Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Sfida persa” di Davide Morresi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Gli ultimi mesi erano stati i più difficili della sua vita. La sua storia naufragata, l’incidente al lavoro, il licenziamento, il processo che ne stava conseguendo, gli amici fuggiti. Una vita da ricostruire.
Si sentiva solo. Era solo. Dopo gli ultimi eventi nefasti, che Niko collegava a una serie incredibile di sfortunate coincidenze, molte delle persone che prima considerava vicine si erano volatilizzate come una nuvoletta di profumo che si dissolve in breve tempo lasciandosi alle spalle un aroma nostalgico e stantio.

«Devi fidarti di me, lo sai che ci sono, lo sai che per te ci sono sempre, puoi contare su di me, devi chiamarmi quando hai bisogno.» gli aveva detto Enrica al telefono solo pochi giorni prima, dopo che Niko le aveva raccontato le sue disavventure. «È da molto che non ci sentiamo e non sapevo di quanto ti sta accadendo. Mi manchi e ti penso spesso. Avresti dovuto chiamarmi, lo sai che ti sarei stata vicino.»
Niko non ne era così convinto.
Lei ti ha lasciato nella merda senza pensarci due volte e senza volerti ascoltare. Non si è fatta sentire per mesi. Pensi che tutt’ad un tratto le interessi di te? Ecco, ne ha l’occasione, ora può dimostrare a fatti le sue parole.
In realtà, in quei mesi, Niko aveva tentennato varie volte con il telefono in mano. La paura di non essere capito e di essere rifiutato e la vergogna di essere in difetto rispetto al normale vivere di tutti gli altri, che considerava così lontano dal suo, che proprio non riusciva a uguagliare, lo avevano convinto a desistere. Quella sera, pochi giorni dopo la sua confessione, aveva deciso di confidarsi con lei: – Sai, in mezzo a questa baraonda, oggi ho avuto un’importante notizia: sta arrivando l’apocalisse, le cavallette si stanno organizzando in truppe di cinquanta e si prevede una tempesta tropicale con pioggia di rane per almeno un paio di anni sulla mia testa.
– Ah, ok, accidenti, mi dispiace, dai che non è così grave come credi, secondo me non è come dici tu e si risolve tutto, però stasera c’è la Juve, ciao.
Chiuse whatsapp.
Era restato ore in attesa.
Non la sentì più.

Quella cena era fissata da una settimana. Samuel lo aveva invitato tramite un messaggio.
Dopo l’incidente, anche lui era svanito, scomparso. Niko avrebbe voluto chiamarlo, ma si ripeteva continuamente che se Samuel non lo aveva cercato fino a quel momento, pur conoscendo la sua attuale merdosa situazione, significava che non si preoccupava affatto di lui, e Niko non intendeva elemosinare emozioni da nessuno. Eppure quando era Samuel con le pezze al culo, senza lavoro, con i creditori a rincorrerlo tanto da dover cambiare il numero di telefono, Niko lo aveva aiutato come poteva: una birra offerta, un biglietto per il concerto di Cremonini che tanto amava, soldi in prestito mai più restituiti. Niko lo aveva aiutato con genuina complicità.
Nonostante la delusione per la sua lontananza, avevano condiviso molto in passato, così decise di accettare il suo invito a cena. Sarà l’occasione per ritrovarsi e per aggiornarlo delle mie disavventure, si diceva. Solo che quel giorno, dopo l’ennesima notizia nefasta ricevuta la mattina, quando il suo avvocato lo aveva informato dell’apertura di un processo a suo carico, si sentiva troppo debole per poter sopportare una sera in compagnia di chi non si era fatto vivo nemmeno con un cazzo di messaggio: Come stai?
In fondo meglio evitare la compagnia di gente falsa e approfittatrice. In fondo quella sera Niko non sarebbe stato bene in compagnia di nessuno. Tanto meno di se stesso.
– Ciao Samuel, scusami, so che te lo dico solamente ora, ma stasera non posso più venire a cena da te… ho da fare… in tutta sincerità oggi è stato uno dei giorni peggiori della mia vita, non dico il peggiore eh, ma almeno nella Top Five dei peggiori, non sono affatto dell’umore, ho bisogno di stare da solo, di sfogarmi un po’ e non credo sarei di molta compagnia, gli ultimi periodi sono difficili e stasera mi sento perso.
– Ok. Non c’è problema, sarà per la prossima. Tra l’altro stasera gioca la Juve, quindi meglio così. Sai se la partita la fanno vedere in chiaro?

Niko decise così di rimanere in casa. Che poi, se il suo dolore era stato sostituito così velocemente da una partita, cosa avrebbe dovuto importargliene degli altri? Scusatelo, la prossima volta che avrà bisogno di aiuto, farà attenzione che non accada in un giorno in cui ci sarà la Juventus in tv.

