Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Il viaggio di Anne” di Stefania Maruelli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Quando sentì l’attrito del carrello sopra l’asfalto e la voce del pilota annunciare una temperatura di ventisei gradi, Anne si slacciò la cintura. Fuori dal finestrino il giorno era appena iniziato e della notte restava una luce bluastra macchiata di rosa.
In aeroporto Anne si chiuse nella prima toilette. Sfilò cappotto e maglione, indossò una maglietta sopra un paio di jeans, dei sandali bassi al posto delle scarpe stringate. Ficcò i vestiti invernali nel borsone di cuoio, non aveva con sé altri bagagli. Davanti allo specchio sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, tra le labbra e il lobo sinistro una macchia color caffellatte copriva una noce di pelle. Anne la sfiorò con lo sguardo, poi uscì dal bagno e cercò il banco delle informazioni.

«Devo raggiungere Quilmes» disse alla donna dietro il bancone.

«Bus 51C delle sette e cinquanta» rispose la donna in un inglese stentato.

Alla partenza mancava ancora mezz’ora, Anne si sedette al tavolino di un bar dentro l’aeroporto e ordinò un caffè espresso. Era ancora intontita dal Tavor. Mentre aspettava prese dalla borsa l’agenda e controllò l’indirizzo – Santa Maria Magdalena, Cuenca 1699 – poi scrisse un messaggio sul cellulare e lo mandò a due nominativi diversi. Atterrata, tutto bene.
Finì il suo caffè e mise gli occhiali da sole. Uscita dall’aeroporto, il vento secco di Buenos Aires la investì col suo profumo di jacaranda. Non lo sentiva da moltissimo tempo.

La fermata dei pullman era poco distante, Anne trovò il 51C e mostrò una banconota all’autista. L’uomo era sprofondato dentro un sedile coperto da uno schienale di palline di legno, una mano tuffata in un sacchetto di pipas.

«Moneda» disse infilandosi tra gli incisivi un seme di girasole.

Anne scosse la testa e gli mostrò ancora la banconota, aveva cambiato i franchi ma non aveva monete.

«Moneda» ripeté l’uomo.

Poi sputò a terra la buccia del seme che aveva appena succhiato. Ai suoi piedi, due mocassini sformati, si era formato un tappeto di scorze marroni.
Sul primo sedile una donna canticchiava una ninnananna a una bambina che teneva in braccio. Anne la guardò, la banconota ancora stretta in mano. La donna frugò nella borsa di panno e tirò fuori qualche spicciolo che diede ad Anne. Lei la ringraziò in due lingue diverse, diede alla donna la banconota e le monetine all’autista, imboccò il corridoio di linoleum azzurro e si sedette nel primo posto libero in fondo. L’autista accese il motore e il pullman lasciò l’aeroporto con un lieve sobbalzo, sullo specchietto lo scudetto del Boca Juniors e un rosario dondolarono insieme.

Anne prese la borsa e sfilò una fotografia dall’agenda. Bernardino Zanella, la tonaca sopra un paio di jeans, se ne stava seduto su una balla di fieno davanti a una chiesetta in collina, la zazzera di capelli arruffati e la barba non fatta. Al collo, un rosario di legno. Anne girò la fotografia, c’era scritto Quilmes 1986. Sentì suonare il telefono e per qualche secondo fissò la scritta sul display senza rispondere, poi premette il tasto verde ma non disse niente.

«Anne» disse Thomas «dove sei?»

Il pullman aveva imboccato un cavalcavia e il praticello all’inglese dell’aeroporto aveva lasciato il posto a chiazze di erba bruciata dal sole.

«Sono appena atterrata» rispose Anne.

Sul ciglio della strada sacchetti di pattumiera lacerati si alternavano a lattine di birra e bottiglie di plastica.

«Anne» sospirò Thomas «ti prego, torna indietro».

Anne rigirò la fotografia tra le mani, Bernardino Zanella guardava davanti a sé e sorrideva. Sopra le sue ginocchia c’era una bambina, un vestitino a fiori, i capelli strozzati da un nastro di raso.

