Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Tempo sospeso” di Enrico Pasquetti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Non avevo più fiato. Non avevo più forza. Non avevo più la lucidità per pensare con chiarezza cosa avrei dovuto fare. Sentivo il peso dell’esplosivo che mi portavo addosso, sentivo la plastica dura e il metallo freddo, i graffi dei cavi elettrici e le punture delle viti. Stavo ancora correndo a perdifiato, spinto soltanto da una foga, da un’esaltazione, da un furore che sapevo esistere, che sapevo essere possibili, ma che non mi ero mai sentito così miei. Le gambe stavano per cedere, inciampavo sempre più spesso, ma non volevo arrendermi. Sono stato da sempre un servitore del mio culto, della mia religione, del mio Dio e anche per questa imprevista, terribile, disumana ultima volta, lo sarei stato. Il timer inesorabilmente ticchettava e scandiva il passare dei secondi, l’avvicinarsi del momento della mia morte, ma non avevo tempo, pensieri, sensazioni per avere paura. Mi aspettava il paradiso dall’altra parte, mi lasciavo alle spalle una vita di sofferenze, di restrizioni e di rinunce, nel nome di quel Dio che mi prometteva, adesso, dopo quest’ultimo mio folle gesto, la beatitudine eterna. Non avevo idea di quanto tempo potesse mancare prima che il conto alla rovescia raggiungesse lo zero, prima che l’esplosione devastasse il mio corpo, prima che con un bagliore, un fragore, una nuvola incandescente, tutto quello che si trovava nel raggio di duecento metri, diventasse polvere. Mi ero trovato al posto giusto nel momento giusto, o al posto sbagliato nel momento sbagliato, fortunato o meschino, coraggioso o talmente pavido da poter agire solo d’istinto, senza pensare alle conseguenze. Sentivo quella morsa di costrizione alla gola, di nausea risalire dallo stomaco, di vertigine inondarmi la testa. Era stanchezza, paura di fallire, terrore di provare dolore, consapevolezza di una fine imminente, senso di abbandono, dubbi che forse tutta la mia vita era stata solo un’illusione, angoscia perché stavo arrivando al momento della verità, smarrimento perché a breve avrei saputo se il mio Dio mi aveva detto la verità o no, mancanza di ossigeno al cervello. Stavo per mollare. Svoltato l’angolo di un palazzo, vidi in lontananza il mio obiettivo. Vidi il punto in cui dovevo arrivare. In cui volevo arrivare. Vidi quello che, all’inizio di questa storia, senza pensarci nemmeno un secondo, avevo deciso sarebbe stato il luogo in cui mi sarei gettato a capofitto. C’era gente intorno, la piazza richiamava turisti da tutto il mondo, tanta gente che mi guardava correre chiedendosi dove stessi andando, chiedendosi dove un tizio, vestito così particolare, scomodo e riconoscibile, avesse così fretta di arrivare, perché un signore imbiancato, sfrecciasse così, incurante di palazzi, musei e monumenti. Probabilmente ad un occhio più attento sarei apparso pericoloso, con il terrore dipinto sul viso, ad un esame più accurato sarei risultato fuori luogo con quel rigonfiamento sotto i vestiti, con il sudore che colava copioso sugli occhi, correre stremato per strade dove di solito si passeggia lentamente innamorati del panorama. Ma il mondo ormai è questo, nessuno si interessa più degli altri, tutti vedono solo il proprio naso, c’è egoismo, avidità, prepotenza. La mia vita era incentrata da molti anni a cercare di cambiare tutto questo, ho combattuto giorno dopo giorno seguendo drasticamente le regole che il mio Dio aveva lasciato scritto. Dedicare la mia vita ad una causa così importante mi era costato molto in termini personali, sociali e familiari, ma non mi ero pentito nemmeno per un momento. Nemmeno adesso che ero arrivato alla fine. Avevo nascosto l’esplosivo sotto i vestiti, non volevo scatenare il panico, non volevo dover rallentate a causa della gente, avevo deciso di raggiungere il mio posto, prima che esplodesse. Ma era una speranza campata in aria. Non sapevo davvero se ci sarei riuscito o no. Non ne avevo idea. Pregavo il mio signore di darmi ancora alcuni secondi, di darmi ancora la forza di fare altri passi, di darmi il coraggio di non arrendermi. In fondo, tutto questo, lo stavo facendo nel suo nome. Ero alla fine della bellissima piazza, la strada si stringeva strozzata da due ali di palazzi, c’era più arte in quei cento metri che nel resto del mondo. Mi restava sempre più difficile correre veloce, sia per la stanchezza sia per la calca di persone ignare di quello che stava succedendo. Salii i tre scalini con un balzo e girai stretto a sinistra, facendo appena caso, sulla mia destra, al ponte più famoso del mondo, cercando di allontanarmi più velocemente possibile da quel punto, per non rendere vani tutti i miei sforzi. La fiumana di persone si stava diradando, io ero alla fine della mia energia, ma calcolai che ormai ero arrivato più o meno dove sarei voluto arrivare. Con le ultime forze rimaste, scavalcai il millenario parapetto in pietra, gettandomi nel vuoto con un unico, strano, insolito rimpianto.

