Premio Racconti per Corti 2018 “Vita da pendolare” di Luca Liborio Di Maio
Categoria: Premio Racconti per Corti 2018Lorenzo Ricci è un pendolare: vive a Lucca, ma lavora a Firenze. Ogni mattina si alza alle 6, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare la moglie Alessia e la piccola Sara, mentre si rade, si lava, si veste. Esce di casa in fretta, spesso facendo colazione solo con una delle merendine preconfezionate della figlia.
Un giorno, Lorenzo arriva in stazione più tardi del solito, trafelato, appena in tempo per prendere il treno previsto per le 7:31. Sa bene che lì, in media, un treno parte con circa 15 minuti di ritardo. Si chiede perché abbia corso … Infatti il suo treno non è ancora in stazione. L’uomo sospira.
Nel frattempo, a casa di Lorenzo, la moglie e la figlia si sono svegliate da poco e stanno facendo colazione. La bambina chiede alla madre perché il papà debba uscire sempre presto di casa; vorrebbe fare colazione con lui qualche volta, vederlo durante la giornata e non solo di sera tardi. Lei sa, la madre glielo ripete ora come mille altre volte, che il papà fa questi sacrifici per il loro bene. Rassegnata, si prepara ad andare a scuola.
Lorenzo attende l’arrivo del suo treno seduto su una panca, un po’ annoiato. Una voce all’altoparlante comunica che il treno che l’uomo aspettava è stato cancellato. Lorenzo impreca sommessamente, poi si alza per cambiare banchina e prendere un altro treno. Ha oltre mezz’ora di ritardo e con il nuovo treno dovrà anche fare un cambio per scendere alla sua fermata. Ma dopo essere salito, sente annunciare dall’altoparlante che il treno precedentemente soppresso è stato ripristinato. Lorenzo non ne può più e urla per la frustrazione; ma poi, resosi conto di non essere da solo, chiede scusa agli altri passeggeri. Ormai le porte sono chiuse; è troppo tardi per scendere.
Alle 16 circa, Alessia chiama il marito per dirgli di prendere un regalo per Sara prima di rincasare, perché la bambina sente molto la sua mancanza. La donna, quindi, va a scuola a prendere la figlia che, una volta a casa, racconta con entusiasmo la sua giornata. La mamma si complimenta e le promette che se avesse fatto presto i suoi compiti, la sera il papà le avrebbe portato una sorpresa.
A ora di cena, però, Lorenzo non è ancora tornato. Squilla il telefono di casa. L’uomo avvisa la moglie che, per via del ritardo in mattinata, era stato trattenuto a lavoro e aveva perso il suo treno; sarebbe rientrato più tardi. Madre e figlia cenano insieme, da sole, ma la bambina appare molto delusa e non parla. Dopo cena, Sara non vuole andare a letto senza aver prima salutato il padre. Così, come premio del suo buon comportamento in quella giornata, la mamma le consente di guardare i cartoni animati con lei fino al rientro di Lorenzo.
Lorenzo rincasa alle 22:30, con un libro di fiabe sottobraccio. Pur essendo sfinito vorrebbe leggere una storia alla sua bambina, ma la trova addormentata sul divano davanti alla TV. La copre con una coperta e la bacia delicatamente sulla fronte. Poi va dalla moglie e le dice: “Mi dispiace molto di aver fatto troppo tardi per Sara, ma non hai idea di che giornata ho avuto. A volte mi chiedo se questa sia vita …”.
Una triste cronaca di molte realtà del nostro paese. Forse non solo del nostro, ma da noi il problema è accentuato dalla scarsa efficienza dei servizi. Come giustamente fai notare, si tratta di vite di serie B, che mettono a rischio la solidità delle relazioni familiari.