Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Ventottesimo km” di Rosario Adriano Orlando

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Mi giro, mi fermo, proseguo, la strada è libera da code e file interminabili, né a destra né a sinistra. Niente sorpassi azzardati e marce da scalare; faccio un’unica tirata, spazio ai sogni nella corsia preferenziale, che questa volta la fanno franca sfrecciando invisibili agli autovelox.

Il costume da bagno sotto i jeans, il telefono poggiato sul sedile accanto, solitario senza campo e senza tacche, il sole al centro, il contorno è di un cielo chiaro ‘azzurro’ come cantava Celentano.

Da lontano, mi accorgo di un puntino rosso simile a una coccinella diventare sempre più grande, crescendo a vista d’occhio. Comincia a prendere le sembianze di un camion, trovandosi nella direzione opposta, si avvicina lentamente però tirandosi dietro una fumata nera allargandosi nella sua carreggiata appropriandosi della visuale, come un bisonte nel suo territorio.
Ci incrociamo per un secondo, l’immagine del rimorchio sfila di fianco, neanche il tempo di trovarci uno accanto all’altro, un soffio, soltanto destini incrociati senza nessuna storia.

Di nuovo la strada libera all’orizzonte, l’odore della terra arida mi arriva a tratti al naso, in alto un tabellone informazioni luminoso, aspetta impaziente il prossimo automobilista al centro della corsia. Somiglia ad un traguardo senza nastro, col mestiere di pubblicare notizie sulla circolazione, alla pari del telegiornale, annunciando l’ultima notizia con scritto a caratteri cubitali: ALLACCIARE LE CINTURE.

La prossima stazione di servizio diventata approdo per navigatori ed esploratori provenienti da tutti i caselli, accogliendo i propri viaggiatori, offrendo cornetti, caffè e aperitivo, scontrino a parte.

Il mare una chimera. L’estate dentro l’anima in un giorno non molto distante dalla realtà, chilometro dopo chilometro, mani al volante alle 10 e 10, un lampeggiante celeste di una sirena improvvisamente appare nel mio specchietto retrovisore, accecandomi come un abbaglio… niente miraggio… una volante della polizia che sfreccia superandomi, lasciandomi perso nella manopola del mio cambio. Subito dopo un cartello rettangolare grigio-giallo indica scritto: Zona Industriale, proseguo.

Una montagna aspetta il mio passaggio, sembra guardarmi con il binocolo da lontano. Le indicazioni sulla segnaletica orizzontale mi avvisano di una galleria a pochi chilometri, ci siamo. Ad un metro, entrando il semibuio inganna la visuale, ma è una scelta obbligata dove non mi posso tirare indietro! Sembro senza scampo, vado avanti alla cieca, mi sembra a metà percorso di rivedere la luce, come in un tunnel, una speranza c’è! I miei sedili ritornano comodi e mi ringraziano di avercela fatta. La strada diventa calda, il mio cuore lo percepisce, mi guardo per un attimo allo specchietto, che non è quello delle allodole. Niente sogni di granito, a parte questo, tutto ok! Ci sono!

Spuzzo un po’ d’acqua nel parabrezza, nessun semaforo da rispettare, la città di Aosta distante mentre la Sicilia attende il suo ponte sullo stretto, morto prima ancora di nascere, con degno funerale senza invitati, e lui che fa? Degnamente indisturbato, una volta fatto e tirato su nei sui piloni, da una parte ‘Scilla’ e dall’altra ‘Cariddi’, approfittando del momento celebrativo, mentre che tutti dormono, tra la scarpa e lo stivale, decide di togliersi ogni responsabilità evitando meriti inutili, staccandosi definitivamente togliendo il disturbo. La gente ad ogni modo, continuerà distratta a pagare il pedaggio per il ponte immaginario delle meraviglie.

Ormai vicini, ormai lontani allo stesso tempo, verso la terra di confine. L’aria mi accarezza le braccia sino ad arrivare a pettinarmi, le lancette sul quadro girano regolari e fanno il loro dovere, mi guardo dietro, la marmitta fuma ma ha promesso che smetterà, la strada sempre al centro dell’attenzione. Alcuni operai in tuta arancione ai bordi della carreggiata sul loro furgoncino, sembrano marziani con le mascherine al volto. Uno di loro sventola una bandierina ma non è il traguardo, la lunga coda paralizza il traffico presentandosi con le sue quattro frecce. Una battuta d’arresto niente di più! Ci può stare, ci si rialza più forti di prima! Occasioni perdute forse, ma non sempre tutto riesce, chi lo sa… sbocciano amori a distanza e capita di restarci per tutta la vita, tra un finestrino e l’altro… certamente non sarà facile, ma a volte succede! Oppure male che vada, ci si organizza per uscire con gli amici seduti ad un tavolo di un bar.

Le informazioni sulla viabilità risultano occupate, please all done, magari alle prese con uno dei personaggi di Verdone che chiedeva come sarà il tempo tra un bivio e l’altro, deciso a dare un contributo importante al nostro amato belpaese ‘Italia’, andando a votare con tutta la sua famiglia, mentre Cutugno era alle prese con gli spaghetti al dente.

