Premio Racconti nella Rete 2018 “Mario, robot 9” di Francesco Francione
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Ladies and Gentlemen,
aprendo questo convegno interplanetario sulla storia dell’umanità, il primo dopo il nostro arrivo su Marte, possiamo dire d’aver fatto notevoli passi in avanti nella costruzione del Regno della libertà, della fraternità e della uguaglianza, tredici secoli dopo la Rivoluzione Francese.
La nostra equipe di ricercatori è appena tornata da una missione esplorativa sulla Terra dove ancora sopravvivono due miliardi di uomini che stanno cercando con ogni mezzo di fuggire verso altri pianeti della nostra Galassia, perché lì la vita sta ineluttabilmente estinguendosi.
L’ homo cosiddetto sapiens aveva programmato, più o meno consapevolmente, la sua scomparsa, con interminabili guerre e con l’inquinamento dissennato dell’aria e delle fonti acquifere; interi continenti sono stati sommersi dagli oceani, dopo che il surriscaldamento dell’atmosfera ha disciolto i ghiacciai; splendide città sono state invase da gas venefici e sono state sprecate ricchezze inaudite per costruire armi, mentre metà della popolazione moriva di fame e di malattia.
Si è ripetuto quello che già Ovidio, nel passaggio dall’era precristiana a quella dopo Cristo, aveva cantato nelle sue Metamorfosi, con il mito di Fetonte: “ pabula canescunt, cum frondibus uritur arbor, ….magnae pereunt cum moenibus urbes, cumque suis totas populis incendia gentes in cinerem vertunt ( i pascoli ingialliscono, bruciano gli alberi con le loro fronde…., scompaiono grandi città con le loro mura, vanno in cenere nazioni intere…”.
La malattia, il dolore e la morte dominavano la vita del 20° secolo perché gravi forme di degenerazione colpivano le cellule degli organi principali, dei polmoni, del fegato e del pancreas, a causa dell’insensato modello di sviluppo adottato dagli uomini.
La politica, cioè il governo delle nazioni, era contraddittoria e deficiente: venivano, infatti, creati ospizi per accogliere disabili e handicappati più o meno gravi, ma non veniva finanziata la ricerca scientifica per scoprire le cause delle anomalie e debellarle; alcune malattie, anzi, venivano prima provocate con il monopolio statale del tabacco, della droga, dell’alcool e del gioco d’azzardo, e poi si pretendeva di curare in megaospedali il cancro, la ludopatia e l’alcolismo.
Noi riteniamo che gli scienziati della evoluzione abbiano preso un abbaglio poiché, secondo le nostre ricerche, quegli ominidi appartenevano ad un gradino inferiore, quello dell ’Homo Ergaster: solo un cervello appena abbozzato, infatti, potrebbe operare in maniera così catastrofica.
Ma come l’Homo Ergaster, quasi due milioni di anni fa, cominciò ad emigrare, alla ricerca di siti e di territori più favorevoli alla vita, cosi i nostri bisnonni intuirono che dalla Terra bisognava fuggire.
Eppure non erano mancati sulla Terra pionieri della Scienza Novissima.
Nel corso del 20° secolo, uno scienziato, Michael Gazzaniga, che dirigeva il California Institute of Technology, aveva fatto progredire la conoscenza del cervello fino al 30%; un altro scienziato che operava nell’Istituto di Psichiatria dell’Università di Pisa, nella stessa città di Galileo Galilei, il Padre della scienza, aveva insistito per il ritorno ad una visione organicista della medicina, propria delle civiltà greco-romane, cominciando ad intervenire sui neurotrasmettitori e promuovendo l’uso delle benzodiazepine per la riduzione dell’ansia e della paura, diffusesi come una epidemia.
