Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Argentario in poltrona” di Vanna Gasparini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Sono semi sdraiata sulla sedia del dentista e ho paura.

Lui dice che sarebbe peggio il cardiologo, però non riesco a controllare il tremore alle gambe appena avverto l’odore dei chiodi di garofano che mi arriva prepotente una volta entrata nell’ambulatorio. Anzi, la paura mi assale ancora prima, solo al pensiero del rumore del trapano in bocca, delle parole “apra bene” e le sue dita grosse che mi entrano frugando. Mi sento esposta, ecco tutto.

E pensare che lui mi piace, almeno quello che riesco ad intuire sotto il camice e la bandana mi piace. E’ un uomo alto, scuro di pelle, sempre abbronzato, non porta anelli sotto i guanti verdi da chirurgo né collane, solo un orologio di marca. Sono attratta dagli uomini essenziali ma non banali. Ha uno sguardo intenso che mescola il fastidio per la mia insensata paura con l’ironia, si prende gioco di me e sorride guardando l’ espressione terrorizzata appena mi dice categorico “si sieda”.

Poi divento ubbidiente, appena sdraiata paradossalmente mi rilasso, come spesso accade la preoccupazione per il dolore è peggiore del dolore stesso che in verità non ho mai provato con lui.

Alcuni peli scuri del petto spuntano dallo scollo a v del camice e questa è l’ultima cosa che vedo prima di chiudere gli occhi e sentirmi libera di sognare.

La tensione si allenta mentre lo immagino sulla barca a vela, i capelli al vento, il petto largo, nudo, offerto al sole e alla salsedine. Sono un’inguaribile romantica e ho capito la sua passione dalle stampe appese alla parete della sala d’aspetto.

Devo concentrarmi su qualcosa di piacevole, ad esempio la millefoglie profumata di vaniglia, cremosa e croccante.

Finalmente ha finito. Mi invita a sciacquarmi e questo è sempre un gran bel momento, poi lo sento armeggiare vicino ai pulsanti della poltrona che da semi sdraiata, mi riportano ad una più decorosa posizione seduta.

Sono stordita, l’adrenalina abbandona la pancia e nonostante abbia metà faccia paralizzata, ho voglia di dedicargli un sorriso sghembo.

Fissiamo il prossimo appuntamento. Lo guardo per un ultima volta negli occhi e ci salutiamo con una stretta di mano piena di attesa, di cose non dette, di passioni implicite.

Il nostro piacerci è reciproco.

Per ultimo sento la sua voce profonda “Buonasera signora, a giovedì” . Ho una settimana di tregua ma nello stesso tempo comincio già a provare paura.

Dalla stanza al secondo piano si vede il mare. Solo un angolo in verità, oltre i pini e la fitta vegetazione, si scorgono il blu e in lontananza l’isola del Giglio.

L’albergo è costruito attorno a ciò che rimane di un’antica torre saracena e si trova su un promontorio. Dall’alto la vista da sola vale il prezzo del soggiorno. Anche se non me lo potrei permettere ho seguito lui, l’uomo con la bandana, il pirata dei miei molari.

Tramite la sua assistente sono riuscita a scoprire il motivo per cui avrei dovuto saltare un giovedì. Il mio dentista doveva partire per presenziare ad un corso di aggiornamento dove avrebbe dovuto relazionare su “I dolci e il loro effetto sui denti decidui” o qualcosa del genere,  proprio in questo hotel.

Porto Santo Stefano, Argentario, non troppo distante né impossibile per una cretina come me che ha bruciato tre giorni di ferie per seguire un uomo.

Anzi, più che un uomo, il suo peggior incubo!

Devo decidere come avvicinarlo, se fingere di trovarmi nello stesso hotel per caso o fargli capire chiaramente che sono qui per lui.

  • La cena sarà servita nel padiglione esterno, signora!

Il concierge è gentilissimo. Incuriosita esco nel piccolo angolo di verde da cui si scorge il mare che a quest’ora del tardo pomeriggio ha colori magnifici. Nonostante non possa spendere così tanto per una cena, mi godo il panorama seduta sulla poltroncina di vimini, poi ordinerò un aperitivo sperando che mi portino anche qualcosa da mettere sotto i denti.