La notte insonne lo condusse a numerose e inconcludenti riflessioni. Impegnò il tempo leggendo qualche pagina di La macchia umana, girando a caso tra i canali digitali, scrollando facebook dal proprio cellulare. L’indignazione generale di quella sera – e probabilmente dei giorni a seguire – era per l’ennesima disfatta della Juventus in Champions League.
“Onore alla Juve” scrivevano in molti. Onore alla Juve? Ok, se volete. Niko non era così esperto per giudicare se quel rigore concesso agli avversari fosse giusto o no, quindi gli andava bene un po’ tutto quello che dicevano a riguardo. Ma, pensava, il maggior onore dovrebbe andare a chi ieri sera c’è stato per qualcuno vicino che ne ha avuto bisogno, nonostante la Juve.
Niko aveva altre passioni. Ma non era come alcuni che, non capendo il calcio, accusavano i calciofili di idiozia perché si infervoravano per una palla che gira e rimbalza. Uno dei concetti di moda in quegli anni, portato all’estrema esposizione con frasi fatte, tutte uguali, pubblicate sui social, era la demonizzazione del calcio e di chi ne era appassionato, alla quale in genere susseguiva una serie infinita di commenti di chi invece ne professava i numerosi valori. Quando si parlava di calcio, semplicemente lui restava in silenzio. Nient’altro.
Niko si inabissò nei suoi pensieri. Anche nella vita ognuno aveva le proprie partite che poteva giocare una sola volta. La Juve quella sera aveva avuto la sua. Niko si convinse di valere meno della Juve e ne aveva le prove. Probabilmente era vero. Altrettanto probabilmente, se quei messaggi fossero stati scambiati in un altro giorno, avrebbe pensato di valere meno di qualcos’altro: una serie tv? un film? un concerto? le prove di musica? la partita a calcetto? la cena tra amici del mercoledì? quello che volete. Ma quella sera la sua sfida era con la Juve. Sfida persa.

Il giorno dopo, come a volte faceva negli ultimi periodi in maniera terapeutica e consolatoria, si liberò di parte di quel suo trambusto indecifrabile di emozioni, in cui riconosceva delusione, dolore, tristezza, speranza, volontà, rabbia, rassegnazione, scrivendo.

Nessuno ha l’obbligo di ascoltare nessuno. Nessuno ha il diritto di pretendere da nessuno maggiori attenzioni rispetto a qualsivoglia altra persona o evento o altro ancora. C’è chi ieri sera ha preferito la Juve a me, è un fatto, e va bene così. Ne prendo atto.
Mi chiedo: se mi dici appena una settimana fa che ti manco e mi pensi spesso e vorresti essermi vicino, come cazzo fai a lasciarmi solo in un momento del genere? Se anni fa io ti sono stato vicino quando eri rovinato, come cazzo fai ora a non farti sentire per tutto questo tempo pur sapendo quello che sto vivendo?
Ora… io sono incazzato con il mondo. Tutto. Fatico immensamente a trovare una via d’uscita e rasento la rassegnazione che ce ne sia veramente una, il che mi porta inevitabilmente a sentirmi vittima, quando potrebbe essere che se ora vivo tutto questo, è perché nel mio passato sono stato veramente una testa di cazzo di proporzioni esasperate e ora ne pago le conseguenze.
O forse la verità è “Che non sai rinunciare a quelle quattro, cinque cose / A cui non credi neanche più”, come mi insegna il caro amico Dario.
O forse ho sbagliato qualcosa nella scelta di chi meritava il mio affetto e la mia stima finora e ho creduto a tante tante tante tante tante… troppe bugie.

Rassegnato, Niko si affacciò alla finestra. Gli occhi pieni gli ottenebravano la vista, ma distingueva comunque la linea netta che separava il mare blu dal cielo azzurro.

In fondo, quando eri vincitore avevi tutti con te. Ora che sei perdente, sei solo. Basterà tornare vincitore per avere di nuovo chi vorrà salire sul tuo carro. Ma è questo che vuoi? O vuoi vedere chi scende dal carro e scoprire chi proseguirà a piedi con te?

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3 commenti »

  1. Un bello sfogo pieno di domande che ci poniamo in tanti; non so quanto di autobiografico ci sia, ma se così fosse, vista la buona scrittura, spero che l’autore continui a scrivere, per prendersi qualche soddisfazione oppure per vedere e capire chi cammina con lui … a piedi nudi nel mondo dell’indifferenza …

  2. Ciao Ilaria, grazie per il tuo commento. C’è ben poco di autobiografico. Credo comunque che una parte di riflessioni che ho tentato di descrivere siano comuni a molti.

  3. Sì, le riflessioni sono comuni a molti: tu le hai rese molto bene.

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