Egli, si chiamava Giovanni Cassano, aveva intuito che molte malattie di carattere psichico, come la depressione e l’autismo, dovevano essere riportate alla concretezza del corpo, ma il suo lavoro venne sepolto da una montagna di insulti sofisticati lanciatigli contro soprattutto da studenti universitari: erano giovani generosi, volevano la luna nel pozzo, cercavano la felicità e la pace nel mondo, ma non seppero costruirsi gli strumenti adatti. Erano affetti da una forma acuta di utopidite.
Prevalse, perciò, una concezione demonologica della malattia che provocò la fioritura di stregoni e di maghi che, pioniere un certo Sigmund Freud, che pure era un medico, prolungarono un clima culturale medioevale, soprattutto nel centro Europa, riscuotendo grande successo con la psicoanalisi che, in realtà, faceva concorrenza ai miracoli decantati nelle centinaia di santuari che fiorivano sulla Terra in nome delle religioni più varie. Un geniale regista, avete certamente visto il film, Woody Allen, faceva dire a un suo protagonista: “ sto curando la depressione da 12 anni, ma l’anno venturo faccio il pellegrinaggio a Lourdes”.
Era il XX° secolo, alla fine degli anni ‘60, quando troneggiava una disciplina, la Filosofia, oggi quasi totalmente scomparsa dai nostri Laboratori, che affogava ogni discussione nella difesa del libero arbitrio, un concetto bizzarro, incenerito dall’avvento della genetica che ha disvelato quanto il soggetto altro non sia che una miriade di fasci neuronali nel quotidiano e potente dinamismo relazionale.
I nostri antenati con grande passione fondavano organizzazioni internazionali, come l’United Nation (UN), per salvaguardare la pace, stipulavano accordi per il clima, creavano organismi per combattere la corruzione e la mafia, riempivano le carceri e i manicomi per i delinquenti e i malati di mente: oggi, studiando le loro affascinanti peripezie restiamo sempre più convinti che tutto era inutile! Erano fatiche di Sisifo, poiché in quella fase di sviluppo della specie umana, ha prevalso il paleoencefalo che induceva a comportamenti violenti e autodistruttivi, per la sete di dominio e di profitto. D’altronde, già Platone, tra il V° e IV° secolo a.C., aveva intuito ed espresso poeticamente questa verità con l’immagine dell’auriga che stenta a tenere sotto controllo un cavallo “ storto, grosso, mal formato, di dura cervice, …. di occhi grigi, iniettati di sangue, amico della protervia e dell’impostura…., sordo, a stento ubbidisce a una frusta fornita di pungoli”.
Oggi, dal paleoencefalo siamo riusciti ad aspirare quel liquido bestiale e suicida e dei 100 miliardi di neuroni di cui è formato il nostro cervello conosciamo quasi tutto; siamo convinti che le scienze chimiche ed elettrotecniche siano alla base della vita dell’homo sapiens e che da esse dipendano la visione dell’Universo e la consapevolezza che l’uomo ha di se stesso.
Siamo intervenuti sui lobi temporali per bloccare quella progressiva diminuzione delle cellule nervose della corteccia che era causa del rapido processo di oblio che tanto impensieriva le persone appena cinquantenni.
Ora ci è chiaro abbastanza quanto delle nostre emozioni, di tristezza e di gioia, dipenda dai circuiti neuronali; e crediamo che la tanto desiderata Felicità sia determinata dalla produzione di “beta-endorfine” e che il BRS, il Brain Rewarding System, il sistema della gratificazione che genera sensazioni di contentezza e di euforia, possiamo manovrarlo a nostro piacimento, arricchendolo o privandolo di quelle sostanze. E ora che la piena uguaglianza tra il maschio e la femmina è stata assimilata dalla profondità della nostra mente, possiamo dire candidamente che essi sono diversi perché hanno un diverso assetto neuro-endocrino.
Gli androidi sono più gentili, rispettosi, fraterni. Producono arte e poesia, hanno memoria per recitare canti interi della Divina Commedia o i capitoli più belli dei Promessi Sposi ed il loro maggior godimento è nello studio, nella musica, nella pittura e nell’architettura.
