Premio Racconti nella Rete 2018 “Un bel regalo” di Marco Gallo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Mancano due giorni al vostro anniversario e decidi di andare a comprare il regalo in una gioielleria in centro. Le dici che hai da fare a lavoro e uscirai più tardi, vuoi farle una sorpresa.
Apri la porta, entri, dal retro esce una giovane donna, la guardi, ti guarda, la riconosci, ti riconosce, vi fissate, sei stupito, il tuo cuore accelera i battiti, le sue gote diventano rosse, silenzio.
“Ciao.” Le dici, cercando di schiariti la voce che fuoriesce leggermente atona.
“Ciao.” Ti risponde; la sua voce suona come se avesse fatto una rampa di scale a piedi.
Scruti il suo viso cercando differenze da quel tempo che ti sembra lontano.
“Sara…” – Pronunci il suo nome, come per assicurarti che sia proprio lei – “Come stai? Cosa fai qui? È passato tanto tempo…” le dici schiarendoti ancora la voce, cercando di superare la sorpresa, l’imbarazzo mentre le emozioni ti avvolgono in un baleno.
“Sto bene, ti trovo bene.” Ti dice con voce chiara.
“Sei qui per fare una regalo a tua moglie? È il suo compleanno o è il vostro anniversario?” Ti dice con aria sicura.
La scruti con stupore, i vostri mondi si sono scissi anni fa, pensi. Tu di lei non hai saputo più niente, neanche quando le notizie le cercavi, quando volevi sapere ancora di lei, le sue abitudini, interessi, frequentazioni. Ogni tanto l’hai cercata sui social, invano. Forse anche una parte di te si è scissa all’epoca.
“È per il nostro anniversario.” Le dici.
“Fra due giorni saranno sei anni che siamo sposati.” Le dici con cautela.
“Certamente troveremo qualcosa che le piacerà, ne sono sicura. Avevi pensato già a qualcosa in particolare? Anello, collana, bracciale o orecchini?
“Non avevo un’idea chiara.” Ti rilassi un po’.
“Vedrai, la troviamo una cosa. Quanti figli avete?”
“Perché a seconda del numero dei figli si regala un anello, un bracciale o altro?” Ritrovi un po’ del tuo humor di un tempo.
“No, è solo mia curiosità.” Ti risponde con un lieve sorriso arrendevole.
“Abbiamo due figlie, la maggiore ha tre anni, la piccola un anno.” Le rispondi con una punta di orgoglio.
La guardi, Sara, è ancora bella, anzi è più bella di come la ricordavi. Ha un qualcosa in più rispetto a quando stavate insieme, ma non sai spiegarti. Ha una sorta di sensualità che all’epoca non aveva, noti una consapevolezza di sé e calma, ma forse li aveva e tu non avevi saputo coglierli, allora. I lineamenti sono più morbidi, il suo sguardo è più dolce, i capelli sono più lunghi di come tu la ricordavi.
“Siete certamente una bella famiglia e tu devi essere molto presente.” Ti dice con un sorriso che non sai interpretare. I tuoi pensieri, il tuo fisico sono in subbuglio e fai fatica. Avvicina la mano alla fronte e passa la punta delle dita tra i capelli per allontanare una ciocca finitale davanti gli occhi. Il movimento è lento, composto.
“Come fai a sapere queste cose della mia vita?” Le chiedi con viva curiosità.
Lei ti sorride mentre ti guarda con benevolenza. Un enigma per te. Vorresti chiederle se è sposata, se è felice, se ha trovato quello che cercava da quando ha deciso che non eri tu.
“E tu come stai, cosa hai fatto in questi anni, sei sposata?” Le chiedi semplicemente.
“Sto bene, in questi anni ho viaggiato molto, mi sono fermata e poi ho ripreso a girare. Ho apprezzato la mia libertà, il poter partire il giorno stesso in cui lo decidevo. Mi sono innamorata, ho conosciuto il mondo e ora sono qui. Sono tornata, ma forse non mi fermerò a lungo, potrei decidere di ripartire anche domani, dipende dalla vita, dagli eventi. Non sono sposata.”
Quest’ultima frase la butta lì, come fosse un’informazione di servizio, in maniera un po’ troppo veloce, pensi. Ma non hai il tempo di rifletterci oltre.
“Cerchiamo di trovare insieme qualcosa che vada bene, so io cosa può piacerle. Sceglieremo un bel regalo per lei.” Ti dice.