Da una carreggiata sola si passa ad una intera, deviando per l’ultimo birillo che saluta con le sue strisce a piramide tutte intorno un lungo cammino, ripagato e rimborsato per i fedeli viaggiatori. Un sogno che si avvera forse, ma senza Telepass, senza pulsanti da pigiare. Un unico canale, un casello ad attendere col suo impiegato pronto a tendere la mano, o addirittura a darti una pacca sulla spalla o un bel calcio la dietro.

Ripensandoci, vorrei tornare indietro e cambiare direzione, forse avrei dovuto fare diversamente, ma niente scuse! Non sono accettate. Quello che fatto è fatto, ma vorrei cambiare le cose. Me la prendo con me stesso e mi assumo le mie responsabilità, vado avanti, voglio rischiare! Una possibilità diversa, magari questa volta è la volta buona che ci riesco, che ho fatto la scelta giusta, la giusta direzione, un po’ di sale nella vita ci vuole.

La spia arancione chiede rifornimento, spero che il mio serbatoio abbia molte risorse, che non decida di mollare sul più bello al posto mio, facendo il tifo per me, ed ecco come per magia compare una stazione. Mi fermo, una campanella annuncia il mio arrivo tra le pensiline solitarie e le colonnine pronte al carico ma nessun impiegato, tutto self e un po’ control non guasta. Fatto tutto, vedo la scritta WC e ne approfitto preso da una voglia irresistibile di fare i miei bisogni impellenti. Mentre sto per concludere alzando la zip, un mio gesto inopportuno da il benservito al cellulare scivolandomi dentro il water, come in un divertente scivolone nel tobogan mi saluta, emettendo dei rigurgiti tra mille bollicine e la schiuma dell’acqua, risucchiato del vortice dello sciacquone con annessa catenella, dicendo addio alla comunicazione senza filo.

Morto un papa se ne fa un altro, anche due, uno vivo e l’altro pure. Rimetto in moto e mi allontano dal luogo del delitto, proseguo per qualche chilometro, non so più quanti ne ho macinati, mi sembrano molti, ma anche pochi. ‘Il cielo è sempre più blu’ come la canzone di Rino Gaetano mi suona nella mente; al lato sulla linea ferroviaria mi si accosta un treno con pochi vagoni, un regionale penso, passa a velocità moderata, chi va piano va sano e va lontano, poi spostandosi in curva sembra virare come una nave in mezzo al mare, ma da questa parte soltanto asfalto e un cammino da percorrere. Per fortuna ancora per poco, nessun cane abbandonato sul ciglio di strada, almeno oggi e colonnine SOS in ferie per grazia ricevuta. Strisce bianche ai lati della carreggiata, perfettamente tratteggiate al centro nero-black, sfondo per il desktop.

Il caldo è sopportabile, l’aria leggera mi entra dentro le narici, mite tutto quanto, la pace dei sensi molto vicina se tutto continua così. Il costume sempre al suo posto, nessun segnale o cartello, terra di nessuno se non fosse per la strada che sta sotto, eppure qualcosa succederà. Nessun’auto o pullman in vista, soltanto un puntino che visto dal satellite continua la sua ricerca on the road, magari mi stabilisco in una delle piazzole di servizio che senza nessun contratto da firmare, decide di ospitarmi senza chiedere niente in cambio.

Il rumore del motore rompe il silenzio innaturale che per un attimo attraverso, forse un campo magnetico, accendo la radio ma nessuna stazione prende. La spengo d’istinto, nessun segnale, forse ci siamo, sto per arrivare a destinazione. Faccio fare tutto al caso, se avessi il navigatore lo farei guidare al posto mio, giuro. La carreggiata sembra più larga da una parte e dall’altra, sembra esserlo in tutte le direzioni! Guardandomi intorno vedo una spiaggia e penso sia il posto ideale; voglio fermarmi ho deciso. Il blu intenso dell’acqua viene tagliato come in una tela di Fontana da alcuni uccelli bianchi, ‘Ventottesimo km’, ci siamo.

Il bivio sembra fatto su misura, faccio la rotatoria, passo sotto un ponte che subito mi porta davanti la spiaggia, il coraggio di dire non mi piace non c’è l’ ho! Nessuno mi vieta di fare quello che voglio, manco un giudice delle cause perse mi può fermare, mi sento diverso da quelli. Il costume è pronto, la radio accesa, le stazioni fanno a gara per accompagnarmi sino alla fine, scendo e mi accorgo di una barca pronta ad aspettarmi, la porto in acqua e ci salgo. Penso di avere fatto tutto il possibile… in fondo di strada per arrivarci ne ho fatta.

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2 commenti »

  1. Un bel ritmo serrato, immagini nitide e precise, il lettore è al volante con la voce narrante! Complimenti, anche x la col’onda sonora!

  2. Grazie:-)

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