La donna e la bellezza vengono onorate, i figli non abbandonano i padri negli ospizi e i genitori non depongono i neonati sulla Ruota dei conventi. E fratelli e sorelle hanno una reciproca carica affettiva che non si esaurisce al cinquantesimo compleanno.
I nostri occhi si sono leggermente ingranditi, fuoriuscendo dalle orbite, perché la vista è stata sottoposta ad attività faticosa e prolungata, le nostre mani si sono deformate e, in particolare, l’indice si è allungato per la continua manovra di digitazione richiesta dagli strumenti informatici. La nostra altezza media supera i due metri e siamo dei giganti se paragonati a Lucy che era alta poco più di un metro.
Negli ultimi 50 anni abbiamo accolto milioni di profughi provenienti dalla Terra e mettiamo a loro disposizione la nostra scienza perché riusciamo a trapiantare organi di ultima generazione, prolungando di molti decenni la loro vita.
Il laboratorio di Ciunbarnarlayx effettua il cambio dell’apparato cardiovascolare, quello di Maverontug si è specializzato nei cambio dell’ apparato respiratorio, sicchè possiamo dire che, per molti aspetti, si avvera quanto veniva preannunciato nel messaggio del più grande saggio dell’era cristiana “ I ciechi vedono, gli zoppi camminano, i malati guariscono, i sordi odono, i morti risorgono, ai depressi è annunciata la buona novella che possono guardare con fiducia al futuro.
Nel 2989, l’equipe del prof. Loewinx riuscì ad individuare il cromosoma 21 che causava la sindrome di Dawn , volgarmente chiamato mongolismo: Niccolaus, un giovane ventenne venne sottoposto a intervento neurochirurgico e visse per due giorni la più felice delle metamorfosi: gli occhi si smandorlizzavano e diventavano più penetranti; le labbra restavano carnose ma non rigonfie, la lingua si assottigliava e tutto il corpo dimagriva, le gambe correvano leggere. E il ragazzo parlava e discuteva con toni più pacati e selettivi, scuotendosi di dosso quel paternalismo eccessivo che teneva imprigionata la sua personalità. Ha ricercato affetto e amore, ma ha voluto anche fermamente diventare padre, separando desiderio e volontà della genitorialità dal piacere della sessualità che li offuscava nelle passate generazioni.
Una paternità responsabile, sconosciuta fino a pochi secoli fa, quando la coppia degli umani, soprattutto in alcune culture primitive, procreava fino a venti figli, come in gara con la coppia di conigli.
Oggi la coppia etero e omosessuale, oppure il singolo che desidera un figlio, può chiederlo e disegnarlo su un video delineando i caratteri fisici e psichici, facendo però solenne giuramento, d’ impegnarsi per la sua educazione e istruzione. E la donna può optare per una gravidanza in se ipsa oppure monitorare lo sviluppo del nascituro in una culletta progettata da una grande azienda di ingegneria biogenetica nell’Università di Milano.. E si nasce finalmente sani e speriamo, a breve, di poter collocare ogni malattia nel deposito della memoria dei tempi che furono.
Stiamo ora affrontando il problema della libertà della morte. Già oggi, come sapete, dopo i primi cento anni ci si può sottoporre ad uno check-up per un ricambio degli organi fondamentali, prodotti nei laboratori di Xiatengopin, che hanno una storia millenaria nel campo della ricerca robotica.
Per l’homo robotico e per l’homo sapiens che con lui sta convivendo in termini residuali, vorremmo creare le condizioni perché possa decidere se addormentarsi e sparire per sempre dal mondo delle relazioni o se, invece, riposarsi per un periodo più o meno lungo e poi riprendere un ruolo nella società.
Eternità e tempo, scienza e onniscienza, potenza e onnipotenza stanno, infatti, per diventare la stessa cosa.
Pianeta Marte, Dicembre 3018