«Anne?» continuò Thomas «cosa hai intenzione di fare?»

La bambina soffiava la palla lanosa di un dente di leone che stringeva in mano, sulla guancia sinistra aveva una voglia color caffellatte.

«Quello che è giusto» rispose Anne.

«Anne» sospirò Thomas «nelle tue condizioni…»

Anne rimase in silenzio, dal finestrino vide passare un cartello marrone con su scritto Bienvenido a Quilmes.

«Facciamo così» continuò Thomas «tu sali sul primo volo per Ginevra e io vengo a prenderti in aeroporto».

All’angolo della strada una ragazza strizzata in una minigonna sfogliava una rivista seduta su una piccola sdraio da spiaggia. Davanti a lei c’erano delle cassette di cocomeri verdi, alcuni erano stati appoggiati sopra una stuoia di paglia, altri erano spaccati a metà, la polpa rossa lasciata a sciogliersi al sole. Una lavagna appoggiata a un palo diceva Sandia dulce melon.

«Non credo che lo farò».

«Anne, quell’uomo ormai sarà morto» disse Thomas «hai fatto un lungo viaggio per niente».

«Non lo sappiamo».

«Sono passati quasi trent’anni».

Anne rimase in silenzio, la luce calda del sole filtrava dal finestrino e disegnava sui vetri un alone rotondo. Alzò lo sguardo e vide danzare nel cono di luce un pulviscolo iridescente.

«Anne, ascoltami» continuò Thomas cercando di addolcire la voce «quello che è successo non è colpa tua. Le vittime non hanno mai colpa».

Le tendine erano fisarmoniche azzurre di velluto imbottite, Anne le accostò fino a coprire metà finestrino.

«Devo andare» rispose Anne.

«Anne» disse Thomas «se è il perdono che ti spinge a cercarlo, non se lo merita. Non sei stata l’unica, lo sai».

Lei non disse niente, l’autista rallentò e il pullman si fermò davanti a un bar tabacchi con le tendine di plastica verdi.

«Anne» implorò Thomas «torna a casa, ti prego».

«Thomas» disse Anne «lasciami andare», poi spense il telefono e lo tuffò nella borsa.

Scesa dal 51C attraversò la strada e raggiunse il bar davanti alla stazione dei pullman. Si sedette a uno dei tavolini di plastica e ordinò un bicchier d’acqua, aprì la cartina di Quilmes e cercò la Cuenca. Ci segnò sopra una X con la penna e la collegò con un tratto di inchiostro alla fermata dei pullman. Finì il suo bicchiere e mandò giù anche un cubetto di ghiaccio, lo fece sciogliere piano dentro la bocca. Pagò con una banconota lasciando anche il resto e si alzò.

La Cuenca era una strada larga con ai lati due filari di felci i cui tronchi erano stati dipinti di bianco. Le case, costruzioni quadrate a un piano, si succedevano uguali: davanti all’ingresso un francobollo di verde, accanto alla porta la saracinesca del garage colorata. Alcune case non erano state dipinte e si vedevano ancora i mattoni in cemento, le altre erano coperte da intonaco bianco. Dopo venti minuti Anne vide il viola di una jacaranda spiccare tra le chiome degli alberi, le radici avevano crepato l’asfalto e sollevato quel tratto di strada. Anne inspirò l’odore dolce e pungente, simile a quello dei gelsomini, dei piccoli fiori a campana. Poi vide il cartello Parroquia di Santa Maria Magdalena sopra un piccolo cancello di ferro.

Restò immobile sulla strada. Sopra la spalla la borsa aveva segnato la pelle sudata, la sistemò. Si tolse gli occhiali da sole e li infilò nello scollo della maglietta, poi spinse la maniglia ed entrò nel cortile.

