Premio Racconti nella Rete 2010 “Il Diario” di Angelica Valz Gris
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Avevo quindici anni quando scoprii l’esistenza di quel diario. I miei presunti genitori, è così che li chiamavo, non mi avevano detto quasi niente dei miei veri genitori prima del mio dodicesimo compleanno. Non sapevo niente di mio padre ,sapevo solo che mia madre era morta dandomi alla luce e che io, rimasto orfano, ero stato cresciuto da dei suoi vecchi amici.
La sera del mio compleanno, i miei presunti genitori si stavano comportando in modo strano con me, non cercavano di coinvolgermi nelle loro attività anzi mi guardavano preoccupati e diffidenti. Finita la cena mi presero da parte portandomi nella mia stanza lontano dai miei fratelli adottivi e mi diedero quello che sembrava un vecchio e logoro libro,non dissero neanche una parola, me lo diedero e se ne andarono lasciandomi da solo a riflettere. Curioso, come al solito, lo aprii subito e scoprii che quello non era un libro ma un diario: la scrittura aveva qualche cosa di famigliare ma non capii di cosa si trattasse finche non iniziai a leggerlo.
Terzo giorno del decimo mese dell’anno 1291:
Sto scrivendo alla luce di quello che resta della mia candela. Sto cercando di non pensare al dolore che provocherò ai miei genitori quando domani nel mio letto troveranno solo una lettera. Fin da bambina sono sempre stata qui in questo villaggio. Qui sono cresciuta, qui ho imparato i doveri di una donna,i canti e le tradizioni della mia gente. Tuttavia ora sono proprio queste tradizioni che mi impongono di sposare un ragazzo che non conosco,per cui non nutro il minimo interesse, ma che,secondo mia madre,sarà un ottimo marito. Io però penso di non essere pronta per sposarmi, prima voglio viaggiare,voglio l’avventura. Per questo ho deciso di partire e di andare da alcune brave persone,vecchi amici di mio padre che ho conosciuto qualche hanno fa. Sono una coppia che vive in un villaggio a una settimana di distanza da qui, la loro figlia, è una mia cara amica e sono sicura che mi aiuterà. Partirò prima che il gallo canti, prima dell’alba. Ho già preparato una borsa con qualche vestito e cibo per una settimana,ho rubato qualche moneta dalla scarsella di mio padre e ho sellato il mio cavallo. Ora devo dormire,o almeno provarci .Domani inizierò la mia avventura e sono sicura che al mio ritorno sarò pronta per sposarmi.
Quando finii di leggere la prima pagina del diario ero strabiliato,quello era il diario di mia madre!
Ripresi emozionato il quadernetto e iniziai a leggere le pagine seguenti. La grafia era rimasta sinuosa e ordinata come nella prima pagina,senza neanche una sbavatura. Le pagine seguenti parlavano dei primi giorni del suo viaggio solitario verso il piccolot villaggio che avevo capito essere Styrit, il villaggio dove abitavo. Lessi con interesse quelle pagine avido di tutte le informazioni che mi potevano dare. Ma mentre da un lato ero emozionato di avere tutte quelle informazioni su mia madre, dall’altro ero deluso e annoiato dalla semplicità di questi racconti. Quando girai la sesta pagina rimasi subito colpito:la grafia era tremolante e disordinata, molto diversa da quella delle pagine precedenti. Molte lettere erano macchiate da quelle che sembravano lacrime, ancora più incuriosito iniziai a leggere.Il testo diceva:
Nono giorno del decimo mese dell’anno 1291 :
Fino a ieri ero convinta che avrei mostrato questo diario ai miei genitori,perchè capissero meglio il motivo della mia partenza. Ma dopo quello che è successo ieri penso che lo distruggerò o per lo meno lo nasconderò per riuscire a dimenticare. Nessuno deve leggerlo, non sopporterei l’ulmiliazione.
Ero seduta vicino al fuoco,riflettevo prima di addormentarmi .All’improvviso sentìi uno strano suono,sembrava quasi un sibilo ,non saprei descriverlo. Ogni rumore sembrava assordante,inquietante;ogni sagoma un mostro in agguato. Mi sembrò di vedere un ombra staccarsi dagli alberi,ravvivai il fuoco ma non vidi niente nel buio. Pochi secondi dopo il cavallo nitrì. Una folata di vento fece spegnere il fuoco,non rimasero accese nemmeno le braci. Mi guardai attorno,atterrita,spaventata e all’improvviso mi si gelò il cuore:nell’oscurità erano apparsi due occhi gialli,ad un’altezza anomala. Cercai di arretrare ma il cavallo scartò di lato facendomi cadere. Tentai di alzarmi ma in quel momento sentìi qualcosa strisciare intorno al mio piede. Urlai e mi agitai ma quella cosa mi teneva ferma mani e piedi e non c’era nessuno nei paraggi che poteva salvarmi. Non scriverò quello che è successo dopo ,sarebbe troppo per me ricordare e descrivere quegli istanti. Oggi mi sono svegliata confusa e con la mente annebbiata,il mio corpo è pieno di lividi,uno in particolare sulle braccia mi duole. Mi è servito un po’ per ricordare tutto questo e per trovare la forza di scriverlo.
