna di altri tempi, una donna innamorata degli uomini, dell’Uomo con la U maiuscola, un’odalisca che ama perdersi nella danza per il suo sultano.
Non certo come le ragazze di adesso, le mie coetanee a cui degli uomini non importa niente.
Queste ragazzette spocchiose non sanno nulla di quello che gli uomini veramente desiderano. Nemmeno la mia amica Lucy lo sa, per questo ha quarant’anni ed è ancora sola.
Invece sono io la vera Femmina, la compagna del vero Uomo.
E adesso, finalmente, dopo tante avventure senza storia, ha un nome il vero Uomo. Non posso dirvelo, il suo nome, lo chiamerò il Mio Uomo.
L’ho guardato per giorni, in palestra, lui ai pesi, io sul tapis roulant. Proprio il tipo che piace a me: un uomo adulto molto curato, atletico, l’espressione sicura di chi è a proprio agio nella vita.
Ho preso anch’io i pesi, avvicinandomi a lui, ed ho continuato a guardarlo attraverso lo specchio. Avevo messo negli occhi un rigo di kajal. Dopo un po’ anche Lui mi ha guardato, e mi ha sorriso.
Mi ha offerto una bibita al bar della palestra, ed abbiamo parlato di noi.
Quello è stato l’ultimo giorno di palestra, per me. Infatti la mattina dopo Lui è venuto a trovarmi a casa, ed accarezzandomi le braccia mi ha detto: “Non stanno bene su una donna questi muscoli. Una donna deve essere morbida”.
Non so come avessi fatto a non pensarci! Una donna deve essere morbida. Così, in attesa che i muscoli scompaiano, lo accolgo con le braccia coperte da uno scialle di seta, o da una camicia di voile trasparente.
Per il resto, mi ha detto come vuole che io lo aspetti: sdraiata sul divano, come una donna di piacere, o come un’odalisca. Allora ho comprato una serie di meravigliosi pantaloni orientali, ne indosso ogni volta uno diverso e di diverso colore. Non vuole mai che io li tolga, ma vuole che il seno resti assolutamente scoperto. Peccato che il mio seno non sia molto grande.
Il Mio Uomo viene a trovarmi una volta alla settimana, di solito il mercoledì mattina.
Per tutta la settimana io non penso ad altro e conto i giorni e le ore. Mi alzo all’alba, il mercoledì, mi lavo i capelli e mi depilo con accuratezza. Mi spalmo il corpo di crema profumata, mi trucco, mi agghindo come piace a Lui e mi sdraio sul divano.
Gli piace trovarmi sdraiata, così gli ho dato una copia della chiave, perché possa entrare in casa liberamente. Che bello sarebbe se qualche volta mi facesse una sorpresa, se arrivasse in un momento diverso dal mercoledì, come un vero fidanzato! Ci penso tutti i giorni, rientrando dal lavoro, che magari potrei trovarlo in casa, ad aspettarmi; che magari potrebbe aver portato una bottiglia di vino e due calici, e aver acceso una candela….
Ma forse è meglio di no. Forse non gli piacerei in jeans e maglietta, e poi potrebbe rimanere disgustato dall’odore di fritto che impregna i miei capelli dopo il turno da McDonald…
Ora so di lui qualcosa di più. So che è sposato ed ha due figli. Il grande ha quasi la mia età.
So che deve essere abbastanza ricco, o per lo meno ricoprire un ruolo importante in qualche azienda. L’ho capito dalle telefonate che fa quando è qui da me.
A volte penso che potrei chiedergli di fare di me la sua mantenuta. Mi basterebbe poco, quel poco che guadagno da McDonald. E in cambio io potrei passare tutte le mie giornate qui, ad aspettarlo, soltanto preparandomi per Lui.
Allora sarebbe libero di venire in qualsiasi momento, senza bisogno di accordarsi per il mercoledì.
Io avrei raggiunto la mia felicità, vivere qui, nella mia casa, con i miei abiti magici, a provare nuove combinazioni e nuovi trucchi.