La chiesa era un rettangolo di intonaco bianco con quattro gradini che portavano a un portone in ciliegio. Anne li percorse ed entrò. La chiesa era vuota, fresca, profumava di incenso. La navata, divisa in due file di panche, era illuminata dalla luce che filtrava dal rosone e proiettava un cerchio azzurrino per terra. Sopra l’altare, oltre il tavolo coperto da una tovaglia di pizzo, non c’era la croce ma la statua di una Madonna, sul viso un’espressione malinconica e dolce. Anne si avvicinò e quando allungò una mano per toccare la statua, sentì un rumore di passi alle spalle. Due occhi verdi galleggiavano a pochi metri da lei. La donna era piccola e magra dentro l’abito scuro, il volto un labirinto di rughe sottili.

«Sto cercando don Bernardino Zanella» disse Anne.

La donna si avvicinò e quando le fu a pochi passi vide la macchia sul suo viso e sorrise.

«Anne» disse.

Anne annuì, non riuscì a proferire parola. La donna allungò un braccio e le accarezzò il viso. Erano mani ruvide e calde. Mani di madre.

«Lui ti aspettava» disse piano la donna.

Anne la seguì lungo un corridoio che portava a una piccola porta a soffietto, la donna la aprì ed entrò nella stanza. Un letto, un armadio e una scrivania sotto alla finestra aperta da cui si intravedeva il viola dei fiori. Il volto di una Madonna in una cornice di legno era l’unico ornamento di tutta la stanza. Anne si avvicinò al letto e passò una mano sopra il cuscino, sul copriletto non c’era nemmeno una piega.

Raggiunse la scrivania, era seppellita di fogli e di libri, la sedia di paglia sommersa di vecchi giornali. Sulla scrivania in mezzo ai libri spiccava l’azzurro di una vecchia Olivetti, i tasti neri e quadrati su cui a stento si leggevano ancora le lettere in caratteri bianchi. Nel rullo della macchina da scrivere era incastrata una busta con sopra il suo nome.
Anne si voltò verso la donna ferma sull’uscio. Lei annuì con la testa, poi socchiuse la porta e la lasciò sola. La busta aveva gli angoli nuovi e non c’era nessun francobollo. Anne la rigirò tra le mani. Passò una mano sulle screziature della carta e con un dito ripercorse le quattro lettere che componevano il suo nome. Poi si sedette sul letto e la aprì. Non lesse subito, fissò la calligrafia. Era elegante e sicura, senza esitazioni o tremori.

Anne,
qui è primavera, un pomeriggio dolcissimo. Troverai la lettera quando io non ci sarò più. Sono ormai vecchio e non mi resta più molto tempo per vivere. In tutti questi anni ho imparato una cosa: i colpevoli hanno un verme che li rode da dentro e non li fa vivere. Il perdono non è un sentimento, ma una nostra scelta. Io ti ho perdonata, fallo anche tu.
Bernardino Zanella

Quando finì di leggere, la prima lacrima tagliò la macchia in due metà esatte. Anne si rannicchiò sopra il letto e cominciò a dondolare, una mano sul ventre. Dalla finestra aperta arrivava dolce il profumo della jacaranda.

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43 commenti »

  1. Bellissimo racconto che ha tutto il sapore e l’atmosfera di grandi scrittori sudamericani. Non ho certezze su questo rapporto antico e certamente drammatico; faccio alcune ipotesi ma in fondo è poco importante nella storia che trovo affascinante.

  2. Il tuo racconto, Stefania, mi ha trasportato in un viaggio drammatico ma affascinante. Mi è sembrato di essere accanto ad Anne e di vedere attraverso i suoi occhi.

  3. Complimenti per la descrizione dei paesaggi e quanti particolari! Un racconto molto bello da leggere e “vedere”.

  4. @ Les UBU,

    Le tue parole mi commuovono. Sì, il viaggio di Anne è un viaggio che voleva essere epico, verso qualcosa di antico e drammatico.

    Grazie ancora per il tuo commento,
    Stefania

  5. Grazie mille Michele Capece per averlo letto e per il tuo commento!

  6. @ Ivana Librici

    Grazie Ivana,

    Era proprio quello che volevo succedesse al lettore, ma non ci speravo!

