Premio Racconti nella Rete 2018 “La casa dei nonni” di Mara Isolani
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Quando è nato mio figlio Dio deve aver pensato: “Proviamo a incrociare un’anguilla con un treno”, così è nato Massimiliano-sta-fermo-Mamma-non-ci-riesco, e quando vado a trovare mia madre entra correndo per il viale come se lo avessero lanciato con una fionda.
Massi la chiama “la casa dei nonni” perchè lì ce ne sono tanti e quando lo vedono gli vanno incontro e gli fanno festa come i colombi intorno al pane, e spesso lo chiamano con i nomi dei loro nipoti, perchè questi nonni sono speciali per colpa di quel brutto male che sembra un tedesco e che gli ha rubato la memoria, l’Alzheimer, oppure come mia madre, sono caduti, si sono rotti la testa e dal buco dell’operazione sono fuggiti i ricordi come un gruppo di uccellini da una gabbia aperta. Poi il dispiacere li ha schiacciati su una sedia a rotelle.
_Ciao nonna! –
_Ciao, tesoro ! _
E prima che lei apra il rubinetto delle lacrime Massi ha già preso il comando della carrozzina e comincia a portarla per il salone.
_Dai nonna, andiamo: io faccio Schumacher e tu la Ferrari. _
Mia madre ride.
E io a corrergli dietro per evitare che sbandi in curva e che la schianti da qualche parte.
Dopo arriva Maria che cento volte la vedo e cento volte mi chiede di chi è il bambino, quanti anni ha?
E per la centunesima volta dico: è mio, è un maschio, ha quattro anni.
_Che bella, bella bambina! _
Conclude sempre e quell’altro correndo
_ Sono un maschio !_
Che è tanto fiero di avere qualcosa che le bambine non hanno, ma intanto vede passare la cuoca e, con la timidezza che non ha, le corre dietro per domandarle un biscotto e insieme spariscono in cucina.
Mentre sistemo il gilè a mia madre, arriva Pina sempre tutta bella curata..
_ Sa per caso che posto è questo? _
_ Un albergo di lusso – rispondo, pensando che costa più di una crociera.
_ Vedi _ dice a Mario, che ha l’aria un po’ persa ma se lo porta sempre appresso e ogni tanto ci scappa pure un bacetto, perchè, si sa, l’amore è un fiore senza stagione che cresce anche sui sassi _ Quando saremo vecchi verremo qui anche noi _
E insieme escono in giardino.
_ Flora _ mi dice mia madre- Dov’è la bambina, sarà mesi che non la vedo.
Le sistemo i capelli e le spiego: _ IO sono Mara, Flora sei tu, mio figlio è un maschio ed è in cucina.
Ma continua convinta che non è vero.
Intanto torna mio figlio con una fetta di torta nel tovagliolo, tutto contento saluta la cuoca e approfittando del fatto che se muove la bocca tiene ferme le gambe, li porto entrambi in giardino e ci accomodiamo sotto il portico.
_ Posso sedermi anch’io ? –
Mi dice Maria che insieme ad Anna tutte le volte che mi vede viene a chiacchierare.
Ha due occhi di un azzurro incredibile stampati dentro un ricamo di rughe e racconta del moroso che l’aveva lasciata per un’altra e che poi è morto. E dopo si era sposata con un altro, morto anche quello.
Mia madre ascolta, storce la bocca, chissà cosa pensa.
E Maria ricomincia con una sua amica, bella ragazza, che dopo una processione si è la fatta suora. Morta anche quella. Allegria!
Mia madre mette la mano sulle ruote di ferro della carrozzina: che sia per scongiuro?
Intanto Anna, tutta tremante mi prende la mano.
_ Sa che quando la guardo mi par di veder mia figlia? Ha gli stessi occhi! _ e si commuove.
_ Vado a prendervi da bere, care signore? _
Così sono contente e con l’aiuto di Massi vado a prendere qualche bicchiere di aranciata.
Intanto arriva l’infermiera.
_Come va, donne, tutto bene ? _
Le sorridono tutte, anche mia madre, incredibile.