Chiusi improvvisamente il diario angosciato dalle cose che avevo appena letto,mia madre era stata aggredita venendo ad Styrit! Una rabbia sfociò in me contro quell’essere che aveva osato sfiorare mia madre. La descrizione della persona che l’aveva aggredita non era molto chiara ma io mi ero già fatto una mia idea,era probabilmente un brigante che passando per quelle terre aveva deciso di terrorizzare e approfittare di una donna sola. Disgustato aprii nuovamente il diario,da li in poi la donna aveva scritto solo sporadicamente,sembrava decisa a dimenticare quell’episodio,descriveva il suo arrivo a Styrit dalla sua amica che nel frattempo si era sposata. L’amica ,come avevo già ipotizzato era la mia matrigna e suo marito il mio attuale patrigno. Mia madre in quelle pagine descriveva le giornate passate in quella città piena di elfi contenta della sua nuova vita ma progettando già un ritorno a casa. La grafia era tornata via via nei giorni ordinata e sinuosa. Arrivai così all’ultima pagina del diario,era datata circa tre mesi dopo l’aggressione, la grafia era diventata improvvisamente rabbiosa,le pagine erano bucate in più punti.
Settimo giorno del primo mese dell’anno 1292 :
Sono distesa sul mio letto a scrivere queste ultime parole:voglio morire ,morire e portarmi dietro l’orribile creatura che dimora nel mio corpo. Mi è chiaro ormai che sta crescendo dentro di me divorandomi un pezzo per volta. A quell’orribile creatura non sono bastati i segni sul mio corpo per lasciare la sua presenza ,ha piantato un suo seme dentro di me che ora sta crescendo e germogliando. Mi pento di non esser restata a casa mia con i miei genitori e di non aver sposato quel signorotto,almeno ora non porterei in grembo il figlio di quel mostro. Appena ho collegato le cose: l’interruzione del mio ciclo mestruale ,la nausea che avevo sempre più spesso dopo aver mangiato e quel leggero ma ormai visibile rigonfiamento sulla mia pancia,sono rimasta subito disgustata da me stessa. Non potevo vivere ,non potevo permettere che quel coso nascesse; così ,dopo averci riflettuto qualche minuto,ho preso una corda, l’ho legata al soffitto facendo un cappio e dopo essere salita su una sedia me lo sono infilato al collo. Stavo per saltare e mettere fine a tutto questo, ma all’improvviso sono entrati i miei amici. Mi hanno subito fermato e dopo aver sentito la mia storia si sono messi in un angolo a discutere sul da farsi. Non osavano lasciare la stanza ,dovevano controllare che non ci riprovassi perciò io riuscii a sentire la maggior parte della conversazione ,in particolar modo la loro decisione finale. Adesso sono controllata a vista, nessuno mi lascia da sola per più di trenta secondi,hanno deciso di far nascere il bambino e crescerlo visto che io ,secondo loro,sono troppo instabile per farlo. Ma io non voglio:questa orrenda creatura che cresce dentro di me non può vivere,deve morire!
Chiusi il diario di botto e lo nascosi sotto il letto,.Non poteva essere vero: io non ero un mostro,mia madre si sbagliava ,non ero una creatura orripilante. Ma questo a mia madre non era mai importato,mi odiava così tanto per essere il figlio della creatura che aveva approfittato di lei che preferiva sacrificarsi pur di uccidermi. Non era colpa mia in fondo se un brigante aveva deciso di approfittare della donna. Non credevo neanche ai miei stessi pensieri che cercavano di consolarmi e di dirmi che mia madre si era sbagliata.E questo perchè non si era sbagliata .Io non ero e non sono una persona normale io sono una creatura indesiderata nata come un incidente da qualche brigante troppo eccitato. Mi odiai per questo e pensai che forse aveva ragione mia madre,avrei dovuto uccidermi. Osservai per un attimo il lenzuolo ,avrei potuto facilmente impiccarmi come voleva fare lei,i miei finti genitori ormai dormivano e non avrebbero potuto fermarmi. Ci pensai per ore intere fino a che non vidi albeggiare. Capii allora una cosa fondamentale: non mi era mai importato cosa pensassero gli altri di me ,anzi non mi era mai importato di nessun altro in generale e le cose non sarebbero cambiate ora, non avrei messo fine alla mia vita solo perchè una persona ormai defunta desiderava la mia morte,non mi sarei fatto comandare così.
Mi alzai di scatto preso da una furia cieca e incontrollabile. Uscii dalla mia camera senza stare più attento a non farmi sentire dai miei finti genitori ,presi un tizzone dal camino ,uscii dalla casa e inizia a dar fuoco alle porte chiudendo così ogni via di fuga. Restai ad osservare per qualche minuto la casa bruciare con tutti i suoi abitanti, quasi ipnotizzato dal fuoco e da quelle urla. Scappai poi da quel villaggio e iniziai a vagabondare senza una meta. Di quella notte cancellai quasi completamente il ricordo, se non quello della mia fuga della mia fuga. Il diario era bruciato all’interno della casa ma io cancellai anche il ricordo del diario.