Non poter leggere il giornale il giorno seguente.

Da “La Nazione” del 26 settembre 2016: “Sacerdote di una piccola parrocchia in provincia di Firenze sventa attentato terroristico e salva la vita a migliaia di persone.“

“Ieri pomeriggio, un sacerdote in visita al Duomo di Firenze, ha trovato per caso una bomba ad orologeria nascosta e dopo una folle corsa per le vie del centro, nascondendo l’ordigno sotto la tonaca per non creare il panico, si è sacrificato gettandosi in Arno, non lontano dal Ponte Vecchio, limitando i danni e salvando la vita a migliaia di persone che si trovavano in visita in quel momento a Firenze. “

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18 commenti »

  1. Per tutto il racconto si sente l’urgenza, la fatica, il tempo che si va esaurendo.
    La fine arriva davvero inaspettata.
    Complimenti!

  2. Grazie mille Patrizia, era proprio la sensazione che volevo raccontare… Grazie davvero

  3. Una vera sorpresa! Nel leggere, ovviamente, si immagina un fanatico dell’ISIS, anche se c’è la percezione stridente di un contrasto fra quel tipo di azione disumana e la profondità delle riflessioni del protagonista. La spiegazione si ha alla fine ed è veramente sorprendente!

  4. Grazie Les UBU, era proprio per dare un contraccolpo che ho pensato ai lati in comune delle religioni…

  5. Enrico sembra un film d’azione, adrenalinico e ben scritto..complimenti

  6. Grazie Valentina, gentilissima.

  7. Ti giuro che sono arrivato alla fine convinto di aver capito tutto e invece….mi hai incredibilmente sorpreso…bravissimo!!!!!

  8. Grazie davvero Marco, era quello che volevo ottenere..

  9. Geniale, oltre che ben scritto e dal ritmo incessante… Ribadisco: geniale! Complimenti!

  10. Silvia grazie, grazie davvero, è un piacere leggere un commento del genere.

  11. Bravo! Mai mi sarei aspettata questo finale, bravo.

  12. Grazie Elena, mi hai fatto molto piacere.

  13. Bello! Si sente l’ansia che sale mentre la lettura procede. Finale insolito.

  14. Grazie mille Roberta

  15. “Tutto il mondo è paese”, verrebbe da dire! Ben costruito, buona la tensione che sei riuscito a creare dall’inizio alla fine e buono anche l’impianto narrativo. Che dire ancora? Complimenti! Ti invito a leggere il mio racconto. Grazie

  16. Monica, grazie mille.. Davvero.. Vado subito a leggerlo..

  17. Il finale ribalta tutte le aspettative, bravissimo Enrico!
    Davvero complimenti.

  18. Grazie mille, Mariangela.. Era un finale a sorpresa!!!

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