    Grazie per aver accompagnato Anne nel suo viaggio,
    Stefania

  7. Ho apprezzato tantissimo questo racconto che evidenzia le tue doti di narratrice. Si riesce a vivere perfettamente la storia e a sentirne gli “odori” che la pervadono. Mi hai ricordato lo stile di uno dei miei preferiti, Simenon.

  8. Un finale aperto, che lascia immaginare più possibili scenari, riguardanti il passato di Anne e di quest’uomo. Belle le immagini, dai colori caldi: ho visto il sudore sulla sua pelle, ho respirato l’aria calda e prepotente e sentito l’odore dei fiori. Complimenti, molto bello.

  9. Mi piace molto l’intensità di questo racconto, la cura nelle descrizioni, lo stile, e mi è piaciuta particolarmente la frase sul perdono come scelta e non come sentimento.
    Davvero bello, complimenti.

  10. Bellissimo il tuo racconto, Stefania. Il viaggio di Anne è descritto in modo magistrale, sembra di essere lì con lei. Per quanto riguarda il motivo del suo viaggio, ho provato a fare delle supposizioni e scelgo la meno dolorosa per la protagonista, ma la tengo per me. Complimenti.

  11. Stefania, riuscire a trasmettere così bene al lettore immagini e sentimenti è una dote non da tutti. Ciò che scrivi diventa quasi tangibile… sicuramente uno dei racconti che ho più gradito

  12. Stefania. Il racconto è scritto benissimo e mi piace molto l’atmosfera che crei, il modo di accompagnare il lettore nei luoghi in cui è Anne, come se fosse seduto al suo fianco. Però dissento con il resto dei commenti. Per me, il fatto di non sapere cosa sia successo, perché Anne si debba perdonare: è un limite, mi lascia con l’amaro in bocca. Ma forse è un mio problema, che riguarda il mio approccio alla lettura. Una storia mi deve svelare cosa c’è dietro alle azioni dei personaggi. Se non lo fa mi arrabbio 😀

  13. @ LauraBi

    Grazie di cuore Laura. Simenon resta inarrivabile però 😉

  14. @ Silvia.Schiavo

    Grazie Silvia, era quello che speravo di riuscire a fare. Far vedere e far sentire quello che ha visto e sentito Anne.

    Grazie di cuore per aver letto e commentato.

  15. @ Vincenzo Spinelli

    Ciao Vincenzo, grazie per aver letto il racconto e grazie del tuo commento.
    Ci ho messo molto a capirlo, ma il perdono è proprio così. Una scelta.

  16. @ Pasqualina Moro

    Grazie Pasqualina, che bello pensare che qualcuno ha letto di Anne e ha scelto per lei la strada meno dolorosa.
    Mi piace molto questa cosa, vuol dire che è lettura vera.

  17. @ Margherita Altea

    Grazie, grazie, grazie!

  18. Stefania, bravissima; un racconto incantevole, scritto in modo eccellente.
    Bellissimo il contrasto tra la ricchezza di dettagli del viaggio e i pochi ma preziosi indizi di un doloroso percorso interiore.
    Io ho letto con i miei occhiali e, come Pasqualina, non posso fare a meno di credere che questo sia il punto di una nuova partenza, ma questa volta in compagnia, perché presto la cara Anne si accorgerà che non potrà mai più sentirsi sola.

  19. complimenti Stefania, Scritto bene, ho viaggiato con la protagonista, come in un film. Brava!

  20. Mi aggiungo ai tanti complimenti. è vero. il tuo racconto non è solo da leggere, ma anche da vedere. Hai la capacità di rappresentare ogni scena, ogni oggetto, ogni momento della storia e tutto prende forma nella mente del lettore. Bello poi il finale aperto, tutti questi impliciti, che ci rendono quasi ancora più partecipi della storia. Brava Stefania!

