Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “La vita interiore” di Roberto Costantini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

C’era una volta un’emozione grande e grossa e grassa che avendo preso troppa velocità non riusciva più a controllare la sua traiettoria. Così sbatteva di qua e di la, rovinava addosso ad altre emozioni più piccole ancora acerbe che pur tentando di spostarsi e farle strada finivano per rimanere schiacciate o colpite da questa valanga emozionale che ormai fuori controllo precipitava verso la porta. Alcuni sentimenti, i più adulti e forti provavano invano a rallentarne la corsa preoccupati per le conseguenze che un eventuale incidente poteva provocare in quel luogo dove in certi momenti c’è il vuoto della pampa ed in altri c’è l’affollamento dei concerti rock. La folle corsa continuava però senza freni. La forza che trascinava quell’emozione era enorme. Sia i sentimenti che in quanto maschi avrebbero dovuto essere più robusti, sia la ragione, non avevano nessun effetto. E dire che la ragione era temutissima in quei luoghi romantici a causa dell’impatto distruttivo che spesso aveva avuto su emozioni, sentimenti, affetti, fantasie e tutti gli altri abitanti di lì.

Insomma la valanga si avvicinava pericolosamente alla porta che come tutte le porte ha una larghezza ed una tenuta limitate. Tutti si aspettavano il peggio. Se la porta avesse ceduto avrebbe creato una depressione che avrebbe risucchiato tutti quanti fuori di lì e nessuno sa poi che succede quando paure, speranze, odi, amori, dubbi, incertezze, passioni, credenze, rimpianti, rimorsi, sorprese, fedi, certezze, rancori, simpatie, eccetera, eccetera, eccetera si riversano contemporaneamente fuori, nella coscienza, nel mondo, nella vita.

Lo schianto fu gigante, il boato risuonò per un tempo lunghissimo come se l’universo tutto fosse esploso dal di dentro, tutti si portarono le mani sul viso per non vedere e non sentire ma la porta resistette. Grande fu il sollievo ed il giubilo per la sfiorata catastrofe che fu improvvisata una festa gioiosa e lieta. L’emozione però, quella grande e grossa e grassa, aveva un’espressione di atroce sofferenza sul volto. Quando la lucidità tornò a regnare alcuni si avvicinarono alla porta sia per verificare lo stato dell’emozione che quello della porta. Potevano ragionevolmente esserci stati dei danni. Per fortuna non ce n’erano ma l’emozione, tanta era la sua forza quando incocciò la porta si era incastrata e non riusciva più ad uscire, anche perché la forza che la tirava, pur diminuendo gradatamente il suo effetto, era ancora attiva e risucchiava verso fuori. Tutti allora si riunirono per studiare un piano e risolvere al più presto la situazione. Avevano certo scampato il pericolo della dispersione improvvisa e forzata nel fuori ma l’alternativa di rimanere chiusi per sempre lì dentro era forse ancora più tremenda. Ci furono lunghe ed animate discussioni sui modi migliori per liberare la porta e ritrovare la libertà che alla fine giunsero a due alternative: tentare di tirare dentro l’emozione o spingerla ancora per fare in modo che uscendo potesse liberare la porta. Dirimere la questione occupò molto, moltissimo tempo e scatenò efferate lotte interiori. Molti perirono in quel periodo tanto che quel luogo da affollato che era diventò più simile ad un desolato ambiente post bellico. I pochi sopravvissuti vagavano come anime morte e tendevano a nascondersi per paura di trovarsi in mezzo ad uno scontro e perire. La vita interiore stava morendo e l’emozione grande e grossa e grassa era ancora lì incastrata senza poter andare né avanti né indietro.

Quando tutte le speranze erano morte, e di solito si dice, non senza ragione, che sono le ultime a morire un tremito salì dal profondo. La molle massa dell’emozione incastrata cominciò a vibrare e come un palloncino scoppiato esplose via liberando la porta.

Lunghi attimi di silenzio, immobilità e vuoto passarono prima che timidamente due o tre superstiti a quel disgraziato periodo sporsero la testa oltre le macerie. C’era un interesse così piccolo e denutrito che ci si poteva vedere attraverso, un dubbio che con circospezione controllava intorno a sé e poi fu ritrovata priva di sensi ma ancora viva una speranza.

Ecco, l’emozione era finalmente uscita e forse fuori di lì stava facendo la sua vita felice e spensierata ma dentro, la vita interiore avrebbe dovuto patire non poco per ritornare ad un livello almeno accettabile di salute e prosperità.

Indovinate l’emozione grande e grossa e grassa che emozione era?

 

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2 commenti »

  1. Divertente e amaro Big Bang emozionale!

  2. Giuro che non l’ho capito che emozione poteva essere quella che, grande e grossa e grassa, stava incastrata nella porta mettendo a repentaglio tutta il meraviglioso equilibrio della vita interiore. A me “Inside out” è piaciuto molto e l’ho trovato, a suo modo, assolutamente geniale. Il tuo racconto Gaspare me l’ha ricordato, ed è stato un vero piacere.

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