Premio Racconti nella Rete 2018 “Il mare nascosto” di Antonio Sorabella
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Nei vicoli il sole non arriva mai e quando stava male, la luce del giorno Cosimo la vedeva dalla piccola finestra della casa. Si affacciava e guardava il mare calmo dal triangolo di sole.
Cosimo nato in quei vicoli aveva tredici anni, ma sembrava più piccolo della sua età, capelli neri e ricci, occhi scuri luminosi, sempre con vestiti troppo grandi ereditati dai parenti, timido fino all’eccesso era spesso vittima della violenza di chi era più grosso di lui. A casa erano oltre a lui, il padre, la madre e tre sorelle. La sua vita era semplice e povera, la mattina a scuola, frequentava un avviamento professionale, alternativo alle attuali medie, poi il pomeriggio su un pezzo di terra, per provare a vivere e periodicamente e soprattutto in estate, lavorava sulle barche da pesca.
A Gaeta-Elena negli anni 30 del 1900, per andare al mare si doveva attraversare il Corso Attico, verso il Mandracchio[1] vi era un largo con accesso al mare e qui da bambino Cosimo era sempre vicino alla riva a giocare.
In quest’angolo di mare c’era a pochissima distanza, uno scoglio. Con l‘alta marea, era sommerso, ma con la bassa marea sporgeva per 10 o 30 cm. Era il suo angolo preferito, quando ancora non sapeva nuotare, mentre gli altri ragazzi si allontanavano e raggiungevano il pontile, si attaccava allo scoglio e batteva i piedi. Poi si lasciava andare per vedere se rimaneva a galla, prova e riprova un giorno si staccò e piano piano, raggiunse il pontile che serviva per sbarcare il pesce. La mattina presto il pontile era chiuso, i ragazzi ne erano i padroni, si tuffavano di continuo e tutti nudi si rosolavamo al sole. Vicino c’era la ghiacciaia per il pesce, dove il ghiaccio veniva fabbricato a blocchi per poi essere sminuzzato e sparso sulle cassette di pescato. Il custode della ghiacciaia spess li rincorreva e loro tutti nudi giù in mare. Molte barche da pesca[2] avevano le reti stese ad asciugare su palafitte, era uno spettacolo vederle, con i loro colori, i buchi da rammendare, la luce filtrava come scaglie di mare portate dal vento che le agitava.
Le barche andavano a vela e a remi, al tramonto si vedevano partire, su ognuna di esse da sei a dieci vogatori spingevano verso il largo. A poca distanza seguivano le piccole barche con la lampada a petrolio che serviva per la pesca della lampara[3]. Quando il pesce si raccoglieva intorno alla barca con la lampada, la barca grande, che era a una certa distanza, con molta accortezza e rumori al minimo, circondava la zona con la rete da posta[4] e la barchetta con la lampada cercava di uscire dal cerchio intrappolando il pesce. Quando tiravano su la rete, era piena di pesci appesi tra le maglie. Con tanta pazienza, iniziava lo stacco, tornati a casa, rimesse le reti sulle palafitte, uno dei pescatori terminava il lavoro di pulitura.
Un giorno come tanti la luce inizia ad abbassarsi, Cosimo s’imbarca con lo zio, lentamente scende la notte e si sente solo lo sciabordare dei remi, ma piano piano lune e stelle scompaiono. A volte su quelle barche la pioggia arrivava con nuvoloni scuri, il temporale è rapido veloce, inusuale, vortici improvvisi portano via l’ombra della notte, corrono e rincorrono certezze e pensieri che volano via, ma poi si fermano e riprendono quota con il vento improvviso e violento che insieme a scrosci di pioggia flagellano il corpo e la mente. Cercano riparo ma nel mare aperto e con una barca senza copertura il riparo non c’è, rimangono fermi in attesa sotto leggere mantelle. Nel buio, rapide come sono arrivate, le nubi passano con il loro violento carico elettrico e di energia, dando alla vista uno spettacolo bellissimo. I pescatori zuppi ed esausti assaporano vivamente le emozioni, i pensieri, le paure del pericolo scampato arrivano all’improvviso scuotono violentemente, sferzano, percuotono e lasciano sfibrati, spossati senza forze. Così come il temporale sente che la vita li colpisce con violenza, ma sono abbastanza forti da non farsi spazzare via, guardano lo spettacolo delle esperienze vissute e lasciate che si allontanano, guardano i propri sogni infranti volare via nel vortice, adesso piano piano anche Cosimo giovane spettatore dovrà riempire questo vuoto lasciato con altre emozioni per lui nuove piene di speranza.