Parlate, vi raccontate, lentamente senti sciogliersi la tensione.
“Attendimi, vado a prendere qualcosa che potrebbe fare al caso nostro.”
Si allontana per qualche tempo, non sai dire quanto, forse tutti gli anni che siete stati insieme, forse meno. Vi rivedi giovani, felici, entusiasti della vita, liberi. Rivedi i tuoi sogni, il tuo entusiasmo, rivedi poi lei andarsene per non tornare più. Era un po’ di tempo che non tornavi con i tuoi pensieri, lì, in quel luogo, in quel tempo, oscurato dal rimpianto di ciò che non è stato, provi un senso di disagio prenderti lo stomaco, poi lei torna. Ti mostra un girocollo di oro bianco con pendaglio in onice, abbinamento inusuale. Constati che ti piace e che è proprio il gusto di tua moglie. Già tua moglie, ti ricordi di lei, ti ricordi che sei lì per lei. Ti astrai pensando a lei.
“Posso provarla io per vedere l’effetto che fa al collo di una donna; poi sicuramente a lei starà molto meglio che a me.” Ti dice interrompendo i tuoi pensieri. Apre il gancio, se lo porta intorno al collo e prova a serrarlo senza successo.
“Mi aiuti per favore a chiuderlo?” Ti dice, mentre voltandosi, si scopre il collo per agevolarti il compito.
Già, agevolarti il compito, ma quale? Sicuramente quello dei ricordi. La sua pelle chiara che contrasta con i capelli neri, una prospettiva, quella, che avevi dimenticato da anni, ma fulmineamente ti riporta di nuovo lì, nel tempo lontano. Ti avvicini e prendi le estremità della collana dalle sue mani. Per un attimo le tue mani si richiudono sulle sue per prendere con attenzione le estremità della collana. Ti avvicini un po’ di più a lei per cercare di agganciare le due estremità. Il suo odore ti arriva inaspettato e ti pervade. Nuove e ritrovate sensazioni si compongono e ti si presentano, senti i brividi, come una scarica elettrica, correre dalle tue mani per tutto il corpo.
Sei ancora stordito, mentre lei si volta, slaccia un bottone della camicetta per mettere meglio in mostra il suo collo, poi raccoglie i capelli con le mani dietro la nuca: “Ecco, è molto bello vero?”
Sì, è vero, sei molto bella, pensi. “È molto bello, hai ragione e la pietra non è troppo grande,” Le dici, invece.
“Ora che ci penso c’è un altro modello che potrebbe essere migliore; lo vado a prendere”. Si volta e noti l’onda che i suoi capelli fanno nel seguire il suo movimento, fa mezzo passo e poi si volta nuovamente verso di te.
“Sai, ti ho pensato in questi anni. Ho pensato che ti avevo ferito, andandomene, e questo mi ha fatto star male. E comunque, ad un certo punto, il mio pensiero è tornato a noi due insieme. Non mi sono pentita di quello che ho fatto e delle scelte ma una piccola parte di me avrebbe voluto avere anche l’altra vita, quella insieme a te.”
La voce ti sembra leggermente incrinata, gli occhi ti sembrano lucidi. Fissi il suo sguardo ma sei altrove. Rivedi i vostri corpi attorcigliati, poi rifuggi quel ricordo. Una languida tristezza seguita da un sorriso mesto le scende sul viso, si volta e va nel retro.
Il tempo passa, non sai quanto, di collane ne prova alcune, non sai dire quante, le distanze si riducono ogni volta. Ridete insieme, le barriere si infrangono, l’energia inizia a fluire come l’acqua dopo una pioggia torrenziale nell’alveo ritrovato, dopo un lungo periodo di siccità. A volte la ripresa di alcune consuetudini dà, a chi la sperimenta, la sensazione di un continuum temporale, come se non si fosse mai interrotta, come se quello che c’è stato nel frattempo svanisse, sublimando istantaneamente, dando la sensazione che non ci sia mai stata alcuna cesura nel tempo, come se la Parca riavvolgesse il filo della vita per riportarlo fino al quel bivio e per un po’ si ha l’illusione di continuare sull’altra strada, quella che non si è percorsa. Poi scopri che baciarvi, abbracciarvi, esplorarvi diventa la cosa più naturale da fare, come era allora, come se non si fosse mai interrotta. Un attimo dopo siete nel retro, i vestiti cadono in terra rapidamente, la guardi, lei fa spazio sul tavolo. Vi unite, ti inizi a muovere dentro di lei, riscopri sensazioni affidate alla memoria ma che riaffiorano vivide nei propri colori. Lei si muove assecondando i tuoi movimenti, poi ti ritrovi a seguire i suoi, inaspettati, sconosciuti, morbidi, come è lei ora. Senti i suoi respiri sempre più affannosi lambirti gli occhi, le orecchie, la bocca. Le sue mani ti stringono forte, le vostre labbra si cercano, si trovano, si uniscono, si lasciano per poi ritrovarsi. Le sue braccia ti cingono, le dita ti premono nelle spalle, i talloni ti attirano profondamente dentro lei finché i tuoi pensieri cessano e i vostri respiri si uniscono, le voci si fondono in un volo immaginifico.