_ Dai Flora, _ le dice _ tocca a te dalla parrucchiera _
Mia madre mi guarda con due occhi che una volta erano due stelle.
_ Mi accompagni? _
Saluto le signore e corro dietro a mio figlio che pratico della zona ha già preso la carrozzina ed è partito con sua nonna.
Davanti allo specchio mia madre si passa le mani tra i capelli,
_ Ma ti sembra che ne abbia bisogno? Dammi il portinfan _
Lei vuol dire il gilè, ma sbaglia le parole e allora, come in un quiz televisivo, si tratta di capire cosa intende.
Intanto la mettono a lavare i capelli mentre Massi chiacchiera con tutti e rovista nelle tasche cercando una grossa caramella che si è portato da casa.
Aspetto che le mettano i bigodini e la passino sotto il casco e dopo mi metto in spalla lo zaino perché è ormai ora di tornare a casa.
_ Ciao mamma, devo andare_
_ Ciao bella, torna presto _ e come sempre parte la lacrima, la bocca si piega in una smorfia tremolante.
_ Massi, saluta tua nonna, dalle un bacino. _
Lui corre a darglielo e poi corre alla porta.
_ Torna presto, sai. _
E mentre cerco di consolarla Massi torna indietro, cerca nelle tasche e poi tira fuori la caramella grossa .
_ Tieni nonna, la mia caramella, non piangere. _ e con la manina le accarezza un braccio.
_ Tesoro ! _ e stringendo la caramella _ Sei il mio oro! _
Io mando giù un groppo alla gola, la parrucchiera e l’infermiera si girano con un sorriso tirato per non far vedere che mandano giù anche loro.
Poi quando siamo fuori in giardino Massi fa una corsa, salta sul cavallino di gomma, tira un urlo, mi tira un braccio e mi dice:
_ Quando torniamo alla casa dei nonni ? _
Questo bimbo-che-non-sta-fermo è come un guizzo di arcobaleno, che fa luce nel grigio della malattia, descritta qui con dolcezza e con la giusta dose di rassegnata ironia. Conosco lo scenario e le sensazioni, nonostante ciò, mi emozioni e mi fai salire su in gola il groppo… e lo mando giù mentre ti commento. Belle immagini, bella storia. Il titolo che ricalca l’innocenza con cui vive questo luogo il nipotino e che rende il groppo meno amaro da inghiottire. Complimenti Mara.
Cara Mara, mi ha fatto emozionare questo racconto a tratti triste e a tratti spensierato…
Grazie Mara per questo racconto delicatissimo e toccante, punteggiato di ironia e con un titolo che non si può non amare.
Un luogo, la casa dei nonni, di persone ormai al capolinea, private dei ricordi, solo la leggerezza di un bimbo e dei suoi giochi riesce a portare per qualche attimo un pò di allegria. un bel racconto complimenti
Help! Con tanti racconti nuovi si resta indietro a leggerli e commentarli e mi dispiace. Ma questo l’ho pescato (o forse mi ha preso lui) e non lo mollo! Bello il titolo, e bello tutto il resto: le immagini, le similitudini mosse e volanti, i personaggi, il ritmo e soprattutto il tono con cui è stato affrontato l’argomento, fra affetto, accettazione e ironia. Un manifesto della tenerezza attiva. Moooolto brava!
PS Massimo Troisi l’aveva detto: attenti ai Massimiliani! 🙂
Ringrazio quanti hanno apprezzato questo racconto che raccoglie momenti vissuti realmente e persone reali.
Un pò di ironia e di spirito ci vogliono sempre nella vita, soprattutto in certe situazioni, e poi la nostra società sta sempre più dando valore al pensiero per cui solo il vincente, il bello e chi è utile merita considerazione.
La malattia e la sofferenza non sono belle da vedere e danno solo fastidio. Da relegare. Un peso per la società. Da eliminare.
Invece anche queste persone, perchè sono ancora persone, vivono, sentono, amano, se pure in un loro mondo, come un universo parallelo che per loro è reale..
Bellezza, emozione, ironia, sapientemente distribuiti nell’arco di tutto il racconto. Tenerissimo quadro famigliare. Brava. Se hai piacere, ti invito a leggere il mio. Grazie