Premio Racconti nella Rete 2018 “Chaleur” di Les Ubu
Categoria: Premio Racconti nella Rete 20182 Novembre
Stare vicini non era servito a molto per riscaldarsi ed asciugarsi dopo quella pioggia insistente degli ultimi giorni. Franco era riuscito a fatica ad addormentarsi ma nel sonno ebbe l’impressione che finalmente del tepore gli concedesse un po’ di ristoro. La felicità era stata per lui riuscire a trovare in giro, dopo tanto cercare, un cartone asciutto.
“Bisogna avere una certa età per rendersi conto di quanto possano dolere le ossa” Disse Evelina tirando su vigorosamente col naso. Poi cercò di allungare le braccia più che poteva per distendere, come un lenzuolo pregiato, con gesti che tradivano un passato da signora, quel cartone che nel giro di poche ore era passato dal proteggere una lavatrice nuova fiammante, al lenire la stanchezza di una vecchi barbona.
Franco, riapparve da dietro l’angolo, riabbottonandosi a fatica i pantaloni. La manovra era complicata perchè indossava pesanti guanti di lana pieni di fori e stette un bel po’ ad armeggiare. I calzoni avevano fatto parte di un elegante completo principe di Galles, appartenuto a chi sa chi e ormai privo di giacca. La zona su cui era concentrata tutta la sua attenzione era ormai completamente ingiallita per secolari macchie di urina. Quando finalmente riuscì a portare a termine l’impresa si rese conto con soddisfazione che il loro letto era già quasi pronto. L’odore di quei rifiuti intorno a loro non li disturbava: non era molto diverso da quello che emanava dai loro corpi.
Aveva preparato quel cartone con tutta la tenerezza di cui era ancora capace. Aveva visto il vecchio Franco molto più stanco del solito e quella tosse catarrosa e incessante la preoccupava parecchio. Di nascosto aveva raggiunto l’angolo della vecchia farmacia dove c’era un prezioso bidone per la raccolta dei medicinali scaduti. Aveva camminato trascinando le gambe sotto una pioggia incessante e alla fine aveva rimediato solo un bel raffreddore. Quel bidone era il primo a svuotarsi, neanche fosse il tesoro della regina.
Si rannicchiò accanto a lui, un po’ distante in modo che le sue vesti logore ancora fradice non lo toccassero. Doveva restare asciutto, almeno lui quella notte. Allungò solo un poco la sua mano ossuta e ruvida per mantenere un contatto che la rassicurava. Poi, la stanchezza aveva vinto ogni resistenza.
Nel dormiveglia l’ennesimo colpo di tosse gli aveva fatto riaprire un attimo gli occhi e riprendere il contatto con la realtà, quel poco che era bastato per avvertire il tocco di quella mano appoggiata delicatamente sulla sua e per intravedere un sorriso a cui la mancanza di molti denti non riusciva a togliere dolcezza. Rassicurato, si era riaddormentato.
Così quei corpi vestiti di stracci nauseabondi, coperti da cartoni, sembravano rifiuti abbandonati vicino a quei cassonetti stracolmi, a quelle montagne di sacchetti abbandonati che da settimane nessuno si preoccupava di ritirare in quel quartiere remoto della città. Un telefonino si mise a vibrare nelle tasche di una figura emersa improvvisamente dall’ombra della notte. “Si, sono qui” – rispose sottovoce – “vedrai che lo capiranno che non ne possiamo più di questo schifo. Dopo qualcuno lo alzerà il culo da quelle comode poltrone.”
Non si accorsero di niente quando le loro improvvisate coperte di cartone furono imbevute di benzina. Poi quel calore, quel calore infernale …
Terribile. Terribile ma vero, purtroppo. Molto bella e commovente la prima parte, la tenerezza e l’amore che traspaiono dai gesti.
Ognuno nasconde una storia, un passato… troppe realtà come questa al mondo. Un bellissimo e toccante racconto
Ohmiodio! Non mi aspettavo un finale così. Che tenerezza. Li ho visti. Li ho amati. Bellissimo racconto. Crudo. Ti spiattella addosso una realtà che nessuno vorrebbe vedere.
Agghiacciante verità, scomoda per chi non vuol vedere. Bravo per come e per averla scritta!