Che follia però venire fin qui per incontrare “casualmente” il mio dentista! C’era il rischio che si portasse una fidanzata o peggio ancora una moglie, però la sua assistente è stata una miniera di informazioni estorte semplicemente con qualche domanda furba e mirata.

Ho saputo che adesso è solo anche lui, la relazione che aveva con un’amante parecchio più giovane (ho capito dal tono dell’assistente che non doveva essere una gran cima d’intelligenza), è finita da poco, naufragata in un oceano d’incomprensioni e ripicche. La ragazza lavorava con lui, come spesso succede ai dentisti.

Dev’essere una malattia che colpisce la categoria, ecco un buon argomento su cui organizzare un convegno: “Quanto la scollatura del camice dell’assistente alla poltrona influisce sul testosterone dell’odontoiatra?”. Credo che le aule sarebbero piene di mogli tradite.

Visto che il mio obiettivo è appena uscito da una relazione, devo darmi da fare per incontrarlo prima che ne inizi un’altra.

Sto prosciugando il conto corrente in un hotel a cinque stelle ma sono certa che ne varrà la pena, devo solo decidere come abbordarlo e cosa fargli credere.

Senza contare che ho dovuto comprare qualche abito nuovo ed elegante, un costume intero per la piscina e un due pezzi per il mare. Non ho visto spiagge qui attorno, ma un’indicazione fuori dal cancello indica una baia rocciosa e credo proprio che domattina dopo la colazione (compresa nel prezzo per fortuna e che dovrà essere abbondante), ci farò un salto.

Il sole è tramontato e gli ospiti si sono accomodati sotto il padiglione di tela bianca tra tendaggi chiari legati da cordoni eleganti. I tavoli sono apparecchiati con raffinatezza.

Sogno ad occhi aperti di essere in un tavolo con lui, magari quello più esterno da cui si gode la vista migliore sulla baia.

Sarei io a godere della vista migliore; invece del mare mi mangerei con gli occhi lui e la sua camicia di lino aperta, i calzoni chiari e il blazer morbido di cotone.

Non posso immaginarlo che così, elegante ma sportivo, abbronzato e con la chioma sapientemente spettinata.

Solo l’orologio di marca al polso, semplice ma raffinato.

Gli farei scegliere il vino adatto ad un piatto di pesce, anche due, visto che ho saltato il pranzo.

Ho già pensato all’abito adatto, un vestitino a fiori comprato al mercato che sembra un capo firmato, a patto che lo si guardi un po’ da lontano. E’ molto scollato e potrebbe regalargli forti emozioni.

Devo aver dormito dieci ore, il viaggio con la mia utilitaria e l’aver saltato praticamente tutti i pasti mi hanno messo addosso una gran spossatezza, ma ora sono davanti ad un generosissimo buffet di prelibatezze salate e dolci, una cascata di frutta, gelato, yogurt, spremute e tante brioches che posso riempire di nutella.

Mi abbuffo come se non ci fosse un domani, chiudo con un caffè e torno in camera per indossare il costume migliore. Ho chiesto al mio inserviente di fiducia (ho l’impressione che mi corteggi) e ho saputo che stamattina i relatori inizieranno non prima delle 11 quindi andrò a farmi un giro al mare sperando d’incontrarlo.

Preferisco lasciare l’auto nel parcheggio e prendo il sentiero pedonale che conduce ad una baia rocciosa dal mare molto pulito.  Il lido è formato da camminamenti di legno posizionati direttamente sugli scogli che creano degli slarghi su cui si può prendere il sole sdraiati sui lettini. C’è anche un piccolo bar sempre di legno con poche seggiole all’ombra. Appena metto piede sulla pensilina, arriva un ragazzo che m’informa del costo giornaliero, facendomi venire un colpo! Certo che questi dentisti avrebbero potuto scegliere una pensione in Romagna, così sarei stata più vicina a casa. Avrei potuto andarci in treno, pranzare con una piada e soprattutto non mi sarei svenata per fare il bagno.

Faccio finta di non capire l’idioma del giovanotto e mi dirigo verso la parte del lido dove gli scogli sono più appuntiti ma gratuiti. Non oso sdraiarmi per non morire accoltellata dalle lame di roccia e con i sandali (anche questi comprati al mercato a 10 euro, posso permettermi di bagnarli) entro in acqua rischiando la congestione. Lo aspetterò in ammollo, sperando che arrivi alla svelta.