Poi tutto rallenta, si ferma, tace. I respiri riprendono la loro frequenza, i tuoi pensieri ricominciano a fluire, ti abbraccia, tu ricambi. Rimanete uniti, senti i battiti del suo cuore rallentare e riprendere il ritmo normale.
“Non è un caso che tu sia entrato qui oggi.” Ti dice pensierosa.
“Anche io ho pensato a te in questo tempo. Per anni mi sono chiesto come avrebbe potuto essere la nostra vita insieme.” Le dici.
Vi guardate negli occhi ora, le passi una mano tra i capelli e le scopri il collo. La baci, avevi dimenticato il sapore delle sue labbra, della sua pelle, lei ti tiene stretto, tocca le tue braccia, quasi per accertarsi che tu sia vero.
“Non puoi immaginare quanto abbia sofferto all’epoca. Ogni tanto, in questi anni, sono tornato a te con i miei pensieri e a come avrebbe potuto essere la mia vita, la nostra vita.” Dici con aria pensosa, come se stessi parlando più a te stesso.
In fondo si sta avverando quello che avevi sempre desiderato nel profondo. Hai la possibilità di abbandonare per sempre i tuoi rimpianti e riprendere da lì dove tutto si era interrotto. In fondo la sensazione che hai ora è quella che tutto stia continuando, come se tutti questi anni siano stati un sogno. Senti improvvisamente una perturbazione, come se il globo terrestre fosse lambito da un grosso asteroide. Decidi di non dare peso. Non sai da quanto tempo siete abbracciati, nel vostro amore ritrovato. Parlate, ridete, ricordate i vostri amici, gli racconti le vite di coloro che ancora frequenti o dei quali hai notizie. Vi ricomponete, vi rivestite, ti volti, i tuoi occhi passano sopra l’orologio sul muro e poi si poggiano sulle collane. Pensi a quale sceglierai, provi a immaginarle al collo di tua moglie e la vedi, lì, nei tuoi pensieri. Sì, vedi proprio lei, è per lei che sei qui in questo momento. Ti pare di sentire il suo profumo, il tuo cuore accelera, ti giri per controllare, non c’è, è stata solo un’illusione. Ti senti mancare, come se un nemico invisibile ti avesse colpito con un pugno allo stomaco. I tuoi occhi incrociano nuovamente i suoi, le sorridi.
“Ci vediamo domani?” Le chiedi.
“Mi è piaciuta la prima collana che mi hai mostrato, la prendo”, le dici non attendendo la risposta.
“Ti preparo un pacchetto. È un bel regalo.”
“Sì, è un bel regalo.”
“Va bene domani ma lavoro fino a pranzo. Vieni per le 14.00.” Ti dice con aria pensierosa.
“Sì.”
Vi baciate, vuoi imprimerti nella memoria il sapore delle sue labbra, per non dimenticarle. Lei ti guarda sorridendoti con gli occhi inumiditi, ti sembra. Vi salutate, esci, vai verso casa.
Infili la chiave nella toppa della porta di casa, la tua casa; ora la Parca svolge di nuovo il filo della vita, fino a ritornare al punto in cui era. Stai male, sentimenti si sovrappongono in un turbine di emozioni che non hai mai provato. L’ebbrezza, la gioia per quello che è stato poco fa si scontra come un movimento tettonico con il senso di colpa che provi verso tua moglie, le tue figlie, ti senti sporco.