La mia amica Lucy mi ha detto che vaneggio. Che Lui non mi ha portato mai neanche un fiore, altro che mantenermi, visto che per tutto l’ambaradan di vestiti e scenografie orientali che gli piacciono tanto ha fatto spendere un sacco di soldi solo a me.
E poi, aggiunge, il bello di essere mantenuta potrebbe consistere nel fare viaggi e la bella vita, non certo nello stare a casa ad aspettare i comodi di un uomo.
“Ti credo che resti da sola!”, le ho risposto io. Lucy non sa come trasformarsi in un oggetto del desiderio.
Verrà, finalmente, dopo tre mercoledì di assenza e di silenzio assoluto.
Non sapevo come cercarlo. Non conosco il suo numero di telefono, e Lui mi ha sempre chiamato da un “numero privato”.
Ho fatto due o tre volte irruzione in palestra, sperando di incrociarlo lì come per caso. Non c’era.
Mi sembrava di impazzire. L’ultima settimana non ce l’ho fatta nemmeno ad andare al lavoro, ho mandato un certificato di malattia.
Ieri stavo piangendo davanti a una tazza di tè, dalla mia amica Lucy, quando mi squilla il cellulare. Numero privato.
“Zitta!” esclamo rivolgendomi a Lucy col cuore che mi sobbalza in petto. E rispondo sperando che la mia voce da pianto non mortifichi il suo desiderio.
Lui non sembra accorgersene. “Passo domani”, mi dice, e riattacca senza nemmeno darmi il tempo di rispondere.
“Fossi in te, non mi farei trovare.” Consiglia Lucy.
“Non credo proprio.” dico io raggiante “Mi farò trovare eccome, e questa volta sarà speciale. Non gli posso dar torto se si è stancato della solita odalisca, spetta a me ravvivare la passione…debbo fargli trovare una donna diversa…più raffinata…più adeguata alla sua classe…”
Lucy alza gli occhi al cielo, ma mi vuole troppo bene per non aiutarmi.
“Una geisha?” suggerisce.
Ho speso l’equivalente di due mesi di stipendio, quasi tutti i risparmi che sto mettendo da parte per l’intervento. Ho comperato un kimono antico di seta pesante. E’ blu notte, con ricami di aironi verde smeraldo. Ci ho abbinato un obi rosso, il più costoso del negozio.
Ho anche pagato una truccatrice per darmi una lezione di trucco giapponese, ed ovviamente ho comperato i prodotti.
Purtroppo non c’è stato il tempo di prendere lezioni anche per imparare la cerimonia del tè, ma ho prenotato per sabato mattina.
Per oggi dovrà accontentarsi del sakè, prima di essere sopraffatto dal desiderio, ma da mercoledì prossimo il Mio Uomo avrà una vera geisha di alta classe, con tanto di cerimonia del tè.
Ho spostato il divano, ed ho messo i cuscini sul pavimento. Mi faccio trovare così, inginocchiata tra i cuscini, col mio kimono e il trucco bianco. Ho raccolto i capelli in un nodo sul capo, infilandoci dentro una camelia.
Lui entra e rimane a guardarmi in silenzio, dapprima.
Poi scoppia in una gran risata. “Che cacchio fai? Butterfly?”
“Amore! Amore!” esclamo io. E afferro le sue gambe, visto che sono già in ginocchio, mi butto ai suoi piedi.
“Piantala, non essere ridicolo!” Lui ride ancora, facendomi piangere.
“Dammi due minuti, amore mio. Esci e rientra tra due minuti…Troverai la tua odalisca, l’odalisca viziosa che ti piace tanto! Dammi solo il tempo…” imploro mentre le lacrime devastano il trucco.
“Non hai capito,” dice Lui “sono passato a riportarti le chiavi. E’ finita, non ho più voglia”.
Si allontana verso la porta, e da lì mi lancia le chiavi, che finiscono tra i cuscini.
Mi guarda un’ultima volta e, prima di scomparire per sempre dietro la porta, mi dice: “Lo sai? Con questo trucco da Butterfly potresti davvero essere scambiato per una donna”.
