Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Effetto Lettura” di Ilaria Gagliardini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Il preludio al temporale ha dei connotati e delle caratteristiche sempre distinguibili, è il momento in cui tutto è fermo perché tutto sta per succedere; ma solo quando ormai l’inferno è cominciato, si comprende di esserci dentro, e solo nel momento della ricostruzione del ricordo ci si rende conto della particolare atmosfera degli istanti immediatamente precedenti quell’avvenimento. L’urlo sale da dietro, come un roboante preavviso di tuono, e diventa sempre più forte e prolungato; c’è un attimo di smarrimento e di stupore prima di correre a vedere quello che è successo, lo stesso stupore e lo stesso smarrimento che si dipingono sul volto di Francesco, quando avverte i primi acuti dell’urlo di Paola, e prima che il suo corpo reagisca a quel richiamo. La raggiunge trovandola ferma e impietrita, sulla porta del bagno di servizio, quello che cinque minuti prima aveva detto che sarebbe andata a pulire. Davanti a loro, riverso sulla tazza chiusa del water, il cadavere seminudo di un uomo riempie l’aria del suo puzzo di essere morto. Perché la pelle, aperta dal taglio preciso e finissimo di un coltello molto affilato, lascia uscire la carne in un crescendo di gonfiore visibile e quasi palpabile; la pulsazione della vita esce dal corpo, abbandonata da una pelle che è stata, fino a quel momento, un vestito troppo stretto che ha finito con lo scucirsi. Le resta il gelo nelle vene, per quanto tenti di scaldarsi indossando una maglia sopra l’altra e insistendo per farci stare sopra anche la giacca, per quanto muova le gambe costantemente, nella speranza che il moto continuo le faccia ripartire il sangue, per quanto speri che tutto possa passare così velocemente com’è arrivato, nonostante tutto ciò, la sensazione raggelante che l’ha invasa fin dal primo istante non si stacca da lei. E tarda ancora a venire la rassegnazione dell’accettare quel diverso stato del suo essere. E schizzi, schizzi dappertutto, il rivestimento del bagno è irriconoscibile per quanto quei punti rossi ne confondono il disegno originale. Quando chiude gli occhi, rivede la scena e se la prima volta l’orrore occupava l’immagine per intero, adesso i particolari della scena raccapricciante si delineano con maggiore precisione: la bocca aperta con la lingua gonfia che penzola fuori ricoperta di sangue … le braccia abbandonate con i palmi delle mani rivolti verso l’alto … gli schizzi lunghi e quelli punteggiati … la puzza! Certe cose, quando succedono, tolgono la sensazione del trascorrere del tempo; Paola è appoggiata allo sgabello di fronte al bancone del bar, sta bevendo del vino, ma non sa chi glielo ha versato, quale percorso ha fatto prima di trovarsi lì, e se chiude gli occhi, rivede quell’uomo sbiascicato sul pavimento del bagno. Uno specchio di luce si rifrange sul pavimento, diviso in riquadri come quelli che dividono il vetro della finestra; mille piccole ombre ticchettano la luce passando velocemente tra il sole e il suo riflesso. I piccioni passano e lei alza lo sguardo per capire cosa ha causato quell’intermittenza rapidissima di luce; Paola è disorientata, sono trascorsi due giorni dall’incidente nel bagno dell’osteria e neppure lei sa cosa ha fatto in quelle quarantotto ore. I minuti pare abbiano messo le ali ai piedi, eppure lei sa che è il suo particolare stato confusionale ad aumentarle quella sensazione di corsa senza senso. Un baratro di terrore si apre dentro il suo stomaco e le fa distintamente avvertire un mancamento fisico; l’aria di stonato che aveva captato fin dall’inizio di quella avventura si accresce, e ora che si è aggiunta la storia di Stephen, sta diventando una sinfonia vera e propria; una sinfonia superbamente tetra.
Avana si guarda attorno, Paola è sparita e il mare mosso, verde marrone di sabbia del fondale, si alza e rinsacca portando con sé i resti e le rimanenze di oscure paure. La sua è una fisicità provata dal duro lavoro estivo, non ricorda quando ha deciso di venire in quel posto, ma è certa che non sa ancora quanto tempo riuscirà a resistere. Pensieri strani le turbano la mente e si scontrano con la necessità di trovare un po’ di riposo, almeno in quelle ore di distacco dal lavoro. E il racconto di Paola, con tutti quei particolari macabri, di certo non la sta aiutando a distendere i nervi. Da qualche parte la realtà si sta sovrapponendo alla suggestione di quella storia. Certo, anche lei è andata a pulire un bagno sul retro, anche lei ha dovuto affrontare situazioni poco ortodosse, e quello che sta succedendo in quella strana estate è indecifrabile; ma niente è paragonabile all’orrore visto da Paola. L’acqua calda della doccia le