Tua figlia, la più grande, irrompe verso te come la grande onda di Hokusai, sommergendoti con il suo amore, entusiasmo e ti dice che ha una sorpresa. Vorresti spogliarti, prima, ma poi pensi che in dosso hai il profumo di Sara, non puoi. Rimani vestito e segui tua figlia, andate nella sua stanza, tua moglie è seduta in terra, mentre la vostra figlia piccola muove dei passi incerti verso di lei. Tua figlia ti urla che la sorellina cammina, la prendi tra le tue braccia, la tiri su. Lei ti abbraccia e ti dice che ti vuole bene: un pugno nello stomaco da Mohammed Alì ti avrebbe fatto meno male. Tua moglie ti guarda sorridendo, si alza, si avvicina e ti bacia. Ti dice che la cena è quasi pronta. Volgi il tuo sguardo e le abbracci tutte: ti senti uno schifo. Cerchi di andare oltre, di comportarti come sempre, ti dici che è stata solo una fantasia. Dici a tua moglie che hai bisogno di poco tempo per una doccia. Senti l’acqua calda scendere dalla testa, giù verso i piedi e pulire il tuo corpo ma non le tue emozioni. Senti l’acqua portare vie le tue angosce, ma è un palliativo momentaneo. Rimani immobile e pensi.
Mangiate, la tua vita ricomincia a fluire, ascolti le storie della loro giornata, anche la piccola sembra voglia raccontarti la sua impresa. Sembra di vederla la Parca ora mentre fila nuovamente il filo delle vostre vite. Poi per le piccole arriva l’ora di dormire, le porti nella loro stanza, prendi il libro e leggi una storia. Anche la piccola sembra ascoltarti mentre la grande ti guarda con devozione. Poggia le sue piccole labbra umidicce sulla tua guancia per il bacio della buona notte. Le vostre figlie sono stanche per le emozioni della giornata, si addormentano velocemente questa sera. Raggiungi tua moglie nella sala, mentre cammini con lo sguardo sfiori le foto sul mobile dei liquori. Mantieni per qualche frazione di tempo lo sguardo sulla foto della vostra prima vacanza insieme, poi ne noti altre, altri momenti della vostra vita. Ti siedi sul divano, ti dice che è tanto tempo non ve ne state un po’ da soli e per il vostro anniversario potreste partire per il fine settimana e starvene da soli, i suoi genitori potrebbero tenere le bambine. Si alza, ti dice di attendere e torna con un pacco, te lo porge mentre ti augura buon anniversario e ti bacia. Le sue labbra, il suo sapore, sembra diverso, ti sembra che le sue labbra abbiano un sapore nuovo, ti piace. Continui a baciarla, lei ti stringe forte. Apri il pacco, trovi un paio d’occhiali da sole, sono quelli che volevi comprare, ma avevi deciso di aspettare.
Per vedere la sua reazione le dici che tu ancora non hai un regalo, vedi una leggera ombra sul suo viso, la riconosci, per gioco finge di rattristarsi. Poi vai a prendere il tuo pacchetto, nella tua borsa da lavoro. Lo prendi, lo guardi, ti fermi, assorto tra i tuoi pensieri. Ti desti, torni nella sala e le consegni il pacchetto, lo scarta con cura. Ti chiede di aiutarla a chiudere i ganci. Ti avvicini e prendi le estremità della collana dalle sue mani. Per un attimo le tue mani si richiudono sulle sue per prendere con attenzione le estremità della collana. Ti avvicini un po’ di più a lei per cercare di agganciare le due estremità. Ti avvicini, chiudi gli occhi, le baci il collo, ti fermi. Improvvisamente l’odore di Sara ti arriva inaspettato e ti pervade, una sorta di tsunami interiore ti colpisce, ti capovolge, ti fa precipitare in un vortice e, inerme, ti abbandoni. Ti senti confuso, sai che sei con tua moglie, nella vostra casa, ma hai la sensazione di essere altrove, in un altro mondo insieme a Sara. La vedi, vi vedi, insieme, una vita vostra. Siete all’interno di un appartamento, il luogo non lo conosci ma lo senti parte della tua vita. Noti un’intensa luce obliqua entrare da una porta finestra irraggiare il tavolo e un vaso decorato posto al centro con dei fiori all’interno. Noti altri oggetti decorare la stanza, non li conosci ma li senti familiari, hai la sensazione che una parte di te sia in ognuno di quegli oggetti. Inspiri profondamente l’aria, percepisci una sensazione di calma e armonia, diversa da ogni sensazione che conosci. Non la giudichi, non fai confronti, è semplicemente una sensazione nuova, l’accetti. Sara si avvicina a te, cinge le sue braccia dietro di te e tu fai lo stesso con lei, vi guardate e rimanete così per un tempo indefinito. Senti delle giovani voci e la melodia di un violino provenire oltre le pareti della sala. Sara chiude gli occhi e ti bacia, riconosci il suo sapore. Sei lì con la tua coscienza, non provi alcun turbamento, alcuna ansia, alcun rimorso, né rimpianto. Ti senti leggero. Hai la consapevolezza del passato, presente e futuro. Hai la consapevolezza di tutta la tua vita insieme a Sara.