Mi sono truccata e non posso mettere la testa sott’acqua, non mi resta che nuotare a cane e cercare di tenermi a galla per non bagnare i capelli, raccolti come ieri sera, un po’ spettinati e sexy. Sguazzante come un’anatra in un mare gelido mi sento vagamente ridicola, poi penso a lui, al suo profumo di maschio adulto e mi concentro sulla missione, incontrarlo “per caso” e farmi corteggiare.

Risalire sugli scogli mortali non mi pare una buona idea, così mi avvicino quatta quatta ai camminamenti di legno, dove non potrei stare visto che non ho pagato l’ingresso, però confido nella distrazione del bagnino che sta incassando una fortuna dagli ingenui avventori. Se non mi accomodo sul lettino, dovrei passare inosservata e riuscire a sedermi al bar.

Ho freddo, il costume è bagnato, il sole è coperto da una nuvola grigia e la mia acconciatura pettino/spettino sexy si è un po’ afflosciata.

Mentre cerco con lo sguardo il telo e la borsa da spiaggia tristemente abbandonati sui coltelli di roccia, lo vedo.

Prima i capelli che sono al vento, come nel sogno di ieri sera.

Non indossa la camicia di lino, ma una maglietta a fiori un po’ troppo aderente … e fin qui passi.

Non ha i famosi calzoni chiari ma pinocchietti color carta da zucchero sotto il ginocchio. E qui il mio amore inizia a vacillare.

No, ti prego, non un inguardabile borsello! Per fortuna ha uno zainetto stile vecchio liceo scientifico anni 80.

Gli occhi proseguono la scansione verso il basso per un rapido controllo delle scarpe. Qui non c’è male, un paio di espadrillas colorate mi rivelano che ho a che fare con un ex sessantottino un po’ appesantito dagli anni.

E’ da solo e si dirige verso il bar. Anche lui mi vede e capisco dallo sguardo che dopo un attimo di incertezza, mi riconosce e si sorprende almeno quanto io mi sento invadere dalla delusione.

Il mio eroe nel suo studio in camice e bandana, con l’atteggiamento altero e sicuro di sé, visto qui al mare in “borghese” vestito come un tedesco a Rimini, fa tutto un altro effetto e l’eros si smonta come l’acconciatura.

  • Buongiorno signora, anche lei qui? Come mai, è in vacanza?

La voce sembra diversa, lontana dall’odore di spezie della sala d’attesa e senza l’adrenalina nelle gambe non mi sento eccitata come dovrei.

Tutt’altro, provo quasi fastidio per un uomo che, anche con un orologio di marca, ha perso il suo fascino.

Non posso credere di essere venuta fin qui, bruciando in un paio di giorni quanto mi sarebbe bastato per una settimana a Cattolica, aver sognato il Principe Azzurro e trovarmi di fronte il Bottegaio Rionale.

Via via, alla svelta!

  • Salve dottore, che combinazione! Sono venuta al mare a riposarmi col mio fidanzato che mi sta aspettando in camera, mi scusi la fretta ….

  

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2 commenti »

  1. Bello e originale, tutto costruito sui pensieri e le aspettative della protagonista. La prima parte richiama una sorta di amplesso virtuale, consumato in un atmosfera con forti connotazioni richiama BDSM, lo studio dentistico con tutte le sue apparecchiature diventa una sorta di sala di tortura-piacere.
    La seconda parte si sviluppa sulla ricerca di una relazione più classica che evidentemente non è possibile fuori dal contesto Master -Slave.
    Scusa Vanna per le considerazioni un pò psicoanalitiche, ma ho trovato il tuo racconto bello, ben scritto e veramente originale e ricco di spunti, quindi brava!

  2. Grazie mille Gianluca. In realtà il racconto fa parte di una raccolta inedita che ha come filo conduttore emozioni e sentimenti, erotismo e situazioni noir ambientati in stanze d’albergo in giro per il mondo. Il tuo commento psicoanalitico è molto gradito. Se vuoi leggi anche l’altro ‘Sono felice’. Ci terrei ad avere il tuo parere!

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