Dolcissimo il titolo in francese, come pure il tepore dell’affetto tra Evelina e Franco, persone spesso invisibili e senza più un’identità, che però voi avete ricordato, e commemorato, con una sensibilità e una pacatezza che fanno risaltare ancora di più la ferocia di quella notte.
Nuovi complimenti agli Ubu per il tema e la narrazione. Due pagine di affettuosa tenerezza nelle pieghe della società seguite da due righe di disumana bestialità. Non c’è un lieto fine ma le prime vincono.
Brave o bravi, ancora non l’ho capito. Ad ogni modo anche questo racconto è uno spaccato di vita descritto molto bene. Mentre nel primo racconto è il destino che muove i fili dell’esistenza umana, in “Chaleur” la responsabilità è tutta della società e della bestialità umana nella peggiore accezione del termine. Struggente la prima parte che ho trovato di una tenerezza infinita.
Agghiacciante da dare brividi. Quindi complimenti, in cosi` poche righe, poi, complimenti davvero.
Tenerezza e calore. Tanto calore. E non mi riferisco soltanto al finale, che è davvero agghiacciante, fa male al cuore. Mi riferisco al calore che i due protagonisti si scambiano con il loro amore,a quello che arriva dritto fino al lettore attraverso le piccole attenzioni che si danno reciprocamente (è questa la ragione del titolo?). Ancora una volta bravissime! Avete condensato tutto in un racconto molto breve ma ricco d dettagli. Complimenti!
Un favoloso intercedere tra la sicurezza di un racconto che sembra destinato a durare per sempre, e la suspense di un finale tanto triste quanto sospeso. Viene voglia di saperne ancora e ancora e ancora! Complimenti davvero!
Avrei voluto scriverlo io, tanto è bello questo racconto, giusto per parafrasare qualcuno che non so…
Tosto e duro sia in una narrazione che si snoda in modo realistico nel tratteggiare i due protagonisti, lontanissimo da un quadro di maniera, che nel finale, spiazzante e di sapore apocalittico.
Ottimo racconto, personaggi molto ben delineati e vivi. MI ricorda in qualche modo la fine di Vassilissa Marachvili in Terminus Radioso. Complimenti!
L’iniziale tentativo di calore, cercato nello stare vicini… e il calore del finale, infernale, il male. Le parole evocano molto bene le immagini, ottimo uso della scrittura. Complimenti, anche per la ferita che la storia ci lascia dentro, una ferita che brucia…
Struggente e crudele. Bellissimo.
Grazie Ivana, era proprio l’idea dell’amore nel degrado assoluto che volevamo dare.
Grazie Margherita. Noi stessi, nella scrittura, ci siamo posti la domanda del passato e quali circostanze possono far arrivare a quel punto. Non è escluso che si possa tornare in argomento, anche per noi stessi, per capire.
Grazie Antonella del commento e della tua partecipazione emotiva alla vicenda che dice molto della tua sensibilità.
Pasqualina, grazie! Se proprio vuoi usare quell’aggettivo, diciamo “bravi”, un lui e un lei molto diversi ed è proprio questa diversità che cerchiamo di miscelare quanto proviamo a scrivere. Non è detto che ci si riesca sempre, ma è comunque molto stimolante e divertente. Hai ragione, se proprio vogliamo trovare un responsabile di queste realtà ai margini è proprio la società che è spietata verso chi non è riuscito ad adeguarsi alle sue leggi, che non sono quelle dei codici ma quelle della ricerca sfrenata della ricchezza e del consumo.
Grazie Elena, abbiamo scelto di esprimere l’essenziale e abbiamo resistito alla tentazione di dilatare ulteriormente la storia che forse si prestava anche a maggiori approfondimenti, ma non è detto …chissà …
Si, è proprio così, Carola. Un duplice calore con significati opposti. Da un lato amore e vita, dall’altro morte. Come abbiamo detto anche ad Elena abbiamo ridotto la storia all’essenza un po’ come la vita dei due protagonisti, lasciando le sfumature solo a quei preziosi momenti di tenerezza. Grazie! Ci teniamo gelosamente quel “bravissime” pur trattandosi di un lui e una lei 🙂
Grazie Aldo per i graditissimi complimenti. Ci lusinga indirettamenta il fatto che tu scriva “bravo”. Ne deduciamo con orgoglio che, pur trattandosi di un lui e un lei, riusciamo evidentemente a dare una certa omogeneità alla narrazione.
