Premio Racconti nella Rete 2018 “Una villa con tanti animali” di Ilia Silvia Patrignani (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Comparve all’improvviso, dietro un cumulo di pietre, sul piazzale erboso della grande villa: un mucchietto di peli, un miagolio gentile e le zampette, alla fine, come… bianchi stivaletti. Per niente impaurita, ci diede così il benvenuto nella nuova casa, guidandoci, come fosse l’agente immobiliare. Naturalmente ci adottò a suoi padroni, tanto che fu subito chiamata da me e dalle mie sorelle, Briciola, perché ancora tanto piccola; così da quel giorno ci aspettava, controllando attentamente il nostro trasloco.
Era ormai un membro effettivo della nostra famiglia, pur mantenendo la sua libertà; veniva ai pasti, poi spariva e da brava cacciatrice ci portava le sue prede: topolini di campagna, uccellini spelacchiati e qualche piccola lucertola.
Una delle prime sere, mentre ero fuori a giocare, all’improvviso, fui spaventata da un verso strano, uno squittio, che al buio non riuscii a decifrare; chiamai aiuto e con grande sorpresa, alla luce di una torcia scoprimmo…quattro piccoli riccetti, che preferimmo non disturbare, per non spaventarli: forse avevano fame!
Il giorno dopo, infatti, vennero fuori, da un nascondiglio, mentre noi pranzavamo. Gli mettemmo delle fette di cocomero e come se fosse una cosa naturale cominciarono ad ingozzarsi e a spingersi l’un l’altro. Che fame poveri piccoli!
Così, tutti i giorni, appena ci mettevamo a pranzo in giardino, si presentavano a reclamare il loro pasto! Poi una volta, mi dimenticai di loro e non vedendoli cominciai a cercarli, ma con mia grande sorpresa li trovai in mezzo al salone, che camminavano in processione sul tappeto, cercando da mangiare. Ne presi cautamente uno in braccio e…sulla mia mano mangiò la frittata. Non mise fuori gli aculei, ma si lasciò coccolare, annusandomi col suo musetto appuntito.
Avrei voluto baciarli ma… non era consigliabile!
Intanto, tra i gatti del quartiere si era sparsa la voce del vitto gratis! Infatti cominciarono ad arrivare e tutti furono regolarmente battezzati!
Il primo fu Eros, che miagolava come Ramazzotti, poi arrivò, sempre in tema di canto… Figaro, un micione, grande ladro, che rubava però, solo alla nostra vicina: file di salsicce, fettine di filetto, persino un pollo surgelato che lei abbandonava sul tavolo della cucina, tornando dalla spesa. Ma un giorno superò se stesso, portando via dalla sua griglia, un’enorme fiorentina, lasciando però sul campo quasi tutti i suoi magnifici baffi! Ultima a completare la compagnia, una sciantosa gattina, Mary, che adorava divani e grandi, morbidi letti. Peccato che un giorno fosse beccata da mio padre, sul suo letto matrimoniale e… io vidi arrivare giù per le scale, in sequenza, prima Mary, poi lo spazzolone e in ultimo mio padre che amava gli animali, ma non li voleva dentro.
Da quel giorno, tutta la compagnia capì che non si entrava in casa, però si poteva stare sui davanzali delle finestre. Ma in una villa così grande, potevano starci i gatti e perché non i cani? Questo il ragionamento logico mio e delle mie sorelle più grandi!
Iniziò così la dinastia con Snuker, bellissimo cocker biondo con la sorella attrice in televisione, che invece di dedicarsi all’arte, dispettoso quanto bello, aveva scelto come sua missione, quella di raccogliere i panni che mia madre stendeva, prima di andare al lavoro, semplicemente perché non voleva stare …solo.
Con nostro dolore, morì una notte in cui era scappato, avvelenato insieme ad altri quattro cani, da un boccone di stricnina!
Ho imparato allora cosa si prova a perdere un cane!
Per colmare questo vuoto arrivò Stella, una riccioluta spinona color champagne, che per gelosia, rovinò il prato inglese il giorno prima del matrimonio di mia sorella, perché noi indaffarati, non le dedicavamo attenzione; io per non farla sgridare cercai di rianimare l’erba, ma il disastro ormai era fatto! Così la mia mamma dovette mettere un grosso ciotolone con tanti fiori per non far vedere quello scempio a mio padre, che tanto aveva curato il prato!
Poi la migliore aiuola, fu sacrificata per fare una peschiera per le tartarughe del ragazzo dell’altra sorella. Mica potevamo lasciar vivere quelle povere bestie in un piccolo acquario, con tanto spazio che c’era nella villa! Tutti collaborammo alla costruzione, c’era anche una pagoda e una statua con lo schizzo in mezzo, tanti sassi artistici, sopra cui potevano prendere il sole le tartarughe e una miriade di pesci rossi, per la gioia di Tobia, il gatto di un’altra vicina, che cercava di pescarli tutti i giorni, affondando la sua zampetta, senza peraltro riuscirci!