  21. La tua scrittura “visiva” rende chiaro il cammino sulla terra lenta e nebulosa del perdono.

  22. Mi accodo alla lista di complimenti, Se una paginetta di racconto basta per sfiorare la commozione, vuol dire che è scritto bene. Bello.

  23. @ Marcella Cassisi

    Marcella, grazie, sono commossa.
    Volevo proprio giocare con questo contrasto tra i dettagli di ciò che Anne vede e ciò che Anne prova. Un viaggio tortuoso, infatti, alla fine del quale credo di aver lasciato uno spazio aperto al lettore per la sua libera interpretazione, ma anche indizi sufficienti per andare là dove io spero che vada.

    Grazie ancora delle tue parole di incoraggiamento.
    Un abbraccio,
    Stefania

  24. Grazie di cuore Aldo!

  25. @ Carola Maselli

    Grazie Carola,

    Anch’io sono convinta che il finale non debba mai essere troppo blindato, ma piuttosto sollevare delle domande.
    Io intanto mi prendo il tuo brava e vado avanti nel viaggio.

    Un abbraccio,
    Stefania

  26. Giampaolo, la frase del tuo commento vorrei tanto averla scritta io!

  27. @ Giovanni Benedetti

    Grazie Giovanni,

    Ci ho messo tutta l’anima in questo racconto, sono felice che ti sia arrivata!

    Un abbraccio,
    Stefania

  28. @ Antonella Caputo

    Ciao Antonella,

    Grazie del tuo commento, sapevo che un finale aperto poteva lasciare l’amaro in bocca e mi sono presa questo rischio.
    Io resto convinta che nel testo ci sia già tutto, ma prometto di lavorarci ancora e ancora e ancora!

    Un abbraccio,
    Stefania

  29. L’avevo letto e mi era rimasto in sospeso, lo confesso. Ma a rileggerlo si arricchisce. Una donna che porta una nuova vita e che deve iniziare anche una sua nuova vita, ma non può senza prima chiudere la porta sul suo passato. E inizia un viaggio che in realtà sono due, e il viaggio nel tempo si riflette in ogni passaggio di quello reale, nel finestrino dell’aereo, nel finestrino dell’autobus, nella fotografia, nella lettera, nella finestra finale da cui si vedono i fiori. Anne guarda una cosa e ne vede due. Bellissimo.

  30. Cara Stefania, alle volte mi chiedo cosa significhi scrivere bene. Il tuo racconto mi aiuta a capirlo.
    Hai definito una storia senza raccontarla o meglio passandoci attraverso e costruendo una tensione emotiva in crescendo.
    Splendido il dialogo al telefono inframezzato da brevi parti descrittive, il risultato si avvicina a quello cinematografico dove il dialogo non è necessariamente
    legato all’ inquadratura dei soggetti, ma può spaziare sullo sfondo.
    l’architettura è leggera, essenziale, ma al comtempo elengate e carica di descrizioni che definiscono ciò che è necessario in modo perfetto.
    Straordinario questo frammento di viaggio per ritrovare se stessi, commuove e ti lascia dentro l’indefinibile sensazione di aver letto qualcosa di bello!

  31. Cara Stefania, anch’io mi accodo a tutti coloro che mi hanno preceduta per farti i più vivi complimenti per una prosa elegante, ricca e attenta però…come Antonella ci sono rimasta un po’ male perché non solo non sveli le ragioni che muovono questo personaggio tanto ben delineato al punto che ce lo vediamo muovere davanti, ma sembrerebbe che tu prima conduca il lettore in una direzione “…se è il perdono che ti spinge a cercarlo, non se lo merita. Non sei stata l’unica, lo sai” e poi, nel finale, pieghi il racconto in un’altra.
    Ferma restando la possibilità/legittimità della lettura in controluce di Floridia e Zuccheri, a mio parere il viaggio di Anne si deve ancora concludere.