E’ stata una strana nottata, albeggia, non uno ma due arcobaleni danno un gioco di luci magico con lo sfondo dei lampi. Il mare nascosto si gonfia al largo oltre il golfo, si alza e fa sentire la sua voce forte, violenta inarrivabile, l’urto è come la passione, ti travolge, chiudi gli occhi e il mare nascosto ti prende con fulmini e onde, sballottandoti sulla riva cui cerchi di aggrapparti e resistere ma a che serve resistere, è meglio lasciarsi andare e farsi prendere dalle onde. Tornati a riva, si vedono giovani ragazzi che procuratisi barattoli di conserve, le hanno tagliate e trasformate in piccole “tartane”[5] da mettere in mare.
Sul lungomare gruppi di anziani confabulano schernendo i giovani e i ragazzi, coscienti forse che loro hanno una vita ancora davanti, più in là un uomo da solo sembra essere altrove. Un’anima pensierosa che lasciato il libro della vita, manda lo sguardo avanti alle ombre che avvolgono e proteggono, ascoltando le onde rompersi con rumori e sensazioni. Le pagine sfogliate dolcemente dal vento vanno avanti e indietro, portando a rivedere parti già sentite o saltando eventi a volte importanti a volte meno. Con un sorriso quella vecchia mano dolcemente riprende il libro nel punto interrotto e chiuso nel petto lancia un pensiero oltre quel mare, oltre quella spuma.
Cosimo si avvicina al vecchio “Buongiorno nonno, ma non devi sempre venire al molo a prendermi”. Portavano lo stesso nome, in ogni paese era tradizione rinnovare, era nato a Gaeta anche lui ma con una vita difficile alle spalle, era magro sia per l’età, sia per la mancanza di cibo, ma le difficoltà non aveva cambiato il suo carattere. Appena Cosimo si avvicina, in silenzio gli accarezza la testa del nipote e insieme si avviano verso casa, il nonno era per Cosimo quello che la darsena era per i pescatori, l’unico posto sicuro e tranquillo, l’unico luogo dove abbandonarsi senza pensare a nulla e senza sentirsi in pericolo. Il libro lasciato sul molo scorre le sue pagine al vento, avanti nella vita per Cosimo con la speranza di un futuro migliore, indietro nel suo incedere per il nonno, narrando a ogni lettore altre storie di mare.
[1] Darsena destinata a piccole imbarcazioni che si trovava di fronte alla villa comunale chiamata Villa delle Sirene.
[2] A strascico e menaidi
[3] Da lampada
[4] Formata da doppio strato, uno a maglie larghe e uno stretto.
[5] Barche a vela
[1] Darsena destinata a piccole imbarcazioni che si trovava di fronte alla villa comunale chiamata Villa delle Sirene.
[2] A strascico e menaidi
[3] Da lampada
[4] Formata da doppio strato, uno a maglie larghe ed uno stretto
[5] Barche a vela
lettura piacevole. Necessita di qualche limatura. I due personaggi, Cosimo e Nonno, dovevano essere maggiormente caratterizzati.
Bel racconto.. Mi è piaciuto perdermi fra il mare, la pesca e le barche.. L’immagine finale del libro con le pagine mosse dal vento mi ha fatto essere lì… Grazie e complimenti.
Vi ringrazio ogni commento aiuta a crescere come autore finora ho svritto per me ed i miei amici ora vorrei dare emozioni un po’ a tutti
Atmosfera che ci riporta a un classico della letteratura: il mare, il bambino, il vecchio… Forse necessita di maggiore struttura narrativa, ma possiede un grande potenziale espressivo fatto di suggestioni ed emozioni.
Grazie cercherò di dargli una maggiore struttura in seguito.