picchia sul capo scivolando gradevolmente dal collo sulle spalle; allunga la mano per prendere la bottiglietta dello shampoo e nel farlo urta contro quella vuota che gli sta vicino. Maledice la sua pigrizia nel non ripulire l’angoliera della doccia di quei resti finiti e ormai inutili, intanto il piccolo contenitore di plastica vuoto è caduto dentro il piatto della doccia e l’acqua gli si riversa sopra producendo un rumore ticchettante. Lo raccoglie sistemandolo fuori dalla doccia in modo da ricordarsi, poi, di gettarlo via. Chiude il rubinetto dopo aver fatto scendere un getto di acqua più caldo degli altri, poi s’infila l’accappatoio e si avvia verso la camera per vestirsi. Le resta ancora una mezz’ora prima di dover tornare al suo luogo di lavoro; i pensieri percorrono sempre le stesse tappe e mentre riorganizza quello che dovrà fare al bar, la mente rimette in moto il meccanismo dei ricordi. La descrizione della scena nel bagno, con tutti gli inceppamenti dovuti all’emotività di Paola, intacca la ricostruzione degli avvenimenti. Nonostante sia chiaro che nessuno degli avventori avesse qualcosa a che fare con quell’omicidio, bisogna trovare il minimo indizio che possa far comprendere la dinamica dei fatti. Chissà quali trame si ordiscono dietro alla vita del paese, quali inganni e quali misfatti si nascondono sotto l’apparenza di una normalità, sbandierata come una virtù che può far da richiamo in una località balneare. Tuttavia sono troppe le analogie con ciò che Avana sta vivendo, e per lei è naturale fare parallelismi sentendosi immersa in quell’atmosfera di mistero. Sicuramente la vita nel piccolo paese rivierasco, nonostante la spensieratezza dei turisti, è fortemente segnata dall’apprensione per gli arrivi di quegli stranieri approdati con gli sbarchi della disperazione. E questa non è l’unica coincidenza che mette sullo stesso piano la realtà e l’assurdo. Che poi il morto sia un emerito sconosciuto e non si possa collegare in alcun modo a Paola o a Francesco, poco importa. Ciò che sconforta Avana, è leggere tra le righe una sorta d’indifferenza o perlomeno di muta accettazione dei fatti; come se tutto ciò che sta succedendo sia ineluttabile e, comunque, provocato da situazioni al di fuori della portata di ognuno.
Il bicchiere fa due rimbalzi a terra provocando un rumore secco e ottuso, poi si rompe in mille frantumi andando a colpire lo spigolo del frigo bar e causando a quel punto un rumore bagnato e acuto. Le mani di Paola sobbalzano dentro l’acqua del piccolo lavello, quel richiamo fragoroso è come un proiettile che esplode contro i suoi nervi tesi. Sta ricordando i particolari dell’interrogatorio della polizia, quell’investigatore insistente voleva conoscere ogni mossa di chiunque dentro l’osteria; ma lo choc della visione del cadavere nel bagno ha resettato ogni memoria tra i neuroni del suo cervello. L’immagine del poliziotto coi baffi lunghi torna costantemente davanti ai suoi occhi, la sua malvagia insistenza nell’affondare le parole per farle rivivere quel momento di terrore le offusca la mente. Nessun particolare si aggiunge a quelli già detti e ridetti, e i suoi nervi si stanno tendendo all’inverosimile, fino a farla sobbalzare al minimo rumore. È sola nel bar.
Paola è tornata e adesso le sta vomitando addosso tutto il bagaglio delle sue ansie e delle sue paure; in pochi attimi Avana si trova di nuovo immersa nell’atmosfera da cui, invece, dovrebbe trovare un modo per distaccarsi. Cerca di studiare un sistema per non lasciarsi intaccare la testa dai quei racconti, ma ormai quella storia le è entrata sotto la pelle ed è difficile riuscire a resistergli. Pochi minuti ancora, poi arriva l’orario del rientro al lavoro e bisogna abbandonare la ricerca di nuovi indizi, deve per forza richiudere il libro. Si avvia al portone tirandosi distrattamente dietro la borsa con i vestiti per il cambio, mentre controlla di avere tutto con sé, afferra la maniglia per aprire la porta di casa; quando alza lo sguardo, un uomo con i baffi e l’aria importante si para davanti a lei. E la realtà di quello che non è successo si confonde di nuovo con la fantasia causata dall’effetto lettura.

 

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2 commenti »

  1. Per tutto il tempo della lettura mi sono dimenticata del titolo, ricordandomene con sorpresa alla fine! Mi piace la dovizia di particolari ed il tema, che riguarda tutti i frequentatori di questa piazza virtuale. Quando una lettura ci appassiona ci trascina dentro, la si vive e influenza i nostri pensieri del quotidiano. Complimenti per il modo originale e lo stile con cui… ci hai trascinato dentro 🙂

  2. una storia da brivido e molto originale, complimenti,Patrizia

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