  32. Stefania, io ho letto e viaggiato con Anne. Ho avvertito la tensione interiore di questa donna che, testarda, decide di andare, o tornare, laddove tutto è iniziato e dove forse può trovar fine la sua inquietudine. Ho assaporato il profumo del fiore viola, osservato i paesaggi di questa terra calda e lontana, guardato con occhi speranzosi la vecchia foto e, alla fine, anche io mi sono commossa. Bravissima, dietro questo breve racconto si percepiscono un lavoro ed un talento a mio avviso non comuni.

  33. @ IoeMarta

    Sono commossa e sono felice che tu abbia viaggiato insieme ad Anne.
    Di sicuro c’è stato tanto lavoro dietro questo viaggio!

    Grazie, di cuore
    Stefania

  34. @ Marco Florida

    Caro Marco, mi piace molto questa lettura del racconto.
    Anne guarda una cosa e ne vede due, bello.

    In fondo è sempre così.

    Grazie di cuore per il tuo commento,
    Stefania

  35. @ gianluca zuccheri

    Caro Gianluca,

    Se il viaggio di Anne è passato come un frammento di viaggio per ritrovare se stessi, beh, io sono felice.

    Grazie di cuore,
    Stefania

  36. @ Simona Facciani

    Cara Simona,

    Grazie per aver letto il racconto e per il tuo commento.
    Mi piace l’ipotesi che il viaggio di Anne possa non essere ancora terminato, o che per qualche lettore lo sia e per altri no.
    Scrivere è anche questo, affidare ad altri una storia.

  37. Brava Stefania. Sono curioso di sapere qualcosa in più sia di Bernardino Zanella – il nome mi ha incuriosito – sia di Anne. Il finale aperto prelude al prosieguo del viaggio? 😉
    Belle le descrizioni (non ridondanti), mi hanno trascinato.
    Complimenti.

  38. Da quando ci conosciamo, ho sempre ammirato la tua efficacia di pensiero , la passione delle idee, condite da un’ironia spesso spiazzante…e non dimentiamo l’amore per i libri, che dominavano la tua casetta… Da quando ho avuto la fortuna di conoscerti come scrittrice, ho trovato la stessa sensibilità in una prosa soave ed incisiva allo stesso tempo, evocativa ed emozionante…grazie Stefy

  39. Stefania, complimenti per il tuo racconto. Hai la capacità di catapultare il lettore nel mondo di Anne con estrema naturalezza, ci si sente compagni di viaggio della protagonista, testimoni oculari del suo percorso.
    Condivido con molti di quelli che ti hanno scritto la voglia di saperne di più. Anne merita più di un racconto perché ha ancora molto da mostrarci.

  40. Quando leggo i tuoi racconti, il tempo sembra fermarsi. Le descrizioni così accurate mi fanno rientrare nella storia come se osservassi da vicino i personaggi.
    Bravissima!

  41. Ma che bello, Stefania! Mi è sembrato di leggere una pagina di Amado. Splendida l’evocazione del rapporto viscerale che motiva il viaggio, e del quale, del resto, non è essenziale conoscere le motivazioni. Mi sono piaciute moltissimo anche le descrizioni dei personaggi, che evocano un mondo atavico e sospeso, dove il tempo non sembra scorrere ma che al contempo trasuda antichità. Posso tranquillamente affermare che questo racconto avrei voluto scriverlo io! 🙂

  42. @ Giada Guassardo

    Grazie Giada! Mi sa che sei troppo buona, ma io mi prendo lo stesso queste belle parole. Un mondo atavico e sospeso era proprio quello che avevo in mente quando ho scritto il racconto, volevo che Anne facesse un viaggio sospeso nel tempo. Un viaggio nel profondo di sé come tutti dovremmo.

    Ancora grazie del tuo commento,
    Stefania

  43. @ Luca Bonacina

    Grazie Luca, spero che il viaggio di Anne continui, in effetti. Anche il mio in questa storia in un certo senso sta continuando. Come se non ne fossi mai uscita realmente.

    Grazie ancora per aver letto il racconto e per aver lasciato un commento!
    Stefania

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