Bello! Mi ha ricordato i racconti di Anais Nin nell’ambientazione e nella costruzione del personaggio. Qualche sottile anticipazione ci prepara al finale a effetto. Mi è piaciuto davvero tanto!
Molto peso, davvero. Si sente molto bene l’umiliazione finale. Complimenti
Non me lo aspettavo questo finale.. Davvero sorprendente, disarmante. Bravissima, porti il lettore da una parte e quando meno se lo aspetta gli dai uno schiaffo…complimenti.
Ammetto di non avere ben capito se la protagonista sia una donna, e quindi l’ultima frase non sia altro che un’offesa nei suoi confronti. Sicuramente è un mio problema, perché il racconto è scritto davvero bene. Ho tenuto gli occhi incollati allo schermo fino alla fine. Già dall’inizio ho intuito che qualcosa sarebbe andato storto. Hai descritto infatti perfettamente il carattere della protagonista, la sua concezione dell’amore e della femminilità. Mi ha un po’ intristito questa ragazza, che crede soltanto che la donna sia mero oggetto dell’uomo. Non si rende conto che col suo comportamento non potrà avere storie vere. A proposito di questo, sono rimasta veramente (positivamente) colpita da questa frase, che secondo me è azzeccatissima: “E adesso, finalmente, dopo tante avventure senza storia, ha un nome il vero Uomo”. Già, avventure amorose e storie d’amore sono due cose ben diverse!
Quando hai descritto il Vero Uomo per la prima volta, non ho fatto altro che pensare che era anche il mio tipo! Sono stata inizialmente felice della sua attrazione per la protagonista, peccato però che aveva intenzioni poco belle. La storia mi è piaciuta molto, sinceramente. Anche lo stile è stato di mio gradimento, è scorrevole e semplice ma non banale. Quello però che ho apprezzato di più è stato come hai delineato i personaggi, sia Lucy, sia la protagonista che il Vero uomo: in poche righe sei riuscita a creare dei personaggi davvero vividi. Complimenti!
Bel racconto, Roberta! Interessante il punto di vista, questo personaggio che si costruisce piano piano nella mente del lettore. Mi piace l’idea di svelare la sua vera identità solo alla fine, l’effetto sorpresa è garantito. Qualcosa però si percepisce lungo la narrazione, lasci dettagli azzeccatissimi qua e là e il desiderio di capirci qualcosa incita la lettura. La tua Odalisca mi piace molto: ama, soffre, spera, si illude. Ha tante facce e tante sfumature. Bello davvero!
Roberta,
Ho letto il tuo racconto tutto d’un fiato, lasciandomi coinvolgere nella storia della tua protagonista…
Il finale è un “colpo di teatro” assoluto!Faccio il tifo per il tuo racconto: meriti davvero sia uno dei vincitori.
Complimenti, bravissima.
Una sola parola: Bravissima
Un racconto molto bello Roberta, complimenti. Fa riflettere su come spesso la nostra identità dipenda dall’immagine che gli altri hanno di noi.
Voglio molto bene alla mia Odalisca, ed è’ la prima volta che diffondo un mio racconto al di fuori della cerchia degli intimi.
Vi lascio immaginare quanto sono contenta dei vostri bei commenti!
Grazie davvero a tutti, Roberta
Un bel racconto nel quale “la protagonista” ha come ragione di vita l’affermazione della propria femminilità poiché il proprio corpo dice qualcosa di diverso. Davvero brava
Mi è piaciuto il tuo racconto. Sei stata brava a cogliere le sfumature più sottili della tua protagonista, di cui fotografi minuziosamente la gestualità, e che caratterizzi molto bene dal punto di vista della lingua. Insomma, una volta che il lettore ricostruisce tutti i pezzi grazie al finale, sembra proprio di vederla e sentirla parlare. Interessante l’idea di organizzare un racconto intorno al tema del femminino, e alla tensione per il suo raggiungimento. In bocca al lupo Roberta, e complimenti!
Bellissimo e struggente. Hai dipinto una figura straordinaria, sola e dolorosa, che si annulla, si regala e si trasforma solo per essere desiderata, anche per un attimo o un giorno alla settimana. Non poteva essere scritto meglio.