Stai, state, sei, siete. Il tempo non esiste.
Un’altra onda ti colpisce mentre percepisci tua moglie voltarsi verso di te , ti fa vorticare e ti riporta indietro. Un secondo, una vita, l’infinito sono sullo stesso piano, sembrano avere la stessa durata. Riapri gli occhi, guardi la collana al collo di tua moglie, è come l’avevi immaginata. Ti senti frastornato, non comprendi ma segui il flusso, come la dama il proprio cavaliere nella danza. Lei chiude gli occhi e ti bacia, riconosci il sapore delle sue labbra. Avvicina il viso al tuo collo, ora senti il suo odore, quello di tua moglie, ma continui a provare ancora quella sensazione di armonia che hai provato con Sara, nell’infinito recente. Tua moglie si scosta e vi fissate intensamente, senti il suo sguardo accarezzare la tua anima, provi una sensazione di tepore abbracciarti, fai lo stesso con lei. Hai la sensazione che le vibrazioni del tuo cuore si espandano ed escano dal tuo corpo fino a incontrare le sue e fondersi. Rimanete così per un tempo indefinito. Ancora il tempo. Vi girate entrambi quando sentite un colpo di tosse proveniente dalla stanza delle bambine. Poi tornate a guardarvi.
“Mi piace molto.” Ti dice sorridendoti mentre con la mano sfiora l’onice.
Vi sedete, parlate, vi raccontate, vi ascoltate, vi percepite. Sì parlate, non è una novità, lo facevate, un tempo, appunto, un tempo, hai la sensazione ora che abbiate ritrovato quel tempo. Ti rendi conto che quella sensazione di armonia, che fino a poco fa ignoravi, è ancora con te, lì tra voi, nel vostro mondo, nella vostra casa. Ti senti calmo, in connessione con quello che ti circonda. Ti senti leggero, libero, in pace con te stesso, quelle sensazioni che avevi appena entrato in casa e sotto la doccia sono evaporate, non esistono. Non sai dire che ora sia, quanto tempo sia passato, ma poi arriva il sonno, siete stanchi, andate a dormire. Vi augurate la buona notte, poi lei si gira su un fianco e spegne la luce. Senti il suo respiro calmo e il calore del suo corpo raggiungerti, e tu, prima di addormentarti, stai con te stesso, con i tuoi pensieri, ripercorri gli avvenimenti, le sensazioni che hai provato e quel mondo di cui ti sei sentito parte. Cerchi una spiegazione, ti sembra un sogno, ma nessun sogno, prima, ti aveva lasciato emozioni così vere.
***
È quasi l’ora di pranzo, esci dal tuo ufficio e ti dirigi verso la gioielleria. Continui ad essere calmo, in pace, ma non sei stupito di questa tua condizione. La gioielleria ha la saracinesca a maglie larghe abbassata, sembra chiusa da tempo indefinito, Sara non c’è, non sei turbato, né preoccupato, né sorpreso, è come se lo avessi saputo. Non sei deluso, né afflitto, non sei triste. Anche se sapevi che Sara non sarebbe stata lì, ti sei sentito attratto da quel luogo, hai avuto la sensazione che dovevi venire qui, ora, ma non sai spiegartene il motivo. Da una nuvola filtra un raggio di sole obliquo e intenso che illumina la porta a vetri del negozio. Inspiri profondamente l’aria, ti torna alla mente la collana, chiudi gli occhi, li riapri, guardi la nuvola bianca dalla quale filtra il raggio di sole. È proprio un bel regalo, ti dici.
Un bel racconto molto ben scritto….rimanda a sensazioni profumi al proprio “io”….bravo l’autore.
Lettura fluida e piacevole con un buon ritmo narrativo. Gli elementi sensoriali arricchiscono il racconto e ci avvicinano al personaggio in un processo di conoscenza e immedesimazione essenziale nella narrazione. Fino alla fine ci si chiede cosa farà il protagonista. Bravo!