Purtroppo, intanto Stella non c’era più per via di una malattia…ricordo che facemmo il funerale lasciando una pietra sul luogo dove riposava. Eravamo tutti tristi perché un cane è parte della famiglia!
Sempre per riempire i vuoti, al suo posto arrivò Jessy, una boxerina talmente piccina che, quando la prendemmo, entrava in un cestino e la notte uno di noi a turno, per non farla piangere, la doveva cullare e farle compagnia, fino a quando non le comprammo un grosso leprotto di peluche che lei adottò come mamma.
Mia madre, che cedeva sempre alle nostre richieste di animali, si illudeva che il nostro zoo terminasse lì, senza sapere cosa le riservava il futuro!
Un giorno, arrivò un’amica di mia sorella, con in braccio una paperina spaventata e schiamazzante, gliel’aveva regalata il suo ragazzo alla fiera di San Giuseppe, ma sua madre non la voleva giustamente in casa, così…chiese asilo politico a noi!
Dietro la villa, c’era un terreno ancora da sistemare, dove si era formata una grossa pozza d’acqua, così mettemmo la nuova arrivata lì dentro e lei felice cominciò a nuotare.
Come mandarla via! Rimase naturalmente con noi, ma voleva stare anche lei in compagnia, così chiedemmo ad un amico allevatore di darcene un’altra, ma lui per farci un favore ce ne regalò …altre quattro!
Così iniziò il nostro ranch; prima un grande recinto, una grande gabbia a forma di casa, con annessa una piccola piscina, galline, pulcini, tacchini, oche giganti… Eravamo diventati veramente tanti… Ma era così bello, stare in quella grande villa con le mie sorelle molto più grandi di me, con i fidanzati, con gli amici, con tanti animali e soprattutto con tanta allegria!
Mia madre e mio padre, dopo il caffè, fumando una sigaretta, andavano a gustarsi quelle paperine che facevano il bagno ed era il relax della loro giornata di lavoro!
Purtroppo c’erano i galletti che si facevano la guerra e cominciavano a cantare chi ad un’ora chi ad un’altra dell’alba e non ci lasciavano dormire. Meritavano proprio di essere messi in pentola, ma nessuno di noi aveva mai mangiato uno dei nostri animali, così i galletti…continuarono a cantare!
Poi “Jessy” si sposò con un bellissimo boxer! Ricordo il giorno in cui dovevano nascere i cuccioli e mia madre le tenne la zampa …come ad una figlia. I cuccioli, cinque, erano tenerissimi, ma la mamma da sola non ce la faceva ad allattarli, così indossavamo i sacconi dell’immondizia, per non farci sporcare e davamo il latte noi col biberon! Che spasso, sputacchiavano da tutte le parti! Erano quattro femmine, che regalammo ad amici ed un maschio, Mister chiamato così, perché comandava sulle sorelle. Era inevitabile che rimanesse con noi: mio padre, tra tante donne aveva bisogno di un supporto maschile! Così il nostro bellissimo cucciolo divenne il compagno inseparabile di Jessy!
Ma all’improvviso, una notte, il nostro ranch finì, una volpe entrò e fece fuori tutti gli animali!…Fu un giorno di lutto, rimasero solo cani e gatti!
Poi, una sera mentre aiutavo mia madre a stendere i panni, nell’oscurità sul piazzale, vidi un’ombra avanzare lentamente, un po’ spaventata guardai meglio e mi resi conto che era…un grosso rospo! Accorsero Mister e Jessy, ma li sgridai per non farlo toccare e da quella sera Jhonny, battezzato anche lui, veniva a farci compagnia, forse cercando il fresco dell’acqua che cadeva dai panni stesi. Io gli parlavo e lui stava lì a sentire come se capisse.
Ma una sera, le ombre divennero… due; Jhonny aveva portato la sua compagna!
All’arrivo dell’inverno, i rospi sparirono, erano andati in letargo e alla primavera seguente, non si videro; ma un giorno, tra i fiori di un’aiuola, qualcosa si mosse e apparve… un piccolo rospetto, ricoperto di terra.
Jhonny ci aveva affidato il suo piccolo!
Mi hai ricordato L’anello di re Salomone di Konrad Lorenz, che avevo letto da piccola.
E anche, per la quantità incresciosa di animali che arrivavano nei modi più disparati, l’atmosfera di fondo de “La mia famiglia e altri animali” di Gerald Durrell.
Grazie!