Premio Racconti nella Rete 2018 “L’intervista” di Caterina Regina
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Non faccio nemmeno in tempo a posare la borsa che già il mio direttore mi sta chiamando a gran voce. Linda, la mia vicina di postazione mi dice: “Guarda che è nero! Corri altrimenti sono guai per tutti”
Mi precipito nel suo ufficio e lui, il cerbero, senza alzare la testa dalle scartoffie che ha davanti mi dice: “ho bisogno di riempire tre colonne sul numero in uscita. Scrivi ciò che ti pare ma fallo subito, adesso, perché domani e già oggi! E ora vai…che ci fai ancora qui?
Torno alla mia scrivania ingombra di bozze da correggere mentre scoraggiata mi ripeto che non era quella la vita che avevo immaginato per me quando avevo deciso di fare la giornalista. Non pensavo di ritrovarmi a trentacinque anni ancora a fare la galoppina schiavizzata da un capo “negriero” che impone senza mai concedere ragioni.
Con il pensiero rivolto a quel maledetto articolo passo la mattina a lavorare alacremente, preoccupata dal fatto che il “cerbero” non si accontenterà di un pezzo mediocre che serva da riempitivo.
Alle 12:30 sono ancora in alto mare. Le idee tardano ad arrivare e io penso che farei meglio a tornare a casa utilizzando la pausa pranzo, per riflettere in tranquillità.
La realtà è che io amo questo mestiere. Lo amo così tanto da averlo anteposto a tutto. Perfino a Claudio, il compagno con il quale ho convissuto per nove, meravigliosi anni durante i quali ci siamo amati e sostenuti a vicenda.
Un tempo sufficientemente lungo per farmi sentire così al sicuro da aver smesso di occuparmene. Ero così certa di noi che quando lui cominciò a chiedermi ripetutamente di dare concretezza al nostro rapporto – desiderava una famiglia e un figlio non necessariamente in questo ordine – io non gli prestai ascolto. Quando poi smise di insistere pensai che si fosse messo il cuore in pace e non me ne preoccupai più fino a quando, un bel giorno, dopo avermi confessato di essersi innamorato di un’altra donna, se ne andò di casa.
Avevo creduto di essere unica e insostituibile e avevo perso l’unico uomo che avessi mai amato. Se Claudio mi aveva lasciata era solo colpa mia e ora dovevo inventarmi una nuova vita senza di lui.
Non feci nulla per trattenerlo perché se era finita dovevo ringraziare soltanto me stessa.
E da quel dannato giorno, il lavoro è stato il mio unico sprone. Quello che più di ogni altra cosa mi ha trascinato fuori dallo stato di profonda prostrazione in cui ero caduta. Ma a voler essere sinceri fino in fondo, forse sono state proprio le sfide impossibili come questa a farmi dimenticare i miei problemi personali e a spingermi a reagire.
Esco dalla redazione e mi avvio a piedi verso casa – abito a pochi isolati di distanza – sperando, come già successo in passato, di imbattermi, strada facendo, in una situazione che possa servire a darmi lo spunto giusto.
Ma quando ci arrivo sono esattamente al punto di partenza e adesso sì che comincio a sentirmi inquieta. Sono così in tensione da avere lo stomaco chiuso e visto che di mangiare non se ne parla, vado direttamente in salotto, mi libero delle scarpe e mi sdraio sul divano. Chiudo gli occhi e mentre sento allentarsi la tensione, mi predispongo a lasciare libera la mente perché sia pronta a ricevere l’illuminazione, se e quando arriverà.
Mi lascio fluttuare in quello spazio libero dove risiedono i miei sentieri inesplorati ed ecco che lo spunto arriva! Originale ma rischioso a partire dal titolo “Intervista a Nostro Signore” che la mia mente ha visualizzato a caratteri cubitali.
Proiettata nell’impossibile, davanti a me si solleva il sipario e io mi ritrovo sia attrice che spettatrice di una rappresentazione che sta per avere inizio su quell’improbabile palcoscenico.
Seduta su una vecchia panchina corrosa dal tempo, mentre controllo che il mio cellulare abbia sufficiente campo, una voce imperiosa irrompe e riempie tutto lo spazio: E’ LUI! Sebbene emozionata mi ricordo di avviare la registrazione.
<<“la pace sia con te!” va bene o preferisci un “ciao, come va”?>>
D’istinto mi guardo intorno.
- Temo che dovrai accontentarti di ascoltare la mia voce, Lisa.
Colgo una nota divertita nel suo tono e questo mi incoraggia e mi rasserena.
- E’ già molto più di quanto sperassi!
- E allora che ne dici di cominciare? Sei pronta?
- No, ma ci provo! Appartengo a quella categoria di giornalisti che scrive per regalare emozioni stimolando riflessioni. Spesso ci riesco ma stavolta è diverso. Mi chiedo se conoscere la Tua Verità mi farà cambiare idea su di Te… sulla mia convinzione che le Tue mani siano sporche del sangue innocente di Gesù.
Lo avevo detto!
- …sapevo che i giornalisti sono soliti punzecchiare ma tu azzanni senza pietà! Tuttavia, se ho deciso di raccogliere la tua provocazione e ora sono qui a farmi intervistare come una star (anche se “rockstar” mi piace di più) è solo perché non voglio tralasciare nulla che possa contribuire ad aumentare la schiera dei miei fan ehmm… fedeli. Di te invece, che mi dici? Tu che sostieni di essere sempre alla ricerca della Verità, non è che, invece, sei qui solo perché speri di realizzare lo “scoop” della tua vita? E di certo ci riusciresti se ti riuscisse di estorcermi una totale ammissione di colpa…
“Accidenti a me!” penso sbalordita “ Mai avrei immaginato un Dio rock! Così ironicamente terreno e così sorprendentemente moderno …!”