Grazie Marcella, il titolo in francese non è molto di più di un vezzo che ci portiamo dietro in questo nostre prime scritture e ci siamo affezionati. E’ strettamente collegato allo pseudonimo di estrazione teatrale che ci siamo dati. Ci fa piacere che anche tu abbia citato quell’affetto che è senz’altro il cardine del racconto, il vero messaggio.
Grazie Patrizia per la tua partecipazione emotiva. Ci lusinga.
Grazie Marco, anche noi facciamo un tifo sfrenato perchè la tenerezza abbia il sopravvento.
Complimenti anche a te, Silvia pe come scrivi e per come riesci a sintetizzare in poche parole profondi pensieri. Grazie.
GrazieLaura, non so la mia partner di scrittura, ma personalmente non ho letto il romanzo da te citato. Dovrò farlo. In fondo anche questo è il bello di questi commenti incrociati. Ci aiutano a conoscere e a crescere.
Grazie Simona. Dici che avresti voluto aver scrittu tu il racconto. Perchè? Abbiamo letto qualcosa di te e non c’è proprio alcuna ragione per cui tu debba desiderare di scrivere in modo diverso da come scrivi. Lo prendiamo come un grande complimento!
Grazie Giada dele tue belle parole. Come abbiamo già detto in risposta ad altri, anche noi siamo stati presi dalla tentazione di ampliare la narrazione, descrivendo anche le storie pregresse dei due personaggi, ma abbiamo poi preferito l’essenzialità e la crudezza del racconto. Indubbiamente l’argomento è affascinante e stimolante e ci aiuterebbe a capire come degli esseri umani in una società evoluta possono arrivare a quel punto. La cosa ci è rimasta dentro e non è escluso che cercheremo in futuro di affrontarla di nuovo.
Quando non ti accorgi più di leggere delle parole ma vedi quello che stai leggendo, allora quello è un grande racconto. E questo lo è di sicuro. Complimenti davvero.
“… Aveva preparato quel cartone con tutta la tenerezza di cui era ancora capace…” C’è più amore in un talamo fatto di cartone che in uno di seta. Cruda realtà, dove i sentimenti veri, quelli buoni, sono relegati ai confini del mondo e non hanno comunque diritto di esistere. Ancora complimenti Duo!
Grazie Donatella. Il vero premio per noi sono i commenti come il tuo.Speriamo veramente che i nostri scritti riescano almeno in parte a produrre smpre questo effetto “visivo”. Sarebbe bellissimo.
Il contrasto tra la tenerezza interiore e la crudezza della realtà la fa da padrone. Proprio un bel racconto.
La povertà è la stessa nel tempo e nello spazio, cambia il rapporto dell’uomo con essa. Qui l’autore coglie l’ostilità e la violenza da parte di chi non sopporta di vedere la povertà stessa e per annientarla si carica di pregiudizi fino alla sua eliminazione che qui avviene in modo terribile. Un racconto interessante che fa riflettere.
Mddalena
Grazie Ester. Ricambiamo i complimenti per quello che scrivi. In effetti c’è sempre meno spazio per i sentimenti nelle civiltà così dette evolute. Non a caso siamo andati a cercarli nel degrado.
Grazie Giovanni. Ci fa piacere il tuo apprezzamento.
Ti ringraziamo Maddalena del tuo interesse nel racconto e dell’attenzione che ci hai concesso. In effetti il finale non fa presagire niente di buono, come tu hai interpretato giustamente. Ma chissà? Diamo ai nostri due amici una qualche speranza per il futuro …
Quanta tenerezza e amore fra quegli stracci e quanto degrado morale da parte di chi ha in spregio la vita dei propri simili!
Purtroppo “mala currunt” e racconti come questo aiutano a riportare le questioni nella giusta dimensione. Complimenti
ovviamente tempora…
Il calore dell’amore tenero tra i due protagonisti e quello delle fiamme alimentate dal disprezzo disumano per chi è diverso e meno fortunato. Bravi.