Ma ora devo risponderGli. La sua domanda presume una risposta sincera e io lo sono assolutamente quando Gli dico “sinceramente non lo so…non ho avuto il tempo per interrogarmi su questa questione ma posso promettere che ci rifletterò…”
Silenzio. Un silenzio che mi incoraggia a continuare.
- Quello che devo chiederti, Signore, forse non ti sarà gradito ma è la ragione per la quale siamo qui, adesso, e se ci sei è perché- io credo – tu ne abbia accettata ogni possibile implicazione … Ogni volta che io ho immaginato Gesù gravato della Croce, le carni dilaniate dalla flagellazione, avviarsi al Golgota passando in mezzo ad una folla urlante che Lo umilia e Lo deride, vengo travolta da una rabbia incontenibile. Quella folla, emblema di una società iniqua, è la stessa per cui Gesù ha sacrificato la Sua vita. Un sacrificio inutile poiché Il Male imperversa ancora in un mondo dove i potenti di allora sono gli stessi di oggi.”
- Eppure proprio nel percorso doloroso di Gesù è la spiegazione di tutto. E ora te lo dimostrerò. Gesù portando la Croce sulle spalle si fa carico di tutti i peccati del mondo. (Gesù è Amore). Simone di Cirene non è che un passante che nulla sa di Gesù eppure, obbligato dai soldati romani a portare al Suo posto la Croce lungo la salita fino al Golgota, ne è poi onorato! (Simone è speranza) Gesù risorto è testimonianza della Sua natura divina. (Dio è certezza!)”
Amore, speranza e certezza. Interessante! Però non ha risposto alla mia domanda.
- Ma tu, hai mai chiesto perdono a Tuo Figlio per averlo mandato inutilmente a morte sicura? …>>
Pronuncio quelle parole d’un fiato e ora quel silenzio prolungato mi fa temere il peggio.
- Io ho creato l’uomo e l’ho reso libero. Io sono responsabile di aver mandato Gesù fra gli uomini perché predicasse Amore ma non sono responsabile della sua fine, perché il suo destino era stato lasciato nelle mani degli uomini. Loro e soltanto loro avrebbero potuto decidere di salvarlo come di mandarlo a morte. Il libero arbitrio: ricordi? Salvando Gesù essi avrebbero salvato se stessi ma poiché l’animo umano è insondabile, eroismo e malvagità spesso convivono nello stesso individuo. Ciononostante, io non ho mai perso la speranza…”
Quella rivelazione mi aveva appena aperto nuovi spiragli! C’è però ancora una domanda che voglio farGli ma, prima che io ne abbia il tempo, ecco che Lui, prevenendola mi risponde: “NO! Non ci sarà un nuovo Messia né un nuovo diluvio universale a rimediare ai peccati del mondo.” Poi però aggiunge: “Piuttosto guardatevi dai falsi idoli di nuova generazione. Se non prenderete coscienza dei rischi che correte, sarà l’uso indiscriminato della tecnologia più spregiudicata, questa volta, a portare l’uomo verso la sua distruzione. A meno che…”
E dopo un breve silenzio aggiunge: “ma benedetta ragazza, davvero credevi di registrare la mia voce con quell’aggeggio…anitidiluviano?…ahahah”
PUFF… l’immagine svanisce senza che io abbia potuto rispondere. Senza nemmeno il tempo per un saluto…
Frastornata e incredula apro gli occhi e mi ritrovo sul divano dove poco prima mi ero sdraiata senza idee, a dirmi che si deve essere sicuramente trattato di un sogno.
Mi metto seduta e mi guardo intorno incapace di trovare una risposta razionale e sensata a “quell’incontro” che se fosse vero, definirlo al limite dell’incredibile non potrebbe spiegare la sua eccezionalità.
“E’ stato solo un sogno” mi dico scuotendo il capo e sorridendo della mia dabbenaggine, che per un attimo mi ha fatto pensare di averLo incontrato davvero. Il mio ritrovato scetticismo mi riporta alla razionalità, tuttavia non riesco a liberarmi completamente di quel dubbio che continua ad assillarmi.
“…ma se è stato soltanto un sogno, come posso io, essermi data da sola quelle risposte? Io, che quelle risposte le ho cercate tutta la vita senza trovarle e che, a causa di quei dubbi, tanto tempo fa, misi le distanze fra me e una religione che raccontava di un Dio la cui somma bontà io, non ho ritrovato nelle Sue opere divine.
Comunque, sogno o realtà a parte, adesso avevo l’argomento – e che argomento – di cui scrivere.
Il “capo” mi aveva lasciato carta bianca e visto l’approssimarsi della Pasqua, l’articolo che avrei confezionato, sarebbe stato coerente con il periodo.
“E adesso che è tutto risolto, posso tornare in redazione ma, prima, siccome mi è venuta fame, penso che uno spuntino ci starebbe proprio bene.” mi dico sollevata.
Sto per recuperare il cellulare dal tavolino quando il display si illumina e mi avverte dell’arrivo di un sms.
Apro WA e leggo: “Bell’incontro cara Lisa! Sicuramente da rifare! Ma ti confesso che sto addirittura riconsiderando la possibilità di un mio ritorno… “
L’emoticon che mi strizza l’occhio è l’ultima cosa che leggo prima di accasciarmi sul pavimento priva di sensi.